kagemusha - l'ombra del guerriero regia di Akira Kurosawa Giappone 1980
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kagemusha - l'ombra del guerriero (1980)

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locandina del film KAGEMUSHA - L'OMBRA DEL GUERRIERO

Titolo Originale: KAGEMUSHA

RegiaAkira Kurosawa

InterpretiTatsuya Nakadai, Tsutomu Yamazaki, Kenichi Hagiwara, Jinpachi Nezu, Hideji Ôtaki, Daisuke Ryū, Masayuki Yui, Kaori Momoi, Mitsuko Baisho, Hideo Murota, Takayuki Shiho, Kôji Shimizu, Daikei Shimizu, Sen Yamamoto, Shuhei Sugimori, Kota Yui, Yasuhito Yamanaka, Kumeko Otowa, Tetsuo Yamashita, Kai Atō, Takashi Ebata, Yû Shimaka, Toshiaki Tanabe, Naruhito Iguchi, Yoshimitsu Yamaguchi, Eiichi Kanakubo, Akihiko Sugizaki, Yugo Miyazaki, Masatsugu Kuriyama, Norio Matsui

Durata: h 2.39
NazionalitàGiappone 1980
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 1980

•  Altri film di Akira Kurosawa

Trama del film Kagemusha - l'ombra del guerriero

Nel medioevo giapponese (XVI secolo), il valoroso principe Shinge Takeda sta per morire. Temendo la riscossa dei rivali, chiede ai parenti più stretti e a tutti i generali del clan di nascondere la sua morte il più a lungo possibile. Quando suo fratello scopre che un ladro cui ha salvato la vita assomiglia in modo impressionante a Shinge convince tutti a farlo passare per il defunto. Col passare del tempo il sosia (kagemusha in giapponese) arriva a un'immedesimazione totale col principe fino ad assumerne il valore e il coraggio di fronte alla morte.

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Voto Visitatori:   8,22 / 10 (34 voti)8,22Grafico
Miglior regista straniero (Akira Kurosawa)Miglior produttore straniero
VINCITORE DI 2 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Miglior regista straniero (Akira Kurosawa), Miglior produttore straniero
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO CÉSAR:
Miglior film straniero
Palma d'oro
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Palma d'oro
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Voti e commenti su Kagemusha - l'ombra del guerriero, 34 opinioni inserite

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The BluBus  @  13/08/2019 00:05:29
   8 / 10
Alti livelli come al solito, Akira non sbaglia un colpo. Un filo ridondanti alcune scene di guerra.

Filman  @  06/10/2016 22:09:37
   7 / 10
Di pregiata fattura e dalla particolareggiata messinscena coloratissima, KAGEMUSHA (letteralmente, "Guerriero ombra") si presenta nel periodo di maggior fama internazionale di Akira Kurosawa, che per proporzionalità inversa rispetto ai gusti perlopiù convenzionali del pubblico, corrisponde anche al suo periodo di maggior appagamento artistico, accompagnato da un'età ormai avanzata, tutto ben leggibile da questo Jidai-geki ambientato nel periodo storico a cui l'autore è maggiormente legato per affetto, che ingloba la tragedia senza particolari sinergie e affronta l'epica bellica senza sottotesti validi: esplicativa è la psicologia dei personaggi, vicina e lontana allo stesso tempo dalle umane indeterminazioni e dai tormenti a cui il regista ci aveva abituati, nonostante l'idea di base ponga anche un confronto di classe sociale, mai approfondito e lasciato in sordina rispetto ad un intrattenimento di qualità tecnica.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  23/11/2015 19:10:26
   8 / 10
Epica pellicola di grandissimo impatto visivo di Kurosawa che tratta in maniera abile il tema del doppio, l'ascesa e la caduta di un uomo qualunque che si ritrova a dover impersonare un principe.
Non lo metto tra i miei preferiti del maestro nipponico, complice anche una durata non proprio breve, ma è oggettivamente un film di livello maestoso.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  10/10/2015 00:50:32
   8 / 10
Epilogo colossale, film visivamente incredibile. Non il miglior k. Ma sempre eccelso a molti livelli

vieste84  @  27/12/2012 22:54:12
   8 / 10
Prove generali per il capolavoro che verrà dopo quest altro capolavoro ahhaah Fim molto lungo ma che Kurosawa racconta con mano sapiente e con scene come sempre perfette!! Coppola produce questo grande colossal a mio parere un po inferiore al successivo Ran essendo sempre un pezzo di rilievo della filmografia di un grande regista

Cianopanza  @  17/09/2012 13:16:04
   9 / 10
Un tema, quello del sosia, classico e molto teatrale sviluppato in una maniera estremamente umana e appassionante. Fotografia splendida, dialoghi e tempi che lasciano tutto respirare. Un capolavoro.

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  05/09/2012 15:52:35
   8½ / 10
Penso sia un errore considerarlo un film minore del regista. Non fosse stato per quelle (per altro poche) scene di guerra che spezzettano la parte più interessante e centrale del film (quella introspettiva/emotiva) avrei messo anche 9 o 9 e mezzo. Non è assolutamente troppo lungo come è stato scritto. Da vedere.

1 risposta al commento
Ultima risposta 05/09/2012 18.40.58
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Tumassa84  @  06/03/2012 07:22:35
   8½ / 10
Personalmente non è tra i miei film preferiti di Kurosawa, ma bisogna ammettere che oggettivamente si tratta di una pellicola di assoluto valore dai punti di vista formale, artistico e tematico.

Sin dalla prima scena, il maestro fa subito vedere di che pasta è fatto. Una lunghissima inquadratura fissa, con i tre personaggi disposti con precisione, come in un dipinto, e l'ombra del vero Takeda Shinge che si staglia imponente, più grande di lui, che fa riecheggiare sia il titolo (Kagemusha, ovvero sosia, vuole dire letteralmente "guerriero ombra"), sia quello che è il tema centrale di tutta l'opera. Un piano sequenza semplice ma estremamente efficace ed espressivo, e si sa che il genio si riconosce dalla capacità di utilizzare elementi ordinari in maniera straordinaria .

La tematica principale affrontata dal film, quindi, è quella del doppio e dell'identità. Per l'incredibile somiglianza fisica, un malvivente si trova a dover impersonare un nobile signore, morto in seguito alle complicazioni di una ferita da arma da fuoco, al fine di non far scoprire la notizia ai nemici del clan Takeda. Nonostante le reticenze iniziali all'idea di dover impersonare una persona morta, il finto Takeda si immedesimerà sempre più nel signore fino a perdere la propria identità. La scena che rappresenta meglio il suo stato d'animo è quella del sogno, una delle più belle di tutta la pellicola, dove si immagina perso e perseguitato dalla personalità del defunto che deve impersonare. Un altro mezzo con cui Kurosawa ci esprime il percorso interiore del protagonista è il toccante rapporto con il piccolo nipote di Takeda, l'unico che riesce a leggere veramente nel suo cuore. Se, infatti, all'inizio egli non crede al suo travestimento (mentre tutti i presenti non dubitano della sua identità), quando poi verrà smascherato lo continua a chiamare "nonno", perchè sente che ormai il protagonista e Takeda erano diventati tutt'uno.

Alla fine, scoperto l'inganno, il protagonista verrà cacciato a sassate, tanto riverito quando lo pensavano il signore, quanto maltrattato quando torna ad essere un povero vagabondo. Ma ormai egli si era immedesimato totamente in Takeda e non è più capace di tornare se stesso. Molto commovente è il modo in cui, malvestito e col viso sporco di polvere, continua a seguire di nascosto quello che era stato il suo esercito, e una volta che questo viene sterminato per l'incapacità militare del figlio di Takeda, si getta da solo all'attacco dei nemici per farsi uccidere sul campo di battaglia.

Dal punto di vista tecnico, visivamente Kagemusha è bellssimo: sgargiante, elegante, a tratti visionario. Anche per quanto riguarda i movimenti della macchina da presa, Kurosawa sembra essere tornato ai fasti dei suoi momenti migliori. Un appunto lo si può muovere alla lunghezza del film, dato che il soggetto non giustifica sempre le tre ore di proiezione: alcune scene non aggiungono molto all'economia dell'opera, mentre altre mostrano forse un eccessiva lentezza. Non che l'abbia trovato noioso, ma una mezz'ora in meno forse gli avrebbero conferito un ritmo più vivace e godibile. Anche la scena finale non mi ha convinto appieno, trovando i rallenting un po' ridondanti e il pathos troppo rimarcato. Avrei preferito qualcosa di meno magniloquente e più semplice, qualcosa che ricordasse l'asciutta perfezione del piano sequenza introduttivo, che, insieme a quella del sogno, ritengo probabilmente la scena migliore di tutto il film.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Edgar Allan Poe  @  26/12/2011 14:28:30
   8 / 10
Film davvero bello di Kurosawa, che all'inizio non è poi così esaltante, ma si risolleva comunque notevolmente nell'ultima mezz'ora. Davvero bello anche il finale. All'inizio è un pò complesso, con tutti quei nomi (di tribù, di generali eccetera), poi però si riesce a capire meglio. A mio parere, però, stavolta Kurosawa ha fatto meno attenzione all'aspetto "drammatico". Da questo punto di vista, infatti, "Kagemusha" coinvolge meno rispetto a "Dersu Uzala" e "Ran". Comunque sia un film davvero bello e molto interessante.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  18/06/2011 18:05:02
   8½ / 10
Ha un unico difetto che non lo rende grandioso come i due precedenti lavori di Kurosawa,ovvero l'eccessiva lunghezza. Detto questo anche Kagemusha è l'ennesima perla all'interno di una carriera,quella di Akira Kurosawa,che trova un apice artistico da Dodeskaden in poi come costanza della realizzazione prodotti notevoli e indimenticabili.
Per quanto due ore e mezza non siano poi tantissime la trama e lo stile del regista si adattano su registri di ampio respiro e lentezza e ciò che vorrebbe essere solenne non sempre purtroppo lo è,e si sfiora (ma sfiora soltanto) la noia o la monotonia. Poi però si viene sorpresi dalla capacità di Kurosawa di imbastire un ritratto fedele del Giappone feudale e lo stile di rirpresa è un ritorno al vecchio Kurosawa: in parole povere,questo film lo avrebbe potuto girare benissimo trent'anni prima e non avrebbe sofferto un minimo dell'avanzare del tempo. Certo l'avvento del colore permette al regista di sfruttarlo appieno in sequenze di grande impatto estetico,specie quella onirica dell'imperatore/fantoccio che è tra le più evocative dell'intera opera.
Curioso pensare come Kagemusha sia quasi una sorta di rimpiazzo di un altro progetto pensato e meditato da tempo dal regista,quel Ran che poi realizzerà proprio successivamente a questo ma che non potè realizzare all'epoca per mancanza di soldi. Inoltre finalmente abbiamo trovato un'altra utilità a George Lucas al di là dell'invenzione di Star Wars: finanziare la versione internazionale del film insieme a Coppola dando così occasione a Kurosawa di terminarlo.

Minore rispetto a Dodeskaden e a Dersu Uzala come già accennato prima ma sempre tra i migliori del nipponico,attenzione. Le interpretazioni sono al meglio e si vede come il ritorno all'epoca dei samurai dopo un bel pò di anni sia l'ennesima occasione per Kurosawa di portare in scena un periodo di cui è innamorato,che gli dà occasione di esprimere una poetica capace di fondere insieme Dostojevskij e Shakespeare (ma per quest'ultimo meglio attendere Ran).
L'analisi questa volta si concentra su un periodo di cui vengono ritratti costumi e lotte (ma mai le guerre vengono mostrate interamente,perfino le scene che dovrebbero essere più d'impatto sotto questo aspetto vengono lasciate all'immaginazione) inoltre il vero fulcro è l'indagine profonda di un uomo che deve necessariamente cambiare e passare da ladro miserabile e meschino a re saggio e imponente. La sua ricerca di identità passa attraverso vari stadi secondo uno schema classico del cinema del giapponese (prologo e tre atti ben distinti) ma la trama si svolge lentamente e in maniera tutt'altro che canonica; la sensazione forte è di guardare tutta questa vicenda dall'esterno con il rischio di rimanere impassibili e di non capire spesso ciò che passa per la testa del protagonista e di tutti gli altri,per quanto le interpretazioni (specie quella principale) siano grandiose. Ottime anche le musiche,specie quelle usate nei titoli di coda.
Nel finale però l'emotività quasi esplode in una sequenza indimenticabile anch'essa in cui il miserabile dimostra di aver davvero incarnato lo spirito di chi andava a sostituire e ritrova un'idendità nell'atto finale disperato che lo porta verso l'inevitabile fine.
Apocalittico ed epico, capace di scavare l'animo umano e di mostrare la ricerca quasi pirandelliana di un'identità che cambia mutevolmente e poi sparisce fino a ritrovarsi solo in un atto conclusivo e disperato,anche con Kagemusha l'Imperatore colpisce nel segno.

incubodimorte  @  27/03/2011 19:24:54
   9½ / 10
Molto bello. Un po' lunghetto, ma di forte impatto. Un bel quadro in movimento, le scene della battaglia con i cavalli che scalpitano mischiati ai cadaveri è sublime. Il finale bellissimo e anche la colonna sonora. E non trascuriamo la tematiche pirandelliane dell'ombra e del doppio. Forse lo peferisco a Ran.

7219415  @  25/03/2011 17:18:17
   8 / 10
Bello Bello Bello e Bello...ma quei tramonti esistono davvero?!?!?!

ValeGo  @  14/03/2011 14:21:25
   8½ / 10
Un tuffo in un mondo lontanissimo...diametralmente opposto ai nostri costumi e alla nostra storia..un mondo di colori, tradizioni, codici e personaggi che ti catturano e fanno di questo film non solo un grande affresco di un Giappone del passato ma anche uno spunto di riflessione sul comportamento umano.

_Hollow_  @  15/01/2011 03:07:02
   9½ / 10
Premetto di aver deciso di non dilungarmi più di tanto nel commentare un film di Kurosawa, chi conosce il suo stile non ha bisogno di dettagli, chi non lo conosce dovrebbe perlomeno decidersi di vedere, prima o poi, qualche sua opera. Kagemusha non si allontana dalle sue precedenti pellicole, stesso sentiero, diverso racconto. Stessa poesia, stessa morale, stessa filosofia, diverso palcoscenico. Ma come al solito, quando si chiude il sipario, non si può che rattristarsi ed applaudire all'ennesimo ciclo della vita dipinto in tutto il suo terribile splendore.

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  25/12/2010 00:24:47
   8 / 10
Un gran film, sicuramente. Mi ha anche sorpreso più di una volta per come la trama si evolveva (ho pensato che da quelle premesse un occidentale avrebbe tirato fuori ben altre cose, assai più banali). Penso che traspaia molto lo stato d'animo che Kurosawa aveva in quegli anni. Un film difficile anche da girare, visto che senza Coppola e Lucas non lo avrebbero nemmeno finito. Nonostante le scene di battaglia con migliaia di comparse, con colori e vedute stupende, non ha lo stesso impatto visivo di Ran: troppo del girato è stato tagliato. Ma ovviamente a quel punto della storia forse sarebbe stato solo una distrazione (forse).

Mothbat  @  14/11/2010 15:43:07
   1 / 10
Valium liquido. Sconsiglio a chiunque maschietto di vedere questo polpettone stantio e incartapecorito. Rischio afflosciamento dei co.glioni e seguente caduta con sterilizzazione involontaria .

3 risposte al commento
Ultima risposta 10/10/2015 00.48.25
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  28/10/2010 23:37:38
   8 / 10
Penso che Kurosawa sia per il Giappone quello che è Esejstein sia per la Russia o Bergman per la Svezia...non solo i migliori registi del loro stato ma tra i piu' grandi di questa arte che si chiama "cinema"!
"Kagemusha" è un film che arriva in tarda eta' ma che era stato pensato molto tempo fa...in bianco e nero!
"Ma cos'e' un uomo senza la propria ombra?" e "dove va' l'ombra quando il suo proprietario muore?"...probabilmente non riusciremo a trovare una risposta neanche dopo aver visto il film ma è comunque splendido vedere la trasformazione del protagonista da brigante condannato alla crocifissione (Barabba?) a sosia di un grande condottiero!
Finale di incredibile impatto emotivo,con quella dannata guerra che rimane fuori dalla scena,con l'ottimo uso di colori che rendono perfettamente l'idea...direi che era meglio aspettare l'avvento del "colore" per goderci queste sequenze!

Tom24  @  02/09/2010 21:01:02
   9 / 10
Kurosawa è un regista inarrivabile.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  19/06/2010 14:26:08
   7½ / 10
Kurosawa è sempre stato un artistica eclettico dal punto di vista formale; ha sempre amato variare l'approccio stilistico alla materia che trattava.
A fronte della varietà di stili ha comunque sempre mantenuto sostanzialmente lo stesso approccio ai temi, alle storie che raccontava. Ciò che lo rendeva inconfondibile era il modo di vedere le vicende, cioè sempre e comunque dal punto di vista del vissuto umano e soprattutto senza alcuna distinzione sociale o etica (il povero e il reietto aveva lo stesso valore del ricco e del signore).
Questo atteggiamento era un retaggio culturale dei grandi autori letterari realisti dell'800 (su tutti Dostojevskij), reso vivo però dal tremendo shock collettivo e umano vissuto dal Giappone con la II Guerra Mondiale e dal grande e nobile sforzo dei Giapponesi di tentare di ricostruire una nuova società migliore della precedente. In quest'atmosfera di rapporto diretto e costruttivo con il reale, il cinema di Kurosawa trovava riscontro e successo.
Con gli anni '70 le cose cambiarono radicalmente anche in Giappone. La società si era economicamente e socialmente stabilizzata e si era data il volto del consumo materiale ed edonistico degli oggetti. Le singole persone, con il loro impegno etico, non erano chiamate a partecipare a niente se non a consumare e quindi non avevano più la centralità nel sistema. Le vicende umane esemplari e forti di Kurosawa non interessavano o colpivano più come una volta (vedi il fallimento di Dodes'ka den), ora il pubblico voleva solo "godere" e consumare i propri vizi e le proprie paure.
Kurosawa non aveva perciò più gli stimoli a continuare nel suo tipico cinema e dovette giocoforza cambiare e ripartire da zero. Lasciando perdere il reale con i suoi problemi (di cui alla massa importava poco), si rivolse agli universali della storia umana e della concezione artistica.
I film dell'ultimo periodo sono molto più rarefatti e quasi astratti, si ha più attenzione ai concetti e ai modi e molto meno alle persone. Questo periodo inizia proprio con Kagemusha.
Ciò che salta all'occhio di questo film è l'estrema cura e bellezza formale delle scene. C'è una cura maniacale del colore, della luce, degli spazi, del vento, pure gli interni e la disposizione dei personaggi sono curatissimi (a volte sembra di vedere un quadro olandese del 600). I tempi e gli avvenimenti sono rarefatti, contratti, tolti da logiche narrative o d'azione. Prevale nettamente l'approccio teatrale ed epico.
Si vuole quindi celebrare un'epoca e il suo spirito, visti in maniera tutto sommato distaccata e riflessiva, più che in maniera tumultuosa o vissuta (come ad esempio nel Trono di Sangue).
Ne fanno le spese i caratteri rappresentati, visti in funzione dello spirito dell'epoca piuttosto che nel loro specifico umano. Del protagonista, il Kagemusha, vediamo e sappiamo soprattutto quello che è inerente alla storia. Si viene a sapere pochissimo del suo vissuto passato, del suo specifico umano. Ci concentriamo sulla capacità che ha anche una persona del popolo di entrare in uno spirito da condottiero e di prenderne virtualmente il posto. La forza dell'animo fa a cozzi però con la forza delle forme e così anche se il Kagemusha ha grandi doti non potrà mai impiegarle perché è sempre e comunque un uomo del popolo. Questo lui non lo capisce e si immedesima talmente nel nuovo ruolo che finisce per annullarsi in esso. Acquisisce insomma una nuova personalità datagli dalla nuova funzione che si trova a ricoprire. C'è molto di Pirandello in tutta questa storia.
Il succo del film è quindi la dicotomia personalità-ruolo sociale, uno degli universali della cultura occidentale.
L'unica puntata nell'animo del protagonista è rappresentata da uno splendido sogno surrealisticamente colorato, che è una delle scene più suggestive del film.
Qualcosa del "vecchio " Kurosawa c'è però ancora. Su tutto la condanna della guerra. Il ralenti con cui è riassunto il tragico risultato della battaglia finale sta lì chiaro a dimostrare la posizione ideologica del regista.
Altro concetto caro al maestro è poi la superiorità della saggezza sulla forza. Shingen è un condottiero abile perché sa misurare le forze, ragiona con la testa e astrae da se stesso, suo figlio è il contrario, impulsivo, contorto dentro, e quindi votato alla distruzione.
E' un film visivamente sublime (grazie soprattutto ai soldi degli amici americani), però, se devo dire la verità, mi ha deluso un po'. Preferisco di gran lunga il Kurosawa "povero" ma estremamente pieno di vita.

pinhead88  @  02/02/2010 04:34:51
   4 / 10
Non mi è piaciuto,una rottura di balle allucinante.un polpettone romanzato inutilmente basato su una trama semplice ma portata fino allo stremo da sequenze statiche e poco coinvolgenti.nessuna scena riesce a coinvolgere e/o catturare in qualche modo lo spettatore,neanche le scene più movimentate.le scene di guerra sono solo accennate e in un kolossal come questo di certo non è una nota positiva.i costumi sono inefficaci e a volte sfiorano quasi il ridicolo.non è riuscito a catturarmi neanche dal punto di vista visivo,fotografia e scenografia che in un kolossal sono componenti fondamentali risultano poco accattivanti e monotone.un kolossal francamente poco interessante in tutto,non mi ha preso per nulla,compresa l'atmosfera e le ambientazioni.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  05/01/2010 16:57:42
   8½ / 10
Affresco del Giappone feudale in puro stile Kurosawa,ossia impostazione predominante di tipo teatrale unita ad aperture a campo largo,dedicate soprattutto a scene di massa riprese con grande eleganza e maestria.
Reduce da un periodo tutt’altro che spensierato e professionalmente appagante, nonostante il consenso unanime ottenuto con “Dersu Uzala”,Kurosawa,sostenuto a livello economico da Francis Ford Coppola e Gorge Lucas, confenzionò quest’ennesimo e mirabile ritratto storico del suo paese,ispirandosi a fatti storicamente documentati per poi romanzarli a proprio piacimento.
L’estetica lascia spesso senza fiato,la mescolanza dei colori (straordinaria la scena onirica),la cura per gli accostamenti cromatici,la magnificenza degli abiti e delle scenografie,anche quando minimali, ben contraddistingue la meticolosità del regista,sempre perfetto nell’inquadrare l’ambivalenza dell’uomo e le numerose sfaccettature che lo caratterizzano.
Chi meglio quindi di un “kagemusha”,ossia un sosia, poteva rappresentare le diverse maschere che un uomo indossa durante la sua esistenza?Kurosawa elegge a capo di un battagliero clan di samurai un abietto ladrone,che sostituito al principe defunto si cala nei nuovi panni dapprima con grande difficoltà, per poi immedesimarsi nella parte con convinzione sino a tramutarsi nel nobile uomo di cui è chiamato a fare le veci.La natura volgare dell’individuo sembra domata in seguito ad un primo madornale errore,quasi che lo spirito del principe,come sostenuto dai suoi generali,guidi l’ex malfattore,tanto questi sia diventato abile controfigura,quasi indistinguibile dall’originale sia in ambito bellico che famigliare.
Ma un atto azzardato,stimolato dall’amore per il nipotino acquisito e inteso ad indicare la totale incarnazione nel ruolo,segnerà indelebilmente la sorte del protagonista e il corso della storia.
Le scene di battaglia sono suggerite,mai palesemente mostrate,inseguite e tradotte dallo sguardo del kagemusha,che non tentennerà nell’indimenticabile finale a riappropriarsi della sua identità posticcia.
Molto buono l’intreccio narrativo che non svilisce affatto i personaggi secondari, ma ne esalta le principali peculiarità con un esemplare dosaggio di scene e dialoghi.
Tuttavia lo ritengo leggermente inferiore ad altri lavori del grande regista,è una sensazione dovuta probabilmente ad un gusto personale.Chiaramente siamo sempre su livelli sublimi.

edmond90  @  09/09/2009 23:25:03
   9 / 10
Un gradino al di sotto di Rashomon,Dersu Uzala e i Sette Samurai,ma lo stesso imperdibile.Regia impeccabile,grandi scenografie e attori superbi.Forse un tantino prolisso in alcune scene

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR kubrickforever  @  23/02/2009 12:16:07
   9½ / 10
Eccellente, sicuramente uno dei migliori di Kurosawa. E' impossibile non paragonare Kagemusha con i precedenti lavori del regista nipponico, dato che i temi del suo cinema sono sempre più o meno gli stessi. Nonostante ciò rimane un affresco veritiero e perfettamente riuscito del Giappone del 1500. Le scenografie e la fotografia sono eccellenti, tra le migliori che abbia mai visto. Forse è un pò lunghetto, ma poco importa quando i risultato raggiunge questi livelli.

momo  @  21/09/2008 17:10:27
   8½ / 10
Un film interessante, un ottima ricostruzione del Giappone feudale fa da sfondo alla vicende narrate. L’ombra di un uomo questa sorta di proiezione del suo ego, si rivela a più riprese fallace, all’inizio è kagemusha ad apparire ma non essere, è in tutto è per tutto uguale a Takeda ma nei modi e nel carattere è completamente diverso, è un semplice ladro. I feudatari non riescono ad imporgli di essere ciò che non è, e perciò solo in un successivo momento avviene lo scambio, nato dalla volontà dello stesso kagemusha, di essere Takeda; tuttavia kagemusha non si limita ad essere Takeda ma diventa ciò che Takeda avrebbe dovuto essere ma non è stato. Un nonno gentile, tanto che il nipote non lo teme più, un capo saggio che preferisce la pace alla guerra e in ultimis un guerriero valoroso. Kagemusha riconosce l’ideale, l’archetipo del capo, del guerriero riconosce anche che Takeda non lo aveva mai seguito che era, come lui stesso lo definisce, non solo un suo pari ma anzi moralmente più esecrabile di lui. Sembra che con l’accettare l’oro della ricompensa kagemuscha ritorni nei suoi panni di ladro-mendicante ma nel finale si dimostra ancora fermo nella sua nuova ombra, che prevale sull’ombra esteriore: kagemuscha nonostante sia vestito da stracci e a dispetto degli altri generali armati di tutto punto dimostra di essere effettivamente un guerriero.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  13/02/2008 12:37:46
   9½ / 10
Grandioso affresco storico del maestro nipponico, la trovo comunque una decorata summa di tutto il repertorio Kurosawa, per questo il mezzo voto in meno. Fotografia incredibile, certi colori addirittura commoventi, scenograficamente perfetto, regia di un maestro tratta una storia bellissima.
Non so voi ma io vedo Mifune sotto ogni elmetto..un gran peccato la rottura del perfetto sodalizio.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  16/08/2007 00:03:15
   10 / 10
Uno dei migliori film di Kurosawa, visivamente ricchissimo e molto fluido, malgrado la lunga durata. Ottima la prova, non facile, di Tatsuya Nakadai nel doppio ruolo del principe Shinghen e del suo sosia.

metafisico  @  07/08/2007 18:41:43
   9½ / 10
uno degli indimenticabili capolavori di Kurosawa.
non gli do 10 solo perchè la perfezione in ogni campo artistico è difficilmente raggiungibile.
questo film comunque si avvicina molto

Dick  @  01/07/2007 18:03:02
   8 / 10
Pellicola sull' illusione e vacquità della vita il cui tema magari però un pò si perde nella gigantesca produttività, comunque bella con la sua ricchezza di colori.

AKIRA KUROSAWA  @  08/06/2007 01:42:24
   10 / 10
spendido! dopo dersu uzala girato in siberia, kurosawa ritorna a dostoevskij e shakespeare. tenta da subito di dirigere ran, ma costa troppo e il film viene rimandato.questo divino regista in questo periodo vive nell immaginazionenel sedicesimo secolo , e in quest epoca nn è difficile trovare dei soggetti e per questo film si ispirera all episodio che era successo al clan dei tanaka che era riuscito a tenere nascostala morte di shingen per due anni proprio grazie alla presenza di un sosia OVVERO UN KAGEMUSHA.
il regista voleva filmarlo gia nel 44 ma mancavano i cavalli; questo film è un omaggio ai creatori del giappone moderno ovvero takeda, nobunaga e tokugawa.
il film è strutturato in un prologo, 3 atti e un epilogo ovvero l epico finale entrato ormai nella storia.
ad un certo punto del film a forza di imitare il principe shingem , il guerriero ombra ne ha assuntola personalita perdendone la propria, lo spirito del maestro si è rincarnato nella sua ombra.
l ' ombra nn puo esistere senza la persona
infatti la farsa del kagemusha dura solo due anni e nn tre come desiderava il principe, infatti riesce ad ingannare tutti nipote compreso ma nn il suo cavallo, e cosi il kagemusha viene buttato fuorisenza spiegazioni e viene cacciato a sassate dalle guardie ed a questo punto senza base e senza consistenza si ritrova l ombra di un morto.
il nuovo principe , il figlio, katsuyori è ambizioso e per dimostrare che nn vale meno del padre, infrangendo i suoi ordiniscende in guerra, in questo modo muove la montagna e percio nn è piu stabile , ma molto vulnerabilee tutto culmine nella battaglia finale.
questo tipo di battaglia nn l abbiamo mai vista sullo schermo, infatti il regista nn mostra solo l ecatombe, ma solo l inizio e la conclusione, la tragedia ce la fa immaginare attraverso i rumori e gli sguardi addoloranti ed impotenti dei generali, fuori dal campo l ombra del principe morto soffre l aginia dei "suoi" uomini e alla fine anche lui si getta sotto il fuoco degli archibugi..
il dio regista che si chiama kurosawa con questo film rende un gran omaggioal secolo del rinascimento giapponese; tecnicamente perfetto, visualmente straricco, molto brillanti e ben dirette le sequenze epiche, bravo l attore che interpreta il kagemusha, bellissima la scena del sogno che contiene colori stupendi, un altro capolavoro di kurosawa, tuttavia ran è ancora piu bello. fantastico

2 risposte al commento
Ultima risposta 01/07/2007 21.38.21
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Beefheart  @  13/02/2007 15:33:47
   5½ / 10
Di apprezzabile c'è solo l'aspetto visivo in termini di fotografia, inquadrature, luci, colori (a volte addirittura surreali), costumi ed ambientazioni.
Per il resto mi è parso eccessivamente lungo, dilatato, un po caotico (soprattutto all'inizio) e approssimativo. Le scene di guerra sono solo accennate, gli scontri non si vedono mai e questo, senza dubbio, facilita molto il lavoro del regista che, oltre a non dover girare difficili scene di guerra con centinaia di comparse, non si deve preoccupare di utilizzare stunt man, addestratori di cavalli e quant'altro. Peccato però che i combattimenti tra clan rivali, di questo film costituiscano l'ossatura. La recitazione è quella tipica nipponica del periodo e, più ancora, del genere: particolarmente intensa e carica, a saturare di dramma un'atmosfera sempre solenne, tanto nei frangenti più particolari e domestici quanto in quelli più panoramici e corali. Il film risente di una trama, potenzialmente valida, ma forse non sviluppata a dovere, con un ritmo narrativo incerto che non rapisce completamente l'attenzione dello spettatore. E' per questo che, nonostante l'epico finale, ciò che ne deriva è la sensazione di un capolavoro solo sfiorato; qualcosa che avrebbe potuto essere ma, per poco, non lo è stato. Interessante la ricostruzione di alcuni particolari storico/sociali come la servile devozione riservata al principe del clan dai suoi vassalli e subalterni, per i quali risulta essere un'irrinunciabile guida terrena e spirituale.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento matteo200486  @  20/01/2007 07:14:16
   9 / 10
...film straordinario del grande Akira Kurosawa... Bello, anzi molto bello, come testimonia il voto...
Gran bella storia mi ha coinvolto e mi ha colpito... Ottima fotografia e bei costumi. Lo penalizza un pò la sua durata ma rimane comunque uno dei capolavori di Kurosawa... Consigliato!

Nemo73  @  01/01/2006 15:45:00
   10 / 10
Film capolavoro di Kurosawa! Alla pari di altri suoi grandi film come Ran, Rapsodia in Agosto, I 7 Samurai e Trono di Sangue!
Eccelente praticamente in tutto! Fotografia curata, scenografie e costumi semplici in sintonia con quel periodo e quindi estremamente fedeli, ottima recitazione di tutto il cast tra cui, ovviamente, spicca il protagonista nella sua parte duplice di signore feudale e sosia di quest'ultimo!

Sarebbero tante le scene da citare ma ne vorrei ricordare almeno 3 in particolare... quella in cui il sosia imita alla perfezione le movenze e i gesti tipici del signore feudale dei Takeda, davanti ai suoi servitori che rimangono in stupito silenzio mettendosi a piangere, la carica finale (militarmente assurda) di tutto l'esercito che va praticamente a morte certa e sempre alla fine, la scena in cui il sosia, ormai preso completamente dalla sua "parte" di signore del clan si getta allo sbaraglio ormai rimasto solo, trovando anch'esso la morte dentro le acque in cui galleggia, a simbolo della sconfitta finale, lo stendardo dei Takeda che danno così addio al loro sogno di unificare il Giappone sotto il loro dominio, lasciando questo compito a Nobunaga che, rendendosi conto che il suo grande nemico lo aveva ingannato per quasi due anni, lo onora dedicando una struggente danza alla sua memoria!

style  @  27/08/2005 12:24:07
   8 / 10
non il migliore di kurosawa ma siamo sempre a livelli altissimi, bella storia, i costumi e le scene di battaglia sono grandi (come al solito)
finale bellissimo e drammatico

Crimson  @  03/08/2005 18:14:19
   10 / 10
L'eroe di Kurosawa è un uomo umile, spesso stravagante e ancor più di frequente incompreso. Kagemusha, il sosia, è tutto questo. E' un semplice ladrone salvato in punto di morte solo per la sua incredibile somiglianza con Shingè; i suoi pensieri, i suoi comportamenti, ecc.. non hanno importanza per l'entourage del principe: l'importante è che faccia esattamente ciò che gli viene chiesto di fare. Nonostante ogni spavaldo tentativo di annullare la sua personalità dall'alto di un blasone ben più importante, egli riesce a ribellarsi. Non è una ribellione forzata, nè incerta. E' naturale. Ogni decisione che prende è talmente spontanea da meritare un'ammirazione particolare. Eppure è un ladro, non è niente, indipendentemente da ciò che dice o fà. E' un sosia, punto. Per questo non verrà mai capito.
Durante il film a volte si ha l'impressione che sia realmente lo spirito del defunto principe a guidare in qualche modo le scelte del sosia. Ma riflettendoci bene, questa non è altro che l'analisi che gli otto generali fanno per spiegare i fatti. E' impossibile infatti non notare ad esempio quanto sia verace l'affetto spontaneo che il protagonista prova per il piccolo erede al trono. E' entusiasmante la scena in cui assume una posa tale da ricordare il vero principe, da indurre valletti e consiglieri ad inginocchiarsi commossi. Così come sono belle tutte le scene in cui avviene una "scelta", che si rivela sempre di una saggezza straordinaria, "come una montagna". Anche in questo film ci sono scene di battaglia molto belle. La colonna sonora è molto emozionante. Infine considero il finale di questo film come il più bello della storia del cinema, insieme a quello di "C'era una volta in America" e di pochissimi altri. Vedere per credere. Grazie Akira sei sempre il migliore.
Capolavoro.

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