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avevo blandi ricordi di questo film, e me lo ricordavo solo per le attrici costantemente nude, ecco la nudità delle attrici è l'unico motivo per vedere questo film... la trama è risicata e mal narrata, non c'è tensione, gli omicidi sono girati malissimo e lo sviluppo finale è tirato via.
Se l'intento del regista era quello di sfoggiare una collezione di bellezze in déshabillé e quindi rinfrescare il filone erotico all'italiana si potrebbe considerare questo film come riuscito; credo però che l'obiettivo fosse quello di sfornare un film giallo dalle venature horror ( alla Argento o alla Bava per intenderci ), e allora il voto non può essere che scarso. Comunque più che la mancanza di tensione infastidisce la disonestà della trama
il serial killer uccide sistematicamente in tuta di pelle nera e casco da moto integrale, le fattezze sono chiaramente maschili, eppure nel colpo di scena finale scopriamo che è una donna. Il depistaggio ai danni dello spettatore è quindi riuscito, al prezzo però di averci rimesso la credibilità della pellicola. Che poi il killer uccida tutti quelli che lavorano nel suo studio fotografico non ha molto senso, poteva concentrarsi esclusivamente ( o comunque molto prima ) su chi riteneva responsabile, invece di lasciarlo per ultimo.
L'unica cosa che salva il film è la Fenech in versione short hair e la parte in cui Franco Diogene si porta a casa una modella di cui è infatuato che dovrebbe entrare di diritto nella classifica delle migliori scene di seduzioni mai girate. Per il resto è solo il solito filmetto con omicidi fatti male, polizia inetta e cornificazioni (etero e lesbo) a destra e a manca. Finale cult con una parte del corpo della povera Fenech messo a rischio come non mai.
una mediocrità sterile in questo giallo erotico raggiunta solo grazie alle varie tope tra cui fenech e benussi, il film lasciamo perdere..poco incisivo in una milano da bere e con delitti a volte ripetivi e molto lunghi nello svolgimento
Come giallo fa ridere, e chissà che questo non sia un bene. Sceneggiatura ai limiti dell'incompetenza e una disarmante atmosfera camp, con tante tette, tante chiappe, qualche morto e tantissima comicità involontaria. A suo modo simpatico, ma lungi da me rivalutare un film simile. Degna di entrare negli annali la disinvolta prova di un Castelnuovo più mandrillo che mai: chissà se le signore che lo ammiravano zompettare in un noto spot pubblicitario potevano immaginarie le peccaminose doti amatorie del buon Nino, generoso almeno quanto la Fenech (sempre molto bella) nel concedersi 'nature' alla cinepresa.
Sala ginecologica. Primo piano della nuca di un medico, al di sopra della quale spunta, foltissima, la peluria corvina di una giovane donna a gambe divaricate. Un avvio trashissimo ma assolutamente sbrigativo : è in atto un rudimentale tentativo di aborto tramite lungo ed appuntito spillone metallico. Qualcosa va storto e la paziente ci rimane secca, per collasso cardiaco. Il "macellaio", con l'aiuto di un complice, riporta il corpo della ragazza nella sua abitazione, abbandonandolo in una vasca piena d'acqua, così da simulare una morte naturale. Dopo questo terribile evento, una lunga catena di omicidi (ben 6, accompagnati da mutilazioni di vario tipo!) funesterà l'entourage del noto studio fotografico milanese per cui la vittima lavorava. Da un instancabile sforna-cult quale Andrea Bianchi (autore di perle indimenticabili come ZOMBI HORROR e MALABIMBA) non ci si poteva che attendere una "interpretazione" del giallo argentiano del tutto particolare : e cioè col piede pigiato sul pedale dell'erotismo più gratuito e sfacciato.Tra gli italo-thriller settantiani, questo è sicuramente uno dei più eccessivi e vouyeristici in ambito porno-soft ; un'opera dalle dinamiche molto vicine a quelle delle commediacce sexy di Marino Girolami e Michele Massimo Tarantini. Ben poche le novità presenti e molti i rimandi "leggermente" azzardati a pellicole precedenti di diverso contegno e spessore : - non è il primo giallo ambientato nel mondo della moda (vedasi SEI DONNE PER L'ASSASSINO, IL ROSSO SEGNO DELLA FOLLIA, 7 SCIALLI DI SETA GIALLA) - l'assassino in tenuta da motociclista era già apparso nel police/thriller di Dallamano LA POLIZIA CHIEDE AIUTO - l'entrata in scena del killer è preannunciata dal rumore dello scroscio d'acqua di un rubinetto lasciato aperto (grossolano plagio dall'episodio LA GOCCIA D'ACQUA del baviano I TRE VOLTI DELLA PAURA) Il film non è girato malaccio : la fotografia è discretamente curata, le musiche e la voce femminile che le accompagna "morriconianamente" sono molto interessanti, la suspense si fa più volte sentire. Ciò che però salta più all'occhio con prepotenza è il coacervato spazzaturale di così tanti personaggi riprovevoli, legati tra loro da squallidi intrallazzi e perverse relazioni intime. La proprietaria dell'atelier fotografico, ad esempio, è una lesbica (ed anche esigente dominatrice) che frega le amanti al marito bamboccione, un obeso ed impotente Franco Diogene, che a sua volta riesce a godere solo con la sua carissima bambola gonfiabile (!). Per non dire del rapporto incestuoso che lega tra loro le due figure femminili chiave....(SPOILER) Gli interpreti recitano ignudi per gran parte dei 90 minuti del film : si parte dalla sexy-reginetta Femi Benussi (sempre col cespuglio in vista) per giungere a Nino Castelnuovo che, senza alcuna remora o titubanza, dimostra di trovarsi incredibilmente a suo agio in panni adamitici. Più contenute invece le apparizioni di Edwige Fenech (qui con un insolito ma accattivante taglio di capelli alla mascolina) che regalerà l'unico nudo frontale della sua carriera soltanto l'anno successivo, nel fulciano LA PRETORA. La rappresentazione, anche aderente alla realtà, delle magagne di un certo sottobosco modaiolo viene inevitabilmente affossata dagli onnipresenti siparietti osè, oltre che da passaggi involontariamente esilaranti. E' il caso della fotomodella che, urlando, mostra alla camera delle vistosissime ed antiestetiche piombature dentali ; è anche il caso dell'interrogatorio in questura, nel quale i gay vengono malamente definiti "invertiti", quasi si stesse parlando di poli magnetici (!!) Degno suggello allo "stracultismo" di NUDE PER L'ASSASSINO è la scena finale : ad una Edwige Fenech, restia all'accoppiamento per timore di una gravidanza indesiderata, l'astuto Nino Castelnuovo propone un metodo sicuro al 100% e la costringe senza mezzi termini...a voltarsi di schiena ! Soluzione perfetta ma non indolore...
L’eloquente titolo lascia ben poco spazio all’immaginazione,sono infatti evidenti le intenzioni del regista deciso a proporre un giallo a forte connotazione erotica. In effetti la parata di bellezze scelte da Andrea Bianchi è di quelle che lasciano il segno,capeggiata da una bellissima Edvige Fenech (in versione capello corto) la squadra femminile annovera altri pezzi da novanta come Femi Benussi,Erna Schurer e altre attrici più o meno celebri negli anni 70. Tutte si mostrano con generosità dinnanzi l’obiettivo,lasciandosi andare in pruriginosi atteggiamenti soft-core.Niente di tremendamente trasgressivo,soprattutto se rapportato a ciò che passa abitualmente in tv al giorno d’oggi,anche se i parecchi nudi integrali non lasciano nulla all’immaginazione. Tra un amplesso e uno strip si dipana la trama gialla,complessivamente debole e priva di spunti trascinanti.Un killer travestito da motociclista si aggira in una Milano anonima facendo strage dei componenti di uno studio fotografico.L’indentità dell’assassino è ben celata e solo intuibile nel finale,però il movente è piuttosto forzato,mentre gli omicidi sono male congegnati,spesso ripetitivi anche a livello di inquadrature e persino di locations. Non mancano battute o situazione al limite del trash e Nino Castelnuovo si distingue soprattutto in questo senso.Fondamentalmente l’operazione è poco riuscita perché appare come un mero pretesto per mettere in scena un nutrito parterre di belle ragazze,ignorando così i meccanismi logici di una sceneggiatura che appare un po’ troppo fantasiosa.
Trashata firmata Bianchi che al tempo ancora cercava di prendersi un po’ sul serio e che quindi finisce per valere meno anche del ben più terribile (ma anche più divertente) Zombi Horror… Bianchi ci prova e tenta la strada del giallo in pieno anni 70 style (con vistosi riferimenti a Bava ed Argento) mischiato ad un pizzico di erotismo e il tutto girato con ritmo (fin troppo) lento… Già la primissima scena fa capire con che razza di pellicola abbiamo a che fare, la trama ha davvero poco senso e il film finisce per essere giusto una rassegna di omicidi (comunque coreografati non male) che si susseguono senza molto senso logico… E la soluzione finale non riesce né a stupire né ad esaltare! L’idea dell’assassino vestito con tuta da motociclista completamente nera e casco integrale ora può sembrare poco originale ma al tempo era sicuramente innovativa, Bianchi ci infila dentro anche qualche effetto splatter (dozzinali ma visto il budget difficilmente si poteva chiedere di più), peccato che il cast e i dialoghi facciano abbastanza schifo… Tra una scena di sesso, un omicidio e un nudo il film scivola con estrema facilità nel trash più becero con un picco al limite del ridicolo/patetico nella scena del povero Franco Diogene imponente (ma impotente) alle prese con una bambola gonfiabile, unica sua amica… Tutto sommato (malgrado un pelo di noia) il film si fa guardare più che altro per la gran quantità di nudi frontali e di gnocca esposta (la Benussi è praticamente sempre nuda, poi c’è pure la Fenech), ma finisce per non riuscire né ad appassionare né a divertire più di tanto… Malgrado la confezione sia molto più decente di Zombi Horror se proprio dovete vedervi un Bianchi vedetevi quest’ultimo che, non avendo nessuna velleità “seriosa”, è un vero e proprio trashone duro e puro… Ah, il discorso finale è talmente trash che con il passare degli anni è stato così tanto rivalutato che c’è qualcuno in giro che lo considera addirittura geniale…