Voto Visitatori: | 7,70 / 10 (113 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 7,50 / 10 | ||
Questo lungometraggio, firmato Blake Edwards è diventato un cult nella commedia americana come nel mondo della moda.
Holly è un'eccentrica ragazza che vive nella New York degli anni'60, tra mondanità ed eclettismo, alla ricerca di un miliardario "sotto i cinquanta" da sposare. Paul è uno scrittore spiantato e mantenuto dalla sua arredatrice-amante. Queste due anime vagabonde si incontrano nel palazzo in cui tutti e due abitano, e subito tra loro s'instaura un rapporto particolare. Fragilità ed eccentricità, comicità e commozione, tra amore e amicizia. Paul ben presto scoprirà la natura contraddittoria e selvaggia di Holly, ne conoscerà il passato e capirà quella fragilità che la porta ad essere perennemente in bilico tra malinconia e frenesia. Le "paturnie", come lei le chiama, sono sempre in agguato, e l'unica medicina con cui combatterle sembra essere la visita, spesso per colazione, alla gioielleria più famosa di New York e del mondo occidentale: Tiffany. Un'atmosfera che la rincuora e la protegge fino a farla sentire di nuovo bene.
Questa creatura così sfuggente e affascinante troverà alla fine la sua via, riconoscendo di non dover più scappare ma di poter amare, finalmente, senza compromessi e senza finzioni. Una ragazza della provincia che cerca di sentirsi libera e selvaggia, come il suo gatto senza nome, nella Grande Mela, in cui però soffre, fugge e si strugge, si nasconde e alla fine riesce pure ad innamorarsi.
Tratta dall'omonimo romanzo di Truman Capote, la storia rivela una natura essenzialmente profonda e realista, ma probabilmente poco sfruttata nella trasposizione cinematografica. Molti cambiamenti vengono infatti decisi e messi in atto – come del resto avviene tristemente per ogni romanzo che oggi diviene appetibile per il mercato hollywoodiano – stravolgendone alcuni punti chiave, malgrado riesca a mantenere impresse alcune tematiche fondamentali. Ciò che risente maggiormente di questa trasposizione è la natura stessa della protagonista che, nella sua affascinante natura in bilico tra selvaggio ed elegante, perde lo spirito indomita del romanzo per indossare la grazia dell'attrice che la interpreta, Audrey Hepburn.
Capote classificò il personaggio di Holly Golightly come la sua creatura preferita e il Time, all'epoca della pubblicazione del libro, definì il personaggio come "la gattina più eccitante che la macchina per scrivere di Truman Capote abbia mai creato". Una ragazza dallo spirito libero, fascinosamente ambigua e capace di ammaliare chiunque, donne comprese.
La sessualità e la sensualità del personaggio, che sottolineano la follia e la magia della personalità di Holly, non emergono minimamente nella versione cinematografica. Il romanzo parla di diverse esperienze e delinea con forza elementi ambigui della ragazza: un presunto amore saffico con una modella nella sua abitazione, è totalmente rimossa nel film. Idem per una gravidanza che Holly scopre, dovuta alla relazione ambiziosa col politico brasiliano, che sfuma nel nulla. La personalità è addolcita fino a smussare ogni particolare piccante ma assolutamente intrigante della natura volubile e libera della protagonista. È da ricordare che lo scrittore aveva in mente un soggetto ben diverso per la versione hollywoodiana di Holly Golightly, il quale, se non ossimorico alla Hepburn, incarna comunque un altro prototipo di bellezza e carisma: Marilyn Monroe.
Quest'ultima, avvezza alle parti della delicata e tenera svampita che incanta senza il minimo sforzo ogni esistenza che la incroci (si veda per esempio l'adorabile Zucchero di "A qualcuno piace caldo"), avrebbe sicuramente trovato adatto a sé un ruolo così seducente e ricco di sfaccettature comportamentali, che vanno dalla fragilità al cinismo e all'ironia, oltre al fatto che lo scrittore immaginava Holly così. Ma purtroppo è una performance che non avremo mai la fortuna di vedere.
La scelta mancata pesò molto a Capote che vide, soprattutto in questo dissenso, lo stravolgimento della sua opera. Anche altri elementi appaiono modificati da Edwards: il narratore del romanzo diventa un soggetto reinventato, mentre il finale, incerto ed evasivo ma coerente con la natura della protagonista del libro, diviene edificante e romantico, come (ed è proprio il caso di dirlo) "da copione".
Il problema della scelta di snaturare la vicenda originale di "Colazione da Tiffany" nasce dalle circostanze temporali e storiche di produzione. Un libro, nonostante gli azzardi dello scrittore, rimane sempre un prodotto riservato a chi ha intenzione di cimentarsi con l'immaginazione, senza porsi troppi problemi di natura etica, mentre un film ha un impatto più immediato e un pubblico molto più ampio. L'alba degli anni Sessanta era ancora troppo acerba per accogliere un personaggio molto ambiguo e poco corretto verso gli schemi sociali, ma la storia era troppo appetitosa per lasciarla sfuggire. Il compromesso ha posto un'ottima attrice a servizio di un personaggio spogliato di alcune caratteristiche (fondamentali) conducendola verso il lieto fine che ci si aspetta da una commedia.
Tornando al film, le tematiche morali, quelle che non punzecchiano il pudore del pubblico, permangono: il problema della ricerca di un'identità, la fuga dal piccolo e sperduto paese natale per affrontare la vita in un mondo vario e libero, è il fulcro della vicenda. L'assenza di un'idea-guida e la varietà di orizzonti e possibilità che si apre davanti ad ogni individuo rende l'ambientazione del film molto attuale.
Nonostante sia datato anni Sessanta, il film sa toccare i punti giusti continuamente nel tempo, perchè la stessa ricerca d'identità e un medesimo smarrimento esistono successivamente negli anni a venire: questo ha permesso di rendere il film sempre appetibile al pubblico. E' poi semplice immergersi in un'atmosfera attraente come quella presentata da Edwards. Una New York giovane, nella sua piena affermazione economica e culturale, cattura abilmente l'attenzione dei nostalgici quanto quella dei semplici ammiratori: un quadro con i primi tratti di quel mondo a sé stante, alla base di un'atmosfera unica e cosmopolita che non potrà mai essere riproducibile altrove. Un bricolage di culture, musiche, colori che vanno a unirsi per formare un ambiente e un modo di pensare senza eguali.
Considerato un evergreen, "Colazione da Tiffany" contiene gli elementi giusti per condensare commedia e romanticismo, misurati in modo tale da girare intorno all' dell'interpretazione dei suoi attori. Audrey Hepburn affrontò con difficoltà e dedizione un personaggio completamente opposto alla sua personalità riuscendo a rendere immortale la figura di Holly Golightly, così lunatica e fragile, velatamente ambigua e volubile, e lasciando trasparire, senza appesantirne la figura, la misera natura delle sue origini in modo da suggerirne l'empatia. Tale interpretazione è considerata infatti tra le migliori dell'attrice. George Peppard si può considerare un'abile spalla alla perfomance della Hepburn che senza dubbio regge da sola l'intera vicenda.
Il risultato è una commedia piacevole, in linea con lo stile dell'epoca ma intramontabile per la combinazione dei dettagli. In un successo continuativo, la pellicola trasporta dei must della commedia quanto della moda, riponendo nella sua protagonista l'investitura di icona leggendaria del cinema come pure la personificazione della raffinatezza dell'era moderna. La leggerezza e la raffinatezza legano il susseguirsi degli eventi, con Audrey come realizzazione e spontanea naturalizzazione di questo concetto e Tiffany come luogo simbolico. La gioielleria è essa stessa un personaggio che sorge, placido, fra le parole di Holly e la fotografia di Franz F. Planer, abile illustratore della metropoli in tutti i suoi vertiginosi incanti strutturali.
Romantico e gradevole, il film fa apprezzare la bellezza della commedia semplice ma curata, facendo riscoprire situazioni retrò anche ai meno avulsi al genere e al gusto.
La canzone-guida, composta da Henry Mancini, autore dell'intera colonna sonora, valse al film un premio Oscar come miglior canzone; "Moon River" è il leit-motiv che accompagna la vicenda dalla prima all'ultima scena, dal sussurro del prologo all'altisonante coro dell'epilogo, coronando "Colazione da Tiffany" tra i classici del cinema.
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Recensione a cura di ele*noir - aggiornata al 16/06/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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