lola montes regia di Max Ophüls Francia, Germania 1955
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lola montes (1955)

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locandina del film LOLA MONTES

Titolo Originale: LOLA MONTES

RegiaMax Ophüls

InterpretiMartine Carol, Peter Ustinov, Anton Walbrook, Ivan Desny

Durata: h 01:40
NazionalitàFrancia, Germania 1955
Generebiografico
Al cinema nell'Agosto 1955

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Trama del film Lola montes

Sotto il tendone di un circo, Lola Montès, contessa Maria Dolores de Lansfeld, rivive il suo passato rispondendo alle domande del pubblico. Dalla sua fuga da casa con l'amante della madre per sottrarsi a un matrimonio impostole con un vegliardo, alla sua collezione di celebri amanti. Poi la parabola discendente, il salto mortale ogni sera nel circo, il bacio della mano concesso per un dollaro.

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Voto Visitatori:   8,45 / 10 (11 voti)8,45Grafico
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Voti e commenti su Lola montes, 11 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  20/07/2020 23:53:43
   7½ / 10
L'ultimo film di un grande regista, Max Ophüls. Capace di rinnovarsi sempre in tecnica, regala anche questo caso sequenze i pura grazia.
In particolare nelle scene girate al circo dove tra comparse e scenografie artigianali seguiamo tra piano-sequenza e movimenti di macchina circolari la protagonista.
Questo personaggio per la sua storia ha sicuramente meritato un film, ne ha passate di tutti i colori e sono rimasto sorpreso, e forse deluso, si sia tralasciata la parte finale della vita dell'artista.
Tra un numero e un altro Lola ripercorre la sua vita, i suoi amori e le sue avventure.
Il film vive di qualche momento di stanchezza ma si salva assolutamente nel complesso.

Guy Picciotto  @  02/07/2018 15:23:07
   9½ / 10
Capolavoro di opulenza archittetonica fastosa e barocca, Kubrick ha studiato qui dentro

Goldust  @  16/01/2017 18:43:41
   7 / 10
L'ultima opera di Ophuls ha più di un momento di stanca ed un'interprete di grande fascino ma di scarso peso specifico, almeno dal punto di vista della personalità. Non sono difetti da poco, eppure il film ha ugualmente una forza espressiva che travalica la tecnica e l'eleganza formale solite del regista per concentrarsi su di una feroce spettacolarizzazione della vita di una donna "libertina" ed indipendente in perenne parabola discendente. Nella sua caduta negli inferi dell'umiliazione personale non manca il passaggio più triste e doloroso, quello del bacio della mano concesso per un solo dollaro, reso dal regista con straordinaria proprietà poetica e scevro di ogni patetismo nell'ultimissima scena. Da notare inoltre - oltre a tutte le scene ambientate al circo, in cui domina un viscido Peter Ustinov - la dissacrante sequenza ambientata a corte in cui l'intera residenza reale viene messa in subbuglio da una semplice richiesta di ago e filo. Un film elegante e da riscoprire, ma non certo un capolavoro.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  29/01/2010 13:46:02
   7½ / 10
Non ho mai reputato questo film di Ophuls un capovaloro perchè non penso che lo sia. Una storia che racconta le vicissitudini della cortigiana ottocentesca Lola Montes e le sue peripezie, soprattutto in campo amoroso, attraverso una rappresentazione circense ben realizzata. Non mi ha mai convinto la protagonista secondo me non troppo all'altezza, e a tratti riuscivo a seguire le varie sequenze perchè soprattutto nella parte centrale mi perdevo spesso mentalmente. Un prodotto però di pregevole fattura per quanto riguarda la parte tecnica, vederlo è una gioia per gli occhi, un gioco di colori eccezionale.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  12/01/2009 18:27:30
   8½ / 10
Secondo me è un film che si presta a due differenti letture. Da una parte lo si può prendere come un film di spettacolo, un film che rimane impresso per la profusione di scenografie, colori, ricostruzioni; un film che fa breccia nel gusto corrente dell'epoca; insomma un film che colpisce l'occhio e l'immaginazione. Bisogna dire che da questo punto di vista è una piccola perla. Tanto di cappello per la cura con la quale viene predisposta la scenografia, dove ogni centimetro del raggio d'azione della mdp è riempito da qualcosa che descrive. Le scene stesse sono piene di azione e vivaci, con movimenti di macchina e punti di ripresa che sfiorano il virtuosismo. E' una pienezza che dà soddisfazione, che qualifica qualitativamente il lavoro svolto. Kubrick si ricorderà di questo film quando girerà Barry Lyndon.
Quindi a prima vista potrebbe sembrare un comune film in costume, magari di ottima fattura. In effetti le vicende narrate (la storia di una famosa cortigiana della Prima Metà dell'800) e il modo con cui vengono rappresentate (alcuni episodi salienti non molto approfonditi, focalizzati su dialoghi e recitazioni convenzionali) confermerebbero questa impressione.
C'è però qualcosa che disturba questo quadro apparentemente netto. Intanto il modo con cui Ophuls ci presenta le immagini: mai in maniera pulita o diretta, ma spesso con qualcosa davanti (una grata, dei mobili, delle candele), con piani e ambienti che si intersecano fra di loro; insomma cerca di distaccare lo spettatore da quello che vede, cerca di dare l'impressione di rappresentazione, come qualcosa che si svolgesse in un palcoscenico. Altro elemento perturbante è il racconto sfalsato, a incastro fra presente e passato, con il passato che fa da contrappunto al presente.
Il presente è un baraccone circense fatto di una realtà brillante ma illusoria, come viene rivelato proprio dai flashback che non sono in sintonia con quello che viene spacciato come accaduto. Ecco allora che l'attenzione si sposta sul personaggio di Lola Montes, sul netto contrasto fra quello che è diventata (un fenomeno da baraccone, un oggetto di curiosità, un mito esteriore) e quello che alcune scene ci fanno invece intravedere.
Veloci primi piani, battute dette sottovoce, le amare vicende del passato, il suo palese declino fisico, rivelano un'altra persona: triste, disillusa, malata. Soprattutto prigioniera, ormai definitivamente prigioniera (emblematica l'ultima scena) del suo personaggio. Non esiste l'essere umano Lola Montes ma solo l'oggetto della curiosità superficiale della gente comune. Guai se quest'immagine svanisse, sarebbe la fine anche dell'essere umano. E' questa la triste condanna, l'eterna prigionia della povera Lola.
Se si vuole il discorso lo si può estendere a tutto il sistema dello spettacolo presente e passato, come pure al film che diventa così una parodia di sé stesso. Sono passati più di 50 anni dall'uscita del film ma la situazione è più o meno la stessa. La gente continua a interessarsi quasi esclusivamente alle maschere collettive e sono ancora tante le Lole Montes che cercano fortuna e che trovano invece solo la prigionia eterna.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  20/11/2008 20:56:54
   8½ / 10
Max Ophuls era un grande maestro della "mise-en-scene" (secondo ammissione anche di Stanley Kubrick), e questo film ne è la lampante dimostrazione. Impeccabile nella forma -come manifestano le scenografie e la regia ai limiti della perfezione, e la sapiente direzione degli attori, nonostante la Carol non fosse all'altezza dei suoi colleghi- ed anche nella sostanza -grazie a un soggetto favoloso e curato nei minimi particolari- "Lola Montes" si presenta come una pellicola ineccepibile, che costituisce un vero e proprio imprescindibile punto di riferimento per tutti i cineasti. Basta notare l'intreccio temporale e le sofisticatissime scene del circo per capire che si è di fronte ad un'opera fuori dal comune, paragonabile, sotto il profilo formale, ai capolavori di Visconti, Ejzenstejn e Kubrick. E poi c'è la grande idea di rappresentare la vita di una donna -che dalla gloria e dalle grandi passioni amorose è passata al declino e alla solitudine- all'interno di uno spettacolo circense, nel quale ella si esibisce meccanicamente, esangue e ormai priva di vitalità, piegata da un destino che le ha dato moltissimo ma che le ha tolto tutto prendendosi anche beffe di lei, come palesa l'ultima impietosa scena.
Forse meno intenso rispetto a "Lettera da una sconosciuta", ma parimenti magnifico sotto tutti gli altri aspetti.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  05/09/2008 19:44:30
   8 / 10
Testamento cinematografico di Max Ophuls, unico film a colori in cinescope di uno dei più grandi registi della storia del cinema. Bellissimo, ma non lo collocherei tra i suoi capolavori.
Il circo, il cinema, entrambi forme di spettacolo. Riprendendo da "La ronde" la connotazione circolare, di certo intesa non come struttura narrativa, ma piuttosto come una particolare focalizzazione della pellicola. La focalizzazione sul personaggio, in esposizione a 360°, è decisiva nel creare quella morbosità -a cui l'autore mirava- del pubblico, cinematografico o circense che sia, nei confronti della figura, l'ultima, chiave di tutto il pensiero Ophulsiano: la donna e la propria vita amorosa. Una morbosità che rispecchia pur sempre un frangente sociale e culturale di attualità. Oggi più che mai c'è il fenomeno del culto di tutto ciò che è morboso.
La fotografia è eccellente, la grande eleganza è una costante di questo regista, e parlando di regia, il piano sequenza iniziale di quattro minuti con la direzione di Ustinov e dei giocolieri, è la firma artistica ideale per una carriera arrivata ormai al capolinea. Forse ci voleva Alida Valli al posto della Carol.

6 risposte al commento
Ultima risposta 08/09/2008 10.16.33
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Dick  @  06/11/2007 15:57:56
   8½ / 10
Abile e bello gioco di rappresentazione scenica e flashback per raccontare la vita o almeno parte di essa di una donna he ha scelto

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER per fare carriera e viaggiare da una parte all' altra portnado la sua personalità che creerà molti disturbi. Alla fine però

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  11/10/2007 23:26:14
   9 / 10
La vita privata messa in pasto al pubblico filtrata, distorta dall'abile capocomico del circo. "Donna fatale" e "La belva più feroce chiusa nelle gabbie" o donna anche capace di amare. Ophuls è abilissimo a giocare su questa ambiguità non giudicando moralmente le azioni della donna. Tecnicamente perfetto, vero e proprio kolossal europeo degli anni 50, ha subito un vero massacro da parte dei produttori incapaci di capire un film troppo avanti per quei tempi.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  13/08/2007 13:07:51
   9 / 10
impressionante. Max Ophuls era un grande, ma un Grande Regista.
la vita non è un palcoscenico, ma un circo. la vita non è un palcoscenico immobile, bensì un circo ruotante intorno a noi, ma in verità intorno ai nostri aguzzini. la vita non è amore, invece è opportunismo. la vita non è ironia, bensì ironia nascosta, noi non ce ne accorgiamo, tocca al cinema farcelo vedere, anche attraverso a personaggi ambigui e realistici come Lola.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  11/01/2007 21:22:42
   10 / 10
Ascesa e declino di un'eroina "immorale" e apparentemente "calcolatrice", attraverso la rappresentazione teatrale della Vita e (forse) della Morte perno della fastosità barocca e spettacolare del cinema di Ophuls.
Uno dei capolavori assoluti del cinema di ogni tempo, v. RECENSIONE.
Allo spettatore, il compito arduo di comprendere se la protagonista fu rea o vittima delle sue scelte audaci e anticonformiste...

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