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Alla fine degli anni '80, Carlo Verdone stava abbandonando lo stile dei suoi primi riusciti film per approdare ad una scrittura meno macchiettistica e decisamente più matura, sempre in equilibrio tra una profonda malinconia e la comicità fulminante e acida che lo contraddistingue da sempre.
"Compagni di scuola" resta un film più unico che raro nella produzione del regista romano, il solo ad essere un vero e proprio film corale. Supportato da un cast eccezionale, Verdone mette in scena una tipica riunione nostalgica di ex compagni di scuola superiore che si ritrovano a quindici anni di distanza dal diploma.
Federica (Nancy Brilli) organizza la rimpatriata della ex classe nella sua villa sul litorale romano. All'appello rispondono gran parte dei compagni: Ruffolo detto "il Patata" (Carlo Verdone), insegnante esasperato dalla moglie; Ciardulli in arte Tony Brando (Christian De Sica), cantante fallito e in ristrettezze economiche; Vallenzani (Massimo Ghini), ambiguo politico in ascesa; Fabris (Fabio Traversa), che nessuno riconosce; Valeria e Luca, fidanzati al liceo ma reduci da un matrimonio finito male, e così via.
L'occasione è quella giusta per fare i conti con la propria vita - successi e fallimenti – e per ritrovare nella spensieratezza della gioventù la lucidità di fare qualche bilancio, qualche confronto, e magari prendere qualche decisione. Durante la serata si alternano infatti momenti di puro divertimento (l'imitazione degli insegnanti, gli scherzi) ad altri in cui le tensioni personali prendono il sopravvento e finiscono col guastare l'occasione.
La situazione precipita per Ruffolo quando la moglie scopre che ha una relazione con un'allieva (Natasha Hovey), che nel frattempo ha raggiunto la festa e chiede di incontrarlo.
Verdone riesce a mantenere un incredibile equilibrio tra il lato comico e quello drammatico della situazione spesso sovrapponendoli, senza mai scadere nel clichè.
Il film (a detta del suo regista il più difficile da girare che gli fosse capitato fino ad allora, anche tecnicamente visti i movimenti di macchina a cui l'ambiente chiuso della villa costringe) è ispirato ad una vera riunione di classe che aveva lasciato in Verdone un profondo senso di malinconia.
Infatti, se da un lato è inevitabile che si inneschino le stesse dinamiche interpersonali dell'adolescenza per cui ognuno è costretto, e in qualche modo compiaciuto, di riprendere il suo "ruolo", dall'altro è impossibile che quindici anni di vita non si facciano sentire pesantemente e tutte le maschere, prima di cadere, assumano comunque un'espressione tragica, dovuta al passaggio impietoso del tempo.
Lentamente, durante la serata, le situazioni personali attuali dei vari personaggi prendono il posto dell'entusiasmo iniziale e, complice la notte e una ritrovata intimità, escono fuori, anche se alla fine solo per segnare le distanze, ormai incolmabili tra le vite di tutti.
Emblematica la scena finale tra i personaggi di Verdone e De Sica: ognuno deve tornare ai suoi problemi, come è giusto che sia; una notte di affetto incondizionato (forse più per se stessi che per gli altri) aiuta, ma, in fondo, il tempo del liceo è passato e con esso anche le persone che lo popolavano. In foto o dal vivo, non restano che ricordi.
Tutto il cast (tra gli altri Eleonora Giorgi, Athina Cenci, Alessandro Benvenuti, Isa Gallinelli, Angelo Bernabucci) risulta credibile (nonostante alcune evidenti differenze di età degli interpreti), a supporto dei personaggi di spicco: sicuramente un De Sica in ottima forma, il cui personaggio risulta il più comico ma anche il più drammatico (e inaspettatamente cattivo) e Verdone che assume un ruolo predominante nella seconda parte del film, quando lascia temporaneamente la festa per incontrare la moglie.
Come spesso negli anni ottanta per Verdone, la colonna sonora accompagna il film e ne determina il tono. In questo caso è il juke box della villa a trasmettere classici pop degli anni sessanta durante la serata. Tra tutti, non si può non citare la perfetta scelta del brano che accompagna l'ultima scena: "Dream a Little Dream of Me" dei Mamas and Papas lascia la sua malinconia dolce mentre Ruffolo si accende una liberatoria sigaretta davanti alla macchina rotta e ai resti della propria vita.
E' domenica mattina, non c'è più nessuno dopo una notte anche troppo lunga e sicuramente più intensa e drammatica del previsto e tutto può ancora ricominciare, come se il liceo fosse appena finito.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 05/11/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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