I progetti faciloni di ascesa sociale di un immobiliarista, il sogno di una vita diversa di una donna ricca e infelice, il desiderio di un amore vero di una ragazza oppressa dalle ambizioni del padre. E poi un misterioso incidente, in una notte gelida alla vigilia delle feste di Natale, a complicare le cose e a infittire la trama corale di un film dall’umorismo nero che si compone come un mosaico. Paolo Virzì stavolta racconta splendore e miseria di una provincia del Nord Italia, per offrirci un affresco acuto e beffardo di questo nostro tempo.
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Il capitale umano. E' una terminologia terribile. Come spiegato nell'impietosa didascalia finale il capitale umano esprime un valore e rende l'idea del nocciolo del film. Le persone sono commisurate rispetto al valore che portano in dote, che può passare sopra i rapporti personali (l'antipatia di Vernaschi/Gifuni verso Ossola/Bentivoglio). Le figure maschili si rapportano su questi termini (e ci mettiamo anche lo zio di Luca), sono dominanti ma riflettono anche nelle loro differenze sociali un precariato sociale ed economico, quest'ultimo dominato da logiche mutevoli ed ingovernabili. Si gioca sull'orlo del baratro, dal ricco finanziere alto borghese (Vernaschi) al furbetto del quartierino (ossola) al criminale di mezza tacca (lo zio di Luca). In questa logica aberrante si giocano il futuro per mantenere un presente di privilegi consolidati e desiderati in maniera egoistica a danno delle nuove generazioni che saranno destinate a vivere del riflesso paterno (Massimiliano). Nel loro complesso le figure femminili sono più sfaccettate. Se la Golino propone una figura limpida anche con le sue piccole insicurezze, offre un contraltare di una persona che si dedica alle persone, puro e semplice,non a capitale umano e Serena mostra la sua forza di volontà di sfuggire anche inconsciamente alla logica dominante "investendo" se stessa su capitale umano (Luca) ad altissimo rischio, Carla è l'immagine speculare di quest'ultima: una donna svuotata, senza più identità che ha scelto un capitale umano più sicuro, pieno di agi e ricchezze, ma sacrificando sull'altare dello status sociale tutti i suoi sogni e le sue aspirazioni. Oltre agli ottimi contenuti di questo film e l'ottima resa di tutti gli attori (se devo sceglierne uno direi la Tedeschi, ma il livello generale è molto alto), non è tanto il cosa racconta ma il come lo racconta che il film di Virzì è su livelli di eccellenza assoluta. Grazie ad una sceneggiatura precisa ed ad un montaggio superbo la pellicola è precisa come un orologio e si addentra persino in territori come il dramma familiare e persino un po' il thriller psicologico, fino ad adesso non battuti dal regista livornese, riservandosi comunque quella parentesi di pura commedia rappresentata dalla riunione tragicomica del consiglio d'amministrazione del Teatro Politeama. Un equilibrio non facile sulla carta ma che a Virzi riesce con increbile naturalezza, segno di ulteriore maturità di un regista che coraggiosamente non dorme sugli allori e rischia. A mio pare con successo in questo caso.