Quattro episodi - molto liberamente ispirati alle novelle del Decamerone originale - che ripetono lo stesso canovaccio in cui un padre accompagna la figlia a Roma per conoscere la famiglia dell'uomo italiano che la ragazza ha intenzione di sposare.
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Il termine "brioso" definisce ormai senza decenza l'approccio "naturale" al piacere visivo e musicale fine a se stesso. E' quel tipo di godimento effimero e irritante che si prova davanti a uno sterile musicante da bar, che suona malissimo la solìta brutta canzone popolare, in una giornata preestiva. "To rome with love" appartiene di fatto a questa categoria. E' un'orrore di film, sorta di matrimonio impossibile (ma a quanto pare si può fare...) tra i Vanzina i Parenti e il marketing dell'industria cinematografica americana. Ogni tanto Allen si ricorda di essere un regista, e lo resta nell'episodio di Benigni dove (si) racconta l'Italiano medio con una vena ironico-amara degna delle pagine di Alberto Moravia. Bastasse Benigni a salvare un film al cui confronto il vecchio Tre soldi nella fontana sembra un raro capolavoro artistico! A parte il trionfo dei luoghi comuni con una Roma spersonalizzata nel suo clichè turistico (e la battuta di Baldwin sulle tristezza delle "rovine" la dice lunga sull'impatto scellerato degli americani sull'antica europa: ma che ci vengono a fare?) il film è un'accozzaglia di sketches molto deboli sul piano narrativo, di dialoghi spenti e di una sceneggiatura frettolosa dove lo "zio" d'America si diverte oh lui sì a raccontare quest'Italietta da fiction, tutta disincanto e solarità (di questi tempi poi è davvero il colmo). Ok c'è la solìta penosa comparsata di attori italiani più o meno celebri (con il punto più basso raggiunto da Scamarcio. imbarazzante!!!), improbabile almeno quanto Albanese che fa il divo sciupafemmine (perchè non invertono almeno i ruoli?). Nell'episodio Felliniano della sposina, che è di fatto un remake de "Lo sceicco bianco" solo che sembra diretto da un certo Giovanni Veronesi che magari ha messo qualcosa nel bicchiere di Woody Allen...E se fosse tutto tremendamente vero? Se tra un Modugno e un Pippo Barzizza fosse proprio Allen - dopo il deliziosissimo April in Paris - l'artetifice di tanta m.e.r.d.a fumante? Beh salverei cmq. il Benigni Uomo qualunque che almeno non mi fa scendere a una valutazione ancora più bassa. Sempre meglio di Baldwin "angelo custode" (non si può vedere), una Ricci che mima Diane Keaton con la gamba sinistra (non si può sentire) un'Albanese latin lover con la stazza di un maiale cocainomane (non si può vedere nè sentire), una Penelope Cruz che farebbe faville a Villa Certosa e sicuramente verrebbe pagata bene per altre virtù (si fa vedere si fa vedere). Abbiamo già Monti, la Fornero, la riforma delle pensioni, Imu e irpef, cosa abbiamo fatto di male per meritarci Woody Allen?