Recensione casa howard regia di James Ivory Gran Bretagna 1992
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Recensione casa howard (1992)

Voto Visitatori:   7,50 / 10 (17 voti)7,50Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
Miglior attrice protagonista (Emma Thompson)Migliore sceneggiatura non originaleMigliore scenografia
VINCITORE DI 3 PREMI OSCAR:
Miglior attrice protagonista (Emma Thompson), Migliore sceneggiatura non originale, Migliore scenografia
Miglior attrice straniera (Emma Thompson)
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Miglior attrice straniera (Emma Thompson)
Miglior attrice in un film drammatico (Emma Thompson)
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior attrice in un film drammatico (Emma Thompson)
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locandina del film CASA HOWARD

Immagine tratta dal film CASA HOWARD

Immagine tratta dal film CASA HOWARD

Immagine tratta dal film CASA HOWARD

Immagine tratta dal film CASA HOWARD

Immagine tratta dal film CASA HOWARD
 

Elegante e maestosa, Ruth Wilcox si aggira al tramonto nel giardino che circonda Casa Howard: la sua residenza di campagna racchiude tutto ciò che compone i suoi affetti e lo sguardo compiaciuto che dedica a quell'insieme, sintetizza tutto il significato recondito della pellicola.
Così inizia questo ennesimo capolavoro della triade Merchant-Ivory- Jhabvala, da gustare come un manicaretto preparato con cura e amore. Teniamo presente questo incipit, che servirà anche alla fine.

Londra, fine Ottocento: la famiglia Wilcox intreccia le sue vicissitudini con le sorelle Schlegel; se i primi rappresentano la classe sociale ricca e snob, eccezion fatta per la signora Ruth, le sorelle Schlegel si distinguono per la loro mentalità aperta, per la loro visione progressista della vita, per la accesa personalità che le distingue in quasi tutte le occasioni.
A causa delle solite questioni di cuore, tuttavia, Helen, la più giovane Schlegel, decide di allontanarsi per un periodo dall'Inghilterra, durante il quale Margareth invece approfondisce la sua amicizia con la signora Ruth. Costei si rivela decisamente la migliore di tutti, dall'animo umile e dedito all'ascolto: è proprio durante uno dei colloqui con Margareth che verrà a sapere dell'imminente abbattimento delle case di Wickham Place, ove gli Schlegel vivono, che maturerà la decisione di lasciare in eredità Casa Howard proprio a lei, lasciando di stucco i propri congiunti alla sua morte.
La decisione del signor Wilcox di non dare esecuzione alle volontà della defunta consorte, determinerà una serie di eventi del tutto inattesi.

Le due sorelle Schlegel rappresentano quasi perfettamente la tipica dicotomia Austeniana tra ragione e sentimento, orgoglio e pregiudizio, fuoco e passione da un lato, pensieri e pazienza dall'altro. Pur essendo entrambe estremamente progressiste e completamente differenti dal substrato culturale e ideologico nel quale vivono (la turbolenta e frenetica Londra che tutto aggroviglia per poi lanciare lontano come una eterna centrifuga), provenendo da una famiglia tedesca che le ha educate alla lettura dei filosofi classici e moderni, Margareth e Helen sono diametralmente opposte. Se la prima appare troppo adeguata alle circostanze, il classico tipo che pensa fino a dieci prima di esprimere il proprio sentimento, Helen fa prevalere il cuore pulsante, la passione frenetica. Due modi di interagire con il prossimo che isolatamente inducono ad errori e congiuntamente travolgono l'interlocutore: Ivory dipinge un ritratto di entrambe talmente perfetto che lo spettatore saprà cosa prendere di buono dell'una e dell'altra.

Le circostanze che infatti si evolvono nel corso della storia sono dovute proprio al loro modo di agire, a tratti in buona fede, a tratti avventato, nei confronti di un modestissimo impiegato di una compagnia assicurativa che si trova a incrociarsi con Helen. Nel discorrere sul come si potrebbe aiutare costui a migliorare la propria condizione sociale ed economica, ne determinano paradossalmente la completa rovina, anche se inconsapevolmente.

Nel frattempo, passata a miglior vita la signora Wilcox, Margareth riesce a far invaghire di sé il marito, lo sposa, ma la sua spiccata personalità non riesce a migliorare quella ottusa mentalità classista e di facciata del marito, che è stata anche tramandata a tutti i suoi figli. E' uno scontro di ideologie che non porta quasi a nulla e non di certo a migliorare le condizioni dei più deboli.

Sullo sfondo di questi avvenimenti, centralissima nella storia come se fosse la terza protagonista dopo le sorelle Schlegel, vi è Casa Howard, che si rivela a tratti il pomo della discordia, l'arma del ricatto, il rifugio temporaneo, la soluzione di tutti i problemi.
Ed è solo all'epilogo, quando ormai tutto ciò che poteva accadere si compie, che i pezzi del mosaico tornano a posto: la mania di progressismo di Helen si rivela dunque una terribile arma a doppio taglio se fine a se stessa; il raziocinio di Margareth può apparire freddo calcolo se non integrato da una giusta dose di passione; l'ottusità di un classista può celare i difetti e i vizi comuni a tutti gli esseri umani. In effetti, ogni volta che esistono gli eccessi, il pensiero alla giusta via di mezzo è sempre il rimedio migliore. Ne conviene Marianne Dashwood in Sense and Sensibility quando si rende conto che avrebbe dovuto tenere un contegno simile alla condotta della sorella, più equilibrata di lei; ne conviene Lizzy quando rischia di perdere Mr Darcy a causa del suo pregiudizio; ne conviene Helen quando si rende conto della tragedia che ha determinato il suo ossessivo pensiero sul rivoluzionare il costume conservatore, privo, tuttavia, di una base sostanziale per applicarlo. Ma il messaggio fondamentale va ricercato in ciò che continuamente rimane sotto gli occhi di tutti nel corso della storia, e del quale si parla di continuo: Casa Howard non è solo un cumulo di mattoni in campagna.

Ritorniamo alle prime righe della recensione e alle prime scene del film, nel corso dei titoli di testa: Ruth Wilcox osserva compiaciuta la casa, e il suo contenuto, vale a dire un perfetto focolare domestico creato con amore e dedizione. Ebbene, se le case a Londra non costituiscono nulla di sicuro se la municipalità ne ha decretato l'abbattimento; se le certezze di una vita costruita in apparenza possono franare quando meno lo si aspetti; se perfino la propria mentalità, la propria ideologia, può determinare l'irreparabile, dunque in cosa si può fondare la propria sicurezza? La risposta che ognuno di noi prima o poi dovrà darsi, ossia l'unica cosa che resiste a tutto e nella quale vale la pena investire tutte le proprie energie è la famiglia, non importa da come sia formata e da chi, purché formi quel perfetto focolare che abbraccia con il suo calore: come l'immagine che fuoriesce dalle finestre di Casa Howard e che scalda il cuore di Ruth Wilcox e di tutti noi che siamo con lei in quel momento.

Una curiosità: tratto dal romanzo di E. M. Forster, si dice che l'autore si sia ispirato a Virginia Woolf e a sua sorella per le due Schlegel, ma sono in realtà evidentissime le coincidenze tra le due e ad esempio Elinor e Marianne Dashwood di Sense and Sensibility, o Lizzy e Jane Bennet di Pride and Prejudice, nelle cui famiglie vi sono anche altri fratelli o sorelle di minore rilievo.

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Recensione a cura di antoniuccio - aggiornata al 14/10/2010 11.39.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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