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Dopo il successo di "Hunger Games", Katniss Everdeen è ormai diventata una celebrità.
Lei e Peeta sono sopravvissuti, ma la paura che qualcosa possa ancora succedere alla sua famiglia la divora. Durante il Tour della Vittoria, Katniss sperimenta la realtà degli altri distretti, realizzando di aver contribuito a fomentare l'odio contro il regime di Capitol City. La ragazza di fuoco è confusa, ha innescato una scintilla e ora non sa come gestirla, teme per i suoi affetti e vorrebbe soffocare il suo desiderio di rivolta, ma dentro di sé sa che non si può tornare indietro e che tutto sta per cambiare.
Nel 2012 "Hunger Games" aveva incassato nei soli Stati Uniti la cifra record di oltre 400 milioni di dollari, guadagnandosi di diritto l'etichetta di film rivelazione dell'anno, almeno in termini economici. In Italia la pellicola non andò altrettanto bene (complice l'exploit nello stesso periodo di programmazione del fenomeno "The Avengers"), tuttavia l'accoglienza euforica riservata al cast durante la première che si è svolta all'ultimo festival di Roma, dimostra come in un anno il "franchise" legato ai libri di Suzanne Collins abbia fatto proseliti anche nel nostro paese, incrementando il consenso.
Molte le novità rispetto al primo capitolo a cominciare dalla regia, con Francis Lawrence subentrato a Gary Ross, cosa che ha determinato il passaggio da una direzione "sporca" ad una più convenzionale, che tradotto significa niente "shaky cam" e una narrazione visiva più fluida (oltre che più spettacolare) e meno ruvida. Tuttavia c'è da registrare un lavoro sull'adattamento meno coraggioso rispetto al suo predecessore. Chiunque abbia letto il libro, avrà infatti notato un'aderenza quasi maniacale con quanto scritto dalla Collins, tanto da riportare alla mente il precedente dei primi due Harry Potter di Columbus, tanto erano fedeli ai libri della Rowling. Tutto questo per dire che Lawrence non aggiunge nulla di suo al film, nessun guizzo, cosa che invece aveva fatto Ross con gli espedienti della fotografia de saturata e la già citata macchina a mano (per quanto a tratti risultasse fastidiosa). A trarre vantaggio da questo secondo capitolo sono invece i costumi, le scenografie e gli effetti speciali, che Lawrence valorizza con sapienza grazie anche ad un budget che, dopo il successo inaspettato dell'anno scorso, è inevitabilmente lievitato.
Ciò che il primo episodio aveva seminato viene raccolto ne "La ragazza di fuoco", dove assistiamo al progressivo allinearsi della vicenda di Katniss con quella della nazione di Panem. Al centro della narrazione c'è la questione politica, con una prima parte - quella dedicata al Tour della Vittoria - che racconta il sistema repressivo attuato dal regime totalitarista di Capitol City. Risulta centrale, a riguardo, l'analisi del concetto di potere e su come questo influisca sulle decisioni delle persone, in primis su Katniss. E' interessante vedere come il suo personaggio, inizialmente refrattario ad accettare il ruolo di simbolo della rivoluzione, prenda pian piano coscienza del suo nuovo ruolo e cominci ad accettarlo.
Nel primo film, come anche all'inizio di questo secondo, Katniss si distingue per un forte senso di protezione verso la sua famiglia, per difendere la quale rigetta quasi con disgusto l'immagine di lei che ne ha fatto Panem e che, per ovvi motivi, minaccia l'incolumità della sua sfera personale. Il cinismo ed il distacco che la caratterizzano lasciano però il posto ad una più matura empatia verso gli altri. Durante il Tour della Vittoria, Katniss si rende realmente conto di quante persone trovano conforto alla loro sofferenza grazie a lei. Realizza così di incarnare la speranza, cosa che innesca un processo di evoluzione del personaggio che vedrà la sua maturazione nel capitolo conclusivo. In questo Jennifer Lawrence si conferma, se mai ce ne fosse bisogno, straordinariamente capace di rendere appieno tutte le sfumature di un personaggio che vive un profondo cambiamento, da ragazza introversa a ribelle convinta, il tutto coronato da un intenso primo piano finale che inquadra perfettamente questa trasformazione e al tempo stesso lancia l'ultimo episodio che, come noto, verrà diviso in due film. Di riflesso risultano più in parte anche Josh Hutcherson e Liam Hemsworth, mentre la "new entry" Philip Seymour Hoffman inscena un personaggio mellifluo con semplicità disarmante. Una menzione di merito spetta però a Woody Harrelson, perché il suo Haymitch si conferma irresistibile.
In conclusione si può dire che "La ragazza di fuoco" risulta esteticamente notevole, ma piuttosto freddo e con un finale forse un po' tirato via, tanto che lo spettatore non ha quasi nemmeno il tempo di realizzare il colpo di scena conclusivo. Rispetto al primo film quello di Lawrence rischia meno e il risultato finisce per sembrare un mero esercizio stilistico da parte del regista di "Io sono leggenda", che comunque confeziona un buon prodotto di intrattenimento, ma che poggia in buona parte sul carisma e sul talento magnetico di una Jennifer Lawrence, la cui ascesa non conosce freni. La sua Katniss Everdeen è già diventata un personaggio iconico del grande schermo, ed il merito è tutto suo.
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Recensione a cura di Luke07 - aggiornata al 16/12/2013 18.08.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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