Voto Visitatori: | 6,58 / 10 (77 voti) | Grafico | |
26 novembre 1956: Castro si dirige verso Cuba alla guida di 80 ribelli. Tra questi c'è Ernesto "Che" Guevara, il medico argentino deciso, come il Comandante, a far crollare la dittatura del generale Fulgencio Batista. I guerriglieri si fanno strada in una Cuba che stenta a credere alla propria liberazione e sono sostenuti da un popolo stanco e sfinito dalle vessazioni.
"Patria o Morte", è con questo appello che Ernesto Guevara chiude il suo discorso alle Nazioni Unite nel 1964. La sua rivoluzione nasce in un paese lontano, in cui incontra il futuro leader della Cuba post Batista, Fidel Castro esule in cerca di compagni di lotta, e finisce in Bolivia, ucciso dall'esercito boliviano, dalla CIA e dalla disillusione. In questa prima parte vediamo l'incontro fondamentale tra i due padri della Cuba attuale, e l'inizio della presa dell'isola da parte dei ribelli.
Il tutto intervallato dal famoso discorso alle Nazioni Unite e da un'intervista storica, in cui il Che spiega al mondo che i rivoluzionari sono spinti in primo luogo dall'amore per la libertà e per la gente.
Non è facile giudicare un film tenendo presente che esso è diviso in due parti e che tutto quello che vediamo nella seconda parte, nella prima è appena accennato. Ovviamente siamo di fronte ad un'opera che, spezzata a metà, lascia in sospeso anche le emozioni di chi guarda. Certo la storia narrata è nota a tutti, e anche il talento di chi la racconta non è certo una novità, anche per chi si trova di fronte l'ennesima trasposizione storica, in un mondo che di storia sembra non voler sapere nulla.
Il biopic di Soderbergh è in realtà un atto di amore, misto a seria rievocazione storica, incentrato sulla figura di un leader che ancora adesso infiamma i cuori dei giovani idealisti. Il medico argentino di cui ci si era innamorati ne I Diari della motocicletta è qui un giovane rivoluzionario che combatte sul campo, insieme alle popolazioni oppresse di cui si fa paladino, e che per questo pagherà un prezzo molto alto. Le brevi parentesi in cui non lo vediamo imbracciare un fucile ce lo raccontano come un giovane serio e pacato che, con tutta la calma che la situazione richiede, spiega il suo punto di vista ad una giornalista, mentre con la stessa serenità proclama davanti all'assemblea generale delle Nazioni Unite che per lui la questione è "Patria o Morte", e che i popoli oppressi del sud del mondo hanno trovato il coraggio di alzare la testa ed opporsi all'imperialismo degli stati del nord. Il film si chiude sulla marcia verso l'Havana di un convoglio di fieri guerriglieri, che hanno in tutti i modi cercato di smettere di versare il sangue di altri cubani, chiedendone la resa. E se qualcuno crede di poter viaggiare comodamente seduto nella macchina del dittatore rovesciato, Guevara chiarisce da subito che non si va a combattere l'ingiustizia su una macchina rubata.
Il tutto è a metà tra un documentario e un racconto, e se la lentezza dei primi minuti va a discapito del coinvolgimento, è sicuramente vero che la passione dello spettatore cresce in proporzione alla presenza in scena di un oleografico Benicio Del Toro, il quale sembra davvero dar vita alla nota foto del Che e, scegliendo un'interpretazione dimessa si trova così, semplicemente, a far da emblema di una delle rivoluzioni più famose della storia.
Commenta la recensione di CHE - L'ARGENTINO sul forum
Condividi recensione su Facebook
Recensione a cura di Anna Maria Pelella - aggiornata al 16/03/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
in sala
archivio