Recensione casablanca regia di Michael Curtiz USA 1942
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Recensione casablanca (1942)

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Miglior filmMiglior regiaMigliore sceneggiatura non originale
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Miglior film, Miglior regia, Migliore sceneggiatura non originale
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locandina del film CASABLANCA

Immagine tratta dal film CASABLANCA

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Immagine tratta dal film CASABLANCA
 

"Casablanca" è stato l'archetipo di tutti i film d'amore che hanno fatto la loro comparsa sugli schermi dal 1942 in poi. Come disse qualcuno circa l'opera lirica, anche "Casablanca" non può lasciare indifferenti: o si ama o si odia.

Nel 1941 migliaia di disperati fuggono dall'Europa e dalla minaccia tedesca, rifugiandosi a Casablanca nel Marocco francese. Qui i più fortunati ottengono dei visti che equivalgono alla fuga in America e quindi alla libertà, ma la maggior parte deve prepararsi ad una lunga permanenza a Casablanca, dove si sviluppa l'intera vicenda.
C'è chi da Casablanca non vuole andarsene, perché nasconde segreti e dolori che si trascina da dove arriva; Rick Blaine (Humphrey Bogart), ad esempio, un solitario, schivo e piuttosto scorbutico americano che ha aperto un locale notturno dove tutti si incontrano ("Everybody comes to Rick's"), bevono, litigano, giocano e tramano. Quando Rick viene fortuitamente in possesso di due lettere di transito, che equivalgono ad un lasciapassare per il Nuovo Mondo importante ed ambito, iniziano i problemi. A chi le darà Rick? A chi gli offrirà il prezzo più alto? O le userà per se stesso? Le cose si complicano ulteriormente quando nel suo locale mette piede Ilsa Lund (Ingrid Bergman), con il marito cecoslovacco, il leader della Resistenza Victor Laszlo (Paul Henreid).
Il rude americano e la bellissima svedese si conoscevano già. Inizialmente non si sa quando, dove, perché la loro storia sia iniziata o sia finita. Quello che è certo è che l'amore reciproco non è mai scomparso. Il film si sviluppa poi attorno a tutti questi ed altri avvenimenti, animati da battaglie politiche, ricordi fumosi, minacce naziste, doppi giochi pericolosi. Il tutto a Casablanca, vero e proprio "bosco narrativo", per dirla con Umberto Eco ("Sei Passeggiate nei Boschi Narrativi", Bompiani, 1992, p.157).

"Casablanca" ha dei momenti ed alcuni dialoghi che rimarranno per sempre incisi nella storia del grande cinema. Ma perché ha avuto un simile successo? Grandi attori ed una buona regia, sì, ma può essere davvero solo questo? Il fattore fondamentale è piuttoto probabilmente da ricercarsi nell'avvicinamento di passione e nazione.
Una delle frasi più famose che Ilsa pronuncia è "Mentre il mondo crolla...scegliamo proprio questo momento per innamorarci!". E quanto ha ragione: la passione tra lei e Rick è totale, unica e devastante. Ma può davvero bastare a tenere unite due anime mentre l'universo si rovescia e le regole umane vengono calpestate? Dove bisogna far finire "l'egoismo" di voler tenere una persona per sé e quindi pensare alla propria felicità, per far iniziare il patriottismo, la Giustizia, il sacrificio per il bene comune? "Casablanca" è questo: la vittoria degli ideali, anche quando lo spettatore non se lo aspetta e, in fondo, non sa se lo vuole davvero.

Il principio sopra evidenziato è espresso in molti personaggi: Yvonne, innamorata di Rick, a metà film provoca una mezza rissa per essersi presentata al caffè con un soldato tedesco, principalmente con l'intento (fallito) di far ingelosire il nostro. Ma quando Laszlo, nella scena forse più bella del film, intona la Marsigliese, è la prima a cantarla con un pugno chiuso e le lacrime agli occhi, conscia dell'errore che ha fatto e dell'amore per la patria.
Il Capitano Luis Renault, personaggio unico interpretato magistralmente da Claude Rains, potrebbe tranquillamente finire nel girone degli ignavi ("Io vado dove tira il vento, e, in questo momento, tira [...] vento di Vichy"), ma quando Rick uccide il Maggiore Strasser davanti a lui, e i suoi uomini giungono, lui comanda imperterrito: "Cercate i soliti sospetti", finalmente prendendo una posizione.
Ma il "sommo sacrificio" spetta a Rick Blaine.
Dopo molti fraintendimenti, tanto cinismo, troppo dolore ed un infinito egoismo ("I stick my neck out for nobody"), il tutto innaffiato da abbondanti dosi di booze, ritrova finalmente un equilibrio ed una pace con Ilsa.
Ma il dovere chiama, la giustizia chiama, milioni di voci che hanno bisogno di un giusto come Laszlo chiamano. E Laszlo ha bisogno di Ilsa. La conclusione del sillogismo è semplice: Rick deve lasciarla andare. E per sempre, pare. Ma con la fede ritrovata. E l'altruismo, la voglia di aiutare, di vincere, di prendere una posizione. La più grande soddisfazione, per Laszlo, che è riuscito a fare un altro accolito ("Ora so che la nostra parte vincerà"). Lo spettatore non capisce appieno quanto lui sappia e capisca. Ma Laszlo sa e capisce fin troppo. Ha perfettamente coscienza di quanto succede, ma per lui la Resistenza è tutto, la cosa più importante; sarebbe disposto a rinunciare ad ogni cosa, per essa. Proprio per questo il sacrificio di Rick è ancora più grande: per lui la cosa più importante è Ilsa, non la Resistenza.

Un ulteriore motivo del perché la storia d'amore di "Casablanca" abbia avuto un tale successo, è perché Ilsa davvero non sa cosa fare: Victor Laszlo è più bello di Rick, alto, forte, intelligente, coraggioso e buono, e la ama moltissimo. Lei ama Rick. Ma il dilemma è grande: "l'altro", stavolta , non è infedele né antipatico né brutto: è quasi l'uomo perfetto. Che fare? E, a parte quello che si deve fare, lo spettatore cosa vuole? Il pubblico si spacca, oggi come allora.

Alcune curiosità: Ingrid Bergman non aveva davvero idea, come nessun altro (Curtiz compreso), di chi Ilsa avrebbe scelto alla fine. Questo rende ancora più credibile lo spaesamento e il conflitto interiore che la animano per tutta la durata della pellicola.
Come spesso capita (Conan Doyle insegna), la frase che ha reso celebre il film ("Suonala ancora, Sam") non viene mai pronunciata.
Alcune battute, come spesso capitava, sono state modificate in fase di doppiaggio. Una, incredibile a dirsi, in italiano è molto più sagace e divertente. "Vorremmo un tavolo vicino a Sam", dice Ilsa a Rick, entrando al caffè. "E lontano dal maggiore Strasser", aggiunge Laszlo. Mentre nella versione originale Rick li rassicura rispondendo che darà loro il tavolo migliore, in quella italiana sbotta in un divertito: "Se lo sapesse, che preferite un negro a un ariano!"
Nella versione italiana, è stato eliminato un personaggio, il capitano fascista Tonelli, che fa il saluto romano al maggiore Strasser al suo arrivo, risultando effettivamente poco credibile, pagliaccesco e patetico...Non proprio l'immagine che l'Italia del 1945 (anno in cui Casablanca è arrivato nei nostri cinema) voleva dare dei suoi militari.
Era in programma un seguito a "Casablanca", mai realizzato, ma di cui esiste la sceneggiatura completa. Avrebbe dovuto intitolarsi "Brazzaville". Girava voce, qualche anno fa, che sarebbe stato realizzato da una mega-produzione hollywoodiana, con Bruce Willis ed Isabella Rossellini (!) nelle parti principali.

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Recensione a cura di Mrs. Black - aggiornata al 11/05/2007

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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