l'amore regia di Roberto Rossellini Italia 1948
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l'amore (1948)

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locandina del film L'AMORE

Titolo Originale: L'AMORE

RegiaRoberto Rossellini

InterpretiAnna Magnani, Federico Fellini

Durata: h 1.18
NazionalitàItalia 1948
Generedrammatico
Al cinema nel Luglio 1948

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Trama del film L'amore

Film in due episodi, entrambi incentrati sulla grandezza di Anna Magnani. Il primo ("La voce umana", rispettoso adattamento da Cocteau) è un lungo monologo telefonico di una donna che conversa con l'amante pronto a lasciarla. Nel secondo ("Il miracolo", sceneggiato e interpretato da Fellini) la Magnani è un'ingenua campagnola che, incontrato uno sconosciuto vagabondo, lo scambia per San Giuseppe; l'uomo non si lascia sfuggire l'occasione...

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Voto Visitatori:   7,25 / 10 (4 voti)7,25Grafico
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Voti e commenti su L'amore, 4 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

stratoZ  @  oggi alle 12:41:45
   6½ / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Opera molto vicina all'esercizio di stile, che Rossellini ci regala per esaltare il talento di un'attrice leggendaria come la Magnani, che qui praticamente regala un assolo delle sue capacità recitative, ed effettivamente, è l'unico motivo per vedere il film.

Tramite due episodi Rossellini ci mostra la Magnani in due ruoli diversi, uno è quello di una donna in crisi con l'amante, con una lunga conversazione telefonica, a tratti interrotta, in cui mostra la disperazione per la fine della relazione, ambientato tutto nella camera da letto di lei e con la sola Magnani in scena è un momento che fa emergere la sua performance particolarmente istrionica, capace di restare costantemente sopra le righe senza mai strafare, un ruolo vitale, lunatico, contraddittorio e per questo estremamente umano, il dramma della fine della relazione, seppur adultera, si ripercuote pesantemente anche sullo spettatore, capace di percepire l'atmosfera pesante trasmessa da questo episodio, la disperazione che diventa tangibile, la speranza che pian piano va a scemare, un contrasto di sentimenti, tra l'orgoglio e l'amore stesso, che rende sempre più sentito ogni momento.

Il secondo episodio invece riprende a suo modo quello stile neorealista, ai tempi al suo apice come popolarità, e mostra il contesto rurale dell'Italia del dopoguerra, con la Magnani che interpreta un'umile popolana che è convinta di aver visto San Giuseppe - tra l'altro interpretato da un giovanissimo e barbuto Fellini, che ai tempi non aveva ancora esordito alla regia -, qui la narrazione tratta più tematiche, dal contrasto tra il sacro ed il profano arrivando fino alla critica sociale nei confronti delle piccole realtà di paese, qui rappresentate con una certa chiusura mentale, poca empatia e pronte a giudicare il prossimo, la performance della Magnani, seppur non disperata come nel primo episodio, descrive un personaggio estremamente sensibile, in balia degli altri e succube del contesto a cui appartiene, ingenua e facilmente raggirabile, una sorta di ultima ruota del carro che difficilmente si può integrare in un contesto simile e finisce a dover tornare nella natura per ritrovare un minimo di speranza.

Discreta opera ad episodi, interessante stilisticamente e con diversi momenti di alta recitazioni dati dal talento della Magnani.

topsecret  @  24/06/2017 22:24:45
   7 / 10
La didascalia tra un episodio e l'altro riporta le parole di Roberto Rossellini che dice: "Questo film è dedicato all'arte di Anna Magnani". E l'arte dell'indimenticabile attrice capitolina viene fuori in maniera preponderante durante il primo episodio, UNA VOCE UMANA, un monologo di 35 minuti in cui la Magnani dà voce a una donna ferita, lacerata dal dolore, disperata per un amore tradito, tormentata dal rimpianto e dalla speranza illusoria di un nuovo inizio.
Nel secondo episodio, Nannarella interpreta l'ingenuità di una popolana sedotta dalla propria spiritualità fervente, divenendo lo zimbello del paese, vessata e derisa da tutti i suoi compaesani.
Entrambe le performance danno prova (se mai ce ne fosse bisogno) dell'incredibile versatilità della Magnani, del suo carisma, della sua bravura e delle sue capacità interpretative che riescono, in contesti diversi, a essere ugualmente forti, appassionati e di grande presa.
Altro esempio di neorealismo italiano.

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  20/10/2009 22:03:28
   8½ / 10
Due diversi tipi di amore e due diversi esempi di cinema neorealista italiano, da uno dei suoi piu’ grandi autori. Splendidi i due personaggi della Magnani, donna disperata prima, stralunata e struggente poi. Entrambe le storie sono perfettamente autonome, unite da Rossellini unicamente per problemi distributivi. Un Rossellini minore e problematico, distribuito tra enormi difficoltà e che all’epoca non incontrò i favori del pubblico. Interessante tentativo di neorealismo fuori dagli schemi, reso unico dalla collaborazione di Fellini e imperdibile per gli ammiratori di ‘Nannarella’. La Magnani va al di là di ogni umana immaginazione e offre due interpretazione immense! Straordinario e toccante. Ultima collaborazione tra l'attrice e Rossellini, che la abbandonò per Ingrid Bergman. Nel 1988 il regista Francesco Maselli ha tratto dal solo primo episodio un discutibile remake, “Codice privato”, con Ornella Muti.

1 risposta al commento
Ultima risposta 23/12/2023 04.54.16
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  21/10/2006 15:15:04
   7 / 10
"L'amore" è una parabola come tante, una parola abusata, un invito spesso convenzionale... la magica parola usata da Rossellini indica tangibilmente un percorso sofferto, un periodo di transizione (questo è un film di transizione) verso una dimensione piu' matura ma anche meno neutrale (i film della Bergman, il "Suo" Francesco D'Assisi, e altre opere meno compiute).
Per l'epoca "Il miracolo" (con l'apparizione sorprendente di Fellini come attore, prima di diventare regista) mi parve commovente e straordinario: ma il suo messaggio filtrato nel Cristianesimo (la barbona che vive un'inattesa maternità) mi sembra oggi pretestuoso e poco riuscito, malgrado la splendida prova della Magnani.
Puo' sembrare paradossale, ma piu' Rossellini si allontana dai suoi temi, piu' è convincente: ed effettivamente "la telefonata" - dal testo di un'autore lontanissimo dalla sua concezione come Cocteau - è davvero un'esempio di ottimo cinema e dà l'opportunità alla Magnani di misurarsi con un personaggio piuttosto inedito e curioso, quello di una donna che litiga con l'amante. Episodio rifatto qualche anno fa da Citto Maselli in un film non troppo riuscito con la Muti (che non è, manco a dirlo, la Magnani).
Insomma, un Rossellini in costante equilibrio tra l'abitudine e l'innovazione, alla ricerca di una nuova fase di maturità e di linguaggio espressivo

1 risposta al commento
Ultima risposta 21/10/2006 15.16.09
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