l'emigrante regia di Charles Chaplin USA 1917
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l'emigrante (1917)

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locandina del film L'EMIGRANTE

Titolo Originale: THE IMMIGRANT

RegiaCharles Chaplin

InterpretiCharles Chaplin, Albert Austin

Durata: h 0.25
NazionalitàUSA 1917
Generecommedia
Al cinema nel Marzo 1917

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•  SPECIALE L'EMIGRANTE

Trama del film L'emigrante

Sulla nave che lo porta nel Nuovo Mondo insieme con centinaia di altri emigranti, l'omino coi baffi e la bombetta incontra una ragazza e subito si innamora di lei. Con la giovane viaggia sua madre, vecchia e malata. Una volta sbarcati i due si perdono di vista e solo dopo diverse avventure l'omino ritrova la ragazza. Insieme tenteranno la fortuna in una compagnia teatrale di guitti.

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Voto Visitatori:   8,08 / 10 (13 voti)8,08Grafico
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Voti e commenti su L'emigrante, 13 opinioni inserite

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AMERICANFREE  @  12/10/2014 13:33:07
   8 / 10
corto del grandissimo Chaplin. da vedere.questa e' arte e poesia

7219415  @  13/12/2012 21:20:37
   7½ / 10
Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  30/04/2012 17:19:39
   7½ / 10
Nel 1917 Chaplin ha analizzato e criticato con coraggio "la terra delle (false) opportunità" in soli venti minuti di corto. Si ride con moderatezza ma sono riuscite soprattutto le dinamiche sulla nave della prima parte, con la stupenda scena della statua e degli emigranti cacciati via come bestiame da macello.
Il resto apparirà oggi abbastanza didascalico ma pensare che in un cinema agli albori, che non era avvezzo a critiche sociali di questo tipo, una persona abbia pensato e ottenuto di fare una cosa cosi te lo fa valutare in positivo.
Ad ogni modo anche la seconda parte nel ristorante è ben costruite, si ride di più anche se non ha la stessa analisi da denuncia sociale spesso caritatevole dei minuti precedenti sul barcone.

JOKER1926  @  29/12/2009 00:25:41
   6½ / 10
"The immigrant" è un corto del famoso attore regista Charles Chaplin del lontanissimo 1917, tale film funge da denuncia verso gli Stati Uniti per via dell'arroganza e della poca civiltà riservata alle minoranze, verso l'emigrante.

Chaplin riesce a fare un film davvero buono, a tratti comico a tratti drammatico e come spesso accade con questo attore il tutto cade in scene abbastanza commoventi; l'inizio nella nave sorretto da un prestigioso lavoro tecnico soddisfa il pubblico; la scena nel ristorante (con picchi di violenza per l'epoca non indifferenti) è uno spaccato, una sorta di metafora della società del tempo con la povertà che regnava in modo solenne e beffardo.

"The immigrant" dunque fra comicità e "monotonia" riesce ad ammaliare, comunque non il migliore di Chaplin.

1 risposta al commento
Ultima risposta 31/12/2009 12.23.17
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pinhead88  @  24/05/2009 15:00:10
   7½ / 10
un Chaplin diverso dai lavori della Keystone.molto carina la scena del ristorante.questo è uno degli esordi per il vero Chaplin che verrà in seguito.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Granf  @  22/03/2009 12:14:43
   8½ / 10
Capolavoro di Chaplin questo “L’Emigrante” del 1917. Straordinaria parabola di un emigrante che arriva nel nuovo mondo e trova la libertà, la statua (bellissima inquadratura) e la possibilità di avere una vita migliore. Trattati quasi come bestie sulla nave, il film è una grossa critica al sistema americano. Certo, il film diverte ma risulta decisamente serio e riesce a far riflettere ancora oggi, a tantissimi anni di distanza. Da antologia la scena al ristorante. Geniale Chaplin.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  08/02/2009 11:53:45
   8 / 10
Divertente con una sottile ma pungente critica al sistema statunitense.
Molto bella la scena dell'arrivo nella terra della libertà in cui si viene legati e segnati come animali, molto significativa.
Bella anche tutta la parte al ristorante.
Lieto fine sotto la pioggia a coronare questo ottimo cortometraggio.
Dato il poco tempo che porta via, una visione è d'obbligo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  01/02/2009 23:24:35
   8 / 10
C'è molto di autobiografico in questo cortometraggio. Gli stenti della traversata, l'arrivo in America con la vista della Statua della Libertà che segna l'inizio di un percorso verso una terra più ostile che ospitale (subito dopo aver visto la Statua, vengono ammassati come bestie). Una seconda parte divertente e drammatica allo stesso tempo. La cacciata dal ristorante del cliente che non poteva pagare è molto diversa dai ceffoni dell'epoca Keystone: è molto violenta e per nulla divertente. Un'esistenza legata più alla buona sorte ed al caso che porta ad un lieto fine che a pensarci bene è meno lieto di quanto sembri.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  23/09/2008 23:54:09
   10 / 10
Alcuni mesi dopo La strada della paura esce quello che è forse il capolavoro del periodo dei cortometraggi a 2 bobine di Chaplin: The Immigrant (L’emigrante). Brevi episodi significativi e divertenti si susseguono a creare un quadro semplice e intenso di una situazione sociale di povertà e speranza, grazie al vissuto di due persone normalissime ma speciali allo stesso tempo.
La prima parte è ambientata in una nave di immigranti per gli Stati Uniti. Brevi inquadrature ci danno l’idea della gente derelitta a bordo. Oltre alla povertà materiale sono martoriati pure dal classico mal di mare. L’operatore di Chaplin, Totheroh, aveva inventato un trucco per far dondolare la cinepresa sul treppiede creando l’illusione del movimento ondulatorio della nave. La pantomima di Chaplin faceva poi il resto. Qui utilizza poi per la prima volta la tecnica dell’apparenza con sorpresa. Ripreso di spalle ai bordi della nave, dai gesti sembra anche lui in preda al mal di mare; invece si volta e mostra trionfante un pesce che ha pescato. Non si può che ridere di noi stessi che avevamo creduto a una situazione diversa. Seguono poi tanti brevi sguardi su questa gente, mentre mangia, mentre gioca, mentre ruba. Un mondo fatto di gente di tutti i generi, buona e cattiva, furba e stupida, dove il vagabondo se la cava a meraviglia con la sua fortuna e abilità. Quello che fa il vagabondo speciale è la tenerezza e la generosità nei confronti dei buoni, belli e indifesi (la bravissima Edna Purviance e sua madre).

Si giunge così alla famosissima scena dell’arrivo a New York, introdotta dalla didascalia: “The arrival in the land of liberty” (L’arrivo nel paese della libertà). Tutti si accalcano emozionati e contenti a vedere scorrere davanti ai propri occhi la Statua della Libertà (una lenta carrellata che ce la fa apparire all’improvviso fra la bruma e bassi capannoni). S’inquadra poi in primo piano le facce dei poveracci con le loro diverse espressioni (contentezza, emozione, ansia). Spicca però su ogni persona un cartellino, come quello che si attacca in genere al bestiame. In effetti le scene seguenti fanno da contrasto ironico con la didascalia ottimista. Si vede arrivare di corsa un omino maleducato che spintona la gente dietro una corda. Il vagabondo tasta la corda incredulo e arrabbiato e guarda la cinepresa con un’espressione come dire: è questa la libertà? Arriva un altro impiegato molto brusco, ma stavolta il vagabondo si toglie la soddisfazione di mollargli un calcio nel sedere (scena coraggiosa in un paese nazionalista come gli Stati Uniti).

Questa accoglienza rude è l’anticamera dell’ambiente ostile e inospitale che aspetta il vagabondo e la bella Edna. Come al solito affamato e al verde, si ritrova davanti al classico ristorante. Una moneta trovata per terra lo spinge a concedersi il “lusso” di un bel piatto di fagioli. Nel locale ritrova per caso la bella Edna, triste e delusa anche lei e per di più in lutto per la perdita della madre. E’ tutto uno scambiarsi sorrisetti e sguardi teneri fra i due, con la Purviance bravissima nelle sue espressioni semplici e molto intense. Sicuramente la sua migliore interpretazione.
L’idillio viene interrotto dall’ambiente che li circonda. Un cliente non ha i soldi per pagare e viene letteralmente pestato da tutto il personale del ristorante, con in testa uno sgarbato e truce Eric Campbell (anche per lui la migliore interpretazione di sempre, anche perché dopo pochi mesi morirà purtroppo in un incidente stradale). Viene spontaneo al vagabondo controllare la propria moneta, per scoprire con orrore che aveva la tasca bucata!
Far ridere adesso è facilissimo. La comicità si basa soprattutto su di un vero e proprio balletto psicologico fra sollievo e preoccupazione, che coinvolge anche lo spettatore. Riesce con abilità a prendere una monetina per terra, ma ahimè è falsa. Poi un pittore si offre di pagare, ma la troppa educazione nel rifiutare rovina tutto. Alla fine si arrangia con la mancia del pittore, ed è un sospiro di sollievo!

L’arte, nella figura del pittore Henry Bergman, viene in soccorso del vagabondo come alla fine di Tempi moderni. E’ l’inizio della speranza. Ma quello che più solleva il vagabondo è l’avere accanto a sé una persona cara, qualcuno con cui affrontare meglio le durezze della vita. Nello splendido finale vediamo la scena romantica e anti-romantica allo stesso tempo, di due persone che si scambiano tenerezze sotto una pioggia battente. E’ l’arte di Chaplin di saper mescolare sentimento e realtà. Tutto questo in soli 30 minuti filmati.

Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  03/06/2006 21:26:52
   8 / 10
Il miglior cortometraggio di Chaplin. In venticinque minuti Charlot ci mostra il suo cinema: una critica intelligente e pungente alla socetà, un comico che tanto comico non è, ecc. Ormai il genio è nato e nei film successivi si affermarà come uno dei migliori interpreti del cinema comico.
Comunque più di otto a un cortometraggio non lo posso dare.

Ch.Chaplin  @  23/03/2006 15:11:18
   9½ / 10
beh, the immigrant è il primo grande film di chaplin. è lo sfogo ke tutte le pellicole precedenti avevano già in sé, ma ke in realtà avevano sopito. la solita critica al pianeta della suddivisione in classi sociali viene qui affiancata alla cruda critica verso la società in generale, e soprattutto, all'america. questo corto fu tutt'altro ke digeribile dalle autorità, o cmq dalle persone d alto rango x via d una scena: quando charlot e edna sbarcano a new york appare la statua della libertà e la didascalia riporta "l'arrivo nella terra della libertà". nela sequenza successiva un agente dell'immigrazione tira una corda x arginare la massa degli emigranti ke vogliono sbarcare in america. charlot allora lo prende a calci nel sedere. l'immagine è fortissima, la libertà ke viene tanto vantata nn è poi così effettiva neanke nella terra della decantata democrazia. è una visione soggetta al tempo a molte critiche negative, ma fa pensare quanto chaplin fosse avanti coi tempi. lui si considerò sermpre un cittadino del mondo e lo ricordo anke nel discorso del grande dittatore ("to do away wih national barriers...")...grande affresco degli emigranti e ottimo dipinto dell'america d inizio secolo...io lo considero magnifico, un capolavoro..bellissime anke le gag nella locanda cn un terribile eric campbell..se vi capita sottomano guardatelo subito xkè ne vale la pena, e in fin dei conti dura solo 20-25 min

1 risposta al commento
Ultima risposta 23/03/2006 15.14.07
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lupin 3  @  20/03/2006 10:29:34
   8 / 10
Un Chaplin in ottima forma!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  13/03/2006 13:08:52
   8 / 10
in quasi mezz'ora di film chaplin da il meglio facendoci ridere molto spesso...
le sequenze sulla nave ondeggiante e quelle al ristorante sono da antologia...
pero rispetto ad altri suoi capolavori qui il finale è positivo e forse perde un po in termini di qualità

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