Voto Visitatori: | 7,14 / 10 (18 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 7,00 / 10 | ||
"One day / I know / there'll be a place / called home" (PJ Harvey)
Film datato 1989 tratto dall'opera teatrale "Steel Magnolias" di Robert Harling, diretto per il grande schermo dall'ex coreografo Herbert Ross (coreografie di "Funny girl") e sceneggiato dallo stesso Harling. Ambientato in una piccola cittadina della Louisiana è un lungometraggio che racconta il forte legame tra sei donne, differenti per età e per carattere, ma simili per forza d'animo e unite da una complicità che va oltre alla semplice conoscenza amicale. Il loro rapporto sarà messo alla prova dalla malattia e dalla morte.
Il primario punto di ritrovo di questi sei fiori d'acciaio è il piccolo salone di bellezza gestito da una di loro, Truvy Jones, interpretata da Dolly Parton. All'inizio del film è introdotta in questa piccola comunità al femminile il sesto personaggio quello di Annelle, interpretata da Daryl Hannah, giovane e disorientata ragazza appena trasferitasi nel quartiere, che diviene immediatamente assistente di Truvy e parte di questo circolo di donne.
Le altre protagoniste sono l'eccentrica Ousier Boudreaux (la strepitosa Shirley MacLaine), l'ironica Clairee Belcker (Olympia Dukakis), la materna M' Lynn Eatenton (Sally Field) e sua figlia, la giovane Shelby (Julia Roberts).
In questo film lo spazio del dialogo, sia superficiale pettegolezzo,sia seria confessione di un'intima sofferenza, è il centro dell'attenzione spaziale. I sei personaggi femminili sono gli elementi principali e l'intreccio è derivato da essi; infatti gli eventi per se stessi non costituiscono una ragione indipendente di interesse.
Tali personaggi non sono solamente funzionali all'intreccio ma esseri autonomi grazie alla personalità approfondita dettagliatamente in taluni e lasciata libera a più congetture in tal altri. Esempi di questo secondo caso sono la scontrosa Ousier Boudreaux e l'ironica Clairee Belcker.
Questi sono personaggi a tutto tondo, cioè possiedono una varietà di tratti tra loro apparentemente in conflitto, sono capaci di mutare e quindi di sorprenderci.
Le donne, questi "fiori d'acciaio", apparentemente delicate ma intrinsecamente forti, sono sempre suscettibili di rivelazioni, di aperture inaspettate e contemporaneamente coraggiose. Qui le madri slacciano il proprio dolore terrificante dal formalismo del pianto e del lutto, dall'aspro conflitto di una maternità ormai negata, per rifugiarsi in quell'aria aperta di vita che ancora esiste per legge naturale che potrà sembrare inizialmente irreale, ma dovrà essere lo splendido continuo di un ricordo che mai potrà svanire.
"Mi sono resa conto come donna di quanto sono stata fortunata, io ero lì quando quella meravigliosa creatura è entrata nella mia vita ed ero lì quando l'ha lasciata, sono stati i più preziosi momenti della mia vita" (M' Lynn mentre si allontana dal feretro della figlia) e subito dopo grazie all'intervento di Clairee e di Ousier la riflessione sfocerà in una risata liberatoria.
Ross generalizza sulla mentalità sudista molto cattolica e riunita attorno al nucleo famigliare per rendere il proprio racconto il più plausibile possibile. La storia di queste donne ha un senso compiuto soltanto se inserita all'interno dei cambiamenti della famiglia, mutamenti di struttura e di mentalità. Se Annelle si ritrova,da donna sola abbandonata da un marito criminale, quasi "martire morente", conscia della propria sventura, la sua via sarà quella di trovare la fede e anche la fiducia in un bravo e onesto ragazzo, dai modi semplici e dal comportamento dimesso.
La distribuzione del potere all'interno dei nuclei famigliari come modelli di autorità, di saggezza, di forza sia emotiva sia economica è sbilanciata verso la donna in tutti i rapporti descritti da Ross; gli uomini rimangono secondari, ombre sullo sfondo o spalle piacevoli e robuste al fianco delle vere protagoniste.
La morte nel film sopraggiunge in maniera non dirompente ma graduale, allo spettatore sono date tutte le informazioni sulla malattia, sulle problematiche effettive per Shelby nel portare avanti una gravidanza, nonostante tutti i dati a disposizione la morte si rivela comunque un terremoto nella realtà della comunità, della famiglia, dello spettatore e dell'immaginario delle protagoniste; infatti proprio queste ultime, per l'intera durata del film, hanno reso leggera e affrontabile la malattia di Shelby; facendo del diabete qualcosa della loro quotidianità e la maternità sempre e comunque un evento gioioso portatore di futuro e di speranza.
Queste donne sembrano incarnare il pensiero del filosofo - pensatore Baruch Spinoza quando afferma che "l'appetito è, in ogni cosa, la manifestazione positiva e infinita della potenza divina." (C. Dumoulié - Il desiderio)
L'appetito per Spinoza è l'essenza dell'uomo, è l'appetito di vita, ciò che dà l'impulso al desiderio umano come determinazione positiva nel fare qualcosa. La tipologia femminile sudista di "Fiori d'acciaio" è sì quella della donna forte, coraggiosa e sicura di sé, altrettanto è una donna intesa come "angelo del focolare": umile, leale, devota, pura, che Ross descrive spesso con ironia come nel caso di Ousier, inacidita zitella che tralascia talvolta il suo caratteraccio per mostrare una piccola insicurezza nel tornare a casa da una festa o che rivela un dolce sorriso nei confronti di un ri-scoperto spasimante.
Altrettanto accade nella descrizione del nuovo lavoro di commentatrice sportiva di Clairee, che senza indugi si addentra negli spogliatoi maschili per parlare del colore delle loro nuove divise.
In conclusione, il film risulta intelligente, ben curato nell'analisi dei personaggi e soprattutto ben interpretato da tutte le attrici. "Fiori d'acciaio" é una commedia agrodolce messa in scena in maniera intelligente ed esperta da Herbert Ross.
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Recensione a cura di foxycleo - aggiornata al 08/03/2011 14.42.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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