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Una specie di racconto di formazione,spiazzante fin dal inizio ( col monologo di cinque minuti del protagonista),con alcuni momenti onirici di straordinaria potenza visiva che sembra avvicinare il regista giapponese al nostro Fellini. Simbolismi ed atmosfere oniriche si mescolano alla perfezione dando vita ad un mix unico di poesia e provocazione. Terayama affronta una serie di problemi fortemente legati al contesto giapponese degli anni 70,tra quelli che ci è più semplice individuare c'è certamente l'alienazione di un intera generazione ( praticamente la tematica centrale) ma anche il consumismo,messo alla pari di una vera e propria religione. Se vi aspettate una pellicola dalla narrazione lineare statene pure alla larga,Terayama è quanto di più lontano da ogni struttura narrativa convenzionale,si diverte a giocare con i colori,passando dal bianco e nero al fucsia,destabilizzando lo spettatore ed andando a rappresentare quasi l'instabilità dei personaggi,accompagnando il tutto da una colonna sonora punk e psichedelica. Un esperienza cinematografica unica, criptica,non semplice,forse anche dalla durata eccessiva ma assolutamente da vedere.