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Genova luglio 2001: in città centinaia di giovani partecipano al Genoa social forum indetto in concomitanza del G8. Il capoluogo ligure vive momenti concitati fino ad arrivare allo stato d'assedio. Un ragazzo, Carlo Giuliani, è colpito da un esponente delle forze dell'ordine e perde la vita. Intanto nella scuola Diaz, quartier generale del forum, giovani, giornalisti e chiunque non ha trovato asilo per la notte cerca riparo per dormire.
La maggior parte degli ospiti di quell'albergo improvvisato sono giovani stranieri poco più che ventenni, tra essi c'è anche il giornalista di un quotidiano di destra e persone più adulte.
Nel cuore della notte, mentre tutti dormono, poliziotti in assetto di guerra e muniti di tonfe penetrano nell'edificio scolastico e picchiano brutalmente gli inermi e assonnati occupanti della scuola, molti di loro riporteranno danni permanenti. Il dramma continuerà quando i poveri malcapitati anche malconci saranno portati nella caserma di Bolzaneto per subire ulteriori violenze fisiche e psicologiche. Questo tragico episodio è stato definito da Amnesty International " La più grave soppressione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale".
La polizia italiana giustificherà l'assalto alla Diaz dichiarando che nell'edificio si nascondevano membri del cosiddetto "blocco nero", estremisti pronti ad atti di terrorismo, e arrivò a fornire false prove ma dopo svariati processi e a distanza di undici anni, agli inizi del luglio 2012, alle vittime verrà riconosciuto un risarcimento (anche se non sufficiente considerando che in Italia il reato di tortura non esiste) mentre i capi che ordinarono quell'ingiustificato atto di violenza saranno (sia pur lievemente) puniti.
Il regista Carlo Bachschimdt, nel suo docufilm "Black block" prende in esame le testimonianze di alcuni protagonisti di quei tragici momenti a dieci anni dagli eventi. Si tratta di uomini e donne oggi tra i trenta e i quaranta anni di varie nazionalità: francesi, tedeschi, spagnoli e inglesi. Tutti parlano nella loro lingua d'origine e sono sottotitolati al fine di far sentire allo spettatore la crudezza di quanto essi si trovarono a vivere.
Il regista sceglie di aprire il film con uno dei protagonisti, un berlinese che vive in un coloratissimo casermone occupato con la compagna e il figlioletto ancora infante; il contrasto tra le sue parole e degli altri protagonisti stride con l'esistenza del giovane uomo. Si evince che il ragazzo è sempre stato un "alternativo" così come la maggior parte degli altri intervistati (a fine documentario il regista ci racconterà il loro cammino di vita che non segue di certo i binari di una vita canonicamente "borghese") ma ovviamente questo non può giustificare quanto accaduto loro e agli altri compagni di sventura.
La testimonianza di un cittadino britannico oggi quaranticinquenne è una delle più agghiaccianti: l'uomo allora poco più che trentenne si trovava alla Diaz con un paio di amici. Non si comprende il motivo della sua permanenza in quella sede: l'aspetto non fa pensare a un giovane radicale o a un "sovversivo". Il poveruomo racconta con apparente aplomb di aver perso sostanza cerebrale a causa delle botte ricevute e il conflitto tra le parole e il suo comportamento in parte freddo in parte interrotto da una viva emozione creano in chi osserva grande disagio.
Le scene di repertorio che mostrano i poliziotti nell'atto di entrare nell'edificio scolastico, gli "arresti" degli occupanti, il loro aspetto malconcio sono minime, le parole dei testimoni raccolte perlopiù in un ambiente asettico con gli intervistati seduti e in primo piano sembrano più agghiaccianti delle immagini che tante volte nel corso di questi anni i telegiornali ci hanno mostrati pur ingabbiati in una censura voluta o imposta dall'alto.
Propedeutico al film "Diaz" uscito nella primavera 2012, il docufilm è destinato a mantenere vivo negli anni il dibattito su quanto occorso in quel maledetto luglio del 2001.
Consigliato in cineforum, indispensabile un dibattito.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 11/07/2012 15.14.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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