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Akin persiste nel mescolare protagonisti di una cultura diversa rispetto al contesto in cui si trovano, anche se stavolta questo non costituisce il perno della vicenda. Questa è una farsa sgangherata, leggera e priva di riflessioni cervellotiche di sorta, eppure allo stesso tempo degna di nota perchè di commedie del genere, così brillanti ma non 'dementi' e per questo comunque di spessore, non ce ne sono poi molte al giorno d'oggi. Sebbene la sceneggiatura, articolata e audace, sia fedele allo stereotipo perdita/riconquista, il film diverte molto grazie alla sua galleria di personaggi pittoreschi e di situazioni eccentriche e spesso esilaranti. A ciò si aggiunge un ritmo incessante e coinvolgente. Almeno due scene memorabili: la vera e propria "resurrezione" dal guaritore turco e l'asta finale, il cui protagonista (in)volontario è addirittura l'immenso Udo Kier! Da non perdere.