E' il 1964, Selma è emigrata con suo figlio dall'Europa dell'Est in America. Lavora notte e giorno per salvare suo figlio dalla stessa malattia che affligge lei e che la renderà cieca. Il segreto della sua energia di vivere è il suo amore per i musical. Quando la vita è troppo dura, le basta fingere di trovarsi nel meraviglioso mondo dei musical, dove riesce a trovare la felicità che il mondo non le riesce a dare.
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Tolstoj sosteneva che l'infinita diversità delle menti umane fa si che una verità non si presenti mai allo stesso modo a due persone diverse, questo principio è universale, ed anche la critica cinematografica non se ne sottrae e lo applica, nel giudicare "Dancer in the dark" si è divisa in due correnti, una parte lo ha osannato attribuendogli il merito di essere una fucina di emozioni, un'altra lo ha condannato ad opera furbetta ed ambigua. Lo stesso film, due opinioni completamente diverse; chi ha ragione? a me è piaciuto! per l'originalità ( un melodramma musicale ) e per la straordinaria interpretazione della giovane protagonista Selma, la cantante Islandese dal cognome che è uno scioglilingua, Bjork Gudmundsottir. La pesante quotidianità del lavoro in fabbrica e della sua condizione ( ha una malattia che inevitabilmente la sta portando alla cecità ) , ed un figlio, Gene, con la stessa patologia e quindi destinato alla stessa sorte ), la costringono a rifugiarsi nel sogno ad occhi aperti, che bello riuscire a vedere i colori anche quando intorno a noi è tutto grigio! la sua immaginazione trasforma ogni cosa in musica, il rumore di un treno diventa un melodico motivo musicale, il fragore delle macchine utensili della fabbrica cedono il posto all'orchestra di un musical Hollywoodiano, a volte il peso della vita è insostenibile ed allora si sostiuisce la realtà con l'immaginazione. Il pesante fardello che si porta dietro Selma è la consapevolezza di aver messo al mondo un figlio pur conoscendo il pericolo che avrebbe portato l'ereditarietà della sua malattia, è lei l'unica responsabile della condanna riservata al piccolo Gene, per togliere questo macigno dalla coscienza ritiene necessario compiere un percorso di espiazione, lavora giorno e notte per racimolare i soldi indispensabili a pagare l'operazione che toglierebbe il figlio dal dramma dell'oscurità. Nonostante per molti la struttura del film si avvicini molto al tipico spettacolo drammatico volto a commuovere il pubblico più ingenuo in perfetto stile mélo, secondo me l'opera non arriva nemmeno a sfiorarle le corde del patetico, i due universi, quello reale e quello immaginario, inizialmente divisi nettamente nel mondo interiore di Selma, con il passare dei minuti si compenetrano fino a fondersi, le angosce della giovane operaia diventano musica, viceversa la musica avvolge il grigiore della sua esistenza. Bellissimo e commovente, guardatelo, può capitarvi quello che è capitato a me, un groppo alla gola e gli occhi lucidi, nessun problema, è il turbinio di emozioni causati dal senso della bontà per gli umili.