il sipario strappato regia di Alfred Hitchcock USA 1966
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il sipario strappato (1966)

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locandina del film IL SIPARIO STRAPPATO

Titolo Originale: TORN CURTAIN

RegiaAlfred Hitchcock

InterpretiPaul Newman, Julie Andrews, Lila Kedrova, David Opatoshu

Durata: h 2.10
NazionalitàUSA 1966
Generespionaggio
Al cinema nell'Aprile 1966

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Trama del film Il sipario strappato

Nell'Europa della guerra fredda, il fisico americano Armstrong va a Copenhagen per un congresso internazionale. Qui, tra l'incredulità di tutti e la costernazione della fidanzata, annuncia di voler passare a lavorare con gli scienziati d'oltre cortina. L'incredibile voltafaccia nasconde però ben altro: Armstrong infatti vuole intrufolarsi nei santuari nucleari dell'Est per carpirne i segreti a vantaggio degli Usa.

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Voto Visitatori:   6,72 / 10 (37 voti)6,72Grafico
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Voti e commenti su Il sipario strappato, 37 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  16/03/2009 18:03:15
   7½ / 10
Tecnicamente è un film ineccepibile. Riesce a prendere lo spettatore e a emozionarlo come pochi altri film di Hitchcock. Il maestro lavora soprattutto sull'identificazione dello spettatore nel protagonista, il quale ha tutto quello che può "arruffianare" lo spettatore medio: bellezza fisica, intelligenza, virtù da cittadino perbene middle-class. Il personaggio femminile subisce il fascino di questa persona come noi tutti che guardiamo il film. Poi viene creata ad arte nello spettatore/compagna del protagonista una reazione di sorpresa dovuta ad un comportamente strano e misterioso del protagonista. In questa maniera, oltre all'identificazione emotiva, si provoca anche la curiosità, l'interesse, la voglia di sapere. Il "dissidio" dura però poco in quanto si svela quasi subito la vera causa dell'imprevisto voltafaccia e ciò non fa altro che esaltare ancora di più la figura del protagonista e renderlo ancora più amabile. Veramente viviamo in prima persona le sue avventure e tifiamo allo spasimo per lui. Il divertimento e il coinvolgimento sono così assicurati, nonostante le lungaggini e le prolissità frequenti. Da segnalare che le scene di lotta sono molto più cruente rispetto al passato.
Peccato però che dietro un congegno così efficace non ci sia una storia all'altezza o almeno qualcosa che dica di più di un semplice coinvolgimento emotivo in un protagonista idealizzato.
Il tema dello spionaggio è un classico dei film di Hitchcock. In passato però l'ha affrontato in maniera meno convenzionale e più sottile. Nel "Prigioniero di Amsterdam" ad esempio c'era chi faceva il doppio gioco e i caratteri erano molto più bilanciati. Le parti in gioco erano più sfumate e complesse. In "Notorius" il "cattivo" aveva una caratterizzazione più approfondita e umana e anche in "Prigionieri nell'Oceano" il cattivo era una personalità molto complessa. Qui ci si avvicina al modello dei cattivi del secondo "L'Uomo che sapeva troppo".
In questo film tutti i rappresentanti del mondo oltre cortina soffrono di forzature negative. Ci si trova davanti a due modelli: il ligio e lo zelante (e ce n'erano veramente tanti, anzi la maggioranza se si accetta il quadro fornito dal film) e l'oppositore segreto (in genere buono, dalla faccia simpatica, oppure psicologicamente distrutto dal regime come nella un po' forzata contessa polacca). Insomma c'è una separazione netta fra buono e cattivo come in genere non si vedeva nei film di Hitchcock.
Tra l'altro la sceneggiatura mostra molti punti deboli. Armstrong si vede fin dall'inizio che fa il doppio gioco, proprio per la scarsa convinzione con cui perora le nuove idee. Insomma Hitchcock non vuole urtare la sensibilità prodotta in Occidente dalla guerra fredda, creando un film che non dia un quadro netto e definito delle parti in gioco.
Si vede che stavolta Hitchcok ha voluto andare proprio sul sicuro visti gli scarsi successi dei film precedenti. Missione riuscita a metà. Il film è tecnicamente ottimo ma non si caratterizza particolarmente dagli altri film di genere.

1 risposta al commento
Ultima risposta 16/03/2009 18.04.43
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  29/03/2008 18:14:31
   6 / 10
Come Wilder anche Hitchcock ha i suoi punti deboli in fatto di tematica, e gli spionaggi internazionali della guerra fredda non gli riescono troppo bene.
Come il successivo "Topaz" anche "Turn curtain" è tra i suoi film meno riusciti, segna la fine del sodalizio con il più grande compositore di tutti i tempi Bernard Herrman e segna l'inizio della parabola discendente della propria carriera.
Di buono c'è l'interpretazione di Paul Newman, e la fotografia, per il resto manca del tutto di suspense, a parte qualche raro caso e soffre di una sceneggiatura approssimativa e fiacca, una spia furba ed intelligente come Armstrong non lascia tracce così grossolanamente come è successo nel film, mi riferisco al P greco lasciato disegnato sulla terra ad esempio.
Anche la colonna sonora non ha niente di memorabile.

3 risposte al commento
Ultima risposta 27/12/2008 15.55.45
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  05/05/2005 22:34:17
   6 / 10
Hitch non è nè La Carrè nè Graham Greene e le tematiche da "guerra fredda" non fanno per lui. E così dopo l'ennesimo tributo alla psicanalisi in "Marnie" negli ultimi lustri della sua carriera si è lasciato catturare non tanto da tematiche estranee ma dalla vocazione pretenziosa di rileggere con uno spirito alquanto progressista i temi politici. Newman stesso non è un'attore adatto a Hitch, la sua recitazione non è mai sommessa e "dominata" dalle idee del regista ma particolarmente impostata sull'actor's studio. Che le bizze tra i due siano state parecchie è cosa di cui molti sanno. Forse varrebbe l'autocritica di Newman quando ammette che certe volte la sua recitazione è enfatizzata e influenzata dai suoi trascorsi da Strasberg. Il punto è che Torn Curtain è un convenzionale film di spionaggio, che riesce nella difficile impresa di generare distacco e scarso coinvolgimento anche nei non rari momenti dove la tensione dovrebbero implodere (l'odissea dei profughi in autobus, per es., o la rappresentazione teatrale) . C'è sempre un divario non casuale tra l'azione e l'imprevisto costante eppure stavolta Hitch non coinvolge e non è coinvolto. Forse per colpa dello script. Il momento migliore - anche il piu' cruento - è la lunga lotta nella cucina tra coltelli e forni, dove la vittima fa una fine degna dei peggiori incubi Grimmani. Ma resta un film irrisolto e prolisso, che non diverge poi tanto da molti altri del genere molto in voga negli anni sessanta. Che almeno in parecchi altri casi erano venati di un fine erotismo. Meglio il simpatico "intrigo a stoccolma" girato da Robson nel 1964 con lo stesso Newman e parodia dichiarata del cinema di Hitchcock

6 risposte al commento
Ultima risposta 16/05/2005 22.21.15
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