Recensione fahrenheit 451 regia di Francois Truffaut Gran Bretagna 1966
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Recensione fahrenheit 451 (1966)

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locandina del film FAHRENHEIT 451

Immagine tratta dal film FAHRENHEIT 451

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Immagine tratta dal film FAHRENHEIT 451

Immagine tratta dal film FAHRENHEIT 451
 

In un grigio, feriale pomeriggio londinese, il giovane pompiere Montag (Oscar Werner), di ritorno dal lavoro, incontra su un treno futurista Clarisse (Juile Christie), una ragazza di 20 anni, insegnante, sua vicina di casa; la donna, dapprima esitante, tenta poi con Montag un approccio verbale, in una forma confidenziale che mette l'uomo in imbarazzo. Il pompiere si appassionerà gradualmente a Clarisse e diventerà, oltre che un fedele amico, un focoso epigono del pensiero più filosofico di lei.

Da tempo a Londra, i pompieri,anziché spegnere gli incendi, li appiccano, a volte procurando alla popolazione civile traumi spaventosi. Il lavoro di Montag consiste nel distruggere con il fuoco tutti i libri stampati, in ottemperanza a ordini provenienti dallo stato maggiore del governo; ma l'operazione di annientamento è gigantesca, difficile da attuare fino in fondo, senza che si generi qualche pericolosa sommossa, i libri infatti sono presenti dappertutto anche nelle case di persone appartenenti a ordini e ceti sociali, che non hanno ideologie coincidenti con quelle del potere.

L'atmosfera asettica del nuovo modo di vivere, instaurato dai media televisivi, favorisce l'ingestione esagerata di pillole eccitanti e sedative, che prese in sequenza portano alla morte. L'operazione "annientamento libri" è portata avanti dal corpo dei pompieri denominato Fahrenheit 451, una sigla che rammenta la temperatura alla quale la carta dei libri comincia a bruciare. L'atto di barbarie è eseguito esclusivamente in funzione dell'applicazione di una ideologia assoluta, folle, che afferma il principio della necessità della costruzione di una società altra, basata su un ordine autoritario capace di rendere il popolo spensierato: lontano da ogni meditazione critica, foriera di infelicità.

E' una sorta di dottrina senza Dio, costituita da affermazioni apologetiche, ben presenti in alcune classi borghesi, le più autoritarie. Il potere vede nella lettura dei libri una minaccia di disgregazione del sociale, qualcosa di irreversibile, in grado di sconvolgere, con lo spirito critico sviluppato attraverso la lettura, tutto l'assetto dirigenziale borghese.
La coraggiosa Clarisse, con un gruppo di intellettuali, si pone contro quel sistema di potere. La coerenza del comportamento della donna, convincerà Montag, ad aderire al gruppo di lotta di Clarisse. Montag comincia a leggere libri e a nasconderli nei posti più impensati del proprio appartamento, da essi trae esaltanti piaceri, finché un giorno viene scoperto a sfogliare un testo da sua moglie Linda (sempre Julie Christie, nel film interpreta due personaggi diversi) che si dimostra subito del tutto contrariata.
La donna, a differenza del marito, sostiene a spada tratta le forze del potere.. Riuscirà Morgan con i libri, a modificare il proprio modo di vivere e di pensare, senza con ciò patire gravi conseguenze disciplinari sul lavoro? E sua moglie, Linda, convivrà ancora a lungo con un uomo come lui, destinato ad allontanarsi sempre più da lei?

"Fahrenheit 451" è un film del 1966 diretto da Francois Truffaut, girato in Gran Bretagna, ricavato dall'omonimo romanzo fantascientifico di Ray Bradbury. A riprova della stima di Truffaut per le opere di Hitchcock, nel film sono inseriti alcuni brani musicali di Bernard Hermann.

Truffaut affronta il colore senza remore, con una sicurezza espressiva sbalorditiva, nonostante all'epoca fosse, con questa tecnica, alle prime armi.

Il regista francese gira un film intellettuale a badget elevato, finanziato a sorpresa da una nazione straniera; la pellicola rappresenta per Truffaut un serio esame per verificare la possibilità di una diffusione del proprio stile cinematografico nel mercato filmico, non legato allo spettacolo più spicciolo; l'allargamento commerciale gli consentirebbe di far conoscere meglio nel mondo il proprio rapporto comunicativo con il cinema, fatto di rimandi e richiami alle proprie esperienze di vita e alle personali riflessioni culturali sul sociale e l'esistenzialità dell'epoca; un eventuale flop al botteghino o una stroncatura della critica avrebbero pregiudicato il suo futuro di regista-autore di successo, dando un duro colpo anche alla diffusione del cinema intellettuale.

"Fahrenheit 451" non avrà nel mondo occidentale un particolare successo al botteghino, l'affluenza si rivelerà nelle sale subito modesta, il film si riprenderà un po', in seguito, con i canali televisivi e le cassette, né otterrà dalla critica un giudizio del tutto positivo essendo i critici orientati a valutare soprattutto la capacità drammaturgica di un film, giudicata in "Fahrenheit 451" insufficiente, forse perché la drammatizzazione è poco ricercata. Nonostante ciò, la pellicola acquisirà una sua collocazione privilegiata nella cultura delle arti visive mondiali e nella storia del cinema, dove troverà gloria e immortalità, studi e approfondimenti testuali, soprattutto per le verità metaforizzate legate al funzionamento dei media televisivi, ben presenti nel film, che sembrano anticipare qualcosa di essenziale riguardo ai strapoteri condizionanti che i media del futuro acquisiranno sulla mente delle persone favorendone una dipendenza del tutto patologica, servile e inconsciamente regressiva.

Quello di "Fahrenheit 451" è quindi un test culturale che Truffaut supera brillantemente, confermando negli ambienti più innamorati del cinema intellettuale, le proprie doti di creatività fotografica e senso letterario, due qualità che non tradiranno mai la fiducia dei produttori, soprattutto di quelli che continueranno a scommettere sul cinema intellettuale.

Da un punto di vista un po' più onirico-psicanalitico, il film si potrebbe prestare ad una interpretazione più profonda, con una chiave di lettura diversa capace di scandagliare aspetti importanti dell'inconscio; i libri allora potrebbero rappresentare le opere del padre, quindi le leggi civili, la presenza di una verità edipica, o Dio stesso. In questa logica il fuoco che li distrugge raffigurerebbe l'atto parricida, l'annientamento del padre da parte di una classe borghese di giovani in ascesa, che prende il potere ed elabora le proprie leggi; un atto di conseguenza violento, necessario per prendere il posto del padre, sostituirsi al potere che deteneva, e instaurare un nuovo ordine, che per forza di cose diverrà sempre più caricaturale, perché macchiato di sangue e dal senso di colpa per il crimine commesso.

I libri uomini, personaggi carismatici presenti in alcune fasi del film, persone che imparano a memoria i testi per trasmetterne il senso ai postumi, potrebbero rappresentare, nel futuro prospettato dal film, dei Totem umani, intesi nella loro classica accezione di feticci di ricordi-deformati, divenuti sacri, ruotanti intorno all'immaginario dell'assassinio del padre, cioè segnati in qualche modo dal senso di colpa incarnato in una figura umana divenuta un dio-padre a cui si chiede il perdono per l'atto criminoso compiuto, di cui però si avverte solo una pulsione oscura e non la configurazione reale, non il contesto immaginifico in cui è stato eseguito il delitto, che rimane del tutto inconscio, come le più elaborate teorie psicanalitiche sulle nevrosi ossessive affermano.

In tal caso anche il nuovo potere dei giovani non potrà fare a meno di conferire ai Totem-uomini-libro una valenza religiosa, la cui logica sottostante riguarderebbe l'adorazione intesa come atto di purificazione dal delitto commesso.

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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 04/11/2011 12.32.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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