Recensione il mondo dei robot regia di Michael Crichton USA 1973
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Recensione il mondo dei robot (1973)

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locandina del film IL MONDO DEI ROBOT

Immagine tratta dal film IL MONDO DEI ROBOT

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Immagine tratta dal film IL MONDO DEI ROBOT
 

"Qui nulla ci può fermare. Goditelo e basta!" (cit.).

Quando lo scrittore Micheal Crichton, già autore di "Andromeda" e di tanti celebrati best-sellers di fantascienza e non, decise di debuttare alla regia, inaugurando una filmografia scarna ma interessante ("Coma profondo" e "Looker" tra gli altri), il cinema americano aveva già ampiamente rivalutato il potenziale della fantascienza, riaggiornandola nel tempo almeno a partire dal capolavoro di Kubrick, "2001: Odissea nello spazio" che riesce mirabilmente a fondere la fantascienza classica a una visione filosofica etica e teologica sulle origini dell'Uomo e sul rapporto con le Macchine.
Svaniti i tempi degli Ultracorpi di Siegel, dei Pianeti Perduti, o anche solo dei ragni giganteschi dei robusti b-movies di Jack Arnold (metaforicamente assunti a icone sui pericoli della Guerra Fredda), gli anni sessanta furono caratterizzati da due fenomenologie diversificate: da una parte l'inarrivabile Eldorado del mondo degli hippies alla ricerca utopica del "pianeta perfetto lontano dalle guerre e dall'odio dell'Umanità", dall'altra la consapevolezza del potere della macchina, nel mondo industrializzato, e delle grandi scoperte scientifiche.
Probabilmente uno dei primi cineasti ad operare un deciso cambiamento di rotta fu John Frankenheimer, forse uno dei primi registi per cui si coniò spesso il termine "fantapolitica" soprattutto riguardo alcuni dei più inquietanti pamphlet sul tema del Potere e della coercizione psichica, come il capolavoro "Va' e uccidi". Ma è soprattutto con l'ambizioso "Operazione diabolica" (1966) che il regista realizza il suo film più innovativo, la storia di un delicato intervento chirurgico, il quale a sua volta è complementare al notevole "Viaggio allucinante" (1966) di Fleisher, spettacolare rievocazione di un viaggio "lillipuziano" all'interno di un vero corpo umano. Non a caso, lo stesso Kubrick passò con estrema disinvoltura dal cinema fantapolitico ("Il Dottor Stranamore") al cinema "di fantascienza" (le virgole sono d'obbligo) nel Manifesto assoluto di "2001: Odissea nello spazio".
Dopo aver esplorato, con feroce humour e dissacrazione, le frontiere assolutiste e guerrafondaie dell'animo umano, Kubrick arrivò a trasferire la stessa dimensione "nichilista e distruttiva" nella Macchina che si ritorce contro l'Uomo, il suo Creatore (Hal 9000). Questo processo, a dire il vero assai coerente, dimostra quanto la rivalutazione teologica e scientifica della Macchina e dei suoi pericoli sia perfettamente legittima e conseguente al Processo stesso sulla Coercizione Umana e sulla sua smania di Potere.

Per comprendere appieno un film come "Il mondo dei Robot", forse sarebbe lecito sia ripensare ai passi avanti fatti dal cinema nei decenni successivi su questo tema, sia riportare letteralmente le TRE LEGGI DEL SISTEMA DI SICUREZZA DI ASIMOV, riguardo l'esistenza dei Robot:

1) Un Robot non può recare danno a un Essere Umano nè può permettere che a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva un danno;

2) Un Robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli Esseri Umani , purchè ciò non contravvenga alla Prima Legge;

3) Un Robot deve proteggere la propria esistenza, purchè non contravvenga alla Prima e alla Seconda Legge.

L'esperienza ci insegna, prima di tutto, che il cinema cosiddetto "di fantascienza" con tutte le sue diramazioni passate, presenti e future (cyber e affini) sia oggi un'esperienza indiretta con la Realtà che ci circonda, a cominciare dai funesti eventi metereologici che infestano il nostro Pianeta, ma soprattutto che non ci sia una grande necessità di metafora quando tutto ciò che attraversa la nostra vita quotidiana si avvale di un fortissimo ascendente con quel Mistero dell'Universo che è anche scientifico, mentale, filosofico.

"Il mondo dei Robot" racconta la vicenda di uno spettacolare ed efficentissimo Centro dei Divertimenti, un Luna-Park ("il migliore del mondo") di nome DELOS, che offre ai visitatori (clienti) 1000 dollari al giorno e la possibilità di vivere in tre "Mondi" diversi del passato, nella Società dell'Antica Roma, nel Medioevo, o nell'America del Far West del 1880.
Una vera e propria Fantasy Island (come per altri versi nel titolo di una curiosa serie televisiva) dove però la maggior parte degli abitanti sono dei robot creati a immagine e somiglianza dell'Uomo e, forse, dei suoi peggiori/migliori istinti.
La storia si sofferma particolarmente su due amici, John e Peter, che scelgono di vivere proprio nel West, e vanno a procurarsi gli abiti, come se fossero in un qualsiasi Emporio, per entrare direttamente in questo "nuovo vecchio mondo". Inizialmente gli amici vivono direttamente tutte le situazioni tipiche e i clichè del west che hanno probabilmente imparato a memoria nei vecchi film di Tom Mix o nei classici di John Wayne: le diligenze, i cavalli, gli assalti alle banche, il clima rissoso, decisamente parodistico, nei Saloon, con le tipiche scazzottate e le prostitute che indossano fastosi abiti da "cerimonia".
Peter se la spassa con una di loro, pur sapendo che si tratta di un Androide capace però di dare un piacere sessuale quasi identico a quello di una vera donna. arriva anche ad uccidere un uomo nel saloon, per difendersi, attraverso una tipica sparatoia alla quale non darà molto peso.
Ma qualcosa non funziona completamente: Delos, (im?)perfetta Triade di Tre Epoche e Società diverse, diventa un'implacabile raffronto tra Domanda e Offerta, come se fosse un Supermarket dei Sogni e dei desideri da esorcizzare (e per questo viverne e vedere la Realizzazione).
In un'altra Era, una giovane donzella, Daphne, che altro non è che un'Androide ovviamente, rifiuta sdegnosamente le avances di un cliente che (sottile e crudele invettiva sociale) indirettamente Paga per soddisfare i suoi appetiti sessuali.
I Robot di Crichton sono perciò da una parte dotati di una Perfezione che supera il confine tra Umano(ide) e Macchina, dall'altra vertono come Oggetti di Usura e Piacere, come Giochi Sociali, all'interno dell'industria che ne ha perfezionato l'Esistenza. Ognuno di essi rappresenta un Prototipo Umano, sia legato all'epoca in cui sono messi nelle condizioni di Vivere, sia davanti alla condizione legittima per cui l'Umanità chiede a sua volta di Riconoscersi: lo sceriffo, il fuorilegge, i rapinatori, la prostituta, ma anche il Re, la Regina, le Cortigiane e i Servi.

Le prime "vittime" vengono portate in dei laboratori che, guardacaso, ricordano molto quelli del successivo film per il cinema di Crichton, "Coma Profondo" (1978). I tecnici e gli scienzati comprendono che qualcosa di pericoloso sta in effetti avvenendo, ma non ritengono che la situazione sia così allarmante, come in effetti si dimostra.

"Il mondo dei Robot" parla soprattutto alla Società Americana, e si vede: non è esattamente un film di fantascienza, ma un vero e proprio viaggio nella "fantaCOscienza" individuale, e una parabola sul Potere che agisce in relazione al ruolo imposto socialmente o anche nella più Vera delle Fantasie.se inizialmente è netta la divisione tra Realtà e Fantasia, e a poco a poco diventa la stessa cosa.
Non a caso, è emblematico il secondo, drammatico incontro di Peter e John con l'Androide (un imperturbabile, glaciale, immenso Brynner) dove Peter, uccidendo "per la seconda volta" (compie un volo pindarico frantumando i vetri di una finestra, come nei classici del genere) capisce che qualcosa non va.
Non è più un "gioco" irriverente tra tavolini di legno che si rompono facilmente e botte picaresche, ma qualcosa di molto più allarmante: privati dai codici comportamentali, e perfettamente inseriti (e fin troppo) nei loro ruoli, i Robot-attori si ribellano agli Ospiti ("forestieri") di Delos.
Al tempo stesso, sono interessanti i comportamenti degli Umani all'interno delllo stesso Nucleo: un personaggio complessato si autonomina Sceriffo della città senza averne i requisiti (salvo poi impennarsi in risse che ne fanno un qualunque cittadino "di strada"), e Peter, confuso principalmente dall'aver commesso un delitto ("falso" o "vero" che sia) finisce in prigione, arrestato come omicida da uno sceriffo-androide: riesce successivamente a scappare ed è l'inizio di una serie di drammatiche disavventure.

Ai nostri giorni, "Il mondo dei Robot" potrà sembrare ingenuo e anacronistico rispetto alle successive Evoluzioni Cinematografiche sul tema, ma per l'epoca fu davvero un film originale e innovativo. In un certo senso ha ispirato le Nuove Frontiere della Letteratura Fantascientifica e parecchi film di successo degli anni Ottanta e Novanta: "Blade Runner" a parte, indubbiamente la saga di "Terminator" (curioso che un'episodio si intitoli "Le macchine ribelli"), "I, robot", pure il deludente e (troppo) Spielberghiano (da un soggetto di Kubrick) "A.I. Intelligenza Artificiale".
Inoltre c'è uno sguardo neanche troppo velato sulla società di consumo ad uso e consumo della Massa, come indirettamente hanno colto Peter Weir ("The Truman Show") e purtroppo certi deprimenti format televisivi da tutto il mondo.

Curioso che le tre leggi del Sistema di Sicurezza di Asimov sui Robot non si premurino di svelarci il significato recondito della terza legge, secondo cui "Un Robot deve proteggere la propria esistenza, senza recare danno ad altri".
E se provassimo, Umanamente, a seguirla noi stessi?

Ci resta l'Incognita della Sopravvalutazione e Arroganza dell'Uomo, che si tramuta in candido dubbio di coscienza, come nel caso di Peter: quando spara per la prima volta a Yul Brynner, "E se fosse un Uomo?". Eh già, se fosse un Uomo, cosa fareste Voi tutti?

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Recensione a cura di kowalsky - aggiornata al 12/06/2007

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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