la terra (1930) regia di Aleksandr P. Dovzenko URSS 1930
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la terra (1930)

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locandina del film LA TERRA (1930)

Titolo Originale: ZEMLJA

RegiaAleksandr P. Dovzenko

InterpretiStepan Shkurat, Semën Svasenko

Durata: h 1.24
NazionalitàURSS 1930
Generedrammatico
Al cinema nel Luglio 1930

•  Altri film di Aleksandr P. Dovzenko

Trama del film La terra (1930)

Durante la nascita delle cooperative sovietiche, un giovane contadino, entusiasta del nuovo corso e delle macchine agricole portatrici di progresso, viene vilmente assassinato da un kulak contrario alla collettivizzazione: il suo funerale diventa una festa rivoluzionaria.

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Voto Visitatori:   8,50 / 10 (9 voti)8,50Grafico
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Voti e commenti su La terra (1930), 9 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  17/12/2025 22:55:46
   7½ / 10
Una campo di mele, un uomo anziano giace sopra di loro morente ma sereno, li' vicino due bambini giocano felici. Vita e morte protagonisti di questo splendido inizio con quelle mele che anche alla fine saranno protagoniste ma sommerse da una tempesta.

Il lavoro di Dovzenko è sempre di ottimo livello come il precedente "Arsenale" e anche in questo caso assistiamo ad'una quasi ossessionante pubblicita' di stato Russo dove anche chi lavora duramente nei campi lo fa' ridendo e cantando.

Certo il nemico è sempre dietro la porta e il finale tragico e inatteso colpisce per la sua freddezza.

Un film da apprezzare per il livello tecnico della regia e del montaggio, per come parlano le immagini di un film muto e per la scelta delle musiche. I suoi messaggi sottointesi, ma neanche tanto, sono da prendere con le molle considerando l'epoca del film e gli obblighi di produzione di un paese comunista.

Filman  @  24/10/2023 12:12:22
   7½ / 10
ZEMLJA (La Terra) è il terzo film di Aleksandr Petrovic Dovzenko, tre film che hanno dimostrato le potenzialità ma anche il compromesso propagandistico del cinema ucraino all'alba dell'Unione Sovietica. Il contesto rurale viene esaltato e la sua dimensione viene resa quasi ultraterrena, ma tutte queste candide scene, così come la bellissima sequenza della "danza" del raccolto, sembrano essere solo dei lubrificanti utili a mandare giù il nocciolo politico del film, quasi totalmente riempito da primi piani di gente nell'atto della protesta. Uno o due passi indietro, nella forma e nell'estetica, per il regista, che appare sempre più tarpato e impossibilitato al fare un cinema interessante.

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  01/02/2014 16:29:39
   8½ / 10
Dovzenko contempla la poesia della natura, e per farlo taglia col montaggio frenetico dei precedenti 2, optà per uno lento e dilatato, in certe sequenze rallenta anche il ritmo, vedere come scandisce i passi della camminata di Vasily prima della tragedia. È un Dovzenko nuovo nella forma ma vecchio nei contenuti, molto simbolista, la morte del vecchio è anche la recisione dalle tradizioni, il retaggio della fattoria per mano dei giovani è un aprire il mondo alle nuove collettivazioni portate dalla rivoluzione, il cavallo meccanizzato, il trattore, accolto con grande clamore è il simbolo di un popolo che finalmente può guardare al futuro. Cavallo dal quale non è scevro neanche qui, presente in tutte le sue opere allegandolo anche al celebre antropomorfo di Tolstoj nel precedente 'Arsenal'. Come in 'Zvenigora' tratteggia 2 figure distinte, antitetiche nei modi di pensare, rispunta il contro-rivoluzionario, simbolo di un Paese che ancora non vuol progredire, l'accentò è posto sul fine naturalistico, benché la propaganda del comunismo sia sempre avvertibile, ma è un Dovzenko profondamente ottimista verso un futuro giovane e fresco, e il focus rivolto alla natura è lì a testimoniarlo. Controllate le zoomate, meno i primi piani seppur siano di pregevolissima fattura.
In questi 15 anni, forse anche meno di libertà artistica, il cinema russo ci ha regalato un movimento d'avanguardia che ha saputo trovare nuove forme di linguaggio, puntando spesso il focus sul montaggio, e volgendo il proprio sguardo sul futuro attingendo non a caso dagli espedienti del futurismo italiano, Dovzenko l'occhio lo ha posto spesso al passato della sua Ucraina, ha sempre voluto vedere un filo conduttore, una crescita del paese, prima di ogni progredimento, insegna, ci sta sempre una rivoluzione, a partire dall'invasione dei vichinghi in 'Zvenigora'. Con l'imminente realismo socialista che represse tante sfere di coltura, anche Dovzenko non fu scevro dal decalogo di un cinema conforme ai limiti imposti dal regime stalinista.

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  21/08/2011 13:41:38
   8 / 10
Ecco le origini di Andrej Tarkovskij!
Ecco uno dei punti basilari del cinema muto sovietico.
Ecco un film, dove i temi trattati come la nascita, la morte, il progresso, la soliedarietà, la fame,..vengono riuniti e raccontati tramite la metafora che lo stesso titolo racchiude in se: LA TERRA. Per anni é stato censurato dai sovietici, ma come tanti altri film, alla fine ha trionfato, raggiungendo, anche se a stento nella versione originale, i nostri schermi, i nostri cuori.

barbuti75  @  16/12/2010 19:21:57
   9½ / 10
Perchè sento ancora così tanto l'esigenza di un cinema puro e senza fronzoli? Perchè non riesco ad accettare che il 3d sta uccidendo il cinema? Perchè gli attori oggi hanno una sola espressione per la gioia, il dolore o la rabbia?
Non ho una risposta a questi insondabili quesiti, ma il mio pantagruelico viaggio attraverso il vero cinema, fatto di uomini e di lineamenti di un viso che non esiste più, continua...e continua grazie ad un maestro del cinema sovietico, Aleksandr Dovzenko.
La terra racconta e tramanda attraverso le vicissitudini dei kolchoz e dei kulak, l'eterna storia della vita e della morte, e si serve di un realismo che raggiunge tratti poetici nella sua essenzialità.
Con Dovzenko vediamo attraverso il cineocchio la bellezza di un amore che sboccia in una distesa di campi di grano, sognamo il futuro della nostra famiglia grazie ai prodigi dell'avanzamento tecnologico (rappresentato in questo caso da un banalissimo trattore che diventa quasi un feticcio da idolatrare), soffriamo la perdita di una persona cara che viene a mancare perchè il ciclo della vita deve finire prima o poi...
La poderosa lentezza e il susseguirsi delle emozioni fanno de "La terra" uno dei grandi capolavori del cinema sovietico, secondo solo forse all'inarrivabile "Corazzata Potemkin".

ezequiel  @  06/01/2010 13:13:06
   10 / 10
Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  31/08/2009 18:57:09
   8 / 10
Commentare certe vecchie pellicole è sempre un affare un po’ scomodo; e mi pare quasi, certe volte, di stare per compiere una specie di autopsia - rinvenirne i lineamenti, risalire ad eventuali malattie, individuarne le cause del decesso.
Quando ci si trova a trattare poi con vere e proprie mummie (“La terra” di Dovzenko uscì nel 1930), sorge allora come un senso di tenerezza davanti a quel corpicino quasi centenario, pieno di silenziosa memoria, disseccato, spoglio, disteso: lo tocchi con cautela, temi che nello spostarlo gli si potrebbe sgretolare un braccio o una gamba, lo commenti a voce bassa, finisci per osservarlo da lontano.
Ma se sondi bene tra l’ossature del viso, scopri a volte un’espressione dignitosa, fiera di ciò che un tempo fu: e dietro a questa gracile e inerme corporatura ecco seguire un’immagine di massa viva, una raffigurazione vicina al celebre “Il quarto stato” di Pellizza da Volpedo; di grande impatto artistico e fotografico; d’immensa epica contadina; un affresco di rara bellezza rurale che solo “L’albero degli zoccoli” di Olmi riuscirà (probabilmente addirittura a superare) dopo diversi anni ad eguagliare.
Poi tutto torna rispettosamente silenzioso. Rinunci ad analizzare oltre. Richiudi con accortezza la teca contenete quella piccola mummia. Sei solo, in quella sala buia, pochi vengono ancora di rado a visitarla… Ma è questo, di certe dimenticate reliquie, purtroppo il triste destino.

1 risposta al commento
Ultima risposta 17/01/2010 09.25.22
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  25/12/2008 21:43:58
   7½ / 10
Sarò sincero, "La Terra" di Dovhzenko non mi ha affondato. Agli antipodi formalmente rispetto "Arsenale", privilegiando un lirismo epico dai tempi quasi dilatati, se confrontati con gli standard dell' avanguardia sovietica, è comunque un bellissimo racconto dell' uomo in relazione alla Natura. Una storia di rivoluzione da una presa di coscienza collettiva. Di impagabile, invece, c' è il taglio delle inquadrature, una composizione fotografica che esula da qualsiasi piano convenzionale, per non parlare del classicissimo piano americano (uomini che camminano sul bordo inferiore, o inquadrati rasenti il bordo laterale), roba vista solo con Jean Vigo.

Gruppo REDAZIONE maremare  @  20/01/2007 13:19:36
   10 / 10
Dovzenko è uno dei principali rappresentanti del cinema russo del periodo del muto e questo è il suo film manifesto.
I suoi sono film pieni di lirismo epico: la campagna, la notte, le fattorie sono i personaggi principali delle sue opere.
Un vero cinefilo non può esimersi dal vedere questo capolavoro.

2 risposte al commento
Ultima risposta 05/12/2008 19.02.26
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