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Capolavoro di fantascienza del 1954 con buon successo di pubblico, firmato Richard Fleischer, regista di grande compostezza visiva, fornito di un talento e di una ricercatezza scenica rari, noto per la sua originale capacità narrativa in grado di imprimere ai suoi film un ritmo insolito, sorprendente, di grande effetto, arricchito da improvvisi colpi di scena e da ingegnosi risvolti mozza fiato.
Fleischer riesce a stimolare costantemente la curiosità degli spettatori e a dare scorrevolezza al racconto grazie a uno sviluppo della narrazione basata sul principio del dire il più possibile per immagini, con un grande lavoro di sintassi e ortografia visive, che rilasciano scene sempre vive, altamente comunicative, in un certo senso ciarliere ma silenti nello stesso tempo, mai inerte, un metodo registico gravosissimo ma che diventa una preziosa penna per raccontare; essa si abbina felicemente a un significato più di insieme del film, ben formulato, a volte enigmatico, temporaneamente ermetico, ma mai oscuro che inventa un piacere di base filmico di grande valore storico.
Le intonazioni più emotive delle sue scene si spingono sempre verso l'alto, e sono supportate da affabulazioni scelte con maestria, ben sostenuti da grandi interpretazioni e da sceneggiature di alta professionalità che non lasciano spazio a complicazioni cerebrali o a improvvisi sfilacciamenti fantasiosi del filo narrativo.
Fleischer confermerà le sue doti con opere superlative come "Tora! Tora! Tora!" (1970), "Barabba" (1962), "Viaggio allucinante" (1966), "Mandingo" (1975).
"20.000 leghe sotto i mari" ha ricevuto l'oscar per la miglior scenografia e per gli effetti speciali consegnati rispettivamente a John Meehan e a John Hench, ben supportati nel loro difficile lavoro dalla grande prestazione dell'operatore Franz Planer.
Il film è tratto dal famoso romanzo di Giulio Verne dal titolo omonimo, scritto in Francia nel 1870 e ambientato nel 1868; il finale della pellicola è però molto diverso, il capitano Nemo (James Mason) muore per una ferita d'arma da fuoco alla schiena inflittagli dai militari di una potenza occidentale sconosciuta, venuti a catturarlo a Vulcania, isola della sua lussuosa residenza che faceva anche da base logistica al noto sommergibile.
Nemo malfermo affonda negli abissi del mare rinchiuso nel Nautilus, mentre il baleniere Ned (Kirk Douglas) e lo scienziato Aronnax (Paul Lukas) con l'assistente Conseil (Peter Lorre) si salveranno perché in precedenza scampati all'imprigionamento nelle celle di bordo.
Nel libro il capitano Nemo non muore; lui e il suo sofisticato natante vengono travolti da un gigantesco vortice d'acqua, e il Nautilus alla deriva approda danneggiato nell'Isola misteriosa, il cui nome sarà anche il titolo del libro che proseguirà le avventure del sommergibile descrivendo con più precisione le grandi invenzioni scientifiche di Nemo. Anche nel libro Ned, il professor Aronnax e l'assistente Conseil si salveranno.
Nel film i profili dei personaggi sono ben delineati e hanno sempre una certa rilevanza etica; più che verbalmente essi danno prova di quello che sono attraverso un contegno e un modo di agire per immagini di grande verosimiglianza e comunicativa popolare.
Il capitano Nemo, comandante e ideatore del Nautilus, è un uomo inquieto, diffidente, che ha un forte rancore verso la cultura e la potenza economica dell'occidente. Il suo odio è originato dalla condizione di schiavitù morale e fisica cui è stato sottoposto da anni dai maggiori produttori di munizioni, dediti alla ricerca di componenti chimici per proiettili scorrazzando con le loro navi in lungo e in largo nel Pacifico alla ricerca di luoghi inesplorati dove fossero presenti i nitrati e i fosfati.
Le navi avevano un ingente carico umano di mano d'opera, che di solito veniva sfruttata al massimo e gli uomini che la componevano erano privi di ogni elementare diritto civile. Nemo, che era una persona di cultura, molto diversa dagli altri suoi compagni, a un certo punto si ribella a quello stato di cose e riesce a prendere possesso della nave insieme ad altri lavoratori, dirottandola verso l'isola di Vulcania, dove mette a frutto con grande profitto le sue ingegnose conoscenze, riuscendo, grazie ad esse, ad iniziare anche una nuova vita.
Nemo costruirà nell'isola di Vulcania il primo sommergibile della storia e lo chiamerà Nautilus, realizzerà anche un grande laboratorio scientifico da cui scaturiranno diverse invenzioni, quasi tutte rivoluzionarie, e nuove possibilità di grandi applicazioni tecnologiche a beneficio dell'umanità. Tra di esse spicca la scoperta di una fonte di energia nuova, praticamente inesauribile, che fa venire in mente quella che in occidente si metterà a punto negli anni '40 e '50, denominata fissione dell'atomo.
Il Nautilus è un natante sottomarino straordinario, molto veloce e potente in grado di immergersi a profondità marine mai raggiunte a quell'epoca.
Queste doti tecniche consentiranno a Nemo di dominare per lungo tempo tutti i mari del pianeta e di entrare in un altro mondo, sommerso, sorprendentemente meraviglioso, composto da immense ricchezze naturali.
Venuti a conoscenza delle grandi scoperte scientifiche del capitano, i governi dell'occidente fanno di tutto per strappare a Nemo le formule in suo possesso, arrivando al punto di rapire e torturare la moglie e la figlia che moriranno per l'ostinato mutismo del capitano.
Nemo non dimenticherà mai quel trauma coltivando, fino a goderne, un odio senza limiti, inarrestabile, verso tutte le potenze dell'occidente, responsabili di gran parte delle ferite morali e materiali subite.
Nemo colpirà tutte le navi occidentali che incontrerà nel suo lungo girovagare per i mari del mondo, utilizzando allo scopo le efficaci caratteristiche belliche del Nautilus quali la velocità, la potenza e il gigantesco sperone di prua ingegnosamente costruito per gli scontri navali.
Il film è dominato sul piano culturale da due filosofie ben precise, che sembrano entrare in concorrenza, addirittura a volte scontrarsi duramente, senza però che, prima del finale, una delle due riesca a prendere il sopravvento mettendo in ombra l'altra.
Da una parte il film mette a fuoco la filosofia di Nemo, fondata su un'idea di società più umanistica, con alla base il divieto dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, capace di esaltare le doti di ciascuno nel costruire relazioni sociali e culturali; una società in grado di garantire il rispetto della libera ricerca scientifica alla quale ciascuno può approdare a prescindere dai ruoli e dal potere che ha nelle istituzioni sociali; dall'altra il film articola alcuni aspetti della filosofia del professor Aronnax, più liberale, diffidente verso qualsiasi forma di egualitarismo sociale, propenso all'utilizzo gerarchico delle scoperte scientifiche in funzione di un ulteriore sviluppo del sistema economico capitalistico.
Da una parte quindi l'utopia e dall'altra il realismo economico liberale, capitalistico, un sistema quest'ultimo che si affermerà definitivamente in tutto il mondo agli inizi degli anni '80.
Nel film questi due sistemi di idee appaiono a lungo in equilibrio, ma sarà, paradossalmente, il proletario Ned, rude baleniere, ad affermare la supremazia delle idee filosofiche correnti, dominanti, giudicando pazzo il capitano e rifiutandosi di credere nei valori dei pensieri utopistici di Nemo, che pur andavano nella direzione della realizzazione di un progetto di miglioramento della sua condizione sociale di proletario. Ned collaborerà cinicamente al progetto della cattura di Nemo, facilitandone l'uccisione.
Il baleniere getterà in mare diverse bottiglie con dentro dei biglietti descriventi le future mosse di Nemo, consentendo ai governi occidentali di tendere un agguato mortale al capitano.
Ned, di origini umili, con il suo gesto sottolinea in qualche nodo l'impossibilità di poter cambiare un mondo che seppur imperfetto offre, secondo lui, a chi sa entrare nel mercato del lavoro, una possibilità di vita dignitosa.
Fleicher non giudica, in questo dualismo filosofico non mostra simpatie per un'idea o per l'altra, il suo intento è di mettere in moto attraverso il dispositivo filmico un motore dialettico efficace, in grado di creare domande ed interrogativi sul presente e il futuro dell'umanità, dando una possibilità di pensiero anche agli spettatori, catturandoli con una sua particolare interpretazione del romanzo di Verne esteticamente ben realizzata nel film.
Il film effettivamente suscita pensieri critici, fa pensare ad esempio a come i ripetuti insuccessi storici delle utopie, possono aver favorito un loro inglobamento nelle culture religiose più intolleranti.
E' questo un aspetto inquietante della nostra storia, quella più recente, perché forse qualcosa delle vecchie utopie lo si ritrova drammaticamente nel terrorismo di ogni religione integralista, monoteista, che tanta preoccupazione desta nel mondo civile e che tante tragedie ha già creato nel mondo occidentale.
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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 15/04/2010
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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