la donna di sabbia regia di Hiroshi Teshigahara Giappone 1964
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la donna di sabbia (1964)

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locandina del film LA DONNA DI SABBIA

Titolo Originale: SUNA NO ONNA

RegiaHiroshi Teshigahara

InterpretiEiji Ohada, Kyoko Kishida, Hiroko Itō, Kōji Mitsui

Durata: h 1.34
NazionalitàGiappone 1964
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 1964

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Trama del film La donna di sabbia

Uno scienziato che svolge ricerche in un deserto chiede ospitalità agli abitanti di un villaggio. Questi lo conducono nella capanna di una donna che si trova in fondo a una depressione sabbiosa raggiungibile solo con una scala di corda. Durante la notte la scala viene però rimossa. Intrappolato nel deserto, l'uomo si troverà combattuto tra il desiderio di libertà e l'amore, la pietà verso la donna fino alla decisione finale di non far ritorno alla civiltà.

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Voto Visitatori:   8,83 / 10 (9 voti)8,83Grafico
Premio speciale della giuria
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Premio speciale della giuria
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Voti e commenti su La donna di sabbia, 9 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Thorondir  @  09/07/2024 11:42:25
   8½ / 10
Metafora sull'alienazione della società contemporanea, classicamente resa con l'uomo di città costretto controvoglia in una situazione di vita di fatto primitiva. È un torture-porn prima dei torture-porn, è un thriller dell'anima, un film sulla claustrofobia della contemporaneità e sull'impossibilità, spesso volontaria, di cambiare pagina distruggendo le convenzioni sociali della propria condizione (perché l'ascesa sociale sembra impossibile, quella sabbia che cade continuamente costituisce sempre un dover lavorare per non poter però mai salire la scala sociale, il buco dentro il quale si è prima costretti e poi si accetta di stare).

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  10/04/2024 19:25:35
   8 / 10
Meraviglioso questo film che analizza in maniera entomologica, prendendo come riferimento l'hobby del suo protagonista, la condizione umana nella società moderna che viene analizzata e decostruita in paesaggio quasi irreale e metafisico. Le convenzioni sociali sono praticamente annullate. Non ci sono documenti, licenze o permessi. ci sono bisogni primare come mangiare, bere ed il sesso. E' un tessuto sociale nuovo e praticamente sconosciuto, più vicino ad una società di stampo socialista che capitalista, ma non per questo meno opprimente ed alienante. Una scelta consapevole di una rinuncia alla vita precedente per quella nuova. Meravigliose le interpetazioni e magistrrale lo straniamento della colonna sonora. Assolutamente da recuperare.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  19/12/2013 11:08:23
   8 / 10
Un entomologo rimasto appiedato nel deserto, allettato dalla promessa di ospitalità notturna, viene tratto in inganno. Fatto scendere in una buca scavata nella sabbia vi resterà imprigionato con una giovane donna. Da studioso, e quindi osservatore, diventa l'osservato da parte dei suoi carcerieri; dapprima collerico poi sempre più indebolito dalla penuria d'acqua e dalla disperazione tenterà più volte la fuga, ma come un insetto caduto nell'imbuto di un formicaleone vedrà ogni suo sforzo vanificarsi sulle impervie e friabili pareti circostanti.
"La donna di sabbia" è un film claustrofobico e metaforico ambientato in un non luogo in cui le riflessioni dell'autore prendono forma. Natura umana e vacuità della vita stanno alla base. Obiettivi, meglio se di difficoltoso raggiungimento, come rimedio per annientare il nulla, tanto che il protagonista solo nell'eloquente finale e dopo mesi di prigionia riuscirà a dar senso alla propria esistenza.
Il pessimismo di partenza quindi muta, si trasforma in qualcosa che travalica una condizione esistenziale "normale" e che proprio distruggendo ogni convenzione trova la propria libertà, prima di tutto mentale. In precedenza Teshigahara mette sul piatto meschinità ed egoismo, con la donna priva di scrupoli nell' intrappolare l'uomo e con lui che in cambio di una visita al mare tenta di stuprarla davanti a un nutrito numero di guardoni; scena davvero notevole questa, con gli astanti impegnati in una sorta di sabba dedicato agli inquietanti oni nipponici.
La colonna sonora dall'incedere ossessivo acuisce il senso di emarginazione, inoltre si avverte un fastidio quasi epidermico, con la sabbia che invade ogni spazio non lasciando tregua a quei corpi impegnati in una battaglia impari.
La lontana civiltà è un ricordo, ma per continuare a vivere, sognare e progettare amando non è affatto necessaria.

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  03/08/2013 19:16:25
   8½ / 10
Magnetico. Lo trovate su youtube in italiano. Ne vale davvero la pena.

Gabo Viola  @  20/11/2011 20:16:31
   9½ / 10
Da vedere subito, strepitoso!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  09/03/2010 17:33:23
   9 / 10
Ecco un film veramente kafkiano: ritroviamo qui, rilette da due autori orientali, le stesse atmosfere claustrofobiche e opprimenti, quelle situazioni assurde, i vertiginosi ribaltamenti che catapultano la dimensione terrena in quelle metafisica.
Il protagonista è innanzitutto un entomologo, un ricercatore dunque saldamente radicato in una realtà scientifica: studioso del piccolo, infinitesimo, minuzioso, già enigmatico mondo dalle forme molteplici. Ma più vasto e meno definito è il mistero che incontra nel deserto: l’osservatore diventa l’osservato; l’uomo - l’Io fuori dalla moltitudine - l’insetto da analizzare.
Il luogo è d'altronde tutta una costruzione metafisica. Nei suoi spazi sconfinati transitano, non decifrabili sino in fondo, diversi simboli: come il mezzo che conduce alla metropoli e alla civiltà: esso viene perduto, dando il là ad un’obbligatoria e imprevista deviazione.
Vediamo il deserto trasformarsi in una desolante periferia informe; coi i suoi abitanti – reietti, zotici, cinici indigenti – i suoi codici e le sue leggi; dove l’uomo moderno sprofonda, impegnato da incessanti insabbiature, continui crolli, frequenti infiltrazioni. La sabbia ha la sua fossa, la sua tana, il suo luogo famigliare; che introduce nuovi doveri e dove dentro si cova un’oscura concupiscenza: la donna è, assieme, compagna e nemica.
Qui l’individuo prova la sete e la fatica, mentale e fisica, e riscopre nell’ingegno una nuova forza da affiancare ai propri impulsi primitivi di sopravvivenza: non gli resta che da scavare, per trovare un’acqua infondo al nulla arido e surreale.
C’è nel finale forse la riscoperta di una dignità del vivente; forse una disperata presa di posizione, di fronte alla perdita della propria identità nel centro della mostruosa società moderna, da parte dell’uomo emarginato. Ma non è un film che davvero si lascia analizzare.

Ciaby  @  25/12/2008 17:44:52
   10 / 10
incredibile...inquietante

Sanjuro  @  16/10/2007 22:04:54
   9 / 10
Metafora possente dell' incapacità di mozzare una parte della prorpia vita, claustrofobia esistenzialista, sesso come una siringa per aspirare la vita in un luogo di morte, impotenza, equatore, sudore, oasi fake, gole impiccate nel sole, carcassa di annichilimento urbano dentro un pozzo di sabbia. Capolavoro.

Tom24  @  11/06/2007 15:05:15
   9 / 10
Immenso. La sabbia come metafora dell'esistenza, della condizione umana.
Claustrofobico, oppressivo, simbolico, erotico; con una fotografia eccezzionale, degna del grande regista.

Un capolavoro misconosciuto, consigliato a tutti (il titolo inglese è "Woman in the dunes").

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