play time regia di Jacques Tati Francia 1967
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play time (1967)

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locandina del film PLAY TIME

Titolo Originale: PLAYTIME

RegiaJacques Tati

InterpretiJacqueline Lecomte, Rita Maiden, Barbara Dennek, Jacques Tati

Durata: h 1.48
NazionalitàFrancia 1967
Generecommedia
Al cinema nel Dicembre 1967

•  Altri film di Jacques Tati

Trama del film Play time

Mentre vaga per i quartieri più avveniristici di Parigi nell'inutile tentativo di rintracciare un impiegato, l'allampanato e compassato monsieur Hulot si smarrisce in una giungla di architetture moderne e gadget tecnologici, rimanendo ""impigliato"" in un gruppo di turisti statunitensi...

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Voto Visitatori:   8,29 / 10 (26 voti)8,29Grafico
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Voti e commenti su Play time, 26 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Oskarsson88  @  12/01/2019 01:32:42
   6 / 10
Potremmo dire così, 8 per l'intento e il messaggio di forte critica al progresso che va a interferire fortemente con le relazioni umane, e complimenti per l'innovativo uso del sonoro. Al contrario però, darei 4 per il divertimento... il film è noioso, accade poco, e le gag, se gag si possono chiamare, dopo un pochino stancano. Diciamo che è un film allo stesso tempo caotico per la massa di persone ma anche immensamente statico perchè tutto gira intorno allo stesso tema, allo stesso complesso strutturale ecc. e il risultato è abbastanza stancante. Soprattutto la scena al ristorante dura veramente troppo. Ho letto poi che il regista ha speso ingenti somme di denaro, il che certo non va a suo favore considerando il messaggio che voleva dare. Comunque sarò buono, e facendo la media schiaccio un 6 generoso.

Ciaby  @  15/06/2016 01:36:36
   8 / 10
Non sono per niente di sicuro di ciò che ho appena visto. So solo che mi ha ipnotizzato. Non credo di aver mai visto niente del genere, tra l'altro.
Sottoscrivo, quindi, il commento di un utente di mubi che descrive il film nel miglior modo possibile: "Play Time è l'Ulisse delle commedie slapstick".

Ecco, appunto.

Testu  @  11/08/2015 18:53:49
   5½ / 10
un film di comparse. Un documentario urbano della multiculturale parigi anni 70 con un'accurata selezione di scene che nella loro normalità possano dipingere un'umanità goffa ed intreccciarsi per dipingere un quadro vivo e verosimile. Un ottimo esempio di capacità e organizzazione, ma eccessivamente lungo e non intrattiene in nessun modo.

Dick  @  14/09/2014 14:29:33
   7 / 10
Tati torna nei panni di monsieur Hulot in quest' opera monumentale sulla frenesia e la tecnologia moderna in un film riuscito a metà secondo me: la prima parte ha un ritmo un po troppo caustico mentre risulta più divertente e dinamica la seconda.

StefanoCrispino  @  28/08/2012 15:01:51
   10 / 10
Tutti dovrebbero vedere questo film.
Capolavoro immortale.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  20/04/2012 12:10:57
   6½ / 10
Leggasi il mio commento di "Mon Oncle" perché i due film hanno praticamente tutto in comune.
Penso che questo sia il più conosciuto di Tatischeff, qui la risibilità sull'era moderna è alla massima potenza, senza parlare delle tecniche sopraffine che JT usa per i suoni, scenografie, inquadrature, ecc.
...e come "Mon Oncle" (che mi è piaciuto di più) le scene si allungano davvero troppo, 3 minuti sulla stessa inquadratura, un'ora (UN'ORA!!!) all'interno dello stesso ristorante... insomma, bisogna stare molto attenti ai particolari e dopo un po' il rischio è la noia...

Invia una mail all'autore del commento Gualty  @  06/12/2010 19:48:02
   9 / 10
Più dispersivo e forse meno incisivo di Mon Oncle, molto più ambizioso, è uno dei pochi esempi di Kolossal sperimentali della storia del cinema: una slapstick comedy moderna, in cui il solito mons. Hulot viene travolto dalla fiumana tecnologica per poi riscattarsi in una delle più memorabili cene della storia del cinema: tra la comicità di Peter Seller in Holliwood Party e la caciara italiana lo spettatore si riappropria lentamente dell'ambiente che gli è stato sottratto nella prima parte dell'opera: dalle gelide e geometriche scenografie degli uffici al tuffo tra una folla che si arrangia nonostante le difficoltà. Per poi finire in un tripudio carnevalesco di una città che è diventata giostra, in una stupenda metamorfosi di senso e di sensazioni.
La notte infine cala sull'opera e sul regista, col rimpianto di averlo lasciato partire senza averlo conosciuto più a fondo.

h.chinaski  @  21/05/2010 21:41:36
   9 / 10
la definizione di caos controllato!!!
Sto film mi ha fatto innamorare di j.tati. Ho sempre trovato la fugura di monsieux haulot non troppo esaltante...ma misà che non avevo capito un *****! solo in tatville le porte a vetro riflettono l'arte....

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Ultima risposta 06/12/2010 19.37.12
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wooden  @  27/03/2010 18:30:20
   4 / 10
Eccessivo esercizio stilistico farcito di gags ridondanti.

La regia è naturalmente avveniristica ed eccelsa, l'opera in sè invece straripa di una prolissità, di un inconcludenza e di un manierismo davvero irritanti.

Rand  @  07/02/2010 21:19:52
   9 / 10
Un film immenso, sia nelle storie che nella messa in scena, la lezione di Chaplin e di Keaton trova in tati un degno erede!
le scenette con monsieur hulot, sono esilaranti. la critca alla società moderna e borghese è palese. Il rumore dei passi, il risucchio di una poltrona, lo stridere di un tram, il chiacciericcio di una radio. Un film sperimentale bellissimo, che non annoia mai, in cui le incomprensioni tra personaggi che portano a situazioni paradossali sono veramente spassose.
Da vedere e rivedere, si mantiene sempre fresco e originale..

carriebess  @  24/09/2009 17:23:14
   7 / 10
è chiaro l'intento del regista, ovvero l'accusa nei confronti del dinamismo moderno, ma a mio avviso non è un capolavoro.

edmond90  @  09/09/2009 12:40:08
   9½ / 10
Un film veramente difficile da vedere,ma assolutamente geniale per inquadrature,regia e tecnica di ripresa.è il primo film di Tati che vedo e sicuro non sarà l'ultimo

bulldog  @  16/07/2009 10:57:51
   6½ / 10
Buono ma sopravvalutato.

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Ultima risposta 04/09/2009 12.25.58
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  07/07/2009 17:45:23
   8½ / 10
Una Parigi irriconoscibile, alienante nella sua apparente asetticità e colma di una babele di lingue e rumori persistenti dove Mr. Hulot naviga a vista fino alla caotica, lunga scena del ristorante. Non è un film facile da seguire, non c'è un plot preciso, quanto piuttosto lo scandire di una giornata tipo di una modernità disumana.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  16/06/2009 17:15:20
   9 / 10
Film unico, uno dei più complessi che mi sia mai capitato di vedere.
Purtroppo è difficile da seguire, a tratti risulta parecchio pesante perché: dura parecchio, è quasi muto per buona parte, è sempre inquadrato in campo largo senza mai primi piani e tutto gira senza che nulla accada.
Lavoro colossale, costruire un intero quartiere ad ambientazione futurista per farci un set.
Tati paga l'aver sopravvalutato il pubblico il quale non capì questa pellicola, non la capirebbe neppure ora a distanza di più di 40 anni probabilmente.
Immensa critica alla globalizzazione.
Un'opera unica e molto complessa, non apprezzabile da tutti.

DarkRareMirko  @  19/05/2009 22:34:56
   8 / 10
Un Tati sin troppo eccessivo, prolisso, e lo dico da grande estimatore di questo regista, purtroppo troppo poco prolifico.

Si stà per più di 2 ore a vedere un film praticamente senza trama; è vero, la tesi alla base del tutto è interessante (la solita critica di Tati nei confronti della modernità), ma ci son ad ogni modo troppe lungaggini, troppa ambizione ed alla fine della visione si è sin troppo sazi, si ha quasi la sensazione di avere in corso per il corpo una gran brutta indigestione, giusto per continuare con l'arguta metafora.

Le gags son eccezionali, quasi da poter essere estrapolate dal contesto una per una, quasi da poter costituire una storia a sè stante e la regia è inoltre formidabile, visto che deve saper illustare ciascuna di queste ultime più le geste imbranate di Hulot (in una sorta di Fantozzi francese molto più curato generalmente).

Ciononostante, il senso di ultrasazietà permane, e risulta essere pure piuttosto fastidioso; insomam, nel corso del film ci son troppo tempi morti in questo seppur eccezionale incubo labrintico moderno.

Memorabile la sequenza finale, quella della rotonda.

Questo film è buono, molto buono, ma non tesserei le lodi del capolavoro, come pure un al solito ottimo Morandini ha detto e ha fatto.

Tati ha realizzato di meglio in altri frangenti.

Ad ogni modo un film assolutamente da non perdere.

andreacinico  @  20/04/2009 18:33:47
   9½ / 10
Allucinante!
Uno dei film più complessi che abbia mai visto. Diviso in due parti apparentemente distinte, mantiene comunque quell'elemento comune come l'impostazione prospettica dell'inquadratura in campo lungo ed ampia profondità di campo. Un esempio per tutti è il ripetersi dell'inquadratura dall'alto della struttura alveolare formata dagli uffici asettici della prima parte che trovano un corrispettivo nell'inquadratura dei tavolini del ristorante della seconda parte.
Il film parte in maniera surreale (molte volte non si capisce se i personaggi si muovono all'interno o all'esterno delle grandi strutture composte da ampie vetrate) poi, già nella seconda parte, il ritmo si fa sempre più frenetico e caotico in maniera parossistica fino al romantico epilogo.
Film sperimentale (e molto all'avanguardia per l'epoca in cui è stato girato) che ha, a mio avviso, punti in comune con i romanzi distopici dei primi anni del 1900 in cui si temeva un futuro pervaso da un'eccessiva omologazione (gli appartamenti con ampie vetrate totalmente visibili dalla strada mi hanno fatto pensare alle costruzioni con pareti trasparenti rappresentate nel romanzo "Noi" di Zamjatin in cui ogni azione è sotto gli occhi ed il controllo di tutti e quindi totale mancanza di privacy).
La peculiarità del film in esame consiste nella complessità di tutto ciò che rientra nel quadro in cui si sovrappongono elementi visivi e situazioni comiche a ripetizione, dettagli a volte difficilmente individuabili se non con un occhio molto attento.
Tra le tante metafore del film, una può essere il senso di una società che si arrabatta freneticamente ma alla fine gira in tondo senza concludere niente; proprio come la giostra nel finale rappresentata dalle autovetture che girano nella rotonda che, di volta in volta, qualcuno (come l'uomo che inserisce la monetina nel parcometro) fa ripartire, dando il momento di svago più alto ai turisti (come si evince anche dal titolo del lungometraggio).
Interessante anche l'idea che tutto si svolge in una città che vuole rappresentare Parigi ma in realtà non lo è (infatti il set è stato ricostruito per intero alla periferia della stessa). La vera Parigi è solo un riflesso lontano come appare dalle vetrate delle porte occasionalmente aperte (si vedono la Torre Eiffel, l'Arco di Trionfo e ... in realtà su un'ultima vetrata mi è sembrato di vedere un mausoleo in stile indiano tipo il Taj Mahal che mi ha strappato un sorriso).
Nonostante tutto i turisti si accontentano di fotografare una fioraia che rappresenta l'unico elemento verace che si stacca da uno sfondo geometrico, freddo e alienante tipico di una società standardizzata.
Ci troviamo, quindi, di fronte ad un'opera d'arte che fa dell'immagine il suo punto di forza (le poche parole dette da Monsieur Hulot sono incomprensibili) e che ha come unico difettuccio la prolissità di alcune sequenze a causa, penso, dell'eccessivo esercizio di stile.

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Ultima risposta 21/04/2009 12.11.35
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  16/04/2009 21:56:17
   10 / 10
Qualcuno troverà improbabile il fatto che lo stavo per rivedere per la terza volta consecutiva, ma che film ragazzi. E' stato utile in questi giorni inquadrarmi meglio in un autore e la sua "ideologia del piano sequenza" come Mizoguchi, per capire meglio questa straordinaria - la prima che vedo - opera di Tati. Anche se qui si potrebbe parlare di "ideologia del piano fisso", il meccanismo che dovrebbe innescarsi nello spettatore è lo stesso. La permanenza sui campi lunghi (bisognerà aspettare 10 e 110 minuti per gli unici due piani americani dell' intero film) la totale assenza di primi piani e la mdp sempre un po' più alta rispetto all' altezza uomo, è importante per stabilire l' assoluta mancanza di una focalizzazione su un personaggio in particolare; anzi, qui le azioni più importanti si svolgono solo in secondo o terzo piano."Play Time" è un Capolavoro di squisita complessità, un' opera d' arte da guardare da un' altra prospettiva (i ritratti che "ci" scrutano, lo specchietto retrovisore, la Torre Eiffel riflessa sulla porta di vetro), in anticipo sui tempi, è un' assurda parabola - futurista allora, contemporanea oggi - sull' essere umano privo di identità, e che sembra non essere in grado di adattarsi all' inflessibilità del suo territorio. E geniale è perché tutto ciò parte proprio dal linguaggio: il ritmo, statico prima e serrato poi ma sempre artificioso, la focalizzazione zero appunto e il rigore geometrico dell' intero complesso scenografico, da capogiro, di cui sfido a darne una connotazione certa alle varie parti durante la visione. Uscito un anno prima di "2001: Odissea nello Spazio", un altro fondamentale film muto nell' era del sonoro.

2 risposte al commento
Ultima risposta 17/04/2009 23.36.15
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Neu!  @  25/02/2009 21:53:02
   10 / 10
uno dei 15 migliori film mai concepiti da una mente umana. uno dei massimi capolavavori della storia dell'umanità, uno dei film più sottovalutati della storia del cinema. il capolavoro di Tati.

drabin  @  15/12/2008 18:45:24
   10 / 10
Uno dei più grandi film di tutti i tempi. Da molti incompreso o frainteso, è in realtà una superba parabola sull'alienazione, sulle interferenze del progresso nella natura e sulla solitudine delle persone e delle cose. Tutto è perfetto: le innovazioni introdotte in Mon Oncle qui raggiungono un ancor più sublime risultato. Si tratta di un film da vedere e da ascoltare con notevole attenzione: uno sforzo che senz'altro ripagagherà il pubblico più sensibile. Ogni inquadratura (la macchina da presa è quasi sempre fissa, e rifugge ai dettagli) è ricchissima e sfaccettata, e difficilissimo è dunque poter cogliere ogni minimo particolare in essa racchiuso. Il suono è centrale, così come la lentezza ritmica e le scenografie avvenieristiche. Si ride, ci si commuove (a mio modesto avviso, la "pseudo-storia" tra Hulot e la turista è forse la più delicata e poetica storia d'amore mai realizzata sul grande schermo) e soprattutto si pensa, visto che questo magnifico affresco postmoderno è anche una corrosiva satira verso l'esasperazione del progresso. Uno dei più rivoluzionari e radicali (e sperimentali) film di tutti i tempi: uno dei più grandi film di sempre. Questa è Arte allo stato assoluto

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  24/05/2008 14:16:43
   7½ / 10
il piu complicato tra i film di Tati,soprattutto il piu difficile da seguire...da svegli!
si perche la prima parte è davvero pesante,gag tiratissime e non troppo comiche con una telecamera sempre lontana dall'azione.
infatti non vediamo mai un primo piano e il fatto che sia quasi un film muto peggiora le cose!
poi c'è il personaggio di Hulot che è grandioso,entra ed esce dalla scena come pochi al mondo sanno fare,cerca di salvare il salvabile me è piu forte di lui...aumenterà la confusione!
sulla bravura e l'intelligenza del regista/attore non ci possono essere dubbi,è un genio!riuscire a creare queste scene di massa dove ognuna delle comparse ha un compito preciso richiede un lavoro minuzioso e dispendioso in termini di tempo..Bisogna stare attenti fotogramma per fotogramma per apprezzare al meglio le sottili gag che pervadono il film...pur non facendo mai veramente ridere a crepapelle,tranne rari casi.
altra cosa incredibile è la creazione di "Tativille"...tanto imponente il lavoro che sta dietro questa creazione e tanta è anche la delusione del regista nel vedere lo scarso successo di pubblico!e la Parigi vera,la vediamo solo in dei riflessi...forse perche la bellezza di quei luoghi sparisce,viene dimenticata di fronte alla tecnologia che ci avvolge!
la vita triste di un genio...Forse pochi te l'hanno detto nella tua carriera,"Grazie Monsieur Hulot!"

gerry78  @  23/01/2008 11:01:50
   9½ / 10
playtime....ovvero una ricerca minuziosa e infinitisimamente dettagliata di perfezione stilistica.questo e' il cinema nella sua piu' estrema espressione visiva...concettuale...sociale,una creatura di rara bellezza si manifesta davanti ai nostri occhi,con successione chirurgica viviamo il disagio umano di un goffo personaggio,che si ritrova catapultato in un mondo pieno di innovazioni tecnologiche,della quale e' totalmente alieno...tutto vive senza nessun dialogo...tutto e' perfettamente legato,immagini e' suoni si intersecano mirabilmente creando senza nessuna esitazione gag memorabili,di gusto inarrivabile....grazie tati'..genio assoluto...

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  03/01/2008 15:57:37
   9 / 10
Assolutamente originale e spiazzante alla prima visione. Ha anticipato la globalizzazione e reso evidente come ormai viviamo completamente "inquadrati". Il "moderno" con la sua monumentalità astratta e "funzionale" e il suo meccanismo inesorabile ha ormai vinto sulla libertà e la fantasia individuale.
Certamente è facile annoiarsi, ma purtroppo così è anche la nostra vita routinaria di tutti i giorni: noiosa e alienante.

Vedi recensione

Sig. Chisciano  @  30/10/2006 12:42:01
   9 / 10
La regia di questo film è impressionante, sulla scena ci sono sempre più ruquadri da seguire, è come se ci fossero più film al suo interno, infatti i particolari di contorno sono spesso in continuo movimento o mutamento, come il modellino dell'aereoplano che affloscia le ali per il caldo, e quando torna il fresco le ali tornano normali...
Grandangolo e profondità di campo sono utilizzati alla perfezione, ma soprattutto la sensazione che lo spazio all'interno del film non sia solo quello inquadrato ma che si estenda inesorabilmente.
Una gioia per gli occhi.

Gruppo COLLABORATORI bungle77  @  05/03/2006 20:26:20
   9 / 10
Tutto gira freneticamente come in un carosello... ma alla fine nulla succede... Arguta critica alla societa moderna... il film è diviso in due parti... la prima asettica e fredda... la seconda conusionaria e inconcludente... Hulot è come un corpo estraneo in questa società e non riesce a farne parte.
Tati fece costruire un'intero quartiere nella periferia di Parigi per poter girare questo film.

Invia una mail all'autore del commento Strangelove'90  @  03/01/2006 01:08:25
   9½ / 10
Tati dirige il suo capolavoro, una commedia surreale come se ne vedono poche in giro. E' il film più costoso e complesso del regista, quello in cui ha più messo alla prova l'attenzione del pubblico. Le scene di massa sono orchestrate alla perfezione, senza bavature o indecisioni e le gag si susseguono in modo discontinuo e quindi spesso inaspettato, cogliendo lo spettatore, non sempre pronto, alla sprovvista. Nella sua geniale complessità il film risulta quasi preveggente: girato nel 1967, è un poema sul mondo e sulla tecnologia sempre più alienanti e confuse viste dagli occhi di un buffo e impacciato "marziano". L'alto costo e lo scarso rendimento al botteghino fermarono la carriera registica di Tati.

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