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Ciprì e Maresco dopo il finto documentario il ritorno di Cagliostro (2003), questa volta ritornano con un nuovo esilarante documentario e si soffermano su due figure indimenticabili della risata siciliana: Francesco Benenato e Francesco Ingrassia in arte Franco e Ciccio.
Si parla del loro incontro, dei primi passi in teatro, dell'esordio cinematografico grazie alla partecipazione al film "Appuntamento a Ischia" al fianco di Modugno, continuando verso i grandi successi negli anni sessanta, quando giravano anche diciassette film l'anno e spesso i copioni che la coppia si ritrovava per le mani erano più che altro dei canovacci, così che a conti fatti i film da loro girati si basavano sulla loro grande capacità di improvvisazione, su gag surreali e sulla loro straordinaria capacità mimica.
Moltissimi i titoli che li hanno visti protagonisti, per lo più parodie delle pellicole di "serie A" in voga in quegli anni: si va da "I due vigili" a "I brutti di notte" (con riferimento a "Bella di giorno" del maestro Bunuel), a parodie più sfacciate come "Indovina chi viene a merenda? " o "Il bello, il brutto e il cretino" e "Ciccio perdona io No".
Il film continua narrando le continue separazioni e riconciliazioni in cui intrapresero anche attività da solisti, fino ad arrivare agli sketch televisivi degli anni ottanta e all'accusa della magistratura verso Franco di associazione mafiosa per i suoi contatti con Michele Greco (che finanziò il film "Crema cioccolata e paprika", a cui partecipò addirittura il figlio); naturalmente Ciccio venne prosciolto, ma che non si riprese mai più dall'accaduto.
Geni indiscussi della comicità italiana furono massacrati dalla critica in vita e poi riscoperti con il cinema d'autore: "Che cosa sono le nuvole?" di Pasolini, il "Pinocchio" di Luigi Comencini e "Amarcord" diretto da Fellini.
Il documentario si avvale di un uso massiccio di spezzoni di filmati d'epoca ("Sedotti e bidonati", "Per un pugno nell'occhio", "Le spie vengono dal semifreddo", "002 operazione luna", "Come rubammo la bomba atomica"), sketch televisivi e interviste a registi come Monicelli che li avrebbe voluti ne "L'armata Brancaleone" (peccato che non si potevano vedere in quel periodo) o come il regista Fulci, uno dei registi che li valorizzò maggiormente girando molti dei loro film ("I due evasi del Sing Sing" ecc).
Compare anche un Bertolucci che non riesce a vedere "Ultimo tango a Zagarolo" perché ha paura che sia migliore del suo "Ultimo tango a Parigi", e un Lino Banfi commosso ricordando il suo esordio con il duo, indimenticabile ne "L'esorciccio".
Sono presenti due esilaranti Ciceroni, Francesco Puma "il giovane cinefanatico" (che è stato riscoperto dopo alcune comparsate su cinico tv), sempre sbeffeggiato dalla voce fuoricampo di Ciprì, facendo nascere delle situazioni al limite del surreale, che rappresenta la nuova generazione dei critici cinematografici in contrapposizione al vecchio critico Gregorio Napoli del "Giornale di Sicilia" (già presente nel Conte di Cagliostro come scopritore dell'omonimo film) che viene continuamente interrotto.
Ne viene fuori un omaggio rispettoso e filologico, una vera lezione agli storici del cinema e ai trashofili, grazie anche all'apporto di Tatti Saguineti.
"Come inguaiammo il cinema italiano" (riferimento al film come inguaiamo l'esercito) è un vero proprio inno all'arte della recitazione e dell'improvvisazione è della comicità immediata e spontanea che seppero rappresentare cosi bene nei loro innumerevoli film.
Concludendo con una frase di Fellini "C'è più Italianità nei film di Ciccio e Franco che in tutta la commedia Italiana".
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Recensione a cura di Weezer - aggiornata al 17/02/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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