lui regia di Luis Buñuel Messico 1952
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lui (1952)

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locandina del film LUI

Titolo Originale: EL

RegiaLuis Buñuel

InterpretiDelia Garcés, Aurora Walker, Arturo De Cordova

Durata: h 1.40
NazionalitàMessico 1952
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 1952

•  Altri film di Luis Buñuel

Trama del film Lui

Quarantenne ricchissimo cattolico benpensante vergine feticista impotente, Francisco seduce con le parole Gloria, la sposa sull'altare, la tormenta con la sua paranoica gelosia sino a progettare di ricucirle il sesso. Anni dopo lo troviamo in convento. Sant'uomo?

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Voto Visitatori:   8,61 / 10 (14 voti)8,61Grafico
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Voti e commenti su Lui, 14 opinioni inserite

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Filman  @  08/05/2021 12:18:51
   9 / 10
Presentarsi come un film d'amore che viaggia sulle corde socio-psicologiche dell'attrazione sessuale maschile e femminile per poi insegnarci le pericolosità dell'essere possessivi prima ancora che la violenza sulle donne fosse tabù. EL parla di qualcosa di reale che non cambia nonostante siano passati tre quarti di secolo, e per questo parla di noi, parla del mondo, e lo fa con forza e coinvolgimento narrativo encomiabili. Luis Bunuel ritorna su un certo tipo di personaggio maschile, già precedentemente disegnato in altri film, e per la prima volta ne trae materia concreta dal valore quasi sociale, attraverso una pellicola che batte strade nuove, scritta in maniera non accademica, per parlare di ciò che vuole come vuole, secondo il modus operandi dell'autore. Un capolavoro che trasmette sensazioni anche spiacevoli e che folgora lo spettatore.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  12/05/2020 20:21:18
   8½ / 10
Splendido film di Bunuel sul tema della gelosia nella sua forma piu' assurda e violenta. La paranoia del protagonista raggiunge l'apice nella gia' citata sequenza finale in chiesa.
Ovviamente per il regista la religione non puo' nulla contro la volonta' umana, non riesce a fermare un fervente cattolico prima, ne' riesce a bloccare i suoi impulsi quando entra in convento. (Finale che somiglia a quello de "La via lattea").
Ne' tantomeno nella figura dell'amico sacerdote.
Imperdibile!

GianniArshavin  @  27/06/2016 22:33:42
   8½ / 10
Fra i migliori prodotti del Bunuel più concreto e drammatico troviamo senza dubbio Lui , dramma psicologico diretto durante il periodo messicano.
Ancora una volta il regista spagnolo affronta il tema dell'eterno confronto fra carne e spirito , e lo fa tramite una trama che ha poco dell'impronta surreale dei film del periodo europeo.
La storia vede un facoltoso uomo timorato di Dio sposarsi la fidanzata di un amico e cadere,lentamente ma in modo inesorabile , in una vortice di gelosia possessiva nei confronti della fedele consorte.
Tutta la vicenda è un magistrale crescendo di tensione e potenza , una discesa inarrestabile nella folle gelosia di un uomo religioso ,quasi fanatico, che davanti alla bellezza della moglie vede il male e il peccato ovunque. è interessante notare come il protagonista inizi a dubitare di chiunque , spinto in primis dalla sua incrollabile morale cattolica.
Come detto l'impronta del titolo è prettamente drammatica , ma non mancano un paio di sequenze tipicamente bunuelliane: la scena iniziale, con il lavaggio dei piedi alle giovani fanciulle (sequenza che contrappone in maniera lampante una parabola biblica ad un desiderio sessuale e malizioso del protagonista)e quella finale nella chiesa,questa semplicemente geniale.
Oltre alla forza della storia , Lui ha un ritmo elevato , una recitazione impeccabile e una regia molto ispirata.
Dunque un gran film per questo cineasta, che sfiora e accarezza il capolavoro. Insieme a I figli della violenza , il migliore del periodo in Messico.

david briar  @  30/01/2016 14:24:28
   9½ / 10
Stessa cosa per "Viridiana" e "L'age d'or". A "El" forse manca qualcosa per essere considerato un capolavoro assoluto, ma bisogna considerare che si muove su binari convenzionali, con una strategia abilmente sovversiva capace di attaccare le strutture psicologiche dello spettatore in maniera sotterranea, non più frontale come il surrealismo. Eppure, far conciliare qualcosa di inconciliabile in una dimensione metafisica era uno degli obiettivi del surrealismo, e paradossalmente il periodo messicano è funzionale a tutto ciò. Quindi linea morale surrealista, ma soprattutto "film fratturato" nella sua convenzionalità, nella prima parte giocando quasi a nascondino, nell'ultima parte in maniera più eclatante: illuminazione dal gusto espressionista con un jumpcut che unisce magistralmente il terrore e l'humour a cui faceva riferimento Bunuel in un suo curriculum del 1939.
Colmo di metafore e avvertimenti sull'amore passionale, l'amor fou, che non è mai stato così distruttivo e deleterio come qua. Ancora atteggiamento antifrastico, perfino con il romanzo di partenza di Mercedes Pinto, sia come obiettivi, sia per dettagli che trasformano Francisco in un vero e proprio artista surrealista della gelosia. Antifrasi anche nella scelta di Arturo de Cordova, che il pubblico messicano era abituato a vedere come un dongiovanni maturo; innegabilmente perfetta Delia Garcés, con quella voce sottomessa funzionale al suo ruolo.

In parte biografico riguardo a nascoste ossessioni bunueliani, "El" è un film da analizzare per imparare un metodo di sovversione sommersa dei canoni riconosciuti, oltre che per apprezzare questo metodo. Tragico e inquietante, terrificante e sottilmente umoristico. Se amate il cinema, recuperate al più presto Bunuel, tenendo conto che nei suoi film esiste sempre un "senso ottuso" da ricercare. E non è detto che si trovi, ma quanto è bella e misteriosa questa ricerca..

JOKER1926  @  02/07/2015 19:55:16
   6 / 10
Fra le tante storie raccontate dal famoso ma non sempre magnifico Luis Bunuel rientra nel listone quella del 1952, "Lui".
Il film prodotto nel periodo messicano mette tutto il suo messaggio, la sua essenza, direttamente nel plot ove traspare immediatamente l'intenzione della regia, è sempre la stessa storia.
Un personaggio ricco e potente (borghese) in un vortice di perversione, decadenza e tunnel psicologico; la chiesa e la società (borghese) nuovamente tirate in ballo.
Sono dunque queste le concettualità del film e un po' dell'intera cinematografia di Bunuel; se lo spettatore chiude un occhio circa la metodicità narrativa, a questo punto, vorrebbe avere (almeno) uno sviluppo allettante, dunque leggermente diverso. Tutto questo non accade.
"Lui" nella sua durata non vastissima mette in risalto continuamente il delirio e l'accecata paranoia di un uomo distrutto; i ritmi diventano pesanti.
La produzione del 1952 continua a svolgere il suo compitino anche per quanto concerne quello che avviene nella sfera tecnica, insomma regia vecchio stile con inquadrature semplici e con fotografia intrigante ma poco curata.

"El" (titolo originale) è un altro esempio che certifica la stima smodata che lo spettatore (pseudo) intellettuale pone ai piedi di un regista più famoso che bravo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  23/02/2011 13:49:49
   8½ / 10
Se più nascosta, almeno inizialmente, rispetto che in altri episodi, è questa ancora una raffinata critica alla borghesia cristiana e perbenista, incentrata attorno alla figura di un solo personaggio, sorpreso nell'intimo delle sue depravazioni psicologiche e sessuali, nella sua mania di avere, a livello sentimentale e finanziario, nella follia che, tuttavia, gli altri borghesi non vedono e cui non credono (folli loro stessi?), difesa com'è dal travestimento della rispettabilità, ma che Bunuel si diverte puntualmente a smascherare.

Ed è incentrata attorno a un luogo, centro di dissacrazione per il regista, anzi dentro: la chiesa è l'ambiente in cui si apre il film, con il sottile gioco analogico che lega la lavanda dei piedi alla seduzione amorosa, fintamente casta, ma in verità feticista; è in mezzo nella scena del campanile quale apice di follia; e in coda nella più bella (e più bunuelliana) sequenza.
La derisione presunta dalla mania di persecuzione, essa, trattenuta che s'annuncia nel riso di una signora, esplode dentro in chiesa:
l'immagine dei fedeli che ridono - è ferma. Dei credenti che lo dileggiano - è muta. L'immagine che ride è nuovamente ferma e muta.
Ma se quelli ridono di lui, l'altro, Bunuel, ride di loro, dei cristiani, sottolineandone l'espressione di cera, i volti smorti, la ridicola compostezza; e del ritiro spirituale che va serpeggiando paranoico non si sa dove.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  13/11/2010 23:32:43
   9½ / 10
Uno dei migliori film di Bunuel, la storia di una personalità totalmente dissociata tra materialismo e spiritualità e soprattutto nei rapporti controversi con la figura femminile. Gloria rappresenta la sua figura di donna idealizzata, messa su un piedistallo, ma al contempo non esita a demolirla sotto la spinta di una gelosia paranoica e assurda. Cesellati alla perfezione i personaggi, molte sequenze da ricordare e un finale in cui Bunuel ci mostra in pieno il suo spirito beffardo.

pinhead88  @  21/05/2010 11:28:45
   9 / 10
Altro splendido film di Bunuel,uno dei migliori del periodo messicano.

benzo24  @  31/01/2010 13:31:16
   7½ / 10
ottimo film di bunel sulla paranoia, come già detto da altri, bellissime le scene cult in chiesa. un film che è l'altra parte della medaglia di estasi di un delitto.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  10/10/2009 21:08:36
   10 / 10
E diamolo quello che si prospetta l' ultimo votone a Luis Bunuel. Film Capitale, giro di boa bunueliano esattamente a metà strada tra il Cane Andaluso e l' Oscuro Oggetto del Desiderio. Con "El" il regista spagnolo firma un altro vertice del surrealismo, dell' "amour fou", della critica anti-borghese e anticlericale. Francisco è infatti l' uomo più cattolico del film; ma impotente, vergine, completamente folle e possessivo. Sta proprio qui la summa del pensiero che si rifà sempre alle teorie di Breton: la fede, il sesso come peccato capitale, il valore della famiglia e la ricchezza borghese impediscono all' Uomo di esprimere la propria vera natura, non riuscendo così mai a vivere una super-realtà, quella realtà superiore che ci fa vedere e comprendere tutte le sfumature di un oggetto o della realtà stessa. Non credo sia un film a basso costo (lo era senz' altro "I Figli della Violenza"), qui siamo invece sulla scia dell' Angelo Sterminatore, o "Viridiana", e tal proposito, di nuovo decisiva la fotografia di Gabriel Figueroa. Straordinaria la mise en scene con un incipit - la lavanda dei piedi del Giovedì Santo - e un' ultima parte memorabili: Francisco prete che va a zig-zag o tutta la sequenza surreale in Chiesa non si dimenticheranno facilmente.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  30/07/2009 14:43:19
   7½ / 10
Altro grande film di Bunuel che qui critica ancora la chiesa ma soprattutto un certo tipo di classe borghese a cui appartiene il protagonista.Ottima la rappresntazione della gelosia morbosa dell'uomo e alcune scene s da antologia,come quella feticista iniziale in chiesa,ma anche quando la paranoia comincia a prenere il sopravvento.Bunuel riusciva a fare film straordinaripur avendobudget ridotti e questo la dice lunga sulla sua bravura.Non un capolavoro,ma da vedere.

castelvetro  @  04/02/2009 23:55:19
   9½ / 10
C'è chi dice che sia il film che parla meglio di Bunuel.
Bunuel stesso lo dice... Ma chi può saperlo...
Bunuel in fondo era un tipo enigmatico, contradditorio,
un finto schizofrenico,un artista... Ci si può fidare di lui?

Ad ogni modo guardando i dettagli
(un appassionato dei suoi film non può fare a meno di notarli)
di El, si scopre che Francisco ama i sigari e il martini bianco
proprio come il regista, odia le persone, è affetto di superbia,
è imparanoiato ed è un borghese...

Ecco, forse l'unica cosa di cui siamo "certi" è che Bunuel
a differenza di Francisco non era cattolico...!

Beh, venendo al film, mi ha entusiasmato non poco vedere
questo personaggio scomodo, cinico, bastardo districarsi
in tutte le sue vicende coniugali! Ok, non sarà certo il film più
bello del regista, ma certamente è da annoverare tra i più belli
che io abbia mai visto!

PS: L'ultima scena in chiesa è dannatamente cult.

Mpo1  @  12/03/2007 00:46:23
   8 / 10
Film del periodo messicano di Bunuel, è la storia di un uomo geloso e paranoico fino alla follia. Anche qui Bunuel mostra gli effetti nefasti dell’educazione cattolica e della repressione sessuale. Il prete amico del protagonista ovviamente non capisce nulla dei suoi problemi e di quelli della moglie. Da ricordare la scena iniziale in cui un rito cattolico si impregna di erotismo e feticismo.
Forse Hitchcock si è ispirato alla scena sul campanile per “Vertigo”.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  13/08/2006 21:43:32
   9½ / 10
E' incredibile, pensando a molti fotogrammi di questo film, pensare a come autori tipo Manuel de Oliveira riescano a citare Bunuel tentando con ogni forza e spiegazioni scientifiche di redimere la sua visione della Chiesa.
"El" è uno dei capolavori assoluti del periodo messicano di B., e ancora una volta un film realizzato con pochissimo budget a disposizione ma con una fucina di idee straordinaria.
Mescolando Shakespeare Goethe e Radiguet, B. realizza uno dei piu' temibili pamphlet sul tema della gelosia nell'ottica della borghese consacrazione al Rito, e - proprio per questo - alla Paura Inconscia di perdere ... l'oggetto/soggetto del desiderio.
Indimenticabili i flashback del protagonista davanti alla retriva desistenza dei suoi dubbi atroci

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