Nel 2000 il sottomarino russo K-141 Kursk va incontro a un disastro senza precedenti che la negligenza del governo non è in grado di gestire. Mentre i marinai lottano per la loro sopravvivenza, i familiari sono costretti a fronteggiare disperatamente gli ostacoli politici e burocratici, tentando l'impossibile per salvare i propri cari.
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Poco spettacolo ed una storia che va a scavare nelle colpe politiche ed organizzative dietro al disastro del sottomarino russo nel 2000. C'è qualche buon momento, altri invece sono più banali ( la sequenza della presa di coscienza dei ragazzi rimasti orfani dei padri, che si rifiutano di stringere la mano al Generale di Von Sydow ) ma nel complesso resta un'opera abbastanza dimenticabile.
La nota vicenda del sottomarino Russo raccontata dal punto di vista di Vinterberg che immagina quello che puo' essere successo all'interno del mezzo militare.
Piu' veritieri sono probabilmente i comportamenti "comunisti" da parte dei politici. Mi domando infatti se il regista non si preoccupi ad andare in territorio Russo...io eviterei fossi in lui.
Sinceramente da questo regista prossimo al premio oscar mi sarei aspettato di piu'. Un finto documentario con picchi di sentimentalismo.
Si lascia guardare malgrado si conosca il finale ma il risultato mi ha deluso un po'.
Guardabile ma non proprio accattivante... Che sia la tutta la verità quella che vediamo sullo schermo? Mah, chi lo sa! Buon, cast, buone scenografie, buona regia...ma manca qualcosa perché il film non colpisce od appassiona come potrebbe una storia del genere. Comunque felice di aver imparato qualcosa su una triste pagina di storia recente di cui sapevo pochissimo.
Prodotto da Besson? Irriconoscibile. Diretto da Vinterberg? Irriconoscibile. Didascalia finale che ricorda il numero dei bambini orfani di padre (71) e non i marinai morti (118)? Vergognosa. Fra tutte le possibili spiegazioni del disastro, proposta quella più simile a "Chernobyl"? Propagandistico. Sceneggiatura? Melodrammatica. Scelte indimenticabili? Il cast, "Enter Sandman" live, la scena dei rifugiati a poppa annegati.
Non mi è sembrato tanto male, certo, nulla di chè, per me i film che riportano fatti reali, più o meno romanzati o adattati, generalmente vanno visti. Qui la storia, nella sua semplice drammaticitià (la gravità dell'incidente pare fosse tale che anche i sopravvissuti moririno nel giro di una manciata di ore), viene affrontata da diversi punti di vista: il contesto storico, le realtà sociali e i vissuti familiari delle vittime. La regia, in molti passaggi, è piatta e poco incisiva, quasi da telefilm, ma credo sia stata anche una scelta: di fronte alla potenza ed alla drammaticità dell'episodio, non c'era bisogno ed avrebbe avuto poco senso calcare la mano.
molto meno spettacolare di altri film sui sottomarini forse anche per problemi di budget qundi si cerca più di vedere la storia da un lato sociale con tutti gli errori di gestione dei russi e i disperati tentativi di mediazione occidentale . Nel sottomarino succede pochino anche perchè un incidente così devastante non lascia troppo spazi di manovra alla fantasia .. interpretazioni nella norma . regia di Vinterberg coordinata e lineare .
La tragedia del Kursk è una storia nota ed arcinota. Vinterberg è pienamente consapevole di questo, non puntando l'attenzione sull'aspetto puramente spettacolare, ma scandagliando i personaggi, uomini e donne, che separati a forza dall'incidente cercano da una parte di sopravvivere e dall'altra ottenere (inutilmente) spiegazioni alle autorità. Probablmente con qualche licenza, viene evidenziato un lato più politico della vicenda. Una Russia trasformata dalla frantumazione dell'Unione Sovietica, ma dotata ancora di apparati burocratici vecchi ed ottusi ancora figli della Guerra Fredda. Il salvare uno o più individui bloccati all'interno del sommergibile rimane vittima della ragion di stato. La Marina russa che per difendere il suo (scarso) prestigio divora i propri figli. Non il Vintenberg del Sospetto, pur rimanendo un lavoro di discreta qualità.