Durata: h 1.31 Nazionalità:
Francia, Giappone1958 Genere: drammatico
Tratto dal libro "Hiroshima mon amour" di Marguerite Duras
Al cinema nel Settembre 1958
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L'atmosfera è surreale, raccolta, eterea: poche scene girate in una camera o in strada con un uso estensivo del piano-sequenza, flashback rievocano scenari caduti nell'oblio, dialoghi a bassa voce esternano spettri di cui (forse) ci si vuole liberare. Due corpi che si uniscono: un Lui e una Lei, un uomo e una donna, Hiroshima e Nevers, apparentemente così distanti, ma accomunate dall'universalità del dolore causato dalla Guerra. La tragedia personale di un amore totalizzante, reso impossibile dall'odio e dalla diversità, trova paradossalmente significato proprio ad Hiroshima, che assurge più di tutte le altre città a simbolo della distruzione, dell'atrocità, della morte. Ricordo o oblio? Rinascita o distruzione? Eros o thanatos? Problematiche dicotomie che affiorano durante tutta la pellicola e che si esprimono nella forte contraddittorietà del personaggio della Riva, realmente divisa (vd. scena dello specchio) fra il dissolversi nella notte di Hiroshima con il suo nuovo amore e tornare a Parigi e rinunciarvi. Si dimostra ostico ad una lettura univoca e difficile da affrontare, ma d'altronde Hiroshima Mon Amour segna la nascita della Nouvelle Vague e di un approccio moderno al cinema intenzionato ad infrangere gli schemi di genere: la sceneggiatura della Duras è poetica e non facilmente leggibile, così come la grammatica filmica di Resnais, che ad uno spiccato taglio documentaristico (soprattutto nei bellissimi 10 minuti iniziali) alterna la staticità delle scene di scoperta reciproca dei due amanti e la frammentarietà dei flashback. Bello ma difficile