Mentre i genitori se ne stanno imbambolati davanti agli schermi televisivi, i figli adolescenti soffrono di pesanti allucinazioni dovute agli influssi di un cervellone che li spinge a compiere atti violenti e suicidi.
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Il prodotto è piuttosto pacchiano, vuoi per la semplicità della trama, vuoi a causa degli effetti speciali decisamente artigianali, però "The Brain" non fallisce la denuncia indirizzata agli effetti malsani che alcuni programmi tv sollecitano negli spettatori. Nel film di Ed Hunt i fatti si svolgono in una cittadina di provincia dove un subdolo guru televisivo aspira al condizionamento delle menti per mezzo di un programma intitolato paradossalmente "Thinking indipendence". L'idea è quella di iniziare a reclutare un limitato numero di adepti per poi espandersi a livello mondiale; sotto il volto rassicurante e l'eloquio sagace del presentatore si cela un essere alieno, alleato con una bizzarra creatura (un cervello gigante) capace di modificare le onde cerebrali e controllare a proprio piacimento i fans della trasmissione; senza contare che un banchetto a base di carne umana non lo disdegna affatto. Per questo motivo il giovane scavezzacollo Jim si trova nei guai, accusato ingiustamente di omicidio e braccato dall'intera comunità cercherà comunque di salvare le sorti del mondo. Il pensiero vaga verso pellicole più autoriali e dall'approccio meno grossolano sullo stesso tema, eppure "The Brain" nella sua essenzialità retrò riesce a divertire invogliando qualche riflessione. Alcune scelte lasciano perplessi: il finale sbrigativo (soprattutto nello scontro tra l'anchorman e il protagonista) oltre un numero decisamente esagerato di inseguimenti (a piedi o in auto) buoni per velocizzare la trama ma poco interessanti, tutto ciò però viene controbilanciato da un'apprensione mai come ora attuale, attinente lo scadimento qualitativo dei palinsesti e al nuovo schiavismo da tubo catodico.