Ludovico Massa detto Lulu, metalmeccanico rozzo e crumiro, è il perfetto archetipo del lavoratore senza coscienza di classe. Abile sul lavoro, si ammazza di fatica solo per riempire la casa di inutili aggeggi consumistici. Il suo comportamento gli aliena le simpatie dei compagni...
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Ennesimo ritratto abrasivo e spietato del maestro Petri, che questa volta posa il suo sguardo sulla condizione lavorativa e non di un uomo durante il boom economico. Ludovico Massa, operaio solerte ed efficiente, stritolato dalla ripetitiva e fiaccante vita di fabbrica, così come da una situazione famigliare complicata, si ritrova preda delle sue stesse decisioni, senza aver ben comprese il perché. Come non bastasse la già dura realtà quotidiana, ecco che a render ancor più angusto il cammino dei Lulù ci si metteranno gli studenti dagl’ideali utopistici perennemente all’entrata della ditta, i sindacati ben più attenti alle loro conquiste politiche che altro, oltre ai compagni di reparto da cui viene inviso a causa della sua efficienza sul lavoro. Ossessionato dalle mille voci che lo consigliano, dall’incombente presenza di un compagno finito al manicomio, dalle parole roboanti e impregnate da ideologie, ma ben lontane dal poter capire il supplizio di un’ intera generazione, al povero Lulù non rimarrà che provar a districarsi rimanendo il quanto più possibile a galla. Inutile dilungarsi sulla prova di Volonté. Magari avessimo anche oggi registi e attori così capaci di raccontare e interpretare i malumori e le contraddizioni della nostra società.