il grande freddo regia di Lawrence Kasdan USA 1983
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il grande freddo (1983)

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locandina del film IL GRANDE FREDDO

Titolo Originale: THE BIG CHILL

RegiaLawrence Kasdan

InterpretiWilliam Hurt, Glenn Close, Tom Berenger, Kevin Kline, Jeff Goldblum, Mary Kay Place, Meg Tilly, JoBeth Williams, Mary Beth Hurt

Durata: h 1.43
NazionalitàUSA 1983
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 1983

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Trama del film Il grande freddo

Per i funerali del vecchio amico Alex arrivano i compagni che insieme a lui avevano vissuto gli anni lontani ed entusiasmanti del college: Anni Sessanta, fatti di scoperte esistenziali e di impegno politico. Un weekend pieno di ricordi, di ironie, di nostalgie.

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Voto Visitatori:   7,14 / 10 (50 voti)7,14Grafico
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Voti e commenti su Il grande freddo, 50 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Zazzauser  @  19/12/2012 01:40:21
   6 / 10
Un gruppo di compagni dell'Università si ricompone dopo anni, in occasione del suicidio del loro vecchio amico Alex. La tragedia diventa pretesto di riflessione, di rivalutazione interiore e di analisi esistenziale: otto personaggi, otto percorsi di vita, scelte diverse, insoddisfazioni, rimpianti e rimorsi, e soprattutto il tentativo di rievocare forse per l'ultima volta quell'atmosfera intima e disinibita della giovinezza ormai perduta.
Le premesse sono ottime, ma l'infinita verbosità didattica di questo film di Kasdan lascia un grosso punto interrogativo: quale insegnamento dobbiamo trarne?
Il film purtroppo risente malamente dell'effetto degli anni, ed oggi suona davvero troppo come ritratto generazionale/operazione nostalgia per la generazione rimasta legata all'era sessantottina, segnata nel profondo dall'esperienza del Vietnam, e soprattutto insofferente nei confronti del cambio d'epoca, gli anni '80 degli yuppie e dei giovani e rampanti uomini d'affari.
Intellettualismo, amore libero, grande Musica dell'era d'oro del rock, filosofia spicciola e marijuana si fondono in una piccola villetta che diventa la casa del ricordo, nel tentativo di rivivere - e rendere di nuovo immobili, eterni - quei momenti di serenità e spensieratezza. L'idealismo, i valori, i sogni si scontrano col mondo reale, la rinuncia e l'adattamento sembrano dolorose necessità, ed il costo del loro rifiuto è la depressione e la morte: ma il concetto è statico. In mezzo a quella fiumana di parole si perde il senso profondo di ciò che viene raccontato e lo spettatore esce confuso nel cercare di ricomporre le tessere dei pensieri e dell'anima dei protagonisti. Cosa vogliono veramente? Cos'hanno fatto per rendere soddisfacente la propria vita? Cosa hanno imparato dalle proprie esperienze? Non c'è conclusione, solo slancio (neanche troppo emotivo) rivolto al passato e nichilismo imperante.
Certo il cast, forte della propria coralità, è affiatato e conta su alcuni dei grandi mattatori dell'Hollywood anni '80 (Kline, Hurt, Goldblum, Glenn Close), tuttavia oggigiorno "Il Grande Freddo" rimane solo un comedy-drama out of time, che perde gran parte del suo senso per lo spettatore estraneo alle realtà di cui parla.

1 risposta al commento
Ultima risposta 17/08/2015 11.43.20
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  12/01/2011 00:12:04
   9 / 10
Tra canzoni del passato, erba da fumare, riflessioni profonde, filosofie più o meno importanti, voglia di cocaina, relazioni sentimentali o amorose precarie e transitorie, fluiscono i ricordi di un gruppo di ex amici universitari che si ritrovano circa una decina d'anni dopo la fine degli studi. E hanno modo di confrontare i caratteri, le aspirazioni mancate e quelle raggiunte controvoglia, le scelte sbagliate e le vite vissute al posto di altri.

Sono quasi tutti ben collocati nella società: c'è chi fa l'attore di successo, il giornalista logorroico, il medico riciclato come casalinga, l'avvocato tirapiedi, il titolare di imprese le quali stanno per essere inglobate da multinazionali affamate, e chi invece è un tormentato reduce dal Vietnam alle prese con rimedi non proprio ortodossi. Molti di loro hanno speso male il proprio tempo: il miraggio della famiglia felice con tanto di figli si rivela un peso e un impedimento (anche se c'è chi invece sogna di rimanere incinta).

Sono lontani i tempi dei corsi universitari frequentati insieme: i contatti si sono allentati e si è perso il senso di ogni avvenire. Dalla bambagia al mondo vero, la vita si è rivelata in un lampo e le prospettive sono cambiate. Per questa compagnia composta da 7/8 persone, tutte sui trent'anni, non era previsto scendere a compromessi (non necessariamente negativi); si sono adattati, ma hanno anche portato con loro qualcosa dell'idealista temerarietà e dell'immaginazione degli anni della lotta. Entrano così in contatto con il mondo del successo individuale e del declino degli affetti, nel quale la vita sembra non essere tanto sicura: se prima ci si vestiva per vivere, adesso è facile agghindarsi per morire. Alex, l'amico suicida, lo sa bene.

Le apparenti migliorie, le vite agiate, appaiono tutte come cose superficiali, scomodi bilanci in rosso. Si tenta di fissare il momento e fermare/filmare l'attimo attraverso l'uso di una videocamera, per creare situazioni durature che parlino di loro, alleati alla deriva eppur sempre egocentrici.
Le chiacchere della comitiva di amici sono ben intervallate e accompagnate dalla straordinaria colonna sonora dovuta ai pezzi dell'epoca. I nomi sono quelli dei Rolling Stones, Aretha Franklin, Percy Sledge, Beach Boys, Steve Miller Band, Spencer Davis, Temptations, Marvin Gaye. Tutte musiche che non commentano, ma si limitano a sostenere in maniera indiretta l'emozione del momento.

Grazie a un umorismo pressante, "The big chill" è anche divertente, un esame in chiave comico/leggera del tipo di stress a cui i personaggi sono sottoposti. Un equilibrio di insieme davvero invidiabile, permeato da uno stile rilassato e graffiante allo stesso tempo. Racconta qualcosa di specifico che poi è diventato universale, senza rilievi laudativi; si avvale solo di una forte agitazione mentale che si trasfigura in una virtù abituale e in un limpido omissis.
Saggia e a tratti adulatrice fotografia di un gruppo un po' frustrato, sostenuta da conversazioni torrenziali e da un'ottima equipe di attori, dai quali emergono un favoloso William Hurt e un ricreativo Jeff Goldblum, "Il grande freddo" è diventata meritatamente una pellicola che porta nel titolo un modo di dire famoso ed eterno.

E ci ricorda che ciò che ci aspetta è un paio di scarpe nuove per tutti. Destinate a una generazione dopo l'altra.

6 risposte al commento
Ultima risposta 12/01/2011 17.40.06
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Gruppo COLLABORATORI peter-ray  @  24/08/2008 02:04:52
   3½ / 10
Se non fosse per la colonna sonora questo film meriterebbe 1

Un Cast magnifico
una colonna sonora maledettamente bella.

Ma il film in sè è di una noia mortale.

Tutto il tempo a parlare di questo maledetto Alex in frammenti di ricordi di una vita passata.... ma sti ca*zi!!! Che OO

I contenuti sono molto mal sviluppati


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1 risposta al commento
Ultima risposta 25/04/2010 18.49.09
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  20/01/2008 13:01:14
   5 / 10
In assoluto il record di dialoghi per metri di pellicola, talmente prolisso di parole da non riuscire a seguirne una delle situazioni che si sono venute a creare. A parte qualche picco cinematografico come chiedersi quale sia l'atto di concentrazione più estremo (suicidio, masturbazione o cag.are) non si può dire sia un film molto scorrevole, per lo più noioso, supportato solo da un'ottima quanto malinconica all'ascolto, colonna sonora. Sette sono le personalità ben distinte, sette i protagonisti tutti presentati all'inizio, dall'attore, al giornalista, al tossico/psicofarmaco-dipendente che arriva tardi anche al matrimonio.

2 risposte al commento
Ultima risposta 25/08/2008 12.08.57
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Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  30/10/2007 23:45:44
   7½ / 10
Per il funerale del defunto Alex si ritrovano dei vecchi amici, i quali decidono di trascorrere insieme il week-end nella casa dove si è tenuto il ricevimento funebre. E' l'occasione per ciascuno di confrontarsi e fare i cosiddetti bilanci, da cui emergeranno esistenze non prive di frustrazioni, insoddisfazioni e rimpianti. Nonostante ciò, tuttavia, spicca la sincera amicizia che lega tutti quanti e che sembra riscattarli da una vita, altrimenti, inutile e insulsa.
A mio avviso, si tratta di un film positivo e conciliante: Kasdan sembra dirci che la sofferenza è una inevitabile componente della vita, che la felicità intesa come esistenza scevra dal dolore è una chimera, ma che tuttavia ci sono cose, come l'amicizia o i figli, che rendono la vita qualcosa di unico e straordinario, che vale sempre la pena di vivere. A questo proposito, egli sembra ammonirci contro l'insensatezza e la stupidità del gesto estremo del suicidio come soluzione ai propri problemi.
Una particolare nota di merito va alla colonna sonora decisamente azzeccata.

1 risposta al commento
Ultima risposta 31/10/2007 00.00.56
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The Monia 84  @  07/03/2007 14:52:09
   8 / 10
Senz'altro una delle migliori interpretazioni di Kevin Costner! Ovviamente, scherzo. Penso che questo film sia uno dei migliori per come analizza in maniera amara e divertente un'intera generazione.
Sostenuto da una colonna sonora travolgente e malinconica e da un'ottima compagnia di attori.

2 risposte al commento
Ultima risposta 07/03/2007 16.09.05
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Gruppo STAFF, Moderatore priss  @  06/03/2006 17:23:58
   6½ / 10
un film cult per i nostalgici (di cosa poi devo ancora capirlo), ma se proprio dobbiamo dirla tutta non ha proprio resistito alla prova del tempo.
ottima colonna sonora e cast di future stelle di prima grandezza

3 risposte al commento
Ultima risposta 16/03/2006 00.15.05
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wight  @  12/03/2005 20:52:25
   2 / 10
Puro delirio nichilista. Non è lo svolgimento da bocciare, ma i contenuti.

3 risposte al commento
Ultima risposta 20/01/2008 13.06.37
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