I progetti faciloni di ascesa sociale di un immobiliarista, il sogno di una vita diversa di una donna ricca e infelice, il desiderio di un amore vero di una ragazza oppressa dalle ambizioni del padre. E poi un misterioso incidente, in una notte gelida alla vigilia delle feste di Natale, a complicare le cose e a infittire la trama corale di un film dall’umorismo nero che si compone come un mosaico. Paolo Virzì stavolta racconta splendore e miseria di una provincia del Nord Italia, per offrirci un affresco acuto e beffardo di questo nostro tempo.
Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Nonostante gran parte dei personaggi risultino ampiamente irritanti e stereotipati, il film di Virzì riesce a mantenere alta l'attenzione fino alla fine, anche se con qualche rallentamento nel ritmo narrativo e un finale con alcuni dettagli poco curati. Certamente apprezzabili interpretazione del cast e regia ma di Virzì ho preferito altro.
Diverso dalle solite storielle trattate dai registi italiani ma neanche troppo. Non è ben definito il suo genere e forse è il punto di forza di questo film. Non è chiaramente una commedia ne un thriller ma non è neanche il solito drammone "isterico" all'italiana che ti deve lasciare l'amaro in bocca condito dai soliti personaggi nevrotici e urlanti. Buona l'idea dei differenti punti di vista dei personaggi un po' meno la recitazione di alcuni dei loro interpreti. Insomma niente di nuovo o di innovativo ma considerata la qualità media dei film italiani sicuramente passabile.
Probabilmente uno dei migliori film italiani degli ultimi 10 anni, quello che più mi ha sorpreso è la coralità, un gioco di incastri per nulla facile che svela il giusto senza far capire troppo ma dando solamente quelle informazioni che stuzzicano la fantasia dello spettatore e lo invogliano a proseguire. Una serie di personaggi interessanti, forse talvolta un po' stereotipati quello sì, ma direi abbastanza comuni e realistici, soprattutto per un ambiente cittadino.
Per quanto riguarda la recitazione non sono tutti allo stesso livello, quelle che mi sono piaciute meno sono la moglie dell'affarista e la ragazza, non sempre naturali specialmente la prima ostenta troppo certe espressioni. I migliori invece il ragazzo schizofrenico e il padre della ragazza.
Un dramma intenso e coinvolgente, con sottili punte di umorismo, anche se ci sono diverse cose che non mi hanno convinto, tipo il personaggio interpretato da Bentivoglio, parecchio caricaturale oppure qualche parte un po' retorica che il cinema italiano difficilmente riesce a scrollarsi di dosso. Comunque il film in generale è valido e la visione è consigliata.
Piccoli e grandi drammi raccontati in una storia scritta incredibilmente bene e vista da diverse angolazioni. Bravo Virzì che, oltre alla co-scrittura della sceneggitaura, fa un lavoro egregio anche dietro alla macchina da presa. "Il Capitale Umano" non manca neanche di gettare un tanto fugace quanto eloquente sguardo sul cinico mondo della finanza. Buono anche l'apporto del cast.
Mi dispiace dover andare controcorrente ma francamente non saprei cosa salvare in questo prodotto che non riesco nemmeno a catalogare Un thriller? Non c'è tensione Un'analisi sociale? Solo stereotipi Una commedia? Non è divertente Un dramma? Non coinvolge Un film corale? Mai sentito parlare di Robert Altman? Un film d'attori? Gli adulti sono bravi ma penalizzati oltremodo dai ruoli monodimensionali, i giovani da prendere a sberle (proprio come attori dico, indipendentemente dai personaggi) Tutte le svolte narrative sono telefonate tre ore prima
La mail con il nome dell'assassino lasciata in bella vista sul computer da una che fra l'altro al 99% dovrebbe avere il computer sotto controllo (lascio l'1% di dubbio su questo perché da Bebo Storti detective ci si potrebbe aspettare di tutto)
Il punto più basso si raggiunge nella riunione a casa della Bruni per parlare di teatro, quella sequenza lì basterebbe per affossare qualsiasi pellicola, figuriamoci se poi anche tutto il resto scricchiola. I ricchi sono tutti st**onzi, chi non è ricco non fa altro che pensare a come diventarlo e ciò lo porta ad essere ancora più st**onzo dei ricchi stessi…roba fine eh? Ho provato imbarazzo. Rifiuto di commentare il fatto che sia stato scelto per rappresentare l'Italia agli Oscar (fortunatamente scartato dalla cinquina finale).
Affresco dell'ipocrisia e della falsità che regnano in tutte le classi sociali, che sono alle prese con i loro egoismi quotidiani e con la cura del proprio orticello senza riuscire, quasi mai, a guardare oltre il loro naso.
Film ben costruito ad incastro, con tanti personaggi spregevoli, a contrapporsi ad altri più genuini. Fino ala penultima scena è un film da lasciare un appesantimento morale non indifferente, mentre l'ultimissima scena ridà un po' di luce e positività al tutto. Molto bella la finale citazione, specchio del tempo in cui viviamo...
Bel lavoro di Virzì , originale l'allestimento,stessa situazione ma da punti di vista diversi ,con la visuale di ciascuno di tutti i protagonisti di questa girandola di situazioni ,tra il giallo e l'analisi sociale.Bentivoglio strepitoso nella parte del pover'uomo , meschino ma con manie di grandezza e la Tedeschi ,nevrotica insoddisfatta e viziata. Il regista migliora di volta in volta.
Un dramma nel vero senso della parola. Non manca nulla per poterlo considerare un film genuino e ben orchestrato , dai dialoghi ai personaggi variegati.
film di notevole spessore. per argomenti trattati e per intreccio narrativo uno dei migliori film italiani degli ultimi anni. ottima la prova degli attori. bentivoglio sugli scudi.
Mancata questa perla italica al cinema e visto in dvd. A suo tempo se ne parlava bene e tali commenti non erano proprio lasciati al caso. Film gustoso, inquietante ed altrettanto appassionante. Ottima prova della regia, soprattutto nel montaggio dei quattro atti. Bravi gli attori nello esprimere i diversi caratteri e comportamenti, che delineano la loro vita piena di aspettative approssimative.
Per una volta in leggera controtendenza rispetto alla media: film ben confezionato, trama interessante. La visione degli stessi eventi da punti di osservazione diversi mi ha sempre affascinato... ma rimane comunque solo e sempre un buon film, nulla più secondo me. Buoni gli attori, in particolare trovo molto riuscita l'interpretazione di Bentivoglio, mellifluo, superficiale e losco come non mai!
Bellissimo film, dalla trama, dalla suddivisioni in capitoli, dalla recitazione degli attori, dalle atmosfere cupe di un gelido nord. Paolo Virzi' veramente in stato di grazia, complimenti.
Dopo qualche basso, Virzì torna con una bella commedia con un Bentivoglio in grande spolvero che racconta una vicenda perfettamente contestualizzata ai giorni nostri. Azzeccata la struttura a capitoli così come l'intreccio delle storie e i personaggi. Consigliato!
Unica pecca, la recitazione, per me molto forzata di alcuni personaggi..Gifuni strepitoso Molto accattivante la storia e la sceneggiatura, si parla di quotidanietà, si parla di cose che possono succedere a chiunque in qualsiasi giorno...ci sono dei personaggi amorali, tristemente antipatici, odiosi per il loro cinismo e la loro prepotenza...e il finale è giusto che sia quello, perché la vita effettivamente è così
Film drammatico diviso in quattro capitoli (3 punti di vista più capitolo finale),mi aspettavo molto di più,non è male e non annoia,tra l'altro la regia è buona e la prestazione degli attori anche,poteva essere molto meglio. Resta un buon prodotto ma un tantino sopravvalutato.
Tecnicamente ineccepibile, senza nemmeno una sbavatura. E' sorprendente il livello tecnico! Altissimo!! Peccato però che il tutto risulti un po' freddino e difatti non mi sono affezionato a nessun personaggio. comunque è un ottimo film che si segue con piacere e anche ammirazione.
Il finale stride moltissimo. Potevano trovare una soluzione meno sciocca
La ragazza che manda un messaggio con facebook e il padre che lo scopre. Troppo forzato! Sia per la stupidita della ragazza che fra l'altro nel messaggio scrive tutto, ma proprio tutto, sia per la "fortuna" del padre.
Insomma, gli sceneggiatori (ben 3) potevano sforzarsi un po' di più e trovare un'altra soluzione, perché questa è decisamente tirata per i capelli.
Anche il finalino da "tutti vissero -quasi- felici e contenti mi ha fatto un po' storcere il naso
Ottima regia del buon Virzì, che mette in scena in italia questo romanzo americano, con attori che vano dal sufficiente al buono, con qualche stiracchiatura e un po'di scontatezza. Tutto però funziona, tempi e incastri.
La costruzione a capitoli dona al film di Virzì un fascino particolare ed eleva una quasi convenzionale storia nera di provincia ad un dramma giallo dalle tante sfaccettature. I punti di vista, così come i personaggi, si rincorrono, la verità è sempre in discussione, lo spettatore stimolato dal vedere dove ed in che modo si evolveranno gli eventi. Regia svelta e cast ben scelto e diretto completano il quadro ( menzione particolare per la Tedeschi e la giovane Gioli ). Quando il tanto bistrattato cinema italiano sforna lavori di questo livello bisogna solo andarne orgogliosi.
Film che si basa tutta la sua spettacolarità sul cast ,sul montaggio ,e sulla regia buona e sobria di Virzì, a tratti poetica . Molti si sono lamentati per la sua mancata partecipazione agli oscar , e penso che sia andata bene così , perchè un film del genere non poteva assolutamente ambire a una statuetta . Il film è strutturato a episodi , dove ognuno cerca di legarsi all'altro ,fino a infilarsi in un unico corridoio ....e dove il finale lascia il tempo alla spiegazione di questo titolo particolare (di cui prima non conoscevo il significato). Tra il cast ho notato un' ottima prova di tutti , , forse forse svetta leggermente di più quella della Tedeschi , per alcune scene veramente girate in modo esaltante . Complice una buona regia di Virzì la produzione sembra essersi adattata più a come curare la trama , che rimane ben scritta ma alla fine troviamo un mix di roba per giovani , mista a tematiche più mature . Insomma , vi sto acendo capire che questo anche avendo un titolo che a allontanare lo spettatore medio italiano , rimane una pellicola per tutti , a differenza ad esempio della ''grande bellezza'' che non è un prodotto usufruibile dalla maggior parte del pubblico . Tra le note molto negative una fotografia poco curata(in contrario a quello che han scritto gli espertoni ) e una soundtrack di Carlo Virzì mai pervenuta ...o per nulla interessante . Rimane comunque un filmone italiano che meritava in sala qualcosa di più di ciò che ha guadagnato .
Qualcuno lo ha definito thriller chic , ma penso che chiunque sia arrivato a vedere il personaggio di Luca la prima volta , abbia subito intuito che è lui che portava l 'auto incriminata .
VERO, reale ...al di là della forte caratterizzazione dei protagonisti; anzi forse ancor più REALE proprio perchè supera l'apparente commedia. Virzì è più cinico che mai e non lascia molta speranza allo spettatore. L'arrivismo, la maleducazione, la cattiveria e l'indifferenza hanno sempre la meglio sull'altruismo, l'impegno, la coerenza ... e questa è la nostra società. Bravi gli attori, in particolare un più che mai fastidioso Bentivoglio. Originale la scelta di assegnare i ruoli femminili alle 2 attrici italiane (BRAVE) con la peggior dizione/pronuncia in circolazione (la Tedeschi poi pigola che è una meraviglia). Ottimo il montaggio, la narrazione non accusa pause o rallentamenti. Nel complesso un bel film, consigliato a tutti
Ogni tanto spunta il film italiano che non t'aspetti: intrigante, ben recitato, ben costruito. Ho sempre ammirato i film con una struttura a capitoli, penso che la storia venga raccontata meglio ed in maniera più approfondita, soprattutto riguardo ai personaggi principali. Davvero un bel lavoro!
Bello,vale la pena vederlo.Le storia si articola bene e ogni personaggio non viene oscurato dall'altro.L'unica pecca è che a volte l'accento di Bentivolglio e di Gifuni mi sembrava un pò troppo caricato,al limite della macchietta (questo lo dice uno che vive nella città dove hanno girato il film).Brava e molto la ragazzina,fisicamente mi ricorda molto Mila Kunis.Consigliato.La morale è ovvia...
Sono veramente contento per Virzì; per il calore con cui la critica ha accolto questo suo ultimo lavoro. E' raro trovare una sceneggiatura così sfaccettata, complessa, ma lucidamente realistica. In passerella sfilano tutti: figli, genitori, amanti, famiglie abbienti e non. La capacità di caratterizzare i personaggi da parte del regista, e di intrecciarne le storie (grazia anche ad un montaggio impeccabile), rende la pellicola un prodotto di prima qualità. Ovviamente il messaggio sociale che caratterizza l'intera pellicola è evidente (no brianzoli, non è contro di voi!). Unica nota negativa è la figura di Luca, il ragazzo problematico interpretato da Giovanni Anzaldo, che a mio avviso è eccessivamente stereotipato.
Noir di un buon livello con una sceneggiatura molto buona che non annoia mai. Personaggi interessanti, con le loro diverse storie che si intrecciano in un piacevole finale. Buone le interpretazioni, cosi come anche la regia. Consigliato
Finalmente torno a veder un film italiano, davvero meritevole come trama, prende, un dramma ben recitato e narrato. Una storia a capitoli che fa capire tante cose e svela solo alla fine il tutto!
Complimenti a tutto il cast, rigorosamente italiano. Merita attenzione e fiducia!
Complimenti al regista per il film svolto, davvero meritevole, peccato che abbia mancato per poco l'ingresso nel gran galà degli Oscar.
Film da vedere, consigliato! Un dramma italiano che merita tanto!!
Trovare un thriller-drama italiano di livello non è sicuramente impresa facile in questo paese. Questo lo è, sia per sceneggiatura che per recitazione, veramente ottimo il cast messo in scena dove ogni personaggio ha la sua ben precisa caratterizzazione. La sceneggiatura a puzzle dove i pezzi si incastrano piano piano è ben congegnata e solo alla fine si avrà il quadro completo. Complimenti a Virzi' e a tutto il cast. Un bel film.
Premettendo che non amo Virzì, ho trovato "Il capitale umano" un discreto lavoro. Purtroppo tutti i suoi film sono afflitti da un problema di base, il caricare troppo i personaggi, snaturando il loro vero essere e rendendoli poco credibili all'occhio del pubblico. Il tentativo di dividere la trama in quattro capitoli è apprezzabile ma ormai banale, approvo invece il celato dissenso nello spiegare, a fine assicurativo, il termine capitale umano.
Affresco decisamente cinico del mondo della finanza e della classe abbiente. La sceneggiatura è graffiante, qualitativa, al pari della recitazione. Ottima prova per Virzì.
Non prendiamoci in giro. La decadenza degli sfavillanti ambienti del capitalismo italiano è un tema che è stato già raccontato. Più volte anche. Molte volte. La maggior parte delle volte, ad essere sinceri. Un po' come se esistessero poche formule per tirare fuori un buon film e questa fosse una di quelle.
Perché Il Capitale Umano è un buon film. Ed è giusto che il discorso che ho appena fatto non cambi di una virgola il giudizio del film.
Solo che è già arrivato Sorrentino, a raccontare altre vicende umane, esattamente di quel tipo, con uno stile che abbracciava tanto le nuove sperimentazioni, tanto quanto la tradizione.
Il capitale Umano era già vecchio quando è uscito nelle sale. E, questo sì, il giudizio del film, anche se di poco, lo cambia.
Regia e la fotografia sono buone ma nulla di eccezionale. Il punto di forza è la sceneggiatura, tratta dall'omonimo romanzo di Stephen Amidon. Ho adorato alla follia il personaggio di Serena.
Interpretazioni supersoniche. Su tutte quella di Valeria Bruni Tedeschi. Bentivoglio è sempre eccezionale anche se forse, stavolta, ha tirato un filino troppo la corda. Però sto parlando di sfumature, quindi questo punto sentitevi liberi di sorvolarlo.
Paolo Virzi' è diventato grande, come "grande" sta diventando il suo modo di fare cinema. "Il capitale umano" è un modo originale di raccontare la crisi economica del nostro paese e cio' che provoca all'interno di un nucleo familiare. Con gente disposta a tutto pur di apparire ancora a galla o chi investe il suo patrimonio affidandosi al classico "sogno Americano". Ottimo il montaggio e la scelta di raccontare la storia in tre capitoli diversi, questo rende il racconto ancora piu' affascinante e avvincente. Il tocco da noir è perfetto per aggiungere pathos. Poi ovviamente per la riuscita della pellicola c'è bisogno di un cast all'altezza... dalla conferma di Bentivoglio passano anchi altri attori molto in parte e ben caratterizzati. Ottimo.
Film più che dignitoso, con personaggi stereotipati (secondo me) al punto giusto, il che facilita la recitazione, la quale risulta finalmente accettabile. È il solito Virzì, per chi lo conosce: piace o non piace. Si fa seguire bene, ma le conlusioni sono un po' troppo da Virzì.
Un bel quadro da vedere, una storia interessante con un modo di essere guardata (quello della divisione in capitoli secondo i punti di vista dei vari interpreti) che gli da quel pizzico in più. Mi è piaciuta la fotografia e la cura per i vestiti, gli allestimenti, le location. E' un film fatto con molta attenzione è che quindi emerge dalla medietà dei film italiani. Bravi gli attori, tutte interpretazioni da elogiare. Tra loro in particolare ho apprezzato Fabrizio Bentivoglio che col tempo sto imparando ad apprezzare come attore poliedrico.
Il soggetto è un romanzo di uno scrittore americano, Stephen Amidon, ambientato in Connencticut. E' ciò si avverte tantissimo. Diverse scelte di sceneggiatura come la scuola d'elite, la premiazione di fine anno, i ragazzi in divisa, il villone con campo da tennis sono cliché più tipici del cinema d'oltreoceano che nostri. La tematica del mondo malsano dell'alta borghesia sta diventando decisamente forte nel nostro tempo. Letteratura, film, serie tv, ne sono piene. Forse in una fase di crisi economica c'è bisogno o di sognare osservando vite magiche di persone che possono permettersi tutto, oppure demonizzarli facendone vedere la miseria morale dietro il velo di opulenza. Virzì sceglie per l'appunto di raccontare la disperazione e la vuotezza delle vita di questa "classe dirigente" oppure il malsano appeal che essa ha sulla gente normale, che farebbe l'impossibile per poter essere accostata a quel mondo. Le giurie hanno scelto di presentarlo come candidato italiano all'Oscar per il miglior film straniero. Tuttavia penso che sia troppo "americana" appunto come storia. Niente di nuovo per loro. Non credo avrà molto spazio, poi vedremo…
Complessivamente l'ho trovato un buon lavoro, anche se non troppo originale. Un noir fine. Tutto molto bello e molto curato, bella la satira, ma la cosa che mi è mancata è che non sono riuscito ad entrare nei panni di quella gente e il film mi è rimasto un po' "freddo" anche nei momenti drammatici.
Discreta pellicola, Virzì ci conduce all'interno di una intricata vicenda il cui susseguirsi degli avvenimenti rende piacevole la visione grazie anche ad un ritmo incalzante. Buona anche l'interpretazione dei protagonisti, su tutti una menzione particolare per Valeria Bruni Tedeschi.
Tema del film, come si evince dal titolo, il valore della vita umana, inserito nel contesto del periodo di crisi socio/economico in Italia. A rappresentare i valori negativi c'è chi della vita non ne conosce il valore, ma soltanto il prezzo, rinunciando al vero senso dell'esistenza e lasciandosi avvolgere da un pernicioso cinismo.
Metafora forse un pò scontata del senso della vita che frappone i sognatori ai materialisti per rappresentare forse quello che oggi sembra essere l'anelito più importante della società di oggi; sostantanzialmente una piccola accusa al modus vivendi moderno, che nonostante non aggiunga niente di nuovo, è ben realizzata.
finalmente anche il cinema italiano sperimenta nuove strade come lo scomporre la storia per vederla sotto prospettive differenti. niente di eccezionale invece la trama, attori davvero bravi.
Con questa virata verso le sponde oscure del thriller, abbiamo conosciuto il miglior Virzì, che non a caso, proprio quando affronta un genere non suo, mostra il meglio di sé, senza rinunciare al solito quadretto con famiglie spaccate, madri esaurite e variegato di parolacce. Il ritmo tiene alta l'attenzione, grazie anche alla scelta accattivante del flashback sincronico, nato dalle mani di Kubrick per la gioia di Quentin Tarantino. Per non farsi mancare niente, Virzì si mette addirittura a usare i droni per alcune riprese esterne, con buona pace di James Cameron, che per il suo nuovo Avatar ha qualche problemino legale con l'Agenzia statunitense dell'aviazione. Gli attori sono tutti in parte, naturali e ben diretti fin nei dettagli. Alcuni momenti con Gifuni e la Bruni Tedeschi sono da incorniciare. Lei forse rende il personaggio troppo sciocco, ma il suo "cos'è la Polizia?" è sublime. Ciò detto, è evidente che i luoghi comuni messi in scena da Paolo Virzì godano da tempo della sua attenzione esclusiva, a discapito delle famiglie felici del Mulino Bianco (al quale son girate molto le pale per questo). Stavolta infatti le gaie famigliole non l'hanno presa per niente bene e da tempo marciano sorridenti lungo i caldi e soleggiati campi di grano, chiedendo la parità del diritto allo stereotipo. Ordunque, ricchi del nord volgari e immorali, immobiliaristi (sempre del nord) avidi e corrotti e voi borghesi, eternamente falsi, porci, grassi e lerci, siete tutti avvertiti… e anche tu Virzì, stai in guardia: i tuoi luoghi comuni (comuni brianzoli per la precisione) hanno i giorni contati e presto dovrai dare spazio ad un mondo buono. Coraggio Paolo, ce la puoi fare.
Il trionfo dell'inettitudine o della stupidità tipica italiana a cui devi sentirti complice (?) Personalmente mi dissocio. Questa non è satira, ma è presa per i fondelli. Applaudire a questo film, che comunque è un film fatto dignitosamente, equivale a sostenere/incoraggiare questa Italia in piena crisi di valori. Io mi rifiuto e voto come un non classificato
Piacevole sorpresa anche se forse in alcune scene un po forzato ma la storia e le varie prospettive lo hanno reso un piccolo gioiellino. Bellino belloccio insomma un gran bel 8 !!!
Un Virzì inedito che abbandona la sua grazia, dolcezza e profondità quasi favolesca per scavare a fondo nel pessimismo e nella perdizione della società "bene", seguendo le orme di "Tutta la vita davanti", ma con l'utilizzo di atmosfere quasi da thriller.
Bellissimo, consigliatissimo, stupendo, merita tutti i premi che ha preso e tutta la pubblicità che ha avuto. Il cinema italiano, con "Il capitale umano", brilla nel (quasi) totale buio. Se non scegliamo QUESTO film per i prossimi Oscar, siamo dei ******** senza spermatozoi: anche se capisco che la Roma di Jep è sicuramente più internazionale della Brianza di Dino.
Bravissimo Virzì, ottimi gli interpreti, su tutti la Golino. Particolarmente efficace, sul piano tecnico, la scelta dei capitoli e delle sequenze ripetute sempre con maggiori dettagli. E anche il giallo incorniciato nella vicenda più ampia, con un suggestivo effetto ecfrastico.
ho aspettato mesi per vedere : il capitale umano e mi sono reso conto che ho fatto decisamente bene....sgradevole, pesante e nulla di più di quello che non sappiamo su alcuni aspetti dcella vita. il film però è fatto bene
Un voto alto fors'anche per la sorpresa che un film simile sia di Virzì; ottima costruzione (non originalissimo, ma ben eseguito..), personaggi perfettamente disgustosi (ottime interpretazioni). Unica cosa su cui porre un meno: il finale (perchè questo "lieto" fine?).
"Avete scommesso sulla rovina di questo paese e avete vinto", dice la moglie al marito, questi imprenditore cinico e privo di scrupoli. Al che risponde lui serafico "Abbiamo vinto, ci sei anche tu tesoro". Emblematica questa frase, un po' il sunto della pellicola ambientata in Brianza ma che potrebbe trovare asilo in un qualsiasi luogo del paese, ormai preda di una crisi spacciata come finanziaria ma soprattutto morale. C'è da una parte l'Italia dei poteri forti che lucra sull'altrui pelle mentre architetta investimenti più o meno leciti, dall'altra parte della barricata poveracci buoni solo a lamentarsi o nello scaricare le colpe sui centri di comando, senza rendersi conto di essere complici di quel malessere, di aver contribuito a crearlo cedendo stupidamente alla passività e all'apatia. Virzì abbandona i toni più caustici della commedia impegnata, si fa serio in questo suo spaccato sociale in cui un "incidente" innesca una serie di eventi analizzati da un triplice punto di vista. Il ciclista investito e lasciato agonizzante a bordo strada è il macabro punto d'incontro tra due famiglie "bene" di quel microcosmo esclusivo, in cui il milionario è il top dell'ambizione medio-borghese. C'è da conquistare uno status sociale: casa splendida, piscina, campi da tennis, auto di lusso, il possedere diventa la base da raggiungere con ogni mezzo, fosse pure quello di mettere a repentaglio la sanità del proprio nucleo famigliare. Lo script si fa cupo mentre a pagare sono sempre i soliti noti, certi personaggi restano in piedi nonostante condotte deprecabili che di riflesso infettano figli adolescenti. Il guizzo di speranza finale non squarcia il sudario in cui il paese è avvolto, colpito al cuore ripetutamente anche dall'estinguersi della cultura nel nome di sua maestà il profitto. Notevole l'apporto del cast, efficace nel dare vita a personaggi decisamente credibili con uno slang "lumbard" affrontato alla perfezione soprattutto da Gifuni e Bentivoglio. La debuttante Matilde Gioli è una scoperta coi controfiocchi, mentre vengono esposte le motivazioni per cui il paese non riesce più a rialzarsi. Le fondamenta sono putride, come coloro che lo reggono, e chi sta in mezzo è a sua volta perduto in utopie preparate a puntino. Virzì non punta il dito in maniera banale solo contro i benestanti, mostra infatti le bassezze tra la gente comune facendo un tutt'uno amorale a prescindere dal ceto sociale. Il suo sguardo è giustamente impietoso verso un paese in cui una vita diventa capitale umano, ovviamente monetizzabile.
Un piccolino gioiellino per il cinema italiano, sempre più alla deriva ( se non fosse per qualche commedia) proprio come la Nazionale!
bastano i commenti precedenti a miei, per sottolineare la decadenza di tutto il sistema di valori ''Italia'' dell'ultimi 30 anni , avidità, menefreghismo, opportunismo, falsità, tradimenti, disonestà, che sprigiona questo film!
ciò che magari non sembra esser sottolineato nei commenti precedenti ma a mio modo di vedere è importante è la continua menzogna dei protagonisti, mentire per ingannare, ingannare per vivere! menzogna che inganna perfino se stessi!
I nati dagli anni 80 al 2000, x me si stanno sempre più accorgendo di esser nati in una società senza punti di riferimento, una società che non ti fa vedere un '' futuro'' per questo sono completamente alla deriva: alcool, droghe, sesso occasionale, depressione, repressione, scoraggiamento e l'essere sempre più abulici. Oltre ad incolpare la società , il problema maggiore secondo me è lo sfascio con il passare degli anni dell'istituzione più importante: la famiglia.
Deve esser sempre la famiglia che deve dare il buono l'esempio, altrimenti i giovani non hanno nessuna bussola e si sentono persi e finiscono per forza di cose alla deriva più dei loro stessi genitori. significativo è quando il padre se ne va a metà cerimonia, perché il figlio non era arrivato primo o quando o quando il figlio di Gifuni chiede a serena come si era sentita dopo che aveva pizzicato il tradimento in famiglia!
L'unico barlume di speranza in tutto questo film , viene dato giustamente alla sola via di fuga possibile: l'amore.
Un film che secondo me di spietato non ha nulla, anzi é quasi rassicurante nel suo schematismo. Personaggi macchietta (veri e propri stereotipi, ci sono tutti, dal piccolo borghese meschino alla moglie dell'affarista che tenta senza successo di fuggire la propria gabbia dorata) la cui traettoria di vita all'interno del film é chiaro dal primo momento in cui appaiono sullo schermo. Se voleva essere un impietoso ritratto sociale, avrebbe dovuto almeno cercare di essere piú profondo e tagliente, meno scontato. Mi chiedo come un Francesco Rosi od Elio Petri avrebbero affrontato l'argomento...
In tutta onestà mi ero creato ben altre aspettative. Resta cmq un ottimo film, altamente sopra la media della robina che attualmente si produce nel belpaese.
A mio avviso un film riuscito. Nonostante qualche pecca e, a mio parere, qualche cliché, il film mantieni livelli qualitativi piuttosto alti. Una bella sorpresa, personalmente.
Eccellente ritratto di malcostume, corruzione e vuoto. Approvo pienamente la struttura a capitoli ed incastri. Convincente prova di tutto il cast. CONSIGLIATISSIMO.
pur detestando il giochino, tanto usato specie in alcune commedie Usa, del flashback, devo dire che il film scorre bene da ogni punto di vista: caratterizzazione dei personaggi, regia, sceneggiatura, persino la recitazione, di solito carente nei film italiani degli ultimi anni, qui è su livelli apprezzabili. Alla fine è un film che mi ha fatto molto riflettere e che descrive sia la società ricca che quella benestante con delle "escursioni" anche nella Milano popolare. Insomma un film di buon livello e devo dire finalmente, considerato le schifezze che il cinema italiano ci ha propinato negli ultimi anni.
Con "Il capitale umano" Virzì centra l'obiettivo. Molto bella la galleria di personaggi sia femminili sia maschili. Buona anche l'idea di suddividere il racconto in capitoli. Ottimo il cast. Spietata la didascalia finale, come del resto l'intero film. Consigliato.
Niente da fare, Virzì sa sempre dove mettere le mani, anche quando si cimenta con un genere non suo in una terra non sua: "Il capitale umano" è (al netto delle polemiche idiote leghiste) un film riuscitissimo, che scava nella psiche di personaggi amorali e miseri. Anzi, di più:
saranno proprio i personaggi più amorali e più miseri ad uscire vincitori, mentre i più puri (ma neanche tanto) continueranno, presumibilmente, a condurre esistenze difficili.
Era da tempo che non si vedeva tanta disillusione nel cinema italiano, e per giunta scritta e girata così bene: un grande applauso.
Non ci siamo, mi aveva illuso il primo capitolo su Dino, con Bentivoglio in forma che da' corpo a un personaggio vero, un po' macchiettistico ma interessante. Dopo la prima mezz'ora, il film crolla: nessuna emozione, il capitolo con la Bruni Tedeschi interminabile, la storia del teatro stucchevole. Ma e' un'attrice? Ha una voce irritante e sembra costantemente fuori posizione, apatica, una passante sul set. Il film presenta un sacco di ingenuita' e sopratutto il difetto principale che Virzi' si porta ormai dietro: la retorica prevedibile (fosse almeno imprevedibile...), che trionfa nel finale ma investe un po' tutta la pellicola. La carriera di Virzi' assomiglia a una campana di Gauss: ha raggiunto l'apice con l'ottimo "Tutta una vita davanti", con un prima e un dopo desolanti. Non do' un voto piu' basso per la bella prestazione di Bentivoglio e, in parte, Gifuni.
Il finale e' pieno di chicche.. ma questa le batte tutte: Serena sa di essere sotto controllo del Conte Uguccione, il suo telefono sicuramente controllato, e cosa fa? Non trova di meglio che scrivere (e magari persino spedire, tanto gia' che c'e'...) una.. mail? messaggio FB? al suo grande amore in cui rivela che e' lui il colpevole, con nome e cognome. Applausi a scena aperta, oserei invocare la standing ovation. Non solo, ma non ci viene detta mezza parola su come la Sere prende il fatto che il babbino ha fatto mettere in carcere il suo amorino. Oltre che la Roberta, che sembrava tanto amare la Sere, nel finale va tranquillamente con Bentivoglio al party di Gifuni.. quindi non sembra avercela molto col Benti, nonostante il Benti dovrebbe essere ai ferri cortissimi con la Sere. Mah!
Dai voti, ritenevo un film migliore. Di certo non il migliore di Virzi'. Personaggi stereotipati al massimo: il leghista alla riunione sul teatro ( i una tristezza infinita) lo scittore alternativo un po' sfigato, la tipa che lasciaquello ricco per stare con un debosciato senza art ene parte, ecc. Non c'e' neanche un pizzico di ironia che caratterizzava le opere precedenti, ma una storia scialba, poco interessante con personaggi poco caratterizzati ad eccezione di uno straordinario Bentivoglio ed una bravissima Bruni Tedeschi che reggono da soli tutto il film.
Mah, non lo so! i giudizi dei miei colleghi cinofili qua sotto mi parono un tantino alti. per la carità, tecnicamente è un filmone che non ha niente da invidiare a quelli strafighi degli americani del quartiere holliwood, ma c'è un però. la storia non è che sia proprio geniale, tutto abbastanza nella norma, solo che appunto la regia ecc ecc ecc è roba di prim'ordine, quindi si è portati a vedere oro anche dove luccica il cartone colorato con luniposca a punta dorata, se mi spiego. bellino ma non spaziale insomma
Film italiano dell'anno, "Il Capitale Umano" è un ritorno in grande stile di Virzì che si mette al servizio di un soggetto molto forte riuscendo a fare quello che oramai non riesce da tempo nemmeno ai grandi autori italiani. In primo luogo il romanzo de "Il capitale umano" è tipicamente anglosassone e nelle tematiche e nello stile, Virzi insieme a Francesco Bruni, fanno un lavoro monumentale, riuscendo ad ambientare il film nel contesto italiano senza nessuna forzatura ma anzi, grazie alla perfetta localizzazione della Brianza, riescono a presentarci un'Italia inedita ma reale. Lo stile è l'elemento in più, Virzì riesce tramite un montaggio che definire eccezionale è riduttivo, a raccontare la stessa storia da vari punti di vista, tutto combacia alla perfezione e il contrasto tra apparenza e realtà è quantomai vivo. Inoltre evita un giudizio morale, da uno che è partito da Ovosodo è encomiabile, è vero che c'è una forte connotazione sociale ma le vittime risultano essere gli uomini, vittime dei loro sistemi e delle loro regole. E poi Valeria Bruni Tedeschi ammetto che è stata una sorpresa, il suo personaggio è di un'umanità inedita ma vera. Forse l'unico che non convince in pieno è Bentivoglio, troppo preso nel voler farsi odiare quando invece il suo personaggio sarebbe dovuto essere reso in modo diverso.
"Il Capitale Umano" è un film internazionale di grande respiro e soprattutto di grande cinema che può essere apprezzato ovunque e rappresenta un grande salto nella carrierà di Virzì-
Da Virzì non avevo grandi aspettative ma devo dire che il film mi ha colpito positivamente, la trama e la realizzazione sono buoni (per essere un film Italiano....). Quello in cui pecca sono decisamente gli attori, Bentivoglio a parte non ce n'è uno che si sia un minimo impegnato nella recitazione, certamente le parti del "milanès" di turno non aiutavano a dare il meglio....
Una storia ben congegnata ed emozionante, con personaggi ben caratterizzati ed estremamente credibili. Buona la scelta di raccontare la stessa scena più volte da diversi punti di vista e geniale il titolo, che si capisce solo poco prima dei titoli di coda.
Un film davvero ben riuscito, ottimamente interpretato, denso e profondo, e dalla trama ingegnosa e credibile. Una commedia umana ambientata nel profondo nord, ma che parla dell'Italia tutta e all'Italia tutta.
Concordo nel definirlo uno dei migliori film italiani degli ultimi anni. Il primo capitolo è perfetto per tensione e tenuta della sceneggiatura, Bentivoglio (che non ho mai troppo sopportato) in stato di grazia. A volte leggermente scontato (l'evasione della ricca borghese, l'amore testardo dell'adolescente), forse manca una introspezione psicologica originale per definirlo un capolavoro, ma la regia e il montaggio sono eccellenti, come gli attori tutti.
Concordo con chi ha trovato forzate alcune scelte e troppo stereotipate situazioni e personaggi. La parte dell'allocco e' caricaturale, quasi grottesca. Ma il film tutto sommato funziona.