inland empire regia di David Lynch USA, Polonia, Francia 2006
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inland empire (2006)

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locandina del film INLAND EMPIRE

Titolo Originale: INLAND EMPIRE

RegiaDavid Lynch

InterpretiJulia Ormond, Scott Coffey, Justin Theroux, Harry Dean Stanton, Jeremy Irons, Laura Dern, Mary Steenburgen, Nastassja Kinski, Michael Paré

Durata: h 2.52
NazionalitàUSA, Polonia, Francia 2006
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2007

•  Altri film di David Lynch

Trama del film Inland empire

A Inland Empire, zona residenziale ai margini di Los Angeles, una donna è in grave pericolo...

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Voto Visitatori:   7,75 / 10 (269 voti)7,75Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
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Voti e commenti su Inland empire, 269 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Caio  @  14/02/2007 03:55:46
   10 / 10
David Lynch sta al cinema come Michelangelo sta alla Cappella Sistina: entrambi costretti ad esprimersi con un linguaggio che non gli appartiene, che sentono inadatto a spiegare il mondo. Eppure la loro opera, per quanto sofferta, agitata e tumultuosa, ha in sè tutta la carnalità dell'esistenza. Inland Empire, prima di essere la storia, o le storie di tutti voi, è un elogio (o forse un inno di disprezzo?) al cinema. Il cinema come un baraccone da circo, un trucchetto per prestigiatori; ma anche luogo dove si riflette il mostro che è in noi. Lynch fa il suo spietato gioco con lo spettatore, utilizzando le armi del mestiere con una tale classe da ipnotizzare lo spettatore, al punto che egli ha solo la vaga sensazione che il film sta scavando a fondo. Lynch gioca, destruttura gli elementi che compongono la narrazione filmica in singoli frammenti: il suono, le atmosfere, i dialoghi, le inquadrature , e le mischia insieme ,come farebbe un esperto regista. Con un approccio quasi minimalista ai meccanismi cinematografici, Linch invade la mente dello spettatore con le suggestioni risolutive del thriller hitchockiano (in un momento si vede un frigorifero sopra a un grande orologio in un'atmosfera di suspence: la suspence è attesa e brivido...orologio e frigorifero), con i momenti idilliaci del melodramma, con i dialoghi sporchi e violenti del pulp, con l'illusione melanconica del musical, con le presenze sinistre dell'horror made in japan (pensate alla sequenza terrificante della donna che si avvicina per abbracciarvi!), con le inquadrature in primo piano del western (il dialogo con la vecchia vicina di casa: due tazze di caffe servite come due revolver!). Linch decompone i singoli frammenti e li combina insieme, provocando effetti di straniamento che invadono lo spettatore, giocando con le contraddizioni delle sue certezze e delle sue emozioni di fronte alle immagini. Già solo per questo Iland Empire si situa al di fuori di ogni forma di categorizzazione, compresa quella che lo vuole come narrazione priva di senso: come in gioco di scatole cinesi, infatti, vi sono tante piccole narrazioni, ognuna delle quali incompleta e parte di un più grande disegno che attraverso la protagonista arriva fino allo spettatore, il quale proietta nel film la propria stessa vita. Ed è qui la grandezza di quest'opera: nella sua capacità di diventare reale nel momento stesso in cui si offre a noi, come se ciò che si vede stesse accadendo in quel preciso momento, o è accaduta, o ancora è uno dei tuoi inevitabili futuri. Lo schermo del cinema diventa così, come vuole Inland Empire, un semplice pezzo di stoffa in cui è possibile vedere "attraverso": guardarsi dentro, almeno un pò. Vi sono il miracolo e l'orrore che convivono insieme nella mente umana, come l'omicidio e la nascita, l'ipocrisia e l'altruismo, l'amore e l'odio, le scelte e l'inevitabile. E' come uno di quei sogni da cui non ci si risveglia mai del tutto, e che lasciano indelebile la loro sensazione per tutta la vita: uno di quei sogni che oscillano sempre tra incubo e idillio, che sono al di fuori di ogni temporalità, eterni e fugaci nello stesso tempo. Uno di quei sogni che lentamente si dissolvono, come il ricordo del film, lasciando solamente la sensazione di quel "qualcosa" che ci ha turbato, e che forse non dimenticheremo mai.

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Ultima risposta 14/02/2007 17.38.58
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  14/02/2007 01:52:05
   9 / 10
"INLAND EMPIRE", tutto maiuscolo, a caratteri cubitali, come se contenesse (presuntuoso?) l'essenza di tutto il cinema.
Se è vero, come diceva Bogdanovich già decenni fa, che nel cinema "tutto è già stato detto", Lynch esibisce l'unica chiave di lettura possibile, quella di frammentare, dividere, sconnettere il cinema dalla sua essenza originaria.
Ne esce un gigantesco puzzle psicanalitico che potrebbe condurre a tante strade diverse (ehm perdute) e incasellare tutti gli script possibili per la vanità smaccatamente effimera di qualche neo-cineasta in cerca di gloria.
Non ho rivisto, non ancora, "Inland empire": il mio ricordo resta quello della visione (maledetta) alla Mostra del cinema di Venezia, quando ho vissuto il "mistero" (eh già) della sua proiezione speciale...
Una coda sfiancante all'alba con i lynchiani pronti ad accappararsi il biglietto per la sera alle 7 del mattino, nel suggestivo e felicemente imprevisto dispensatore di caffè e croissant per i piu' coraggiosi provvisti di sacco a pelo (hanno dormito là).
Altro mistero: tanto sforzo per scoprire, la sera, che i posti disponibili c'erano ancora. Un battuage lynchiano?

Poi sprofondavo nella mia sedia, inchiodato alle immagini, e tutto quello che avevo faticosamente dedotto (sempre se sia giusto dedurre qualcosa) viene precocemente rettificato.

Probabilmente la chiave di lettura (se c'è) è legata al cortometraggio "rabbits", che Lynch ripropone in alcune sequenze e che io non ho visto, di cui piu' o meno conosco la chiave metaforica (un rapporto di coppia minato da una terza persona? un segreto inconfessabile ("I have a secret")? Forse un delitto?) e che non si sa quanto sia plausibile ai fini della trama o semplicemente dotato di elementi in grado di fornire soltanto qualche indizio.
Oppure c'è stata davvero una storia d'amore importante, ma tra l'attrice Nikki Grace (Laura Dern) e il regista Kingsley (Irons).
Poi dovremmo interpretare la storia del remake da un film incompiuto dove "i principali attori sono morti assassinati", dello script tratto da un racconto polacco, del delirante titolo della nuova pellicola ("Fra le stelle in grigi domani" - squisitamente ironico), o della ragazza che piange, della prostituta e del suo cliente, della donna ferita e spaurita, o anche delle frasi - a detta di qualcuno determinanti - pronunciate da Harry Dean Stanton nel set del film.

Mi chiedo solo che importanza abbia tutto questo, e infatti non ne ha: Lynch gioca abilmente con se stesso, ma anche con le aspettative della gente ("credo di capire piu' di quanto lasci intendere" si sente dire a un certo punto) e crea il suo incubo piu' allucinato, e francamente piu' esilarante di sempre: scherza con la morte con un'ineffabile humour nero che riproduce tutte le nefandezze dei mass-media contemporanei ("stai morendo, mia cara"), crea labirinti dove i suoi personaggi sono prigionieri e al tempo stesso liberi dai loro ruoli prefissi, fa della splendida Laura Dern una, due, piu' donne (come la moglie Susan) con un'empatia inconscia e attitudinale che fa sembrare Cassavetes ("La sera della prima") un dilettante.

E se "le azioni hanno le loro conseguenze" il nodo cruciale di INLAND EMPIRE sta tutto nell'identificazione di un pubblico uno spettatore che attende beffardo di plasmarsi nel glamour morboso del delitto, quasi dipendente dall'emblematico "odore del sangue"

Se dovessi addossare una colpa a "INLAND EMPIRE" è forse nella parte centrale, quando il meccanismo rischia davvero di perdersi in se stesso, ma dubito francamente che sia una debolezza involontaria, o istantanea.

Il cinema di Lynch decostruisce e uccide il cinema classico con la stessa irriverenza con cui ne partorisce l'artificio, getta le redini per sembrare, agli occhi di qualche critico accademico, "costruito a tavolino".

Ovviamente è questione di angolazioni, di gusti personali e di affinità elettive, ma un vero abuso di immagini costruite è la nostra stessa società, il mondo in cui viviamo, di cui Lynch cerca di prendere le distanze attraverso i codici del suo linguaggio.

Un'errore madornale: pensare a Lynch come a un cinema a se' stante, senza provocare una forte consapevolezza che quello che vediamo non è altro che l'immaginario brutale dei nostri giorni, l'espressione (o l'incognita) della nostra squallida e menzognera realtà.

Qualche caduta di tono mi impedisce di strappare il massimo dei voti (che di solito affido a un film ogni 15 anni, come Mullholland drive per es.) ma quella notte al Lido di Venezia ho viaggiato per tre ore in un conturbante delirio psicosomatico, tanto che al ritorno a casa giurerei di aver sentito squillare il telefono... ehm

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Ultima risposta 15/02/2007 22.31.01
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erman_namre  @  14/02/2007 00:55:15
   10 / 10
Difficile trovare le parole: una porta ogni porta e immagini che non ci sono! Ecco, così lo definirei! Una inquadratura che si ferma sulla tromba delle scale, inquadrando proprio lì, in basso, in nero, un secondo in più! Un’ esperienza pericolosa, un percorso intrigante, diabolico, in cerca di verità, in cerca di non verità; l'importante è continuare ad aprire quelle porte e salire quelle scale e percorrere quei corridoi!!!
Accettare che la lampada cambi di luce... vivendola!

La morte di Nikki/Susan, l'unica esperienza in cui ci riusciamo a rilassare (paradossalmente), l'unica delle immagini in cui Lynch ci dà un attimo di respiro, un'immagine riconoscibile, un tempo riconoscibile; non importa quello che sta accadendo, lo accettiamo, sospiriamo! L'incubo ricomincia non appena capiamo che è tutta una finzione... Non è Morta!

Un film strabiliante. Immagini perfette che si incastrano a immagini sporche... il digitale che si sostituisce alla pellicola. Lynch non ce lo permette, non ce lo può dire quando il girato filmico si sostituisce alla realtà. Non può, perchè ormai la realtà è unica! E' uno scuotere continuo la testa... capire cosa e quando è cominciato il tutto e soprattutto il perchè!

Mpo1  @  13/02/2007 23:30:42
   8 / 10
Puro delirio. In confronto “Strade perdute” e “Mulholland Drive” sembrano due film chiari e semplici. Lynch sfodera il suo consueto armamentario di camere d’albergo, tende rosse, telefonate misteriose, frasi enigmatiche, paradossi temporali. E in più ci sono una sit-com con tre inquietanti conigli, delle prostitute che cantano “The Locomotion”, dei circensi polacchi, un cacciavite …
In fondo sono inutili tante parole per parlare di questo film. Mi è piaciuto? Sicuramente lo rivedrei. Un’esperienza certamente unica nel desolante panorama del cinema d’oggi. Dopo di questo non si sa cosa potrà fare ancora Lynch …
Non molto felice la scelta del digitale (almeno per i miei gusti).

Quezar  @  13/02/2007 14:04:46
   1 / 10
Io non so cosa dire.....ho visto quasi tutti i film di lynch, alcuni mi sono piaciuti (fuoco cammina con me) e altri no (Mulholland drive), eppure secondo me questo film è l'esempio di decadimento di lynch! Mi è sembrato che molte immagini siano messe li senza un motivo preciso, sperando che qualke spettatore ci veda qualkosa che neanche lui voleva esprimere.....sono d'accordo con chi dice che lynch o lo si ama o lo si odia.....bhè io non lo amo e non lo odio, però riguardo ai suoi film l'effetto è stato quello!!!
Ora so che mi beccherò la solita caterva di commenti, ma non mi sembra di aver scritto nient'altro che la mia opinione!

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Ultima risposta 15/02/2007 23.51.33
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Vegetable man  @  13/02/2007 13:59:24
   9 / 10
Fino a che punto il regista può abusare dello spettatore?
Questo mi sono chiesto al termine delle tre ore di INLAND EMPIRE. Riproporre gli ingredienti di Mullholland drive (incoerenza temporale e spaziale, componente onirica e via dicendo) su un lasso di tempo così esteso comporta infatti uno sforzo fisico, oltre che psichico, non indifferente per lo spettatore.
Sinceramente, non saprei davvero da dove partire per giudicare questo film. Lascia sì forti emozioni, ma non sono nè del tutto positive nè del tutto negative. Non è possibile quindi per me comprendere a fondo se mi è piaciuto o no INLAND EMPIRE: l'unica certezza è che questo film scuote eccome lo spettatore, lo tormenta e sgretola le sue convinzioni, attraverso un impianto visionario abnorme, per via dell'ampio ventaglio di sfaccettature che questa volta Lynch ci propone. Uniamo questa componente alla onnipresenza della Dern, ai giochi di luce e movimenti di camera, alle inquadrature ossessivamente invadenti, ed ecco che prende forma un mirabile gioco oniririco, un vero e proprio trionfo della sensazione e dell'emotività.
Al di là dei suoi eccessi, INLAND EMPIRE marchia a fuoco lo spettatore. Con l'evanescente proposta di film attuale, questo è già moltissimo.

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Ultima risposta 14/02/2007 01.55.14
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Gruppo COLLABORATORI matteoscarface  @  13/02/2007 01:31:26
   10 / 10
Metto il massimo voto a questo film per una ragione ben precisa, e cioè per aver saputo ricreare e mettere in immagini quello che è l'incubo. L'incubo inteso come sogno, come esperienza onirica. Tutte le riflessioni fatte nei commenti precendenti io sinceramente nè le vedo nè le cerco all'interno di INLAND EMPIRE. Quello che probabilmente sarà l'ultimo film di Lynch (ha tutti gli elementi per esserlo, soprattutto nel finale, summa delle sue visioni cinematografiche) è prima di tutto un'esperienza visiva, con il cinema classico non ha nulla a che vedere, semplicemente non è un film così come viene normalmente inteso. Mullolhand drive era un film aperto alle spiegazioni logiche che ogni spettatore poteva dare, INLAND EMPIRE invece è unico per un altro motivo: mette in scena, come già accennato sopra, una logica da sogno. Se ci si pensa bene è costruito esattamente come sono costruiti i sogni, vi è una logica anche lì, solo che non corrisponde a quella che viviamo nella realtà. Questa sorta di esperimento visivo è angoscioso fino all'inverosimile, tanto che si sente il bisogno, in alcuni punti, di tornare alla realtà (per questo è un film che può essere visto solo al cinema) e respirare. Per far tremare e pensare ai più orribili incubi basta una semplice stanza vuota, colorata per di più, ma è proprio quel vuoto che spaventa, si avverte la sensazione di essere soli e abbandonati alla follia, così come la protagonista, una Laura Dern di incredibile bravura. In più parti del film, infatti, ho provato alcune suggestioni che mi hanno fortemente ricordato H. P. Lovecraft. La visione è una discesa nell'IMPERO DELLA MENTE, che si divide in una prima parte quasi reale, una parte centrale che inizia ad essere distorta e la fine, delirio lucido che solo un genio poteva partorire. Ma in tutto questo collegamenti tra le varie visioni si possono comunque trovare.

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Ultima risposta 02/03/2007 20.41.33
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Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  12/02/2007 19:25:08
   8 / 10
Inland Empire è l'anti-reality show, dove alla pornografia del dettaglio esistenziale proprio della televisione e del cinema attuali fa da contraltare l'antimaterico labirinto onirico. La realtà viene destrutturata e confusa, trascesa in un continuo alternarsi sui diversi piani della finzione, propria del cinema - e, nel caso specifico, del film nel film che si gira in uno studio hollywoodiano - e ai sogni. L'arrivo, in casa della protagonista Nikki/Susan (una strepitosa Laura Dern), della vicina misteriosa apre uno squarcio nella realtà diegetica che si allarga all'infinito nel prosieguo del film. Il viaggio che Niki compie nella propria coscienza, costantemente sottolineato dalle voci di un "coro" tutto femminile che scandisce ogni sensazione, ogni pensiero, allude/attinge spesso al mondo di Carroll, quasi fosse Niki un'altra Alice nell'inquietante paese dei misteri.
Potenza visionaria per un esempio estremo e al contempo classico di metacinema: Inland Empire, "vero come la finzione".

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Ultima risposta 17/02/2007 17.25.08
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Gruppo COLLABORATORI paul  @  12/02/2007 12:15:22
   10 / 10
Che voto si può dare ad INLAND EMPIRE? Come lo si può giudicare?
Non avrei mai voluto accodarmi alla fila di 10 che lo sta recensendo, ma alla fine, dopo un weekend di riflessioni, non può che essere 10 il voto da dare al nuovo film del Maestro.

Per varie ragioni, che si possono però riassumere in un solo punto:

1) Dare un qualsiasi voto che non voglia dire "bufala pazzesca" o "capolavoro" (quindi un voto compreso tra il 2 e il 9) significherebbe:
- essere pieni di spocchia;
- avere capito totalmente il film;
- oppure credersi migliori di Lynch (cioè spocchiosi).
Ed io non mi giudico nessuna delle tre cose.


Nessun capolavoro dell'arte, della musica, del teatro, del cinema, può essere giudicato a freddo e senza riflessioni. Il libro che Lynch promette di pubblicare a natale potrebbe spiegare molte cose riguardo le sue opere d'arte, ma forse no.

In ogni caso il mio 10 è sentito e convinto. La seconda parte del film è qualcosa di ineguagliabile, indecifrabile, un sogno ad occhi aperti, che lascia stupefatti, metabondi. Un pò come gli ultimi dieci minuti di 2001 odissea nello spazio: ognuno può interpretarlo come vuole: trovarvi un significato vero e proprio (o più che altro "oggettivo") non è necessario.

Personalmente, do una mia interpretazione, ma ripeto, è una mia personalissima interpretazione (non alla storia, ma al film in generale): vedo Inland Empire come un grande bluff, ma un bluff voluto, una boutade pensata e studiata nei minimi dettagli: una presa in giro della TV e dei suoi meccanismi ( i conigli nella stanza sono a mio avviso una presa in giro delle sit-comedy e dei talk show, dove la gente ride a sproposito, anche per la minima cavolata); dei nuovi meccanismi del cinema (il digitale usato nelle maniere più elementari, ad un certo punto mi ha dato quasi l'idea di avere girato alcune scene con il telefonino...); del metacinema (che è così caro a tanti giovani cineasti che sostanzialmente sarebbe meglio facessero un altro mestiere) della scrittura (che linearità ha la storia?).
Ma, in sostanza, o forse, con Inland Empire Lynch vuole darci il significato definitivo alla "parola" cinema.

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Ultima risposta 15/02/2007 00.23.51
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ziotom77  @  12/02/2007 11:55:25
   10 / 10
Ennesimo capolavoro di David Lynch, non ci sono altre parole per giudicarlo, se non appunto capolavoro...
soltanto una mente geniale e contorta come lui può partorire questo genere di film, anche se rispetto a "mulholland drive" e "strade perdute" qui Lynch ha voluto dare un senso diverso... un viaggio attraverso la mente, la SUA mente, e lo fa tecnicamente in un modo fantastico con quei primi piani sfuocati e una fotografia stupenda, per non parlare delle musiche di Badalamenti...
una donna che percorre un viaggio, tutto mentale, attraverso situazioni surreali, fantastiche, oniriche, paurose e anche a volte irritanti ma ciò che ho assistito è qualcosa che va ben oltre il comune pensiero... che il SUO pensiero fosse contorto lo si sapeva ma qui lui si spinge oltre, va oltre ciò che possiamo immaginare, dall'inizio del film alla fine, e anche dopo un giorno la mia mente sta cercando ancora di rinsavire dopo ciò che ha visto...
un viaggio così introspettivo e morboso non l'ha mai fatto, e ringrazio Lynch per avermelo fatto vivere attraverso questo film che di sicuro vedrò altre 100 volte, per alcuni può sembrare una tortura, per me invece sarà soltanto un piacere, come se la mia mente non chiedesse altro...
Purtroppo credo che questo sia l'ultimo capolavoro di Lynch, perchè come ho detto prima, si è andati oltre e se si continua così si varca la cosiddetta soglia della pazzia, anche se detto in modo affettuoso, Lynch un pò lo è:)...

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Ultima risposta 12/02/2007 23.59.19
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Gruppo REDAZIONE maremare  @  12/02/2007 02:16:02
   10 / 10
A X X o N N i

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Ultima risposta 16/02/2007 23.52.59
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Invia una mail all'autore del commento Funeralopolis  @  11/02/2007 23:11:03
   10 / 10
Un film che sarebbe riduttivo definire "capolavoro", tre ore di divagazioni surreali, angosciose, quattro, cinque storie si mescolano in un gran calderone che va gustato senza pretese razionali, perché il cinema di Lynch fa a botte con la ragione, con la "normalità", con il principio che il cinema sia evasione, svago, due, o anche tre ore passate al buio a goderti una storia di cui sai già il finale. Il cinema di Lynch, banalmente, va vissuto non visto. Nessun cineasta è mai riuscito a far sì che lo spettatore sia parte integrante del film come Lynch. Onore a lui e al suo capolavoro definitivo. Un film da vedere assolutamente.

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Ultima risposta 12/02/2007 11.22.08
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  11/02/2007 22:54:02
   9 / 10
il mio primo desiderio una volta finito di vedere il film è stato queelo di poterlo rivedere seduto accanto a david lynch!
forse è vero che è piu bello provare a dare un interpretazione personale a cio che si vede me per questo genere di film è proprio difficile che le mie idee compacino con quelle del regista!
il regista ci porta all'interno di un incubo,una storia allucinata che parte subito dopo dieci minuti(ci da stavolta una piccolissima tregua iniziale ma poi per piu di due ore si va sul binario dell'ermetismo)...
cmq penso che il regista sia riuscito nel suo intento,almeno con me visto che molta gente in sala se n'è andata prima(una signora aveva cosi fretta di lasciare la sala che ha inciampato su un gradino e ha fatto un gran casino)...
io sono rimasto inchiodato allo schermo,ammaliato dalla poesia delle immagini e turbato anche da una sceneggiatura che rasentava spesso la follia,e tu non sai se ridere o rimanere impaurito...
non do il voto massimo perche forse un po si esagera...negli ultimi minuti non si contano piu le prote tra cui passa la protagonista,le camere illuminate e buie e un po queste sequenze(dupo piu di due ore)possono anche stancare!io sono si per un cinema a volte complicato pero in alcuni momenti sembra quasi di essere presi in giro!qui rispetto a "muholland drive" c'è un eccesso di immagini di difficile comprensione...qui non è facile spiegare tutto nemmeno ad'una seconda o terza visione...e mettersi di fronte ad un film di tre ore non è facile!forse aspettero un po di tempo prima di ricominciare l'avventura pur sapendo che qualcosa di nuovo la capiro'...
spero che non sia veramente il suo ultimo film!proprio adesso che mi sono innamorato di questo regista!
originale!!!

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Ultima risposta 12/02/2007 20.22.17
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FlatEric  @  11/02/2007 20:56:46
   10 / 10
Stavolta la descrizione del voto combacia con la descrizione del film.. un CAPOLAVORO. Dopo il già eccellente Mulholland Drive, con INLAND EMPIRE, Lynch ci ha detto tutto quello che voleva dire.
Un film così denso, intenso e sconvolgente non l'avevo mai visto, è stato distruttivo ma allo stesso tempo FANTASTICO.. Le interpretazioni si sprecheranno, lo so, ma credo che un film sul cinema così non è mai stato fatto da nessuno.

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Ultima risposta 11/02/2007 21.16.34
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Invia una mail all'autore del commento Andrea80  @  11/02/2007 15:52:27
   10 / 10
Sono di Modena, sono andato a vederlo ieri pomeriggio al Rialto di Bologna... è scandalo che questo film venga trasmesso solo in 25 sale in tutta Italia...
Ieri la sala era quasi piena: 3 ore di silenzio... per oltre 2 ore con la PELLE D'OCA.... E' difficile giudicare la qualità del film nel suo senso logico..... ma la tecnica utilizzata, scondita dai grandi effetti speciali di cui altri film ne sono pieni, è da stare senza parole....
Cambi di immagine e di suoni incoerenti... scelta voluta da Lynch per aiutare il pubblico.... e al tempo stesso per confonderlo... la vita reale.... e quella cinematografica..... ci siamo dentro NOI che siamo andati a vedere il film... c'è dentro la PROTAGONISTA che il film l'ha vissuto veramente.... sia "Inland Empire"...... sia "Il buio del giorno dopo"..... sia "4 7"..... E allora cosa c'è di vero? Anzi, qual'è "Il vero, Il reale"? Siamo tutti protagonisti di una riproduzioni della quale non dinstinguiamo più il concreto dall'astratto... dove per assurdo gli attori possono essere immaginati... e i conigli veri attori... in un vortice di tantissime scene spezzate, collegate senza seguire l'ordine del Tempo ma quello dei ricordi.... ricordi che rimangono o altri scomparsi dalla mente di Laura Dern...
Presumibilmente l'Ultimo film di David Lynch; il meravoglioso Mulholland Drive può anche essere apprezzato da un pubblico estraneo al mondo di Lynch.... questa pellicola credo che sia estrema.... per i pochi (ma cmq tanti) amanti del genere lynchiano.

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Ultima risposta 14/02/2007 01.58.16
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Gruppo COLLABORATORI L.P.  @  11/02/2007 11:28:31
   9 / 10
Vlevo commentarlo ieri sera, appena uscita dal cinema. Ho aperto filmscoop e poi non ci sono riuscita. Ho pensato: lo faccio domattina, a mente fredda. Mente fredda un corno. Sono ancora esausta, prosciugata, emotivamente a brandelli.
Non so come avete fatto voi altri. Per me questo resta un film incommentabile. E' quasi impossibile dare un corpo coerente alle sensazioni che suscita una pellicola del genere. Credo sia davvero "troppo". L' unica cosa che riesco a dire è che Lynch è riuscito a fare qualcosa che non credevo fosse possibile, ovvero costruire, comporre una sinfonia musicale in immagini.
Non so se mi sono risvegliata dal più meraviglioso dei sogni, o dal più terrificante degli incubi.

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Ultima risposta 11/02/2007 22.04.50
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Invia una mail all'autore del commento emmanuelec  @  11/02/2007 11:03:46
   10 / 10
Non credo di poter trovare parole + adatte, o diverse, rispetto a quelle utilizzate da chi mi ha preceduto nei commenti. Spesso ho deciso di analizzare i film cercando di estraporarli dal genere, per valutarne la componente puramente artistica. Stavolta non ve n'è alcun bisogno, in quanto la totalità geniale di tutte le componenti porta sullo schermo l'esempio di cosa sia l'arte cinematografica. Credo veramente che Lynch con questa pellicola abbia creato il perfetto esempio della teoria di Walter Benjamin. Questa pellicola non possiede una "aura"... è "aura" pura.
Questa volta "David" si dimostra pure magnanimo, dandoci subito gli elementi centrali da ricercare nel film, inseriti nelle parole di un'anziana donna che sembra dilungarsi in storielle, sfiorando il retorico alle parole << una volta un bambino >>; ma in realtà era l'inizio del viaggio della Susan "Alice", alla ricerca del coniglio "Billy", in un paese delle meraviglie che spesso prende i connotati dell'inferno dantesco. La protagonista cerca la salvezza salendo scale, cercando un'ascesa alla redenzione che la porta solo d'innanzi ad un Caronte che deve accompagnarla nel passaggio dal suo mondo a quello che le compete. Splendido il finale dove i pezzi si ricongiungono in un poetico abbraccio, lasciando soddisfazione per ciò che si è capito ed immensa frustrazione per gli elementi che, forse, troveranno posto nell'abnorme puzzle solo dopo altre (tante) visioni del film.

Consiglio di vederlo a chi ha la capità di concetrarsi pienamente per le quasi tre ore di film e magari conosce già un pò di background lynchiano.

Nulla meno che un capolavoro. Senza alcuna distinzione tra oggettività e soggettività.

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Ultima risposta 11/02/2007 21.10.15
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baudolino  @  11/02/2007 02:13:15
   10 / 10
Siamo di fronte all'ennesimo capolavoro di Re David.

Grandi atmosfere, grande Laura Dern.

In settimana andrò a rivederlo senz'altro.

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Ultima risposta 11/02/2007 11.44.09
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phemt  @  10/02/2007 08:51:19
   10 / 10
Un film del genere meriterebbe almeno due o tre visioni per essere commentato nella giusta maniera, io comunque provo a dire la mia di primo acchito…
Una ragazza triste e piangente davanti ad uno schermo, un film polacco, una famiglia di conigli in una sit-comedy, una vicina che sa fin troppe cose e che sembra dire cose assurde (cose che però nel film tornano tutte), un remake di un film maledetto (e siamo a tre con quello che vediamo noi) con Irons regista e la Dern e Theroux protagonisti, un marito geloso, una famiglia alle spalle, una casa stupenda… La prima parte è di stile più classico, noi (come la Dern) non capiamo dove finisce il film e dove comincia la realtà, ma quale realtà? Quella del film che noi stiamo vedendo? No perché forse non c’è differenza tra le due… Quando poi la Dern ci spiega la prossima scena che vedremo (e che noi abbiamo già visto da un’altra prospettiva) entra in un altro mondo e il film cambia sostanzialmente registro, un vecchio una fila davanti a me se ne esce con “Non si capisce un caxxo, questo sarà un drogato” portandosi via la moglie (che magari stava capendo tutto), a dimostrazione che Lynch non è per tutti… La seconda parte è un lungo viaggio weird tra prostitute, circhi, posti decrepiti, violenze e tanto altro…
Verità e finzione si intrecciano in continuazione (anche quando nessuno ci crederebbe ancora), vita e film si intrecciano in continuazione (anche quando nessuno ci crederebbe ancora), i piani narrativi si intrecciano in continuazione, ma malgrado la lunghezza del film (che comunque non è affatto noioso) confondono lo spettatore ma non lo affossano, anzi lo affascinano, lo colpiscono e lo stupiscono…
Inquietante e angosciante, in alcune scene addirittura pauroso (i registi horror di nuova generazione dovrebbero vedersi per 60 ore consecutive la scena della Dern che corre al rallenty verso la camera) è un film fuori dal Mondo e fuori da ogni genere… Lynch chiude a spirale la sua carriera registica andando a creare l’ideale collegamento tra Eraserhead e Mulholland Drive, con questa sua opera (la più weird, Ereserhead a parte, e la più “horror”) che rappresenta il miglior modo possibile di poter chiudere la sua carriera (con questo film credo che Lynch abbia detto e fatto tutto quello che doveva dire e fare)…
C’è Lynch allo stato puro, dalla musica di Badalamenti a quella elettronica fino ai pezzi anni 50, dalla sua personale visione di Hollywood ai momenti più dichiaratamente weird, dai cambi di personaggi ai passaggi spaziali e temporali… Ma tutto è fatto con lo stile unico di un regista di razza superiore, tra movimenti macchina, soggettive, un fantastico uso delle luci e i primissimi piani usati quasi all’eccesso…
Già mi immagino fior fior di “critici” e di gente, che per avere attenzione va controcorrente, divertirsi a far fioccare i loro 1 o gridare alla porcata, o peggio ancora a dire “svegliatevi, questa è una presa per il c.ulo” con le solite motivazioni: “non si capisce”, “il film gira a vuoto”, “è un mero esercizio di stile”, “quella scena non ha senso”, “sembra l’esperimento di un fancaxxitsa del dumps fuori corso da 5 anni che adora Lynch ma che non ne vale un millesimo” e così via… Beh, mi dispiace per loro, perché di questi tempi uscire dal cinema dopo aver visto un film di tale livello, e che soprattutto riesce a far provare emozioni del genere, è praticamente impossibile…
Il punto è uno solo: Cos’è il Cinema? Il Cinema è una forma d’arte e come tutte le forme d’arte la cosa vitale è che comunichi qualcosa al fruitore dell’opera… INLAND EMPIRE comunica tanto (almeno a me) e non importa se non ha un inizio e una fine ben definita, non importa se alcuni passaggi rimangano volutamente(?) inspiegati o oscuri, non importa se qualche tassello per forza di cose non riesce a trovare il suo posto… E’ inutile stare a cercare spiegazioni mettendo in mezzo universi paralleli e sogni, questo film va vissuto come l’opera d’arte che è, va assimilato come il capolavoro che è, va gustato come quello che è: un’esperienza cinematografica più unica che rara…
Sia beninteso, non è il miglior film di Lynch e il pre-finale è troppo confuso, quando la Dern vede nello schermo passato, futuro e presente (in questo ordine) e sale le scale per fronteggiare se stessa in versione deformata, si ha chiaramente l’impressione che Lynch la stia tirando lunga perché non ha la più pallida idea di come far finire il film, invece (per quello che ho potuto “capire” e “carpire” del senso dell’opera) il finale mette quantomeno qualcosa a posto…
INLAND EMPIRE mostra la potenza del vero Cinema (ed è di questo che fondamentalmente parla), mostra che cos’è l’Arte, qui non si parla di generi o sensazioni, si parla di qualcosa di più complesso; INLAND EMPIRE mostra cosa possono fare 2 ore e quarantacinque minuti, un genio dietro la macchina da presa e uno stuolo d’attori di fronte ad essa…
Impressionante la prova della Dern che ci regala (quando parla del suo passato) alcuni dei monologhi migliori e più “sentiti” della storia…
Un capolavoro! E sarà davvero difficilissimo in futuro vedere qualcosa che quantomeno si avvicini ad un’OPERA del genere!




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Ultima risposta 11/02/2007 14.47.51
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wuwazz  @  10/02/2007 02:55:30
   1 / 10
Non ha senso mettere un voto ad un film come questo, ma se proprio lo devo mettere non posso che dare 1, non perchè sia "il peggiore da evitare a tutti i costi" (oddio..... Molti dovrebbero farlo veramente, dico... Evitarlo accuratamente!!) ma perchè questo "Inland Empire" rappresenta veramente la fine del cinema. Come si fa a dire "mi è piaciuto" oppure "non mi è piaciuto"? come si fa a giudicare (perchè cmq molti lo definiscono un capolavoro) un film come questo?
Il problema di giudicare film come questo sfocia interamente nel classico problema filosofico di "valutazione dell'arte" in termini soggettivi, secondo cui qualsiasi cosa può essere un capolavoro, dal vostro divano alla vostra scrivania, dalla vostra tastiera all'asse da stiro colorato di vostra madre. Molti mi criticheranno perchè mi diranno che è un film che va "sentito", e io sono troppo razionale, ma io non sto affatto mettendo in dubbio la capacità di questo film di trasmettere sensazioni, anzi, crea delle fortissime suggestioni che raramente si riscontrano. Quello che critico io (anche se parlare di critica o elogio è una cosa un pò stupida) è che Lynch calca un pò troppo la mano: 3 ore di "Lynch of consciousness" sono impossibili da sopportare, se poi si aggiunge il fatto che (quasi) non esiste un filo conduttore, un (piccolissimo) appiglio cui aggrapparsi ogni tanto, secondo me si ottiene un qualcosa che come dicevo poco sopra rappresenta la fine del cinema, nel senso che a questo punto, non esistendo più criteri oggettivi di giudizio e potendo ognuno dare tranquillamente un 10 dicendo "mi ha fatto provare emozioni fortissime", allora qualsiasi prodotto in qualsiasi forma potrebbe essere un possibile capolavoro per qualsiasi persona (scusate l'ingarbugliamento). Provate a pensare cosa succederebbe se TUTTI i film fossero come questo "Inland Empire": il cinema non avrebbe più ragion d'essere, questo forum stesso si perderebbe in discorsi filosofici senza capo nè coda (più o meno come quello che sto facendo io adesso) su confronti di pure (personalissime) sensazioni, di cui si può parlare non giorni o anni, ma vite intere, senza arrivare mai ad una conclusione.
fondamentalmente il mio 1 non vuole essere una provocazione: ci sono delle sequenze bellissime, non metto in dubbio la bravura di Lynch, ma 3 ore di questa roba sono una tortura per la mente umana, non è vero che è una esperienza "da vivere", attiva. Forse all'inizio si, ma dopo che le belle idee sono proposte e riproposte e riporoposte (conigli, conigli, polacco,conoigli,dialogo a due,conigli,dialogo a due monologo, monologo,polacco...) dopo un pò il film diventa pesante, pura passività.

Non so se ho reso bene l'idea di quello che penso, ma sono sicuro che qualcuno mi attaccherà, e qualcuno cercherà di comprendere le mie motivazioni che, riassunte in poche (ed epiche) righe finali vogliono dire "NON SI PUò DARE UN VOTO AL CERVELLO DI LYNCH, MA SE PROPRIO BISOGNA FARLO NON PUò CHE ESSERE 1 O 10, DOVE L'1 NON è MINORE DI DIECI E 10 NON è MAGGIORE DI 1. INSOMMA: O SIAMO TUTTI DEI GENI O NON LO è NESSUNO"

102 risposte al commento
Ultima risposta 16/02/2007 17.58.06
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GoodDebate  @  10/02/2007 02:48:08
   10 / 10
E' un capolavoro assoluto. Sono davvero senza parole. Uno film meraviglioso, uno dei migliori della mia vita.

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1 risposta al commento
Ultima risposta 11/02/2007 21.15.49
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Invia una mail all'autore del commento Efreet  @  10/02/2007 02:35:50
   10 / 10
Mirabile, condivido pienamente i precedenti commenti. Ancora una volta come in Mul.Drive, sono impazzito per l'immensa capacità di Lynch di rappresentare in video ciò che succede nei nostri sogni. Freud ne andrebbe matto. Caratteristiche accentuate ( la signora che all'inizio le dice di pagare il debito è la deformazione dell'altra signora che incontra più avanti nel film), ogni particolare che ci colpisce + o - consciamente nel quotidiano caricato dal contesto del nostro stato d'animo diventa orrore(l'uomo che uccide diventa un orribile pagliaccio), angoscia ma anche meraviglia e bellezza.

Gruppo COLLABORATORI Aenima  @  10/02/2007 02:02:19
   10 / 10
Potrei ridicolizzarmi provando a dare un senso a ciò cui ho assistito questa sera...Potrei esibirmi in elogi parapoetici che tutto descrivono e nulla lasciano intendere...Potrei perfino tentare di dire la mia, ma a che pro?

INLAND EMPIRE è un'esperienza individuale...Un viaggio senza compagni attraverso le terre del proprio io...Puro meta-cinema.
Non sciupatelo tentando di memorizzare gli indizi, di ricomporre i pezzi di un puzzle troppo grande e monocromatico per essere completato alla prima visione...Abbandonatevi invece alle immagini, ai suoni, alla paura...Già, la paura; il mezzo di congiunzione per quasi tutti i lavori di Lynch esplode con la rabbia propria di chi da sempre si è sentito considerato un aspetto marginale, quasi spurio…Credo di non aver mai visto nulla di simile…

Perdonate l'entusiasmo.

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Ultima risposta 12/02/2007 01.44.27
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  @  10/02/2007 01:34:42
   10 / 10
10 tondo, crepi l'avarizia.
Aspettavo INLAND EMPIRE con una certa trepidazione, quasi fanciullesca, ma non credevo di trovarmi di fronte ad un capolavoro di una potenza simile: Lynch sembra presentare una summa del suo cinema, avvalendosi per l'occasione di tutti i suoi attori feticcio; il risultato è un incubo dalle maglie strette e dal respiro terribile, pervaso da una sottile inquietudine che si fa prorompente ed insostenibile nel finale. La regia di Lynch è forse la sua migliore, perfettamente coadiuvata da una fotografia camaleontica e musiche azzeccate; monumentale Laura Dern, in grado di reggere sulle proprie spalle il peso dell'intera pellcola senza vaillare neanche per una attimo, nonostante venga chiamata a confrontarsi con un ruolo (uno soltanto?) di incredibile complessità.

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Ultima risposta 09/09/2007 00.35.15
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alex14  @  09/02/2007 21:47:27
   10 / 10
ogni commento si spreca. il miglior film della storia del cinema...è incredibile come Lynch sia stato capace di girare un film di rarissima bellezza come questo

Invia una mail all'autore del commento marckarlock  @  09/02/2007 20:49:00
   10 / 10
Il solito trip lynchiano, impareggiabile!

alexmuse  @  09/02/2007 18:22:41
   10 / 10
Sicuramente il migliore di Lynch e uno dei migliori di sempre, ma su questo non c'è dubbio... la perfezione assoluta, è indescrivibile...
senza parole

Guy Picciotto  @  05/02/2007 16:24:41
   10 / 10
Finito di vederlo, dovrei rivederlo almeno altre 6 volte, ma cmq un film come questo non può avere recensioni e nemmeno critiche inquinanti secondo il “punto di vista del *****” del critico in giacca e cravatta, diffidare dai critici è la prima cosa da fare in casi come questi, il critico non può criticare un artista che pensa al suo lavoro 24 ore su 24 laddove il critico pensa a questo solo 2 ore al giorno dallee 22 alle 24 per scopi di lucro, quindi solo un altro artista può criticare un altro artista, il critico d’arte è un individuo losco, occhialuto, che siede al buio, odia quel che fa, quindi quello che farò io non è certo una critica o una recensione o disamina, per digerire un film simile ci vorranno degli anni, farò la sola cosa possibile, farò una carrellata di situazioni e di impressioni, di copia incolla, insomma operando come nel film, estromettendo il soggetto come entità unica ed inscindibile, per lasciar spazio alla pluralità delle sensazioni, alle incoerenti sbirciatine sotto le sottovesti, ai pluriversi poiché un universo solo e troppo poco: Inland Empire è un ulteriore espansione del progetto lynchiano partito con strade perdute passando per Mul.drive, la trilogia è compiuta.
Lynch si nega, si eclissa, eppure è come se dietro di lui si scatenasse un'orchestra incalzata dalla gran cassa, ed è così che ha distanza di 30 anni da quell'esordio eraserhead si respira la stessa aria per inland empire, il de-profundis di Lynch, il "frame" si tende fino a spezzarsi, così come la nostra cornice soggettiva, tutto il resto del mondo reale si sconfessa da se, per ritrovarsi perduto sulla strada più precisa e indicata, sulle corsie perdute mulhollandriviane.
E un continuo sbobinarsi adosso, lo sbobinarsi continuo delle registrazioni (televisive, radiofoniche, cinematiche, Lynch ha colto l'intensità disperata e
automatica del cinema che ci/si disfa, della raccolta inanemente agitata di
immagini fisse, ciascuno una catastrofe impensata che il meccanismo si
ingegna di ricucire, sintetizzare, esorcizzare in riconoscibile e
organizzato spettacolo, parafrasando W.Reich: "il presente è impossibile e il futuro è solo possibile."
Non è una rappresentazione di stato questa di Inland Empire (per fortuna), è la realtà mischiata e confusa con la rappresentazione e la fantasia, la verità e la finzione che diventano la stessa cosa, senza più confini divisori, Lynch è uno dei pochi che ha capito che ormai in questa società disagiata e devastata, tumulati come siamo di vacuo sociale e di mondano , è impossibile ormai scindere realtà da finzione, è dura affermare con precisione cosa sia vero e cosa sia falso, se un fatto sia vero o falso, se la storia si vera o falsa, Lynch pare appunto aggirare queste domande, il film dice chiaramente che non esiste e non è mai esistito il vero e il falso, la verità non esiste , la finzione nemmeno, esiste solo la morte, il resto conta molto di meno, o meglio, non dovrebbe contare affatto, il resto conta solo come requisitoria costruttrice dell' universo lynchiano, per il suo altare espressionista di sformatura e ibridazione mostruosa. Quello che era partito in strade perdute dalla notte suburbana, quella degli angoli illuminati al neon, di strade e memorie torbide, sfocate, fatte di decadenti flash audiovisivi, quelli del sassofonista che diceva di preferire i ricordi alle macchine da presa, dove il nano malefico con la faccia di bianco è il cinema, o meglio la cinepresa, che ci giudica e ci illustra la verità fattuale, sta sempre lì a tirare i fili del nostro esserci, e noi non lo accettiamo, lo troviamo ambiguo e cattivo, con lo stesso senso di repulsione che possiamo provare quando vediamo per la prima volta una nostra foto o noi in un video; è arrivato al cordoglio cosmico, in un pinnacolo di complessissimi mosaici di schegge subliminali, così come fu per mul.drive, un poema sinfonico di maestoso silenzioso terrorismo acustico suonato nel teatro del Silencio.
Il capolavoro emerge come anamorfico dispiegamento "materico" ,
come dilagante e sinestetica immersione del cinema della sperimentazione digitale, l'arditezza demiurgica, l'assoluto manipolatorio (la profusione abissale delle dissolvenze incrociate, diviene l'assoluto naturale).
Inland Empire, ovvero lambiccata cogitazione autoriale, è un'equorea anabasi con delle massicce dosi di mistica e un affastellarsi di echi edipici, dove il sesso è vissuto più come una persecuzione che un piacere del corpo e dei sensi, vissuto come qualcosa di obbligatorio e sintomo di disturbi mentali e nevrosi ( e questa caratteristica è sempre presente nei lavori lynchiani), ecco se qualcuno volesse tentare di trovare una spiegazione ( che non esiste), o una trama ( che non esiste), la protagonista dovrebbe essere vittima di un trauma infantile, forse edipico, ma queste son cose che si leggono in giro in rete e di cui ci si dovrebbe solo sbarazzare durante la visione, come ha detto qualcun altro, bisogna solo lasciarsi andare, lasciare che il film guardi noi e non viceversa.
Mi ricordo delle parole di Lynch a Venezia lo scorso settembre che parlava delle sue meditazioni , di un certo misticismo che lo aiuta quotidianamente, descritto come una panacea per la sua interiorità, molti hanno riscontrato questo anche nel film, ad esempio, i conigli cosa rappresentano?? I CONIGLI FORSE SIAMO NOI, davanti alla tv che ci sputa ***** addosso quotidianamente, a cui abbiamo delegato nella civiltà post industriale il nostro reale e la nostra immaginazione, i nostri sentimenti, proprio come in videodrome di Cronenberg, ci siamo fatti programmare non solo la vita ma anche la fede, dato che oggi giorno la si ricerca all'esterno, in qualcosa di esterno a noi, quindi un mondo senza più fede in se e per se, e così fa la nostra chiesa, cosa coltiva la chiesa di Dio?
coltiva i riti mondani della fede, il rituale liturgico, coltiva il vanesio, desacralizzando così il sacro con il sociale. Quindi la chiesa-stato si rivolge ormai alle masse, cosicché le masse a loro volta si rivolgono ad un altro esterno. Ecco quindi che il problema del futuro non è più individuale dato che non ci sarà più traccia di cultura umanistica e gli uomini non avranno purtroppo più problemi di coscienza.
Vorrei chiarire prima che qualcuno mi accusi di essere un moralista o peggio ancora un prete ( persone che io schifo da sempre) che quando parlo di fede intendo ogni tipo di fede, non solo quella in Dio ( cioè dell'IO, la fede sul proprio IO, dato che Dio non esiste), parlo anche della fede per la scienza, la fede nell’arte, per esempio fare una professione come quella della protagonista del film, fare l'attrice, una passione, una speranza, una convinzione nei propri mezzi, una fede appunto nella realtà dell’attore e del personaggio che si interpreta, e che nel film franerà addosso alla Dern non riuscendo più a distinguere realtà da finzione cinematografica, in una spaventosa crisi di identità.
Il sistema occidentale odierno, che si regge sulla mafia clientelare e sulla menzogna (Lynch lo esplicò bene in mul.drive), il potere occulto delle stanze rosse dei bottoni e delle telefonate segrete, dei managers-preti che hanno gli attacchi d'ira se il gusto del caffè non corrisponde ai loro canoni del piacere, dove le decisioni del potere possono dipendere da un caffè fatto bene o male.

Magari ci fossero più folli a questo mondo, capaci di cogliere l’assoluta immensità di questo film, bisognerebbe essere orgogliosi della propria follia in questi casi, tenendo bene a mente la distinzione netta tra pazzia e follia, la pazzia è una malattia come può essere il diabete, la follia è tutt’altra cosa, la follia è l’amante, i folli sono quelli che apprezzano un capolavoro visionario devastante come questo.
La gente reputata normale invece chi è? La gente normale sono tutti questi vecchi ingioiellati, senza un minimo di dignità, questi schiavi di una mentalità pseudoborghese contraffatta e senza eleganza,figli dei dottori e dei professori, alzarsi a metà film e andarsene via senza un minimo di riconoscenza, tantomeno di grazia. Sentire le loro voci stridule dire di continuo durante la visione "ma che c'entra", " ma cos'è", “ma cosa vuol dire questo?”, “ma che ***** vogliono dire i conigli?”, sentirli parlare di spazzatura, incredulità, sgomento, lascia incredibilmente perplessi. Che questo mondo faccia orrore non è una novità, ma che questa massa di pezzenti sembri impegnarsi sempre più per infilare "qualcosa di diverso" in un barattolo, sottovuoto e in salamoia, bè, questo fa paura. Non c'è più niente. È in atto un genocidio culturale, ammazzanno qualsiasi cosa; ammazzano la scintilla e l'esasperazione, ammazzano il frutto marcio, il virus, l'elemento fuori posto; e lo fanno con il manganello della loro ignobile classe sociale, senza un minimo di rispetto per chi quelle cose le vive.
E non c'è speranza, e non c'è motivo. David Lynch fa finta di niente. Si alza, si risiede, poi si rialza e saluta una massa di burattini. Lui fa quel che può e la gente non si sforza certo di aiutarlo. All'uscita un tizio lo chiama David Fincher ed io non capisco. Com'è possibile? Poi sento parlare ancora una volta quella marmaglia ed il film diventa una sfilata di carnevale. un film che è un capolavoro. Che è un compendio di malattie fisiche e tarli della mente.Un film che non ti lascia spazio nè respiro. Un film che impacchetta i pensieri, che gioca a fare la guerra, che scioglie ed incasina, che apre e sigilla, che scopre, poi riflette. Ci sono scatole, una dentro l'altra, e occhi che mangiano, uno di colpo l'altro, e poi ci sono piani che si fondono, personaggi che non vivono, sagome,poi ombre, poi solo fili di luce. E la paura e l'incoscenza che diventano qualcosa di più. Lo vedo e non penso. Poi mi giro, mi gratto e la mia mente va lì. E' quello che non si può descrivere nè immaginare. Un viaggio allucinante, un incredibile flash dove perdere il filo è l'unica soluzione possibile. Trafitti dalle immagini, dalla sostanza che diventa materia, dalle idee che bruciano come altoforni della terza guerra mondiale; è poesia, poi gioco, poi pioggia acida, poi tutto quello che c'è e non si vede, ed è il sangue l'angoscia, il proiettile che diventa bisturi ,ed una palla di polvere che corre nel deserto desolato della stupidità umana. L'occhio c'è ma non si vede,perchè nella scatola della vita non c'è un me-vero e un me-finto; c'è una passione, un limite intracciabile, dove il pensiero è di nuovo vita, e quella vita genera altro pensiero. Il film potrebbe non finire mai, perchè c'è sempre una parte reale nel sogno, pronta a generare altra realtà.
Il sigillo inappellabile della carriera di Lynch, per molti questo sarà il suo ultimo film.

Cosa ho detto? Un *****, per fortuna aggiungo.
Via agli zombie ora, e alle loro minchiate “del voler capire” del voler trovare una spiegazione sociale, mondana, scolastica, mi fate ridere.

“tranquilli non vi sta accadendo nulla, state solo morendo.”

17 risposte al commento
Ultima risposta 28/08/2010 12.15.17
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Invia una mail all'autore del commento angel__  @  21/01/2007 04:27:48
   10 / 10
visto in anteprima al cinema massimo,introduzione di ghezzi. lingua originale,sottotitolato nella versione digitale(il film uscirà a febbraio in 35 mm canonici). dunque...questo film,come ha detto qualcuno,è distillato di puro lynch al 100% e come sempre,o lo ami o lo odi. io sto coi primi....non è un film da vedere,ma da vivere,quasi a occhi chiusi,come un sogno.ed è quel che è. puro sogno. ora mi divertirò a leggere tutti i commenti più strampalati,nel momento in cui uscirà ufficialmente nelle nostre sale.

6 risposte al commento
Ultima risposta 05/02/2007 10.12.49
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MARILYN HA GLI OCCHI NERI
Locandina del film MARILYN HA GLI OCCHI NERI Regia: Simone Godano
Interpreti: Miriam Leone, Stefano Accorsi, Thomas Trabacchi, Mario Pirrello, Orietta Notari, Marco Messeri, Andrea Di Casa, Valentina Oteri, Ariella Reggio, Astrid Meloni, Giulia Patrignani, Vanessa Compagnucci, Lucio Patané, Agnese Brighittini
Genere: commedia

Recensione a cura di Severino Faccin

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