tony manero regia di Pablo Larraín Brasile, Cile 2008
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tony manero (2008)

 Trailer Trailer TONY MANERO

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locandina del film TONY MANERO

Titolo Originale: TONY MANERO

RegiaPablo Larraín

InterpretiAlfredo Castro, Amparo Noguera, Héctor Morales, Paola Lattus, Elsa Poblete

Durata: h 1.38
NazionalitàBrasile, Cile 2008
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 2009

•  Altri film di Pablo Larraín

Trama del film Tony manero

Santiago del Cile, 1979. Nonostante il difficile contesto sociale creato dalla dittatura di Pinochet, Raùl Peralta è ossessionato da Tony Manero, il personaggio interpretato da John Travolta nel film 'La febbre del sabato sera', a cui ad ogni costo vuole assomigliare. Raùl mette in scena uno spettacolo di danza in un night-club di periferia e ogni sabato sera, imitando il suo idolo, dà libero sfogo alla sua passione per la disco-music. Vuole anche partecipare ad un concorso per animatori promosso da una trasmissione televisiva nella speranza che per lui sia l'occasione di diventare una star del mondo dello spettacolo. Nel desiderio di riprodurre l'atmosfera del film e ogni particolare del costume di Tony Manero, Raul diventa capace di ogni crimine. Intanto, intorno a lui, i suoi compagni di ballo sono perseguitati dalla polizia segreta e subiscono ogni genere di sopraffazione.

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Voti e commenti su Tony manero, 26 opinioni inserite

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benzo24  @  06/06/2020 18:50:12
   10 / 10
Siamo a Santiago del Cile, fine anni 70, nel pieno della dittatura Pinochet. Raul ha un unico scopo nella vita, quello di essere in tutto e per tutto uguale a Tony Manero, il ballerino che imperversa nei cinema, personaggio venerato al punto tale di essere disposto ad uccidere, rubare, commettere qualsiasi tipo di bassezza pur di vincere il concorso televisivo in cui si elegge il suo sosia.

Tony Manero parla di un uomo che pone come unica ragione della propria vita la volontà di apparire, coincidere e addirittura "essere" ontologicamente coincidente con il personaggio Tony Manero, quel mito creato ad arte da John Travolta ne La febbre del sabato sera.
Un'unione che diventa mistica e che va a colpire chiunque metta in dubbio la veridicità e la sacralità di tale affermazione.

È questa la via che conduce a uno dei personaggi più disturbati mai visti al cinema, incapace di intrattenere una vita normale, di avere amici, relazioni sessuali stabili, uno straccio minimo di lavoro né tanto meno una parvenza di etica e responsabilità verso gli altri.
Un uomo che vive alla giornata parlando e vivendo poco, trovando i pochi attimi di gioia nella realizzazione di quella identità mistica di cui si è parlato sopra.

Da qui si potrebbe allora partire con i diversi gradi di lettura del film: estremizzazione di un mondo di star, consumistico e identitario, in grado di far "ammalare" un individuo della periferia del terzo mondo di "pop art" fino a farlo uscire dalla realtà; perdita di ogni senso di savoir vivre dovuta alla brutalizzazione di un paese catapultato negli orrori più atroci dalla dittatura di Pinochet, un regime che pur di individuare alcuni poveri ingenui sinistroidi con i loro volantini si dimostra incapace (o forse se ne disinteressa) di fermare ogni tipo di delitto che non sia squisitamente politico; messa in evidenza del nesso tra degrado socio-economico e desolazione individuale

76mm  @  12/05/2018 11:48:56
   6½ / 10
Storia di raro squallore, di quello che ti resta attaccato addosso anche dopo la visione.
Ho provato un disagio e un disgusto quasi tangibili (nella scena della defecatio mi è venuto l'istinto di tapparmi il naso da quanto trasudava sporcizia e fetore).
In questo bisogna dire che Larrain ha colpito nel segno, supportato dall'ottima interpretazione del fedele Castro.
Nel complesso però il film non mi ha convinto troppo...la follia del protagonista mi è sembrata eccessiva, così come l'idiozia di tutti i personaggi di contorno.
L'egoismo degli esseri umani, che pensano solo ai loro miseri bisogni anche nei momenti in cui dovrebbero mostrare la massima solidarietà verso i propri simili, crea terreno fertile per l'instaurarsi di certi regimi dittatoriali…il messaggio, condivisibile o meno, verrà ripreso dal regista anche nel successivo Post Mortem, anch'esso a mio avviso non pienamente riuscito.
Ritmo catatonico nonostante la breve durata e il discreto numero di scene forti.

Mattealus  @  28/01/2018 14:30:05
   7 / 10
Ho visto questo film al cinema col fratello del nipote dello zio di mio cognato (ancora non ho ben capito con chi mìnchia sono andato al cinema) e devo dire che ci siamo fatti qualche risata a denti stretti.
Risulta molto grottesco e particolare, non consigliabile a tutti, ma sicuramente interessante

Horrorfan1  @  07/02/2014 14:23:21
   7½ / 10
Film che ho apprezzato, nonostante sia un po' lento e tutto incentrato sulla follia del protagonista.

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DarkRareMirko  @  10/12/2013 00:32:45
   8 / 10
Buonissimo dramma di Larrain, con un ottimo Alfredo Castro.

Tra tutti i vari temi ben toccati dal film (dittatura, emulazione malata, tv idiota, ecc.), andrebbe fatto notare anche quello della attuale dipendenza da immagini, così tanto sentito dal protagonista che addirittura lo esterna imitando lo stesso Manero Travoltiano (e che Six abbia buttato anche un occhio qui per Human centipede 2?).

Pessimista, rude, intelligente, secco, iperrealista, forte (non mancano scene di sesso), coraggioso, indipendente, merita senz'altro la visione.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  03/07/2013 14:41:00
   7½ / 10
Merita assolutamente di essere visto. E' un film con difetti evidenti, uno su tutti la martellante ripetitività tale che alla fine pare venirne fuori un quadro fin troppo semplicistico; andava approfondito di più il ruolo di Raul con la sua strana "famiglia" a mio modo di vedere. Ma Larraìn ha una regia cosi alienante e cinica da far venire la pelle d'oca.
Tony Manero a molti ha ricordato Taxi Driver per l'ossessione che prende il protagonista nei confronti di un mondo da cui è dissociato, ed è in parte vero con le dovute differenze.
Raul vive in simbiosi con un ossessione che gli permette di andare avanti mentre la sua vita è da sempre a rotoli: un personaggio amorale, pronto ad uccidere per la sua malattia del sabato sera, che va avanti stanco e distrutto (bellissime e bruttissime le scene di "sesso" con la fellatio stanca o quello che poi, dopo un euforia iniziale, si trasforma in masturbazione).
Sullo sfondo resta la dittatura di Pinochet, il terrore che imbruttisce un'umanità fino a renderla spietatamente mostruosa. Altro che balli con Bee Gees in sottofondo. Questo era ed è l'inferno barattato per un millisecondo di gloria in uno squallidissimo programmetto televisivo che non vale nulla se non un frullatore. Raul si vede costretto ad inseguirsi dopo che anche i suoi effimeri sogni (di gloria???) sono andati perduti.
Alfredo Castro gigantesco, un film che guadagna tantissimo valore ad una seconda visione e dopo averci ragionato a mente fredda. Magari cogliendo dietro la pesantezza inusuale della regia e dei toni oscuri anche un umorismo nero e crudo.

gianni1969  @  15/04/2013 18:48:34
   7½ / 10
cile,piena dittatura,dove le difficota' di un popolo sono evidenti,emrrge la figura di to y manero,pazzo psicopatico didposto a tutto pur di raggiungere i suoi scopi,tra l'altro futili. una figura sgradevole ma nello stesso tempo irresistibile. un discreto film

Trixter  @  18/04/2012 14:06:48
   6 / 10
Il film è sicuramente d'impatto: molto originale, ben diretto, ottimamente interpretato dal protagonista. Tuttavia nasconde alcune pecche: l'opera è monodirezionale, sarebbe stato interessante un maggiore contrasto tra l'evasione psicologica del protagonista e la cruda realtà della dittatura cilena (quasi impalpabile); inoltre i comprimari mi sono parsi troppo di contorno dietro ad un protagonista forse eccessivamente ingombrante. A tratti coinvolgente, a tratti irritante 'Tony Manero' ha il pregio di entrare come uno schiaffone nella testa dello spettatore ma, forse, non ha la forza e la bellezza per rimanerci. Insomma, coraggioso ma un pò zoppo per i miei gusti.


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Gioyest  @  22/12/2010 23:05:53
   9 / 10
Niente hollywood: gli amanti degli inseguimenti, sparatorie e dei salti acrobatici saranno delusi. Ma hollywood c'entra eccome. Tony Manero colpisce con tutta la forza dei media, dal cinema alla televisione, l'immaginario delle persone semplici, borderline, senza alun filtro culturale o etico. Così passa la dittatura dei desideri indotti, infinitamente più profonda e onnipresente della dittatura militare facilmente eludibile. Ecco il capolavoro di scrittura e regia... pochi tratti precisi di pennello cinematografico bucano ferocemente lipocrisia contemporanea.

Xavier666  @  12/08/2010 18:16:22
   7½ / 10
Che bravo Alfredo Castro!
Si vede che ci teneva anima e corpo a questo film e ci ha pure scritto la sceneggiatura.
Il serial killer e antieroe più mediocre e squallido della storia, eppure credo di aver tifato tutto il film per lui, magari perchè riuscisse a chiav@rsi una delle donne della casa, perchè nessuno lo scoprisse o gli impedisse di allestire il suo ballo, la sua redenzione (...) la sua salvezza, che cerca di raggiungere con ogni mezzo.
Film malato e vitale e lo sfondo della dittatura del mostro viene solo sussurrato, senza impadronirsi della trama.
Gran film.

Invia una mail all'autore del commento Totius  @  27/01/2010 11:49:31
   6½ / 10
Il film narra del processo di individualizzazione del singolo all'interno di un regime dittatoriale. Protagonista è un soggetto emarginato che ricorda molto il De Niro di Taxi Driver con l'aggiunta di una caratterizzazione altamente sociopatica. Il nostro Tony Manero infatti è uno psicopatico sanguinario ed ossessivo che insegue un sogno più o meno irraggiungibile. Trovo il film molto interessante ed attuale almeno per due motivi: il primo riconducibile al ruolo di controllo (di certo non dittatoriale ma più subdolo e "mediato dai media") a cui siamo esposti senza nemmeno accorgercene; dall'altro la ricerca del successo (mediatico ancora una volta) come unico mezzo per emergere e di autorealizzazione (vedi i vari Reality, X-Faxtor, Amici, ecc...).
Film da vedere.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  27/12/2009 01:08:07
   7 / 10
Il film merita di essere visto se non altro perchè è come seguire quasi voyeristicamente l'annichilimento morale dovuto all'ossessione che rende impermeabile il protagonista a tutto ciò che gli sta intorno, salvo ogni cosa attinente alla sua ossessione. Il personaggio di Raul Peralta non solo fagocita come un buco nero tutti gli altri personaggi, ma anche lo sfondo della vicenda e questo forse è un difetto o almeno lo considero come tale. Ottima l'interpretazione di Alfredo Castro, un uomo squallido in una realtà squallida che non lo tocca minimamente.

LoSpaccone  @  13/11/2009 11:07:55
   6½ / 10
La storia, ai limiti del paradosso, di un uomo e della sua maniacale adesione ad un modello pop ai tempi della dittatura di Pinochet. Una riflessione su come si possa cercare di ritrovare la propria individualità in quei pochi spiragli di immaginazione e creatività che un regime totalitario concede, e di conseguenza su cosa si è disposti a fare per affermarla. Da una parte il film rende bene l’idea di quanto grottesca possa essere la realtà, dall’altra però il suo realismo, sebbene riuscito, esagera indugiando troppo in particolari squallidi, stemperando in parte il senso originario del film. Alla fine si ha il dubbio che quei comportamenti non abbiano una diretta spiegazione nella situazione politica cilena quanto piuttosto in una condizione sociale riscontrabile anche nelle democrazie più evolute.

TheLegend  @  25/10/2009 17:43:13
   7½ / 10
A me è piaciuto molto,ottima interpretazione del protagonista e belle ambientazioni.

camifilm  @  25/10/2009 17:00:43
   5 / 10
Da rifare tutto, questo film non lascia nulla allo spettatore.
Nel corso del film vengono mostrate scene in cui si dovrebbe intuire che il personaggio sia psicologicamente instabile, in tutto. Violento e ossessionato dalla sua morbosa passione. Il tutto mescolato con una situazione storica di un periodo di governo difficile nella sua città.
Annoia, non coinvolge, se non per alcuni momenti.
Ci sono la contrapposizione si un periodo serio con la disco music. Forse proprio in questa è la fuga dalle problematiche, il rifugio del protagonista, che non sembra avere per nulla una etica e un carattere forte per lottare le difficoltà. Purtroppo nessuna caratterizzazione è riuscita bene, ed infine un finale...

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  20/08/2009 22:09:03
   6½ / 10
Grandi promesse non completamente mantenute: era sicuramente uno dei titoli che più ambivo vedere della passata stagione, eppure non posso nascondere una certa insoddisfazione, la sensazione di qualcosa di incompiuto... se l'intenzione del regista era di esaltare il contrasto tra l'anonimia drammatica della società cilena vs. Pinochet e il glamour superficiale della disco-music di T. Manero (quello vero) e dei nightclubbing made in Usa, bisogna ammettere che non tutto è focalizzato al punto giusto.
Certo, resta la mise in scene di un personaggio bizzarro e grottesco con sfaccettature morali (ehm) degne del De Niro di "Mean streets" e/o "Taxi driver", ma troppo sfaccettato ed "esibito" per trasgredire davvero (v. anche l'imperdonabile inserimento di sequenze soft-porno accuratamente tagliate).
E la prima parte è talmente inesorabile che ci si stanca presto anche del personaggio, salvo ricredersi quando l'opera diventa allegoria del nonsense, alla mercè di uno spettacolo trash di sogni e speranze coltivate invano (un pò l'equivalente della Corrida della tv. nostrana).
Con una frase illuminante come "oggi la vita ci dà una possibilità", ma all'ombra di una forte matrice politica, al servizio della dittatura.
E questo è sufficiente per plaudire un film DIVERSO, insolito e originale quanto basta, ma incapace di sfruttare le sue potenzialità fino in fondo

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  12/02/2009 10:54:10
   6½ / 10
L’ossessione di un uomo mediocre,amorale e privo di ogni ideologia,abituato a sopravvivere alle spalle degli altri,incurante del regime dittatoriale di Pinochet che sta terrorizzando il Cile.Questo è il ritratto di Raul Peralta,un anonimo ma pericoloso aspirante Tony Manero,una sorta di sciacallo urbano,completamente concentrato nel raggiungimento del suo scopo,ovvero diventare la copia perfetta del famoso personaggio interpretato da John Travolta ne “La Febbre del sabato sera”.
Sin dalle prime immagini capiamo che quest’uomo nasconde qualcosa,appare come disturbato e non solo per la sua folle ossessione,ma per quell’inquietudine che il suo sguardo trasmette, sospesa a metà tra smarrimento e ferocia.Dopo il primo omicidio le sinistre avvisaglie diventano certezze e quello che poteva essere interpretato solo come un simpatico hobby si mostra per quello che è in realtà,ovvero un perdita totale d’identità da parte del protagonista,deciso ad eliminare ogni ostacolo che possa distruggere il suo pazzoide sogno.
Molto bravo Alfredo Castro,che somiglianza con Al Pacino a parte,aderisce bene al personaggio grazie da una recitazione misurata ed inquietante.
Il film però francamente non mi è parso eccelso,le implicazioni socio-politiche a mio avviso sono troppo sullo sfondo,snobbate da una sceneggiatura che tratteggia bene il protagonista ma che dimentica abbastanza clamorosamente di delineare un contesto temporale più d’impatto.I personaggi di contorno paiono troppo monodimensionali,quasi stupidi nella loro ottusità,ed asserviti ad un uomo che in maniera poco credibile li soggioga ai suoi voleri.”Tony Manero” è un film imperfetto,molto affascinante in alcune parti e decisamente ingenuo od ordinario in altre,lo definirei discontinuo nella sua alternanza tra sequenze riuscitissime ed altre molto tedianti ed incapaci di coinvolgere.
Infine due parole per il regista,mi sembra un autore da tenere sott’occhio che potrebbe in futuro riservarci qualche notevole sorpresa.

refuse-resist  @  07/02/2009 11:48:40
   7½ / 10
Raùl non ha un'occupazione, non ha una famiglia, non ha un amore. Si sente vivo solo nei panni di Tony Manero, del quale emula in maniera ossessiva il look,i gesti, addirittura le battute recitate nel film. Raùl investe tutto il suo tempo, le sue energie, i suoi pensieri nell'essere Tony Manero. E' un uomo senza una morale, una coscienza, senza emozioni, senza più nemmeno la capacità di consumare un rapporto con una donna (il sesso inizia in due ma si conclude in solitudine). Un grande applauso va a ad Alfredo Castro per la sua interpretazione, misurata e credibile, di un personaggio capace di disgustare lo spettatore con la totale indifferenza con cui compie atti di spietata violenza. In un mondo in cui la polizia uccide chi ha il coraggio di esprimere e diffondere idee avverse al regime dittatoriale, i crimini di Raùl restano impuniti e ci si sente soffocare dal clima di paura e degrado morale. La scelta del regista di seguire i personaggi passo passo, di riprenderli in primo piano, fa si che lo spettatore partecipi dell'angoscia e dalla profonda insoddisfazione che tutti li accomuna. L'uso dello sfocato sottolinea quasi momenti di stanchezza, tentativi di prendere le distanze da ciò che avviene sullo schermo. Le donne del film , soggiogate dal macabro fascino del protagonista, cercano invano una redenzione, una via d’ uscita dalla squallida esistenza che conducono cercando di convincerlo di andare via, senza sapere dove, purchè lontano. Il loro desiderio, si scontra con l'ossessione di Raùl per il suo eroe, con l' incapacità di abbandonare i suoi panni e riprendere contatto con la realtà. Questa incapacità si riflette nel suo sguardo perso nel vuoto, nell'espressione di incredulità che leggiamo sul suo volto dopo che egli, salito sull’’autobus realizza di aver perso il concorso per i sosia di Tony Manero, ovvero di aver perso la sua stessa identità, la sua ragione di esistere. Espressione tragica, con cui il film si chiude, lasciandoci silenziosi nel buio della sala.

bluemoon  @  01/02/2009 12:17:30
   8 / 10
Un rifugio nella propria ossessione e senza arrivare all'esasperazione di questo personaggio, è una metafora della vita di oggi dove spesso l'estrainetà è una cuccia per non vedere, per non agire.
Il finale è comprensibile...continuerà la sua strada criminosa per arrivare al suo "sogno", e non ci è dato sapere se raggiungerà il suo scopo, ma tony manero è comunque un perdente, anche se vincerà l'effimera gara in tv.
Gli amanti delle "quattro risate" rimangano a casa.

Violabianca  @  29/01/2009 17:36:01
   6 / 10
Come viveva in Cile ai tempi di Pinochet il sottoproletariato? Il regista Pablo Larrain ce ne fa uno spaccato per nulla edificante. Siamo lontani dalla lotta politica e dal dramma dei desaparecidos (Missing). Nelle grigie strade di Santiago (?) si aggira un insoddisfatto, scaltro e abbietto ballerino da strapazzo (interpretato con feroce freddezza da Alfredo Castro) invasato all'idea di diventare un perfetto clone di Tony Manero. Il clone del personaggio di un film e non del suo interprete. Le mire quindi non sono elevate, quanto squallidi l'ambiente e gli altri personaggi che si aggirano attorno a lui: la padrona del decadente night dove lavora, le due "prime ballerine" - madre e figlia che se lo contendono a letto - e un giovane desideroso di emularlo. Tutti guardano a lui come l'ancora di salvezza per uscire dalla poverta' fisica e morale in cui si trovano. Ma il protagoinista non ha rispetto o sentimenti per nessuno ed impassibile davanti al risultato delle sue azioni criminose va avanti per la sua strada fino al finale aperto che ci lascia un po' perplessi. Ed e' qui che ci sfugge l'intento del regista. Davanti ad un film fastidioso e pieno di immagini crude annaspiamo nel tentativo di capire perche' lo dobbiamo guardare. Forse per ricordarci che le dittature portano la societa' ad un tale degrado che neache in sogno se ne puo' sfuggire.

Titus  @  27/01/2009 12:49:21
   8 / 10
La gente spesso, approfittando che sembra per certi versi la storia di un "altro" mondo, ben diverso dalla nostra quotidianità, non vuole vedere nè amare.queste cose. Ma è verità cruda, da guardare negli occhi, senza effetti speciali e non è Natale a Rio.

Invia una mail all'autore del commento logical  @  24/01/2009 02:19:52
   8 / 10
Un grande Alfredo Castro anima uno dei migliori film di una stagione scientificamente avara di ogni emozione. E' un film di una crudeltà esemplare: il perdurare violento della povertà inflitta cercata o voluta si unisce con la dittatura e la sopraffazione permanente.
Senza pietismo o velleità insurrezionali racconta il sadismo istituzionale sia del sogno che della sua ostinata e irriducibile realizzazione. Essere Tony Manero non è solo una mania patologica che può uccidere chi cambia pellicola, ma è anche il senso del torneo televisivo, del mondo re-per-una-notte precoprifuoco.
La vera tragedia è fuori, a un metro dalla paranoia monomaniaca del pantalone bianco a due bottoni con camicia nera stirata a specchio. Le due violenze, quella statale e quella privata, si uniscono in un racconto ipnotico che lo sguardo perennemente assente di Castro disegna perfettamente.
E' un piccolo e prezioso Taxi Driver da non perdere.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  23/01/2009 09:14:32
   5½ / 10
Ossessione e depressione per il vincitore del Torino Film Festival....un film originale che l'ex direttore Nanni Moretti ha voluto premiare a tutti i costi, ma che, se da un lato merita il plauso per aver toccato un argomenento mai trattato profondamente come la dittatura cilena di Pinochet, dall'altro manca del tocco magico che gli permetta il salto di qualità; sembra un pò tutto troppo fermo, ancora la tv al centro della scena. Il febbrile tentativo di raggiungere la ribalta televisiva non si ferma praticamente davanti a niente e a nessuno. Contemporaneamente, i compagni di ballo di Raul, coinvolti nell’opposizione clandestina al regime, vengono perseguitati dalla polizia politica. Tony Manero è una storia sulla perdita di identità e l’ossessione nella recente storia del Cile.

akiastyle  @  19/01/2009 18:35:18
   6 / 10
Teso, quieto e scioccante. L'ossessione è presentata con poche pochissime parole. L'inquietudine, il degrado, ecc. Sono rimasto perplesso sullo svolgersi della tematica, in alcuni momenti mi sono chiesto "ma perche? dove vuole andare a parare", invece è rimasto tutto un po' li. Non sono molto soddisfatto del film in se, manca qualcosa. Anche se ritengo la storia pregevole e la regia sufficiente.

kerkyra  @  19/01/2009 14:06:57
   7 / 10
secondo me è un film indubbiamente angosciante e privo di speranza (così come lo era peraltro la dittatura) ma vale la pena vederlo per l'originalità con cui si tratta di un'ossessione portata all'ennesima potenza e di una disperazione che nasce dall'assogettarsi di una nazione al dettame di un'altra quella statunitense che impone modelli e usi talora discutibili.

baseballfuries  @  18/01/2009 13:12:18
   3 / 10
penso che sia stato uno dei film peggiori degli ultimi 12 mesi che ho visto perchè non ha proprio senso
questo raul vuole fare un musical su toni manero....
per allestire il palco uccide 4 persone (tre vecchi di cui una a schiaafi e questa n on urla nemmeno e una nel sonno)
nello sondo ma proprio nello sfondo (su 1.30 se ne parla 2 min a parte il passaggio dei carrarmati) la dittatura pinochet
e poi il finale


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Genere: drammatico

Recensione a cura di Gabriele Nasisi

MARILYN HA GLI OCCHI NERI
Locandina del film MARILYN HA GLI OCCHI NERI Regia: Simone Godano
Interpreti: Miriam Leone, Stefano Accorsi, Thomas Trabacchi, Mario Pirrello, Orietta Notari, Marco Messeri, Andrea Di Casa, Valentina Oteri, Ariella Reggio, Astrid Meloni, Giulia Patrignani, Vanessa Compagnucci, Lucio Patané, Agnese Brighittini
Genere: commedia

Recensione a cura di Severino Faccin

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