i colori della passione regia di Lech Majewski Polonia, Svezia 2011
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i colori della passione (2011)

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locandina del film I COLORI DELLA PASSIONE

Titolo Originale: THE MILL AND THE CROSS

RegiaLech Majewski

InterpretiRutger Hauer, Charlotte Rampling, Michael York, Joanna Litwin, Dorota Lis, Oskar Huliczka, Marian Makula

Durata: h 1.32
NazionalitàPolonia, Svezia 2011
Generedrammatico
Al cinema nel Marzo 2012

•  Altri film di Lech Majewski

Trama del film I colori della passione

Nel 1564, il pittore fiammingo Pieter Bruegel ha in mente di dipingere il calvario di Cristo per trasfigurare in chiave allegorica e filosofica la realtà politica del suo Paese, appena occupato dalle milizie spagnole. Dall'osservazione casuale di un ragno e della sua tela, si muove dalla figura del Cristo come punto di ancoraggio per l'intera opera, mentre gli altri personaggi - a partire dalla Vergine Maria - saranno ispirati dagli incontri che fa quotidianamente e dai racconti della gente del posto, chiamata a posare per l'opera. A scrutare da lontano e dall'alto ogni passo della realizzazione del quadro vi è un mugnaio, il cui mulino sorge su una torre in pietra che domina tutta la valle. 

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Voto Visitatori:   7,45 / 10 (10 voti)7,45Grafico
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Voti e commenti su I colori della passione, 10 opinioni inserite

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TheLegend  @  19/09/2024 21:07:21
   6 / 10
Visivamente è uno spettacolo, sotto il profilo dell'intrattenimento l'ho trovato noioso e lento.

Jumpy  @  09/09/2024 20:34:49
   7½ / 10
Un viaggio per immagini visivamente spettacolare, imperdibile per gli appassionati di arte e da vedere, in generale, per la sua struttura narrativa insolita e particolare.
Il rovescio della medaglia è che, soprattutto nella parte centrale, è un lavoro pesante e un po' faticoso da seguire.

suzuki71  @  12/03/2014 14:15:04
   8½ / 10
L'arte è probabilmente la più elevata preghiera laica, il massimo omaggio di un uomo all'umanità, il costante volo di Icaro e Prometeo a rubare il fuoco sacro dell'Ineffabile, del mistero della vita (e della morte), dell'esistenza.
Ogni quadro è storia di uomini e donne livellati di ogni fregio e offerti all'eterno, quasi a vincere la morte.
Storie che si ripetono ciclicamente, un nuovo redentore in terra di controriforma spagnola, le vite semplici dei contadini e gli usurpatori di sempre per un film singolarissimo, dalla magnifica fotografia, coraggioso e sorprendente.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  03/01/2013 15:09:59
   7½ / 10
Il significato di un quadro, il congelare l'attimo di una storia antica per trasporla alla realtà attuale vissuta dal pittore in un crescendo di persecuzioni che vede la religione cattolica carnefice dell'eresia luterana. Trattandosi di un quadro, della sua nascita e del suo significato, le parole hanno un peso molto relativo rispetto alle immagini estremamente suggestive ma non per questo puro formalismo fine a sè stesso. E' un film veramente particolare, non facile da seguire, senz'altro affascinante.

sandrone65  @  11/11/2012 01:00:11
   7 / 10
Più che un film è la versione cinematografica di un quadro. Il film rappresenta letteralmente, è il il caso di dire, "La salita al Calvario" del pittore fiammingo Bruegel. Ne analizza la genesi, ripercorre le scelte operate dal pittore e le sue motivazioni e ripropone la realtà stessa raffigurata dal quadro. La fotografia, le inquadrature e gli effetti creati per riportare sul grande schermo la magnificenza del dipinto sono stupefacenti. Per contro, vedere questo film equivale praticamente ad andare al museo e sedersi davanti al quadro. Ne consegue che, se si apprezza l'arte di Bruegel, si è provvisti di una buona cultura sui pittori fiamminghi e soprattutto si è nella giusta predisposizione d'animo questo film può rappresentare un'esperienza profonda ed appagante. Viceversa, il film può risultare di una noia mortale.
Attribuisco il voto 7 come via di mezzo tra il 10 meritato per l'eccelsa fotografia, l'originalità, e l'affrancamento da intenti di cassetta, ed il 4 che la mia personale impreparazione alla visione di una pellicola del genere mi porta ad esprimere a causa della sua pesantezza.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  06/05/2012 23:02:42
   7½ / 10
C'è l'impronta di Sokurov, dunque di Tarkovskij, qualche scintilla bergmaniana, la passione per la luce caravaggesca. E poi, per fortuna, sebbene non poco ardua sia la ricerca del regista perduto, c'è anche Majewski. Certo il rischio che il suo cinema del collage si esaurisca tutto in questo film è alto, ma non è cosa di cui ci si debba preoccupare ora.
L'attenzione riservata alla potenza visiva è impressionante. Rilucenti sagome umane fissate sugli sfondi lividi di Bruegel: il risultato è davvero stupefacente. Eppure è forte il desiderio di imbrattare un poco questo quadro fiammingo di artificiosa perfezione. Majewski è talentuoso, lo sa e vuole fastidiosamente farcelo notare, ma non è libero. La fatica di un progetto così ambizioso deve avergli fatto dimenticare la gioia della creazione. Un vero peccato, perché almeno qualche scelta rivela una profondità inedita. Penso alla cupezza esasperata della fotografia, al lirismo volutamente solenne conferito dalle musiche (sue, tra l'altro), all' elemento semi-fisso della dimora del Grande Mugnaio, questo Dio annichilito e silente che osserva dall'alto, senza pietà, mentre a terra si consuma il dolore umano.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  06/05/2012 18:42:35
   7 / 10
Più che un film è un tentativo di fondere cinema e contemplazione artistica di origine pittorica. E' quindi prima di tutto un'opera di arte per l'arte. Si cerca di misurare e sperimentare in maniera originale il mezzo cinematografico, tramite i modi tipici della fruizione pittorica (atto contemplativo, visione statica). In secondo luogo è anche uno stimolo di riflessione religiosa. Vengono posti problemi di riflessione temporale, di distinzione fra arte e vita, fra presente e passato.
Tutto questo in un'opera che punta soprattutto ad essere un godimento estetico. Dal primo all'ultimo fotogramma c'è uno studio maniacale del colore, del suono, dell'effetto artistico. Per poter entrare nel film bisogna in qualche maniera lasciarsi andare, dimenticare di volere a tutti i costi assistere a una storia con una logica e un senso. Si deve solo godere dell'effetto che fanno i quadri visivi, pescando nella nostra passione per le immagini belle e caratteristiche e per l'impatto che ha il suono in ciò che percepiamo.
Il quadro di Brueghel è in qualche maniera un pretesto, un oggetto come un altro (tanti altri quadri avrebbero potuto essere presi a modello al posto di questo), per sperimentare una sinergia di effetti estetici. Si parte dal tutto per passare a una serie di tableaux vivants in cui si riproducono le singole parti. E' come se si utilizzasse uno zoom, si isolasse un pezzo di quadro e gli si donasse vita, attivando il flusso temporale precedente-stante-susseguente. Seguendo lo spirito della visione pittorica, si limitano al massimo i dialoghi (in pratica assenti), si rallenta il ritmo e si introducono rumori esclusivamente naturali (quelli che una fantasia umana si potrebbe immaginare vedendo un'immagine). Ne viene fuori una riflessione sulla vita umana nella sua dimensione pre-industriale, quando era fusa con la natura.
Entra in gioco però anche la Storia, il particolare tempo in cui è stato concepito il quadro. La riflessione si allarga quindi a una dimensione di tipo sociale. Il film è anche un'amara considerazione sull'arbitrio, sul predomonio della violenza e del più forte sul più debole, senza che ci sia possibilità di ribellarsi o di sottrarsi. Non si può che assistere desolati e descrivere a imperitura memoria. E' questo il senso dell'arte pittorica/cinematografica secondo il regista del film: fermare il momento, rifletterci per poter capire e fare in modo che magari non si ripeta.
Il film stesso però si premura di contraddire questo assunto, questa "speranza" che anima ogni espressione artistica. Il quadro di Brueghel è essenzialmente una trasposizione della passione di Gesù al suo tempo "presente". Il film stesso mostra l'apparente contraddizione temporale di Gesù e dei ladroni che vengono portati al supplizio confortati guarda caso da preti che mostrano la croce. La riflessione religiosa sul sacrificio di Cristo si allarga quindi al sacrificio di innumerevoli altri Cristi, di cui nessuno si è accorto. Del resto come dice Brueghel stesso nel film, noi non ci accorgiamo di ciò che ci avviene intorno, non ne cogliamo il significato e l'importanza e ci concentriamo su ciò che conta di meno.
Ne consegue che gli avvenimenti si riproducono di continuo. Noi non possiamo fare altro che contemplare il ripetersi incessante degli stessi avvenimenti, come mugnai dall'altro di un mulino a vento.
Il film offre ottimi spunti di riflessione e di piacere visivo. Il suo difetto è forse il ripetersi, l'allungare all'infinito qualcosa che poteva essere riassunto in pochi quadri. Inoltre si rimane comunque all'interno di un orizzonte limitato (come se si fosse limitati da una cornice), nonostante i rimandi di origine spirituale e filosofica universale (per lo più indiretti). In tutta questa operazione c'è forse anche un po' di compiacimento.
Lo si consiglia perciò a gente ben disposta e volenterosa a sfidare l'inevitabile effetto soporifero di un tale tipo di visione cinematografica. Se si vince il sonno allora non può che piacere.

neverhood  @  19/04/2012 08:15:56
   9 / 10
MERAVIGLIOSO!
Una contemplazione artistica che dura 93 minuti...!
Da sperare sia il primo di una serie, che potrebbe comprendere "la grande torre di babele" o "trionfo della morte" o, chi lo sa, magari qualche opera di Hieronymus Bosch.
Per gli appassionati d'arte, e non solo, un film da vedere necessariamente.

Kitiara31  @  09/04/2012 00:53:06
   4½ / 10
Sono andata al cinema aspettandomi un capolavoro. Adoro Bruegel, e l'idea di un film ispirato alla sua pittura mi entusiasmava. Il film ha tutte le caratteristiche per essere bello: inquadrature, l'uso della luce e delle ombre, i colori, le riproduzioni dei quadri... Ma è noioso, il film più noioso che abbia visto negli ultimi tempi. Non è lento, è immobile. In compenso gli spettatori della sala si contorcevano nelle poltrone per non cedere al sonno. Peccato, dare al film più intensità e anima avrebbe potuto renderlo un capolavoro.

3 risposte al commento
Ultima risposta 09/11/2012 17.03.16
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WongKarWai  @  02/04/2012 14:56:49
   10 / 10
La pittura come fonte ispiratrice del cinema, il cinema come evoluzione dinamica dell'arte. Majewski con la sua strepitosa opera ricrea l'universo di Bruegel, con una suggestiva e riuscita commistione tra realtà e finzione, tra storia e rielaborazione artistica. Il pittore è vicino a Dio mentre compie la sua opera, è come il Dio-mugnaio che dall'alto del suo mulino osserva e plasma la realtà come questi con il pane. Un artista che può fermare il tempo e muoversi a suo piacimento nei meandri della vita. Fotografia sublime (ricreata in maniera perfetta la luce dei quadri bruegeliani), camera quasi sempre fissa (ad eccezione di due piano-sequenza) a creare dei veri e propri tableau vivant; pochissimi dialoghi, sono le immagini che parlano. Oltre a una riflessione sull'arte il film presenta altri temi di rilievo quali una riflessione sul ruolo di Dio (geniale appunto il paragone con il mugnaio che fornisce il pane, dotato quasi di una sua sacralità, e poi rimane inerte ad osservare le pene del mondo dall'alto del suo mulino), sulla cultura contadina (bellissima la danza finale, che può ricordare da un punto di vista simbolico la danza finale di 8 e mezzo), sulla perenne attualità della storia di Gesù Cristo e infine uno sfondo storico che serve a dare una concretezza all'intero film. Molto significativo il finale. Per chi ama l'arte, il cinema, il bello in generale. DA VEDERE!

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