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Sontuoso affresco di un'epoca violenta e sanguigna che non esiste più e che ha posto le basi del capitalismo a stelle e strisce. Nelle due ore e passa di durata vengono affrontati vari temi, dalla sacralità della terra messa a repentaglio dal sopraggiungere del progresso al difficile rapporto padre/figlio, dalla sete di profitto che rende l'uomo cieco alla critica di quella branca evangelica furba e profittatrice che è rappresentata dal bieco predicatore Eli. Su tutto si staglia la figura imponente e materialista del protagonista, un eccelso Daniel Day-Lewis, superuomo self-made che nel suo rampantismo professionale fatto di tappe prestigiose e scelte a volte discutibili non riesce a scendere a compromessi e non si lascia deconcentrare da nessun genere di distrazione (né donne, né figli, né altri famigliari ). Bellissimi i primi 20 minuti, muti e dolenti, che oltre a far sembrare il film un vago western di frontiera stanno a sottolineare la fatica e le insidie che si nascondono dietro il lavoro fisico dei cercatori d'oro e d'argento ( e ovviamente anche di chi cerca il petrolio ).