Joe Gillis, uno sceneggiatore sull'orlo della bancarotta, si rifugia in una vecchia villa apparentemente abbandonata per sfuggire ai suoi creditori. In realtà si tratta della dimora di Norma Desmond, una vecchia star del cinema muto, che ha perso ogni legame con il mondo del cinema. In cambio dell'ospitalità, Joe inizierà a scrivere la sceneggiatura che dovrebbe segnare il ritorno di Norma sul grande schermo.
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VINCITORE DI 4 PREMI GOLDEN GLOBE: Miglior film drammatico, Miglior regista (Billy Wilder), Miglior attrice in un film drammatico (Gloria Swanson), Miglior colonna sonora (Franz Waxman)
La straordinaria idea di far raccontare la storia, con una voce fuori campo, al cadavere che all'inizio del film ci appare galleggiante dentro la piscina di una villa, è qualcosa di eccezionale, è la ciliegina su una torta di una bontà infinita. Il lento decadere di una ex attrice degli anni 20 che non accetta l'idea di essere relegata in un angolino dallo spietato mondo di Hollywood, il patetico tentativo di rimanere sempre sotto i riflettori. Emblematica e molto bella la scena della Swanson che, riconosciuta da un vecchio tecnico delle luci mentre sta seduta in disparte durante le riprese di un film, non appena viene illuminata dal fascio di luce che l'uomo le punta addosso, tutti gli attori e le attrici presenti le se stringono intorno ad osannarla, per poi ritirarsi e lasciarla di nuovo da sola nel momento in cui il fascio di luce si sposta e la fa tornare nell'ombra. La metafora è evidente: il successo c'è finchè si è sotto la luce dei riflettori. Molti attori recitano loro stessi ad iniziare proprio da Gloria Swanson che è stata realmente un'attrice del cinema muto poi entrata nel dimenticatoio, il cameriere Max (von Stroheim) è stato realmente un regista di quel tempo, e nella partita a carte Buster Keaton interpreta quello che di fatto era in quel momento, una vecchia gloria. Superbe le prove di William Holden e della già citata Gloria Swanson. Sceneggiatura, fotografia e montaggio perfetti. Un gran film.