solo un padre regia di Luca Lucini Italia 2008
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solo un padre (2008)

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Titolo Originale: SOLO UN PADRE

RegiaLuca Lucini

InterpretiLuca Argentero, Diane Fleri, Claudia Pandolfi, Fabio Troiano

Durata: h 1.33
NazionalitàItalia 2008
Generecommedia
Tratto dal libro "Avventure semiserie di un ragazzo padre" di Nick Earls
Al cinema nel Novembre 2008

•  Altri film di Luca Lucini

Trama del film Solo un padre

La vita di Carlo, dermatologo trentenne, è governata da una movimentata ma serena routine. Il lavoro nel suo studio, le corse al parco, le serate con gli amici di sempre. E, ogni sera, il ritorno a casa, dove lo aspetta la piccola Sofia. Carlo, infatti, è un ragazzo padre e Sofia, dieci mesi e la capacità di assorbire tutte le sue energie fisiche e mentali, la sua unica, vera passione. Nel mondo di Carlo, padre premuroso quanto inesperto, non sembra davvero esserci spazio per altro. Di certo non per gli improbabili appuntamenti che organizzano i suoi amici ansiosi di trovargli una compagna. La sua vita va già benissimo così, Carlo ne è certo. Certezze destinate a vacillare il giorno in cui Carlo incontra la fragile ma entusiasta Camille per caso nel parco...

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Voto Visitatori:   6,51 / 10 (41 voti)6,51Grafico
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Voti e commenti su Solo un padre, 41 opinioni inserite

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Commenti negativiStai visualizzando solo i commenti negativi

davmus  @  29/11/2010 09:47:44
   4 / 10
L'idea ancorchè scontata avrebbe comunque potuto sviluppare un film più carino...invece già a metà il miele a fiumi scorreva al posto del sangue. Eccessivamente melenso e comunque poco accattivante

Invia una mail all'autore del commento SPIZZDAVIDE  @  29/11/2010 00:10:30
   5½ / 10
Non male la trama ma la sceneggiatura si sviluppa in maniera troppo poco dinamica e spesso cade nel noioso.
Le interpretazioni non mi sono dispiaciute ed Argentero conferma di essere un attore in crescita professionale.
Belle le musiche.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Dexter '86  @  15/05/2010 18:46:19
   5 / 10
Poca roba. Un film che si lascia guardare e scorre abbastanza bene ma non lascia granché dopo la sua visione. Argentero non è ancora in grado (lo sarà mai?) di reggere da protagonista una storia di questo tipo.

metafisico  @  21/08/2009 16:54:34
   1 / 10
monnezza

1 risposta al commento
Ultima risposta 21/08/2009 17.01.45
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topsecret  @  18/08/2009 09:22:24
   4½ / 10
Se dovessi reagire d'impulso nel giudicare questa pellicola italiana, interpretata tra gli altri dal grande fratello Luca Argentero, dovrei liquidarla in fretta con un 1 o un 2. Invece, dopo una profonda riflessione di qualche secondo, devo ammettere che il film riesce a scorrere in maniera lineare, pur senza lasciare traccia alcuna del suo passaggio.
I dialoghi sono poco incisivi, gli attori pessimi e la storia abbastanza ordinaria e senza grandi momenti degni di nota. Il regista intende raccontare una storia delicata, drammatica ma dai risvolti romantici, ma non riesce a colpire lo spettatore in maniera efficace.

Burdie  @  26/05/2009 22:48:56
   5 / 10
....recitazione generale scarsa, gatto a parte!!!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  19/05/2009 14:35:02
   4½ / 10
Solito microcosmo borghese,solite caratterizzazioni,solita recitazione da fiction…insomma,solito filmetto italiano.Luca Lucini,autore dalla carriera altalenante ("Tre metri sopra il cielo" è un'imperdonabile macchia sul curriculum),cerca di prendere le distanze da un certo cinema nostrano,fallendo però senza possibilità d'appello.
Pur affidandosi a figure stereotipate, il regista cerca ugualmente di sottrarsi alla trappola della lacrima facile,impegnandosi nel proporre qualche spunto divertente nell’elaborazione di questo dramma dai risvolti romantici.L’operazione tutto sommato non delude da questo punto di vista,ma i momenti riusciti sono ben pochi rispetto a quelli discutibili o poco convincenti.Tutta colpa di situazioni già stranote, oltre che di una trama pregna di evidenti forzature e di personaggi che sembrano abitare un mondo irreale,poco credibile anche in un ambito prettamente fiabesco,in cui nessuno è realmente cattivo e tutti sono pronti ad aiutare e prendersi cura di chi soffre.Il finale poi è stridente, quasi fastidioso per come si sviluppa,assolutamente fuori luogo e dai toni eccessivamente carichi.
Argentero annulla quel poco di buono fatto in passato,la sua recitazione lascia a desiderare,mentre Diane Fleri si rivela un bel volto nuovo,l’unica a brillare in un parterre di attori svogliati.
Belle le musiche,anche se un po’ troppo presenti,qualche momento rende bene ma il resto lascia molto a desiderare.

6 risposte al commento
Ultima risposta 19/05/2009 16.05.42
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  18/05/2009 19:15:29
   4 / 10
Film banale e prevedibile. La sceneggiatura manca di un approfondimento serio almeno quanto meriterebbe il tema trattato. Per quanto riguarda la caraterizzazione dei personaggi siamo ad un livello veramente basso, da fiction televisiva.
Molto poco di buono in questo film, che ho trovato irritante e fastidioso.

TheLegend  @  17/05/2009 18:39:59
   5 / 10
Film banalotto e prevedibile che sa di già visto,ogni scena si sa già come andrà a finire e la storia di per sè non è granchè.
Solito film che punta a far leva sui buoni sentimenti ma che non ha niente di buono da dire.
Pieno di stereotipi bigotti.

Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  18/01/2009 14:32:16
   3½ / 10
Salutato come il film "impegnato" di un regista avvezzo alle minchiate adolescenziali e alla celebrazione delle (italiche) inanità borghesi, "Solo un padre" replica, in realtà, tutti i crismi della mediocrità di un certo cinema italiano: la visione, molto televisiva (e che televisione, poi!), piccolo borghese della realtà che non va oltre i propri vezzi, in linea con una cultura italiana contemporanea in profonda decadenza e profondamente ignorante, acritica.
Prevedibile come un peto al mattino, non ha una sola scena, un solo passaggio che non si possa anticipare senza provare una sensazione di fastidio. E questa devastante banalità fa tanto più paura - a chi vi scrive - se si pensa a quanto scontato possa essere lo sviluppo della trama (trama?...) e l'uso dei personaggi. E i dialoghi, stupidi, insulsi, che ritroveremmo in ogni diarietto di giovinetta sognante e non ancora svezzata, sono il degno corollario ad un film che invece di raccontare una storia, mette insieme una sequenza di siparietti miseramente già visti: padre gggiovane e vedovo, però brillante borghese e affermato nella professione - mica una mer.da qualsiasi -, ma col vuoto nella vita privata, sull'orlo della disperazione, che incontra casualmente nel parco, ma va!..., e poi nel supermercato, la gggiovine tellurica sbarazzina che lo fa emozzzionare di nuovo e blablabla... e i ricordi di chi non c'è più e il passaggio di consegne nel quadro affettivo del povero - sti*****! - paparino colpito da immane tragggedia. Il discorsetto finale di papà premuroso alla batuffolosa Sofia, summa (simbolica) della mediocrità concettuale e culturale di questa operazione, ma anche dei protagonisti/autori/destinatari ideali dell'opera, è uno dei momenti più inquietanti di tutto il film. Roba che "Tre metri sopra il cielo" era pure più sincero nel suo destino pro(to)adolescenziale.
A dare il volto - un po' idiota - al giovane papà protagonista è Luca Argentero, che non a caso viene da quella televisione simbolo e specchio di un universo culturalmente devastato. In fondo, per quella parte, in quel film, ci sta benissimo: è quello il mondo, appunto, che si vuol raccontare, quello è il target che si vuole raggiungere.
Diane Fleri, insopportabile dal vivo, riesce molesta anche in scena. La sua parte è quella di una ragazza emancipata (wow, che fig.ata!...) che dalla Francia viene a fare la ricercatrice in Italia (ma pensa, di solito sono i ricercatori italiani a scapparsene all'estero) ed è tutta sbarazzina, alternativa (come non amarla! tzè...), e per dimostrarci la sua alternatività (gli autori, non lei, poverina) vive in una casa disastrata ('na villetta in una zona residenziale altoborghese, però eh, mica un tugurio a Porta Palazzo, non sia mai...), fa pure a mano i cappellini freakkettoni (addirittura!) e per questo è vista con sospetto - ma non più di tanto, che semo tutti bboni - dagli amici perbene. Questo è il massimo che viene concesso all'estetica "naive" extra-borghese. (Che poi, dopotutto, tranquillizziamoci, pure Camille/Diane Fleri è figlia di un'imprenditore, mica di un'operaio qualsiasi).
Claudia Pandolfi, pace all'anima sua, è costretta a fare la morta.
E poi, l'amico casinista, l'amico gay (che ci sta sempre, ebbeh, siamo una società aperta), l'amica isterica (perché aviopriva) sfi.gata - e ingrifata -, che poi tanto si sistema con l'amico sfi.gato e casinista.
Ambientato in una Torino senza odori e senza differenze socioculturali, borghese nell'accezione più ideologicamente negativa del termine, "Solo un padre" è un film - oserei dire - funereo, esempio di cinema di cadaveri, o di fantasmi, come quello della moglie defunta del gggiovane protagonista, gggiovane e borghese rampante pure lei, ma - uh! - sfortunata (per fortuna, invece, vien da dire, la sfi.ga ogni tanto è democratica). La presenza del cadavere (leggasi "flashback", per i meno dotati d'ironia) della moglie serve a spiegare ai decerebrati che un tempo c'è stato un rapporto tra la defunta e il vedovo, proprio come avviene nelle più becere fiction televisive. Beata sottrazione, dove sei finita? Per fortuna doveva essere un film impegnato.... figuriamoci! L'unico cadavere, l'unico fantasma che qua intorno si aggira è quello del cinema, ahimè!
Sofia, scappa, drogati pure, qualsiasi cosa, ma sii migliore almeno tu.

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Ultima risposta 02/03/2009 16.31.36
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