Figlio di un etnologo e di un'insegnante, questo attore svedese ebbe un'infanzia particolare.
La sua difficoltà a relazionarsi col prossimo, per via di una timidezza molto forte, ed il suo carattere riservato lo mettono in condizione di non riuscire ad esprimersi, se non con grande sforzo e a non riuscire a coltivare amicizie.
I suoi genitori pensarono di iscriverlo ad un corso di recitazione per aiutarlo a vincere questa suo carattere fortemente introverso.
Fu subito un grande amore, quello per il teatro e la recitazione continua tutt'ora, dopo più di cinquant'anni.
Già nei primi periodi del liceo fonda una piccola compagnia di teatro ed in seguito, congedatosi dal servizio militare, si iscrive all'Accademia Reale d'Arte Drammatica di Stoccolma e studia insieme a Lars Ekborg, Margaretha Krook e Ingrid Thulin, dal 1948 al 1951, facendosi subito notare, e diventando successivamente uno dei più stimati attori scandinavi.
Debutta nel cinema con: "Bara en mor" di Alf Sjöberg.
Fino ad oggi ha recitato in più di ottanta film.
Viso scolpito, occhi chiari ed espressione emblematica fanno capo ad un fisico asciutto, massiccio ed elegante. Il suo sodalizio con Ingmar Bergman dà voce e corpo a una recitazione teatrale fortemente coinvolgente che lo vede impegnato nei ruoli più diversi.
1956: "IL SETTIMO SIGILLO". In questo film, capolavoro di Bergman, veste i capi di un cavaliere crociato (affiancato da un altro bravissimo attore Bergmaniano, Gunnar Bjornstrand, nei panni del suo scudiero). Tormentato dalla fede in Dio in cui vuole fortemente credere, ma allo stesso tempo pervaso da forti dubbi sull'esistenza del supremo, recita in modo magistrale in questo difficilissimo ruolo, per lui, fortemente ateo.
1957: "Il Posto della Fragole". Von Sydow interpreta un irrilevante ruolo di benzinaio, in questo indimenticabile capolavoro.
1959: "LA FONTANA DELLA VERGINE". Bellissima leggenda nordica in cui Sydow impersona un padre che subirà l'assassinio della giovanissima figlia, in un medioevo dove crudeltà, vendetta e barbarie si fondono col timor di Dio.
"IL VOLTO": 1958.
"LUCI D'INVERNO": 1961.
"COME IN UNO SPECCHIO": 1961.
Qui una breve pausa con Bergman, con cui riprenderà a lavorare più tardi, nel 1966, con: "L'ORA DEL LUPO".
Gesù Cristo sbarca addirittura ad Hollywood. Sydow veste i panni del figlio di Dio nel 1965 in: "La più grande storia mai raccontata" di George Stevens, film che riceve cinque nominatian agli Oscar e che venne a costare venti milioni di dollari. Da sempre ritenuto uno dei più spettacolari film sulla storia di Cristo, dalla nascita alla resurrezione.
Reciterà ancora diretto da Bergman in: "LA VERGOGNA" 1968, "PASSIONE" 1969, "L'ADULTERA" 1971.
Attore versatile come pochi, passa da personaggi come Ming in: "Flash Gordon" nel 1980 di Mike Hodges, a: "CONAN IL BARBARO" 1982 di John Milius dove interpreta un povero re disperato per colpa della figlia.
Tornando indietro, nel 1973, arriva. "L'esorcista" di William Friedkin. Film che lascia un segno indimenticabile nell'immaginario collettivo degli amanti della settima arte, come l'horror più spaventoso del cinema.
Con padre Merrin, Sydow lascia ai posteri un personaggio che ha fatto, e che continua a fare, la storia del cinema. Interpreta un anziano sacerdote che, debole nel fisico, ma non nell'animo, riesce a tener testa al maligno a discapito della propria vita e rimarrà indelebile nei ricordi degli appassionati della settima arte.
Durante le riprese, Sydow, fu preda di un vero e proprio blocco psicologico (essendo ateo convinto) a causa delle tematiche esplicitamente religiose. Non riusciva, di conseguenza, pronunciare con la dovuta enfasi le frasi del rituale religioso contro il demonio.
Una situazione un po' assurda, se ci si pensa, poiché già aveva interpretato lo scacciatore di demoni per antonomasia nel film: "La più grande storia mai raccontata".
Friedkin a quel puntò era disperato. L'empasse durò a lungo ed il regista finì con l'essere convinto di non poter ottenere da lui alcun risultato.
Oggi, sicuramente esagerando, dice che la situazione andò avanti per cinque settimane: esaurita la riserva di sarcasmo (minacciò l'attore di chiamare Bergman sul set) e di pazienza, e pronto a gettare la spugna e a far morire padre Merrin non appena metteva piede nella stanza di Regan, il regista ebbe alla fine un colloquio risolutivo con Von Sydow proprio facendo appello alla sua interpretazione di Cristo.
L'attore si rese conto che ne aveva dato una lettura squisitamente umana, e che questa era anche la chiave di lettura del personaggio di padre Merrin, e la sua concezione della fede.
La filmografia di Sydow è molto vasta e poliedrica.
Recita per Woody Allen in: "HANNAH E LE SUE SORELLE", 1985, per David Lynch in: "DUNE" 1984, per Francesco Lattuada in: "CUORE DI CANE" 1976, ne: "IL DESERTO DEI TARTARI" 1976, di Valerio Zurlini.
La sua unica esperienza registica (coaudiuvato dalla fotografia di Sven Nikvist, in passato grande collaboratore di Ingmar Bergman) risale al 1988. Dirige: "Katinka - storia romantica di un amore impossibile".
Un racconto d'amore tra un agronomo e la moglie di un capostazione.
Senza timore di figurare come un adepto del cinema, di papà Bergman, Sydow si compenetra dei segreti della pagina, coglie le sfumature, gioca sui semitoni da ispirato minimalista. Felice è il lungo episodio della gita alla fiera, con la veduta di Napoli nel panopticum e la scorciatoia attraverso il cimitero scelta maliziosamente dal capostazione Bai per sorprendere le coppie che vi si appartano.
Amore e morte giocano a rimpiattino in una chiave ora operettistica e ora tragica.
Amabilmente stordito è l'autorevole Ole Ernast come Bai, mentre Kurt Ravn riesce, a sua volta, a dare uno spessore non banale al fantasmatico Huus. Ma la rivelazione del film pare sia Tammi Ost, una giovane che in scena ha interpretato Irina in: "Tre sorelle" e infonde nel personaggio qualcosa di quel soffio cecoviano di poesia.
"Speriamo non suoni riduttivo affermare, in tempi di derisione obbligatoria, che "Katinka" è qualcosa di meglio di un bel film. E' il film di una brava persona." (Così scrive Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 19 Marzo 1989). Da questo articolo del Corriere delle sera si evince che, alla sua prima (ed ultima,) esperienza registica, Sydow si dimostra perfettamente all'altezza.
Instancabile recita quasi un film all'anno, nel 1990 ne recita ben quattro.
Nel 2000 lavora al fianco di Dario Argento in: "NON HO SONNO". Ecco cosa dice Argento di lui: "Max Von Sydow in realtà era compreso in una lista di attori, che si ridusse a soli a due. Per l'esattezza, lui e Richard Attenborough. Poi quando l'ho incontrato, così alto, massiccio, un metro e 96, ho trovato che la sua aria imponente sarebbe servita al suo personaggio e quindi ho deciso di prendere lui. È un attore grandioso, al punto che non avevamo bisogno di dirgli mai nulla."
Nel 2002 recita in: "MINORITY REPORT" di Steven Spielberg, 2004: "La saga dei nibelunghi di Uli Edel".
2006: "L'inchiesta di Giulio Base". Il film racconta la storia di un funzionario dell'Imperatore Tiberio inviato in Palestina alla ricerca del corpo di Gesù Cristo.
L'attore è stato sposato due volte, nel 1951 con Christina Olin, da cui ha divorziato nel 1996, e nel 1997 con Catherine Brelet. Ha due figli: Claes e Henrik. Ha vissuto a Roma Los Angeles e Parigi.
Risulta curioso come la vita gli abbia proposto, più volte, interpretazioni di carattere religioso o che, comunque, avessero attinenza con la fede, con Cristo o con Dio e la fede in lui.
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Biografia a cura di antoniusblock - ultimo aggiornamento 28/03/2006
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