detour - autostrada per l'inferno regia di Edgar G. Ulmer USA 1945
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detour - autostrada per l'inferno (1945)

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locandina del film DETOUR - AUTOSTRADA PER L'INFERNO

Titolo Originale: DETOUR

RegiaEdgar G. Ulmer

InterpretiTom Neal, Ann Savage, Edmund MacDonald, Claudia Drake

Durata: h 1.07
NazionalitàUSA 1945
Generenoir
Tratto dal libro "Detour - Autostrada per l'inferno" di Martin Goldsmith
Al cinema nell'Aprile 1945

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Trama del film Detour - autostrada per l'inferno

Un viaggio in autostop verso Los Angeles si trasforma in un inferno (con due cadaveri). Agghiacciante film dalle atmosfere kafkiane, in cui a partire da un inizio casuale (l'uomo a cui il protagonista dà un passaggio muore in macchina) si scatena una serie implacabile di eventi. Narrato in flash-back dalla voce fuori campo del protagonista, uno dei capolavori assoluti del B-movie, che trasforma in punti di forza tutte le carenze economiche e produttive

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Voto Visitatori:   8,29 / 10 (34 voti)8,29Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
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Voti e commenti su Detour - autostrada per l'inferno, 34 opinioni inserite

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Sestri Potente  @  26/03/2009 18:27:29
   7 / 10
Detour narra della crudeltà e dell'imprevedibilità del destino: un po' prolisso in alcuni punti ma tutto sommato un buon prodotto. Considerando l' anno in cui è stato prodotto ('45) è tanta roba!

7 risposte al commento
Ultima risposta 26/03/2009 21.41.06
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  12/09/2008 20:25:47
   10 / 10
L' ho visto tre volte di fila. Si tratta di un filtraggio e di una compressione dei più importanti stilemi psicologici del genere noir, spogliati all' essenza ma in grado di mantenere quel carattere suggestivo, e di soggezione nello spettatore, da rendere "Detour" un capolavoro angosciante. Resta un road-movie nella mente, un doppio viaggio (il protagonista assomiglia a Charles Jr, porta lo stesso cappello, Suy assomiglia a Vera) torbido dalle referenze espressioniste, dove anche il protagonista mette in dubbio la possibilità di essere creduto tanto si è dovuto immedesimare nell' identità del truffatore e dell' assurdità degli eventi; una funzionalità narrativa, quella del flashback in questo caso specifico, che tanto si confà al mondo fittizio e al confine labile della verità di un racconto cinematografico. Una vena struggente ed un senso di pericolo percorre tutta la pellicola, frutto anche della macchina da presa che spesso parte in modo aggressivo, mantenendo sempre però una certa distanza. E si pensa ancora che il Cinema non sia una scienza esatta.

4 risposte al commento
Ultima risposta 12/09/2008 20.46.36
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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  03/05/2008 16:48:43
   9 / 10
Ci sono film che posseggono nella loro essenza un concetto; il concetto è la cosa più importante; tutto si esaurisce nel concetto; un concetto può essere pluripartito, ovvero può stimolare varie riflessioni perchè riconducibili a tematiche diverse, ma ugualmente pesanti nell'economia teorica del prodotto.
In sè Detour è un film normale, ma sviluppando un concetto filosofico/esistenziale ne racchiude uno profondissimo, uno metacinematografico, ecco spiegato il senso di un' affermazione veritiera come "il film che ha ispirato maggiormente David Lynch". Nessuno come Lynch infatti è riuscito a intrecciare una trama concettuale così profonda e conforme in ogni film, una trama esistenziale, ma fortemente ancorata al mezzo cinematografico, forse l'unico vero filosofo del Cinema.
Ma molto nasce da Detour.
Il viaggio "sfortunato" del giovane Al è una parabola discendente che di casuale ha ben poco; la strana Morte di Heskell sembra essere l'unica forma di incrinazione del concetto di responsabilità del nostro destino (atavicamente insito nella nostra cultura)- ma sorge un dubbio: cosa sarebbe successo se?
il ragazzo alla vista dell'orrido, salta alla conclusione peggiore, quella di impossibilità di assoluzione, rivelando in verità meno ingenuità di quanto il suo aspetto lasci intendere. Dunque se la morte è casualmente principiatrice di un'ondata di sfortunati eventi, il ragazzo sicuramente ne dà la svolta meno comoda. Siamo sicuri veramente che è il mondo a essere cinico e cattivo o ad esserlo è solo la nostra interpretazione di esso? Come si spiega altrimenti la continua acredina fra lui e la ben poco reale figura di Vera?
Un passo indietro: è ovvio che la morte di Eskell (la cui naturalità è peraltro facilmente dimostrabile) non è opera di Al, ma il ragazzo si convince di avere una percentuale di responsabilità nella sua Morte e acconsente a continuare il viaggio con una creatura che rappresenta il suo senso di colpevolezza. è chiaro che non mancano elementi di incongruenza nel film come l'effettiva possibilità che la ragazza potesse denunciare Al, o comunque il fatto che si sia trovata kilometri più avanti di dove Eskell l'aveva scaricata. e forse è proprio questa la chiave del film, l'intervento di una quarta dimensione e di un mezzo particolare: Il Tempo e il Cinema.
ed è un caso che la meta da raggiungere sia la ragazza a HOLLYWOOD?
e che il film sia un B-Movie riuscitissimo in barba a tutte le più grandi produzioni della dreams factory americana?
riflettete gente...

7 risposte al commento
Ultima risposta 14/09/2008 09.29.26
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Blutarski  @  26/11/2007 22:39:53
   9 / 10
Affaffino... che parola terribile.

Una sola parola: F I G H I S S I M O. Grande noir, la situazione precipita vertiginosamente quando il giovane protagonista decide di attraversare l'America in autostop per raggiungere la donna amata. Questo è un classico del genere noir, imperdibile, il protagonista è sempre mosso da buoni propositi ed è fondamentalmente onesto, ma una serie di circostanze lo portano a sacrificare la propria onestà pur di ottenere ciò che vuole, raggiungere la sua donna. I buoni propositi però finisco per trascinarlo in una situazione paradossale e assurda. genialoide.

3 risposte al commento
Ultima risposta 22/12/2007 21.35.57
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  10/09/2007 00:01:51
   8½ / 10
Ho avuto finalmente modo di vedere questo strepitoso noir dal clima allucinato, e devo dire che corrisponde esattamente alle mie aspettative.
Un film memorabile, decisamente kafkiano, sul senso della Vita e della Morte o, semplicemente, sulle modalità avverse del Fato.
Fin dalle passeggiate del protagonista in una cittadina di provincia avvolta nella nebbia, il film cattura lo spettatore con una storia che sembra uscita da "Twilight zone" tanto è incredibile, e ricchissima di sequenze memorabili (tipo i virtuosismi tecnici della mdp che riprende a più angolazioni le pareti e il sentore soffocante della stanza di un'albergo).
Forse i dialoghi non sono sempre all'altezza, ma gli interpreti davvero credibili: la "falsa" Vera accentua quello stile sgualdrinesco tipico delle dark-ladies à la Ida Lupino (anzi persino ci assomiglia) e il misconosciuto Tom Neal, incrocio tra John Garfield e Paul Muni, nelle ultime sequenze sembra davvero uscito dal set di "I am a fugitive" di LeRoy.
Un film girato in pochi giorni, con due dollari, e paradossalmente più ricco di contenuti di tanti altri celebrati effords

2 risposte al commento
Ultima risposta 03/05/2008 16.23.47
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Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  20/01/2007 00:10:03
   10 / 10
Un capolavoro assoluto della cinematografia americana e mondiale. Anche se non è famoso come altri noir americani, rimane comunque altrettanto bello.

2 risposte al commento
Ultima risposta 12/05/2008 22.10.57
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