e fu sera e fu mattina regia di Emanuele Caruso Italia 2014
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e fu sera e fu mattina (2014)

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locandina del film E FU SERA E FU MATTINA

Titolo Originale: E FU SERA E FU MATTINA

RegiaEmanuele Caruso

InterpretiAlbino Marino, Lorenzo Pedrotti, Francesca Risoli, Sara Francesca Spelta, Simone Riccioni

Durata: h 1.49
NazionalitàItalia 2014
Generedrammatico
Al cinema nel Maggio 2014

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Trama del film E fu sera e fu mattina

Ad Avila, un tranquillo paesino di 2.000 anime che regna in cima a una verde collina, si sta festeggiando in piazza, come ogni anno, la festa di Sant'Eurosia, patrona dei frutti della terra. Ma al bar del paese è successo qualcosa. Un evento eccezionale, di quelli che ad Avila non sono abituati a vedere spesso. Gli occhi delle persone sono puntati sulla televisione del bar e paiono non volersi staccare per nessun motivo. E quando Francesco, il parroco del piccolo paese, arriva al bar, la gente è già nel panico. La vita e la quotidianità degli abitanti di Avila verrà letteralmente sconvolta e messa in discussione, obbligando ciascun singolo a cambiare e ridimensionare la propria esistenza. Nel bene e nel male.

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Voto Visitatori:   5,63 / 10 (4 voti)5,63Grafico
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Voti e commenti su E fu sera e fu mattina, 4 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  06/05/2015 21:12:17
   5½ / 10
La ricerca di fondi attraverso il crowfounding è un modo che può risultare utile per chi vuole fare del cinema a basso costo. Il soggetto di questo film è interessante nel porre la fine del mondo all'interno di una piccola comunità. Affrontare quindi un inevitabile destino e sistemare se possibile le parentesi aperte delle proprie esistenze. Ovviamente pur facendo dei distinguo tra i personaggi della vicenda ciò che viene evidenziato è un contesto generale alquanto pessimista, dove le piccolezze umane, i pettegolezzi e le malelingue si mantengono pressochè inalterati. Di fronte all'Apocalisse sono presenti quelle caratteristiche negative di un DNA collettivo che isola i cosidetti diversi, alimenta le ipocrisie ed esalta il superfluo.
Se il contesto generale è descritto con una certa efficacia, è andando sul particolare che il film mostra le sue debolezze. Ceertamente con 70.000 euro di budget non si può pretendere un miracolo, ma infarcire il film di dialoghi messi in bocca ad attori non professionisti fa storcere un po' il naso. Inoltre quando vengono detti dai pochi attori professionisti del film si evidenzia a volte una ricerca eccessiva nella cosidetta frase ad effetto, risultando falso ed artificioso. L'esperimento però nel complesso è interessante, è un'opera di un'esordiente molto giovane che deve limare difetti probabilmente dovuti al troppo entusiasmo. Magare limare anche una regia che tende troppo al televisivo.

CavaliereOscuro  @  30/03/2015 11:49:48
   3 / 10
Pessimo sotto tutti i punti di vista. Trama inesistente, attori scarsi, personaggi caratterizzati male, dialoghi infiniti, soporieri e fini solo a sé stessi. Molte scene che non hanno un perché di esistere, inserite giusto per aumentare minutaggio. Perché, perché mi chiedo io? Il cinema italiano rispecchia la situazione di questo Paese: pessima.

Invia una mail all'autore del commento Sil.blue  @  29/10/2014 19:42:13
   6½ / 10
carina l'idea della storia

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  11/06/2014 01:51:47
   7½ / 10
Interessantissimo caso di film prodotto "dal basso" grazie al "crowfounding" (ovvero alla sottoscrizione on-line di tante piccole quote del progetto fino al raggiungimento dell'obiettivo economico prefissato), distribuito in giro per l'Italia grazie al passaparola e all'affitto delle singole sale che lo proiettano, promosso da un semplice quanto efficace marketing sui social network, realizzato con una tenacia e uno spirito di sacrificio (ma anche di solidarietà) che andrebbero premiati da soli, "spunta" in programmazione d'improvviso, spesso per un giorno solo, spesso legato a un evento locale. E' così che ho avuto la fortuna di poterlo vedere in una delle sale della mia provincia, in una serata davvero affollata come sempre più di rado si vede al cinema.
Diciamo subito che il film merita la visione, pur con tutti i limiti di un'opera prima perdipiù realizzata in straordinaria economia. E se è riuscita ad arrivare alla nomination per i David di Donatello...
La citazione biblica del titolo serve a descrivere il film: in un paesino delle Langhe piemontesi (ma potrebbe benissimo essere uno qualsiasi dei nostri piccoli borghi sparsi in tutta Italia), in cui la vita incede con lentezza e ripetitività, piomba come fulmine a ciel sereno la notizia di un imminente spegnimento del sole. A lungo nascosta, la notizia non può più essere tenuta segreta dalle autorità che addirittura fissano la data della fine del mondo a 50 giorni: cosa succede agli abitanti di questa località in questo ristretto lasso di tempo?
Il film si incentra sui sensi di colpa e sulla rimozione che esplodono inesorabili negli abitanti del paesino: dall'eccentrico ma umanissimo parroco, alla coppia convivente e per questo non accettata dagli altri abitanti, da un misterioso ragazzo ribelle che abita insieme al parroco, fino al matto del paese, tutti devono fare i conti e risolvere i loro sensi di colpa anzitutto con se stessi.
Il giovane Emanuele Caruso è davvero bravo a tratteggiare gli abitanti del paese con i loro caratteri e le loro storie ed è bravo a descrivere il protagonista assoluto della pellicola, cioè il parroco. Purtroppo questa sua bravura non si vede invece nei personaggi secondari, lasciati un po' a se stessi e non tutti ben interpretati. Peccato perché soprattutto la coppia convivente non accettata avrebbe meritato molto più spazio.
Se Caruso dichiara apertamente di rifarsi al cinema di Giorgio Diritti, di questo non ha ancora sviluppato il senso corale dei personaggi e soprattutto manca ancora di una visione d'insieme: va bene che la annunciata fine del mondo doveva restare una "scusa" per parlar d'altro, tuttavia un minimo di verosimiglianza non avrebbe guastato. Il punto debole di questo film è, infatti, la sceneggiatura (oltre alla interpretazione dei personaggi secondari, davvero non all'altezza); il co-sceneggiatore Marco Domenicale (bravissimo invece in alcune sequenze del film) non riesce a dar conto di un clima segnato dalla tragedia imminente perdendosi in un falso finale virtuosistico che ci poteva esser tranquillamente risparmiato.
I punti di forza, invece, che ne fanno un film comunque pregevole risiedono nella caratterizzazione dei paesani (in questo Caruso dimostra tutte le sua capacità, la sua sensibilità e la sua vicinanza al cinema di Diritti), nel riuscitissimo personaggio principale del prete "anticonformista" (un ottimo Albino Marino), nel ritmo lento e solenne, ma soprattutto nella straordinaria fotografia in HD (che non fa rimpiangere affatto la vecchia pellicola, anzi!) dell'esordiente Cristian De Giglio e nella bellissima, coinvolgente, solenne o minimalista (a seconda dei casi) musica di Remo Baldi, autentica sorpresona di questa opera prima.
Decisamente da vedere e da riflettere, ci permettiamo di suggerire a Caruso di curare molto di più le sceneggiature, di avere il coraggio di uscire dalle canoniche e di non aver paura di affrontare temi e personaggi più difficili e di spessore: talento e soprattutto sensibilità non gli mancano, deve solo affinarle. Intanto godiamoci questo inaspettato piccolo gioiellino indipendentissimo!

2 risposte al commento
Ultima risposta 08/07/2020 10.41.18
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