ritorno a casa regia di Manoel de Oliveira Portogallo, Francia 2001
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ritorno a casa (2001)

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locandina del film RITORNO A CASA

Titolo Originale: VOU PARA CASA/JE RENTRE À LA MAISON

RegiaManoel de Oliveira

InterpretiMichel Piccoli, Catherine Deneuve, John Malkovich, Leonor Silveira

Durata: h 1.30
NazionalitàPortogallo, Francia 2001
Generedrammatico
Al cinema nel Luglio 2001

•  Altri film di Manoel de Oliveira

Trama del film Ritorno a casa

Gilbert è un affermato interprete teatrale. Una sera, alla fine dello spettacolo, la tragedia irrompe bruscamente nella sua vita: il suo agente lo informa che la moglie, la figlia e il genero sono morti in un incidente stradale. Passa il tempo e l'esistenza, nonostante tutto, riprende il suo corso: a Gilbert non resta che dividersi tra l'amato nipotino e il palcoscenico che non ha mai abbandonato. Quando un regista americano gli propone di partecipare a un adattamento cinematografico di _Ulisse_ di Joyce, Gilbert accetta con entusiasmo. Ma al momento delle prove...

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Voto Visitatori:   8,40 / 10 (5 voti)8,40Grafico
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Voti e commenti su Ritorno a casa, 5 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  10/01/2013 10:30:43
   8½ / 10
Una riflessione sulla vecchiaia e sul mestiere dell'attore data dal grande vecchio del cinema portoghese, un Manoel de Oliveira all'epoca ultranovantenne.
Sorprende in "Ritorno a casa" lo stile sempre lieve ma sfuggente del regista, uno stile che spesso suggerisce più che mostrare ma allude in modo tale da affascinare (penso alla sequenze in cui Piccoli recita ma noi lo "seguiamo" soltanto attraverso le espressioni del regista Malkovich. Oppure nelle fusioni tra teatro e cinema che riescono a non essere l'una l'opposto dell'altra ma vengono insistite in modo tale che a volte si riesce ad essere rapiti proprio da una Tempesta di Shakespeare oltre che dalla superba recitazione di Piccoli, vero fenomeno grazie al quale l'opera convince cosi pienamente.
Oliveira costruisce lentamente una storia partendo da un evento inaspettato ma la porta avanti senza drammi, con le capatine di eventi che il dramma lo sfiorano spesso ma soprattutto la caparbietà del protagonista Piccoli che resta una roccia, un nonno pronto a sorridere al nipotino che oramai ha solo lui, a rifiutare sdegnosamente contratti che tutto sono tranne che "artistici", a continuare nel suo lavoro e nelle sue abitudini come se nulla dopo "l'incidente" sia cambiato.
Sta qui l'abilità del regista, ovvero quella (non inusuale, un trucco che utilizzerà spesso) di ribaltare la situazione in un finale sospeso, distruggendo tutte le certezze fino ad allora costruite in modo certosino e pacato. Basta un "Ritorno a casa" in piena confusione e stanchezza per capire che ci troviamo di fronte a qualcosa di più che una semplice cronistoria di un attore qualunque (o comunque Grande) ma al peso di una vecchiaia e della memoria che all'improvviso si abbatte sull'attore protagonista.
Non mi sembra un caso che questo accada proprio mentre recita un film nel film, tra l'altro un progetto che spesso abbiamo sentito o desiderato vedere filmare ma tanto imponente e aderente nella sua forma romanzata da risultare impossibile: L'Ulisse joyciano. Un'utopia, qualcosa di troppo grande? Ed ecco che Piccoli all'improvviso si piega, crolla, vaga per le strade perdendo il senso di sé stesso e di chi è, se ne fòtte della ridicolaggine che scatena nei passanti che qualche giorno prima gli chiedevano un autografo gentilmente (e lui altrettanto gentilmente ricambiava).
Uno dei migliori lavori di Manoel de Oliveira, aggiungo comunque la solita raccomandazione che trattasi, il suo cinema, di materiale molto personale e semplicista ma mai banale. Molti potrebbero annoiarsi mortalmente. Al contrario a saper ritrovare le atmosfere del grande vecchio, questa volta non nel suo Portogallo ma a Parigi, mi sono lasciato cullare. E ho trovato il suo miglior film che abbia visto fino ad ora.

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  30/05/2012 21:47:28
   8 / 10
Tutti abbiamo la consapevolezza che la nostra vita può cambiare da un momento all'altro, quasi sempre si pensa che se e quando questo accadrà sarà sicuramente in peggio, non si tratta di pessimismo, è così, chiunque ha la fortuna di non essere solo al mondo ha un prezzo da pagare, il timore di ricevere una brutta notizia, quel filo sottile che lega gli affetti tra di loro si può spezzare improvvisamente e far precipitare l'esistenza in un limbo sconosciuto prima.
Gilbert, un vecchio attore di teatro, finita una replica di "Il re muore" , appena congedatosi dagli applausi del pubblico, riceve la notizia di cui sopra, un incidente d'auto gli porta via il sorriso della moglie, della figlia e del genero, è un abisso del quale non si vede il fondo, un vuoto incolmabile di cui fa fatica il solo pensarlo, nel breve arco di pochi istanti la vita cambia colore, la realtà assume nuove forme, per quanto si può essere forti a queste pugnalate del destino non ci si può arrivare preparati e gli ostacoli per continuare un' esistenza normale appaiono insormontabili , ma tanto è, Gilbert ha un nipotino rimasto senza genitori, la vita è regolata anche secondo tali leggi, le difficoltà vanno affrontate.
"Il pianto e gli affanni vendicatori posero il loro covile; vi abitano i pallidi morbi e la triste vecchiaia."
Con la compagnia di questo immenso vuoto interno l'uomo dovrà trascorrere il resto della sua vita, circondata di ricordi, di foto incorniciate su un tavolo, di sguardi silenziosi dalla finestra, di tende che si chiudono a lasciar fuori la luce del giorno.
Il vecchio proverà a far valere ancora le sue doti di attore, l'occasione gli viene offerta da un regista che lo convince ad una piccola parte sul set di "Ulisse" di Joyce, ma quanta immane fatica cercare la concentrazione quando il cervello non risponde, senza gli stimoli un attore è un involucro vuoto, meglio farsi da parte, nulla è come prima.
Pur raccontando del tragico destino di un uomo, il film è per nulla melenso né patetico, evita accuratamente le inutili scene di disperazione e di pianto che tanto piacciono a molti registi d'oltreoceano, il dolore è composto, sapientemente raggirato anche dal salto temporale, un Michel Piccoli in grande spolvero in un ruolo perfettamente calzante alle sue capacità interpretative.
De Oliveira dirige questo film sul peso della vecchiaia alla tenera età di 92 anni, che altro aggiungere, il set cinematografico come uno specchio, quando ci si pone davanti l'immagine che riflette non è mai quella di un altro.

carriebess  @  30/09/2009 10:37:32
   8 / 10
Riflessione sulla senilità e sulla caducità della vita, che continua a riservare colpi di scena che possono cogliere impreparati, anche in età avanzata.
Film in cui opera teatrale e cinema si mescolano con rimandi importanti come Ionesco, Shakespeare, e Joyce.
Essendo il primo film che vedo di Manoel de Oliveira non ho potuto non notare la particolarità della regia, come il significativo soffermarsi sugli oggetti e il ritmo lento e incisivo, che contribuiscono a conferire consapevolezza.

bulldog  @  19/09/2009 11:59:13
   8 / 10
Un film esistenzialista di grande spessore.
Lento nel suo incedere,silente e riflessivo.

francuccio  @  10/08/2007 23:33:23
   9½ / 10
Un perfetto sincretismo tra cinema e teatro danno vita a quest'opera d'arte diretta dal grande vecchio De Oliveira. " Ritorno a casa " è un film esistenziale e intenso, una riflessione sulla vita, sulla fragilità dell'essere umano, sul dover rimettere tutto in discussione, sulla scelta di cambiare o rimanere tutto com'è. Sono questi i pensieri che affollano la mente del vecchio protagonista Gilbert, attore che ha dedicato una vita al teatro e ai suoi personaggi. Ma una tragedia familiare è come se lo risvegliasse improvvisamente. La sua vita cambia, nonostante lui continui a voler apparire sempre lo stesso. Un evoluzione caratteriale, una presa di coscienza che lo spettatore attento capirà e troverà raccontata nelle scene topiche di tre classiche opere teatrali con protagonista il nostro Gilbert/ Piccoli che De Oliveira, anche sceneggiatore, inserisce all'interno del film. Si tratta di: " Il re muore " di Ionesco; " La tempesta " di Shakespeare; " L'Ulisse " di Joyce.
In generale una riflessione sulla senilità, forse un pò autobiografico, anche qui il regista portoghese non rinuncia al suo stile inconfondibilmente lento, con lunghi piani - sequenza inquadrando a volte gli oggetti e non le persone, e caricandoli di significati allegorici ( in questo caso le scarpe ).
Il cast di " Ritorno a casa " presenta Piccoli come protagonista, magnifico, maestoso e forse alla sua migliore prova di sempre. Malkovich ha la parte di un regista e anche lui è straordinario. Io, che annovero Piccoli e Malkovich nell'Olimpo dei più grandi attori che il cinema e il teatro di tutti i tempi abbiano mai conosciuto, riesco a fatica ad esprimere la gioia provata nel vederli recitare insieme sotto la direzione di uno dei registi più grandi.

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