la citta' delle donne regia di Federico Fellini Italia, Francia 1980
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la citta' delle donne (1980)

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locandina del film LA CITTA' DELLE DONNE

Titolo Originale: LA CITTA' DELLE DONNE

RegiaFederico Fellini

InterpretiMarcello Mastroianni, Ettore Manni, Anna Prucnal, Bernice Stegers

Durata: h 2.28
NazionalitàItalia, Francia 1980
Generegrottesco
Al cinema nel Gennaio 1980

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Trama del film La citta' delle donne

Snaporaz, uomo di mezza età, scende dal treno su cui sta viaggiando con la moglie per seguire una donna misteriosa. Si trova dapprima in un albergo dove scatenate femministe tengono un tumultuoso convegno (di cui nulla capisce), poi nel castello di un certo Katzone, un santone dell'erotismo, poi in un tribunale dove le donne lo condannano e in un'arena in cui deve essere linciato.

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Voti e commenti su La citta' delle donne, 24 opinioni inserite

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stratoZ  @  02/10/2025 17:03:14
   7 / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

"La città delle donne" è per forza di cose il film definitivo del confronto tra Fellini ed il mondo femminile, spesso rappresentato nella sua filmografia con caratteristiche fugaci, che l'autore e soprattutto la persona, non hanno mai carpito a pieno, ecco questo film mi è sembrato un ideale proseguimento di alcune tematiche trattate a brevi tratti in film come "8 e mezzo" e "Amarcord", in cui Fellini col suo stile tipico della seconda metà di carriera, ci trasporta nel caos più anarchico del mondo femminile, il film è una lunga visione, sogno o incubo, in base a come la si percepisce, del protagonista nei confronti rapporto con l'altro sesso, fin dalle prime sequenze, con un ormai attempato Mastroianni, che come al solito funge da alter ego di Fellini, che eccitato come un cinghiale segue fuori dal treno questa donna, prima seduttiva, poi sfuggevole, già da questo primo elemento è abbastanza messa in risalto la natura lunatica della donna e la sua indecifrabilità da parte dell'uomo, che comunque non demorde per l'innata attrazione che prova nei suoi confronti.

Il film potrebbe essere diviso in tre macroparti, la prima, quella della conferenza femminista, in cui in un caos surreale tutte le donne urlano slogan femministi, di dubbia logica e palesemente estremizzati, è una critica all'ideologia estremista - in questo caso femminista, ma probabilmente espandibile a tanti altri contesti - che rifiuta il dialogo e si rifugia dietro frasi fatte, risultando soprattutto divisiva e polarizzante e sempre alla ricerca di un colpevole verso cui puntare il dito, in questo caso il povero malcapitato nei panni di Mastroianni dovrà fare i conti con un clima infervorato che lo trasporta in un contesto caricaturale.

La seconda parte cambia totalmente tono, col protagonista che viene portato alla ricca tenuta di questo Katzone, uomo colmo di mascolinità tossica ancora sostenitore di un rapporto all'antica nei confronti della donna, costantemente pervaso dal proprio ego e che si vanta continuamente delle sue conquiste al punto da avere una sorta di museo che prova le sue frequenti esperienze sessuali con le donne, un'ostentazione estrema che aumenta ancora di più la componente caricaturale del film e si diverte a dissacrare il tipico maschio basico, in questa parte vi è anche spazio per una delle scene più belle del film, quella visione del protagonista, che trova il passaggio sotto il letto e viene catapultato in questo parco giochi pieno di ricordi della sua infanzia, le sue prime esperienze con le donne, il rapporto con alcune di esse, un momento che può ricordare molto "Amarcord" ed alcuni dei suoi personaggi femminili come la Gradisca e la tabaccaia, che diventano oggetto del desiderio da parte di giovani che hanno perso da poco l'innocenza.

La parte finale è un sommario processo delle femministe nei confronti del protagonista, e si ritorna un po' a quanto già visto nella primissima parte, qui l'uomo viene condannato ad una pubblica esecuzione per la sua misoginia ed il suo maschilismo, in cui Fellini come al solito scatena il suo talento surreale e ricorre ad espedienti visivi barocchi e surreali, fino al totale ribaltamento della prospettiva sul finale che esplicita - fin troppo - la natura soggettiva della visione.

Nel complesso, è un buon film, la tipica opera criptica e sopra le righe della seconda parte di carriera di Fellini, forse l'ho trovato leggermente più didascalico della sua opera passata, ma in ogni caso funziona bene e riesce ad essere abbastanza evocativo, oltre che visivamente sublime, ho anche apprezzato il mood lievemente paranoico che il film trasmette, in questo viaggio in cui il protagonista è totalmente in balia di eventi che non può controllare.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  07/07/2025 18:33:03
   7½ / 10
Fellini ed il mondo delle donne. Un mondo affascinante, che lo attrae, che ama profondamente ma che non comprende. Le femministe che occupano la prima parte di questo racconto è un'insieme di slogan in fondo semplicistici e schematici, ma è la visione di Snaporaz/Fellini a percepirlo così ed il motivo è spiegato nella magione di Katzone, eremo maschilista portato all'estremo, nutrito dalla mentalità del ventennio fascista che vedeva la donna nel ruolo moglie/madre e che in una certa misura è il retroterra culturale in cui è cresciuto e formato lo stesso Fellini. Snaporaz è un personaggio immaturo, che durante il viaggio si fa trascinare dagli eventi quasi passivamente, sempre più frastornato, cercando di capire ma non ci riesce anche per indolenza. Fellini in questo collage riprende molti suoi film del passato in particolare 8 e mezzo e Amarcord ed è probabilmente una dichiarazione del proprio limite nei confronti del mondo femminile.

DankoCardi  @  30/05/2025 15:36:26
   8½ / 10
Forse il film più "criptico" di Fellini. La prima parte pare essere una gigantesca negazione della scena dell' harem di 8 e 1/2, con lo stesso protagonista accerchiato da una marea di femministe psicotiche che sembrano avvertirci che i tempi sono cambiati rispetto a vent'anni prima. Le donne qui vengono rappresentate in maniera grottesca e deviata come per accentuare il divario con la donna sottomessa e casalinga degli anni '60. Immancabile un confronto con un maschilismo atavico ed ormai in via di decadenza. Nel dialogo tra il protagonista e la moglie (incontrata per caso come fossero due estranei) si avverte un muro di incomunicabilità tra uomo e donna come a dire che tra i due, oltre al sesso, non può esserci altro. E se qualcuno pensa che abbia torto...bè forse ha ragione perchè è una di quelle pellicole di libera interpretazione dove non esiste una chiave di lettura giusta o sbagliata. Ma è nella seconda parte che l'onirico felliniano -comunque onnipresente già con l'assurdo nome del protagonista...Snaporaz- irrompe predominante con un attraversare i ricordi che si susseguono come una sarabanda di luna park e dopo una specie di ordalia c'è l'ascesa alla ricerca (appunto, un mero sogno) della donna perfetta che sia amica, amante, madre! Insomma un Fellini che ritorna al personale, all'intimista ed al verace.
Sempre efficace la metafora del treno che entra nella galleria!

Mic Hey  @  17/04/2025 17:38:52
   9 / 10
..Da non-fan di Fellini riconosco LaCittàDelleDonne come un capolavoro epico! Un viaggio assurdo bizzarro allucinato deviato nel contradditorio mondo della Donna,..quella più irrazionale, contorta, psicotica, insoddisfatta e confusa che emancipandosi dagli Anni 70 ad oggi mostrerà la sua vera natura(aliena?) distruttiva negativa. Questo perchè la "Donna" che pur avrebbe in sè il potere per portare conforto e positività nel mondo, ahimè, riconosce come propria solo una realtà fatta di miseria, (auto)distruzione, caos

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER Consiglio a tal proposito per approfondire l'argomento il recente bellissimo(ma più crudo e non per tutti) "MEN" di tale A.Garland(credo).

Guy Picciotto  @  11/02/2021 12:21:17
   8½ / 10
immaginiamoci per un solo momento se Fellini oggi giorno fosse vivo e girasse la scena del del lo**** cimiteriale e galleria audiovisiva del Dottor Kat.zone col suo reliquiario orgasmico femminile. Il giorno dopo vedremo Fellini sotto processo accusato di crimini di misoginia e condannato a pene detentive. Solo questo da la misura del tremendo crollo sociale che si è consumato in occidente.

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Ultima risposta 17/04/2025 17.25.08
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  14/08/2020 18:16:19
   9 / 10
Viaggio onirico e grottesco nel mondo delle donne, rappresentate come probabilmente il regista stesso vede la loro frangia più femminista, la quale a sua volta inquadra a priori l'uomo come un essere subdolo che desidera la sottomissione del gentil sesso. La rappresentazione del rapporto uomo-donna che Fellini ci dà con questo film non è semplice da comprendere, anzi, però le immagini al limite del delirio ben rappresentano, visivamente e non solo, quella che è la contrapposizione tra i due mondi, condannando le pretese di superiorità da parte di uno e dell'altro sesso.

Sopravvalutato? Neanche per sogno! Un trip allucinante, per me una delle migliori pellicole di Fellini.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  19/01/2020 15:13:25
   8 / 10
Delirio onirico sospeso tra ricordo e immaginazione, che fa uno sberleffo tanto al femminismo misandrico quanto al machismo esasperato. Da molti considerato come un film minore nella produzione di Fellini, è invece un potente affresco surreale messo su pellicola del grande regista riminese.

Filman  @  05/10/2019 19:59:59
   9 / 10
Dopo aver delicatamente esplorato la sessualità femminile e dopo aver grezzamente e goffamente fatto satira sulla sessualità maschile in maniera sfarzosa e divertente, con LA CITTA' DELLE DONNE Federico Fellini mette finalmente in scena quel viaggio surreale, inconscio e onirico all'interno dell'edonismo virile da sempre accettato ma mai sviscerato così a fondo e in maniera biunivoca da ambo i sessi. Impossibile contare tutte le sequenze del film, ognuna ricca di particolari, ognuna con le proprie particolarità, ognuna con la propria originalità, ognuna con le proprie sperimentazioni, ognuna con la propria bellezza eppure ognuna facente parte dello stesso spirito e dello stesso corpo cinematografico, incredibilmente solido per quanto vario. La creatività prima dell'intuizione si percepisce nei momenti più verosimili e sovrasta lo spettatore nei trip più immaginifici, disegnando quello che è un capolavoro senza tempo, unico come ogni opera dell'autore ma più unico degli altri nella sua, apparentemente impossibile, naturalezza.

fabio57  @  04/09/2015 11:53:28
   6½ / 10
Farneticazione delirante di un autore celeberrimo e osannato a giusta ragione, ma che qui compie un passo falso, lasciandosi andare ad elucubrazioni cervellotiche e contorte. Non è certo il miglior Fellini, d'altronde non tutte le ciambelle vengono col buco.
Ha fatto di meglio di meglio

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Oskarsson88  @  12/09/2014 15:19:43
   7 / 10
Trasognato e di difficile interpretazione, si divide più o meno in due parti. Ci si lascia trasportare.. meglio nella prima parte comunque, da quando c'è la festa di Katzone perde un po'. Visione sul femminismo e sui suoi non riuscitissimi traguardi raggiunti.

cultmovie  @  06/03/2014 23:35:30
   8½ / 10
capolavoro onirico, surreale, provocatorio. Fellini in questo film mostra una visione della donna (in particolare la donna femminista) personale...ma al tempo stesso attuale e che da molti spunti di riflessione, una donna non più schiava dell'uomo ma libera e allo stesso modo disorientata e priva dei classici valori della donna...non più casalinga, moglie e madre ma una donna in cerca di nuove strade, spesso egoista, e che cerca di riversare tutte le sue frustrazioni e le sue colpe o mancanze sull'uomo.
che ha tra le varie colpe quella appunto di essere uomo...nel senso più superficiale e stereotipato del termine!

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  26/09/2013 22:00:36
   7½ / 10
Sinceramente è il film di Fellini che fino ad ora mi è piaciuto meno. Non c'è che dire: è pur sempre un signor film, dalla fotografia, scenografia, costumi e ambientazioni di prim'ordine. L'unica cosa che non va è il fatto che stavolta Fellini non è riuscito perfettamente a conciliare i propri dubbi, i propri conflitti, i propri sogni con l'universalità umana.
L'ossessione e la fascinazione per il misterioso e multiforme mondo femminile (tema costante di Fellini da "La dolce vita" in poi) qui viene espressa tramite figurazioni simboliche a volte difficili da decifrare. Le immagini di stampo onirico sono piuttosto complesse (personaggi che escono dal niente non facili da classificare, il vento che fischia fuori contesto, ecc.) e questo uccide un po' il senso di poesia che era il fascino e il mezzo comunicativo principale nei film precedenti. Si fa fatica a trovare un nesso estetico univoco (visto che quello logico è quasi inesistente) che unisca e dia un senso complessivo. Si rimane un po' smarriti e quasi travolti dall'avvilupparsi a volte caotico delle diverse scene. "La città delle donne" è forse il film più "privato" ed ermetico di Fellini.
Comunque indirettamente è possibile interpretare un preciso stato d'animo e comprendere l'atteggiamento di Fellini verso la società italiana di fine anni '70. Prima di tutto si percepisce l'incupimento dello sguardo di Fellini verso ciò che lo circonda. Ne "La dolce vita" e "Otto e mezzo" la girandola di quadri sociali era percepita come una giocosa sarabanda, vista con sguardo bonario e ironico. A partire da "Prova di orchestra" il succedersi vorticoso di scene di stampo sociale si fa caotico, aggressivo, violento. Ne "La città delle donne" si sente un'atmosfera come di incubo, di smarrimento, di prigionia.
Fellini ci rende poi un ritratto impietoso della decadenza della società italiana, minata alla radice dagli egoismi e dagli interessi personali o di categoria (gli orchestrali di "Prova d'orchestra" e le donne di questo film pensano solo a se stessi, non hanno uno sguardo complessivo, un interesse generale).
Ne "La città delle donne" si individuano poi due atteggiamenti tipici di allora imperanti ancora adesso: quello fanatico, chiuso, polemico a priori, intransigente, aggressivo, intollerante, arrogante, oggi rappresentato dal Movimento 5 Stelle, e quello volgare, di cattivo gusto, esibizionista, cafone, autocelebrativo, rappresentato da Forza Italia. Fellini aveva già capito 30 anni fa quale sarebbe stato il destino spirituale dell'Italia.
In maniera preoccupata e "negativa" viene visto anche il dilagare fra la gioventù italiana della moda di stampo anglosassone dell'esibizionismo primitivista. Anche queste sono felici intuizioni di ciò che sarebbe poi diventato per noi (purtroppo) normale e naturale.

Invia una mail all'autore del commento ciaco63  @  27/01/2012 21:04:18
   9 / 10
Un autore come Fellini è grande perchè rispetta lo spettatore. Lo rispetta quando realizza opere non scontate, cioè non basate su clichè. In quest'opera, piu' sogno che realtà, è il rapporto uomo-donna che il regista scruta, analizza, ne cerca l'essenza per non approdare forse ad alcuna risposta definitiva. Ma proprio il porre il dubbio su cosa significhi uomo e cosa significhi donna in questo mondo fatto di infinite contraddizioni, ecco allora che le contraddizioni stesse ergono a immagine veritiera di ogni relazione umana!

tris  @  25/03/2011 00:09:08
   10 / 10
Il più bel capolavoro onirico del Maestro. E' probabilmente il film più bello che abbia mai visto. E poi la Damiani... la donna più femminile e bella del mondo!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  09/12/2009 22:25:55
   8½ / 10
Adoro Fellini e mi sono accorto di non avere ancora votato questo film (devo rimediare anche con Amarcord ma lo voglio rivedere,mi piace troppo).
Dopo il Casanova,capolavoro,Fellini esplora il mondo femminile e lo fa a modo suo,nel modo che adoro ovvero attraverso uno stile onirico e colorato,veramente da sogno. Meravigliosa Donatella Damiani mentre Mas*****nni è bravissimo ancora una volta. Alcuni punti del film sono un pò monotoni ma vengono ripagate da altre sequenze incredibilmente suggestive.
Fellini è tra i miei registi preferiti e mi dispiace dire che,insieme a E la nave,questo è uno dei suoi ultimi grandi film,non che quelli dopo siano brutti ma neanche belli come questo (mi manca solo La voce della luna).
Come sempre nel cinema di Federico è sempre tutto un sogno...o no?

paride_86  @  06/10/2008 01:53:57
   10 / 10
Caleidoscopico ritratto dell'universo femminile percepito da Snaporaz, ovvero Federico Fellini. Visionario e coloratissimo, questo film conferma lo smisurato talento del Maestro che sa raccontare la realtà (femminismo, tradizionalismo, cambiamento del ruolo della donna) con colore ed ironia.

DarkRareMirko  @  27/08/2008 23:20:36
   8 / 10
Un film sopravvalutatisismo, da tutti, in sostanza.

Ci si trova di fronte ad il peggior Fellini (e per un grande regista come lui, il peggior significa "film molto buono", quindi...), peggior Fellini che comunque, tra un a dir poco cinico attacco al femminismo (non poi così immotivato comunque) tratteggia ed inquadra una verità incommensurabile, indiscutibile, anche e sopratuttto oggi ancor presente: l'incapacità del soggetto donna di potersi relazionare all'uomo, o meglio, ad un certo tipo di uomo.
Il ritratto di una donna sì libera ed emancipata, ma che comunque inquadra e prende di mira un soggetto non per sue colpe personali, ma per il solo fatto di appartenere ad una certa classe e/o categoria genetica.
Difetto non da poco e che certo è anche presente in uomini ma, diciamo che di solito è soprattutto presente in individui di sesso femminile.

Visivamente di un pregio indiscutibile, scenografie eccelse, Mas*****nni sempre grandioso, c'è da dire che però è un film che non sa ben giostrarsi tra realtà e sogno, ed il finale (trito, ritrito e stratrito) sta anche lì a dimostrarlo.

Un film che vale più per cosa ha da dire che per come lo dice, insomma.
Comunque consigliatissimo.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Sanjuro  @  22/05/2008 20:54:45
   9½ / 10
"La città delle donne è un film minore" TUA SORELLA. Fellini lucidissimo, mastroianni in stato di grazia, una favoletta surrealista da ninna nanna, musicisti free jazz delle immagini. Questo è l' ultimo film immenso di Federico, poi il delcino (farcito anche da qualche splendida trovata)

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Giordano Biagio  @  01/09/2007 14:17:28
   9 / 10
Film surreale che contribuisce al alimentare il mistero donna.

La donna viene intesa come impossibile oggetto, slegato da ogni razionalità stabilizzante. Nessun giudizio può essere formulato verso personalità femminili che si dibattono senza colpe da un mito a una leggenda, da un potere materno all'alienazione ambigua e sfuggente della sottomissione all'uomo.

Fellini sogna, ma quanta verità storica e desiderante il sogno racchiude!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  01/07/2007 14:33:55
   8 / 10
E' vero: l'invettiva di Fellini (potrebbe fare il paio con il ben più moderno Ferreri dello stesso periodo, quello che sovrastava lo schermo con la tematica della crisi contemporanea dell'uomo) ha il sapore proprio di una contemporaneità tardiva: echi di quel femminismo nichilista (soprattutto o solo di sinistra) avevano già fomentato piazze e discussioni negli anni precedenti, con le loro battaglie referendarie, con il loro vettore post-rivoluzionario.
L'ambiguità del film è quella di dover assecondare Fellini come cineasta aperto alle tematiche giovanili, ai fenomeni di massa, come è accaduto con l'affresco di "Roma" (ieri e oggi, aggiungo io), mentre in realtà siamo di fronte a un regista la cui dissacrazione fomenta soprattutto uno spirito conservatore, per non dire sottilmente democristiano.
Lo Snaporaz di M. è un'altro tassello dell'autoreferenzialismo che ha avuto i suoi esordi con l'intramontabile "Otto e mezzo".
Qui l'uomo è vittima delle sue contraddizioni, e non a caso celebra un'alter-ego (o no?) come Ettore Manni che, nel pieno di questo inferno kafkiano para-femminista, contempla la sua brutale consumazione orgiastico-fisica: eccessivo e magari a tratti delirante nel suo subconscio, "La città delle donne" ha comunque il merito di essere un film visivamente ricchissimo, quasi abbacinante nel retaggio circense che riguarda l'esposizione nuda e cruda dei difficili rapporti tra uomo e donna.
Un film molto discusso, successore di poco a quel Casanova che celebra il Vizio di vivere come apologia del bulimismo maschile, non a caso

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