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Il fisico americano Armstrong, accompagnato dall'assistente-fidanzata Sarah, si trova in Europa per partecipare ad una conferenza, ma vuole entrare in contatto con i fisici della Germania Est per lavorare ad un progetto su un missile anti-missile rifiutato dai suoi connazionali. In realtà, il professore è deciso a fingersi un traditore della patria per poter rubare la vera formula ai suoi avversari, ma ad impedirgli il corretto adempimento del piano si pone l'ostinata e testarda fidanzata.
Uno degli ultimi film del grandissimo e prolifico regista inglese, "Il sipario strappato" non rientra sicuramente tra le sue migliori pellicole e cioè tra quelli che sono dei veri e propri capolavori indimenticabili. Ma nella lunghissima filmografia di Hitchcock è quasi impossibile riuscire a trovare una pellicola di per sé deludente o poco soddisfacente; l'unica nota negativa che si può riscontrare nei suoi film "minori" è proprio il fatto di non riuscire a raggiungere le altissime vette che in altre occasioni ha raggiunto e persino superato.
È questo uno di quei casi in cui non si può gridare al miracolo, ma che comunque ci dimostra come, anche se poco ispirato o poco aduso a determinate tematiche o generi cinematografici, Hitchcock riuscisse sempre a sfornare pellicole di qualità e di spessore registico e non solo.
"Il sipario strappato" è una spy-story sulla scia di quelle che all'epoca impazzavano al cinema, soprattutto quelle con protagonista il mitico 007, che però non risulta coinvolgente e fomentatrice come lo erano le sue simili. Nonostante qualche difetto in fase di creazione della suspance, del pathos o dell'immedesimazione degli spettatori con i protagonisti, cosa che gli è riuscita perfettamente e inimitabilmente in moltissimi altri film, la pellicola risulta essere comunque altamente godibile e decisamente apprezzabile sotto diversi punti di vista a partire dai due attori protagonisti, interpreti di due personaggi molto particolari e ben caratterizzati.
Lui, il magnetico e forse fin troppo misurato Paul Newman (le bizze tra attore protagonista e regista, riguardanti la tecnica dell'Actor's studio, sono ben note), incarna l'uomo tutto d'un pezzo, pronto a sacrificarsi per la propria patria a costo di apparire agli occhi della propria fidanzata un terribile traditore; lei, la bellissima e quasi svampita Julie Andrews (è lei il personaggio più particolare della pellicola, quello con il quale lo spettatore simpatizza maggiormente), incarna la donna perdutamente innamorata, pronta a tutto pur di rimanere accanto al proprio uomo, ma motivo e causa di non pochi guai e intoppi nel proseguimento del piano altamente segreto portato avanti dal professore.
Il tema dell'amore e del dovere, chiodo fisso del regista, è qui fortemente presente anche se in misura minore rispetto, ad esempio, a quel grandissimo capolavoro che è "Notorious" (altra storia di spionaggio inserita in un contesto completamente diverso), e la tribolata avventura di questi due personaggi ne è un esempio lampante: pur di rimanere fedele al proprio amore lei è disposta a diventare una traditrice al pari del suo uomo (anche se sappiamo benissimo che in realtà non è affatto così), e pur di non perdere la sua donna lui è disposto a mettere a repentaglio la propria missione, palesandola in ogni suo particolare alla fidanzata. A fare da perfetto contraltare a queste figure al contempo eroiche ma molto umane, una serie di personaggi altamente caricaturizzati (una sorta di anti-comunismo, risultante dalla caratterizzazione dei tedeschi, è perfettamente palpabile), a partire dal professor Lindt, colui il quale distrattamente e stupidamente consegnerà la formula del missile al professor Armstrong (risulta poco credibile che una formula di cotale importanza si riduca a poche cifre scritte su una lavagnetta, ma questi sono particolari ininfluenti che poco contano quando si tratta di analizzare una pellicola), in preda ad una sorta di impeto d'orgoglio e di vanità che lo metterà alla berlina ai nostri occhi, proprio perché inconsapevole del fatto di rivelare un segreto importantissimo proprio al suo nemico.
Tre sono le sequenze che rimangono impresse su tutte le altre, soprattutto per la tensione e l'abilità con la quale sono orchestrate dalla sempre abile e furbissima mano del Genio: quella nella quale il professor Armstrong si reca in un museo per depistare lo "scagnozzo" messogli alle calcagna dai suoi neo-colleghi tedeschi poco fiduciosi nei suoi confronti (qui l'uso del sonoro è di fondamentale importanza con il suono dei passi dei due personaggi che si susseguono alternativamente creando una certa tensione); quella dell'omicidio di suddetto scagnozzo nella villa di campagna di un componente della "setta" Pi greco (organizzazione che tenta di aiutare il professore e la sua fidanzata), portato avanti lungamente e molto lentamente con diverse armi, a partire da un coltello da cucina fino ad arrivare al gas del forno (con questa sequenza Hitchcock ha voluto dimostrare quanto possa essere difficile uccidere un uomo, soprattutto per chi non è avvezzo a determinate "pratiche"); e quella della fuga dei due protagonisti e di altri componenti del Pi greco a bordo di un finto autobus, guidato da un finto autista, forse unico vero grande momento di suspance della pellicola.
Con un finale alquanto rocambolesco, incentrato sulla fuga a bordo di una nave all'interno di due cesti per i costumi di uno spettacolo teatrale (la ballerina dello spettacolo è uno dei personaggi più ironici e al contempo "antipatici" della pellicola), "Il sipario strappato" si farà ricordare anche per la solita apparizione del regista, qui seduto al centro della hall di un albergo con un bambino in braccio che gli fa la pipì addosso.
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Recensione a cura di A. Cavisi - aggiornata al 11/02/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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