Recensione il padrino regia di Francis Ford Coppola USA 1972
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Recensione il padrino (1972)

Voto Visitatori:   9,29 / 10 (813 voti)9,29Grafico
Miglior filmMiglior attore (Marlon Brando)Miglior sceneggiatura non originale (Mario Puzo, Francis Ford Coppola)
VINCITORE DI 3 PREMI OSCAR:
Miglior film, Miglior attore (Marlon Brando), Miglior sceneggiatura non originale (Mario Puzo, Francis Ford Coppola)
Miglior film stranieroMiglior attore straniero (Al Pacino)
VINCITORE DI 2 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Miglior film straniero, Miglior attore straniero (Al Pacino)
Miglior film drammaticoMiglior regista (Francis Ford Coppola)Miglior attore in un film drammatico (Marlon Brando)Miglior sceneggiatura (Mario Puzo, Francis Ford Coppola)Miglior colonna sonora (Nino Rota)
VINCITORE DI 5 PREMI GOLDEN GLOBE:
Miglior film drammatico, Miglior regista (Francis Ford Coppola), Miglior attore in un film drammatico (Marlon Brando), Miglior sceneggiatura (Mario Puzo, Francis Ford Coppola), Miglior colonna sonora (Nino Rota)
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locandina del film IL PADRINO

Immagine tratta dal film IL PADRINO

Immagine tratta dal film IL PADRINO

Immagine tratta dal film IL PADRINO

Immagine tratta dal film IL PADRINO

Immagine tratta dal film IL PADRINO
 

Il più fascinoso dei tre. Il ritratto più "spinto", per certi versi perfino macchiettistico, della mafia sicula trapiantata a "Nuova York", dei suoi splendori e delle sue miserie, soprattutto del suo charme, fatto di battute ciniche e intramontabili, di trasudante carisma, di sorrisi che bruciano d'inganno.

La prima perla cinematografica estrapolata dall'imponente "corpus" letterario targato Mario Puzo racconta l'ascesa al potere di un giovane intellettualoide, Michael Corleone, che abbandona timidezza e neutralità rispetto agli "affari" di famiglia quando il padre, Don Vito Corleone, viene ferito gravemente da sicari ingaggiati da un clan rivale. Dopo aver ucciso i mandanti del tentato omicidio del padre, Michael fuggirà in Sicilia, per poi rientrare a New York; alla morte di Don Vito, sarà proprio Micheal Corleone a ereditare dal padre il titolo di "Padrino".

"Il Padrino I" non è soltanto la "fotografia emotiva" di una realtà criminosa di enorme rilevanza nella vita del nostro paese e, nella fattispecie, degli USA. E' molto, molto di più: è l'inizio della parabola umana di Michael Corleone (che nella parte seconda e terza troverà il suo compimento), è il meccanismo impeccabile di una vicenda intricatissima che si dispiega con crescente pathos e suspense, ed è anche una strepitosa prova delle abilità registiche di Francis Ford Coppola.

Procedendo con ordine, si è definito questo film come il più "fascinoso" dei tre perché è quello che lascia maggior spazio alla caratterizzazione dei personaggi, dipinti come i più classici, stravaganti "pezzi da novanta" dell'organizzazione mafiosa. Davvero impareggiabile, in tal senso, l'interpretazione del grassoccio e cavernoso Marlon Brando, il "Don" per eccellenza. Non a caso, un recente sondaggio ha eletto il "brandiano" Don Vito Corleone come il personaggio più affascinante della storia del cinema: duro, risoluto, autoritario. E allo stesso tempo cordiale, premurosissimo nei confronti della famiglia (il suo valore imprescindibile), perfino "onesto". Onesto, sì, perché Don Vito, nella sua vita macchiata di sangue, non ha in fondo mai conosciuto il tradimento, la vigliaccheria. Si è sempre guardato dal pugnalare alle spalle il nemico indifeso; tranne forse una volta, quand'era ragazzo. Ma questo ce lo testimonierà il secondo episodio della saga, che viaggerà a ritroso...

Impossibile, poi, dimenticare la maschera innocente dell'impacciato Michael Corleone, che il giovane Al Pacino, insospettabilmente, trasformerà ben presto nell'erede di Don Vito. E l'equilibrio pacato di Tom Hagen (Robert Duvall), il "consigliere" dei Corleone, a metà strada fra il lucido avvocato e il saggio fratello maggiore. E gli occhi sanguigni di Santino "Sonny" Corleone, calzato da James Caan, la testa calda della famiglia. E la figura esile del pavido Fredo Corleone (John Cazale), troppo fragile e indeciso, rispetto agli altri figli di Don Vito, per ambire al titolo di "Padrino".

"Il Padrino II e III", forti di questo primo capitolo, potranno soffermarsi di meno sulla costruzione estetica dei "personaggi" e delle loro figure carismatiche, e proseguire la narrazione sviluppando imprevedibili intrecci ma anche (specialmente "Il Padrino III") puntando sempre di più sull'introspezione e l'approfondimento psicologico di una personalità tormentata e complessa come quella di Michael Corleone.

Tornando a "Il Padrino I" va sottolineato che, dopo una prima parte dedicata soprattutto all'introduzione dei membri della "Famiglia", la storia prende decisamente quota e, con il colpo di scena dell'omicidio di Sollozzo da parte di Michael, acquista sempre più ritmo e spessore.
La tensione emotiva, coadiuvata da una sceneggiatura sapiente e perfino pittoresca, non cala mai e si taglia a fette in certi momenti-clou, come il furioso (quanto breve) viaggio in macchina di Sonny deciso a punire il cognato Carlo Rizzi, reo di aver picchiato sua sorella Connie Corleone, o la drammatica conversazione tra Michael e lo stesso Carlo, ormai condannato a morte. Per non parlare dello smascheramento di Tessio, il vero traditore della famiglia Corleone, che dopo la morte di Vito (di cui era grande amico) volta le spalle al figlio Michael e gli tende una trappola, su pressione del clan rivale dei Barrese.

Memorabile, poi, la "sequenza del battesimo", uno dei punti culminanti del film in cui F. F. Coppola scatena tutta la sua creatività e dimostra, in cabina di regia, un talento da vero artista della cinepresa. Echi perfino kubrickiani, nel montaggio incalzante che procede secondo il contrasto Dio/Morte: la telecamera, viaggiando alternativamente fra la cerimonia di battesimo del piccolo figlio di Connie e Carlo (alla quale è presente Michael Corleone) e i contemporanei, brutali omicidi comandati da Michael ed eseguiti dai suoi sicari, regala emozioni fortissime, tramutando le esecuzioni dei capi delle famiglie invise ai Corleone in una cupa, inquietante poesia. Il drammatico conflitto fra la sacralità del battesimo di un bimbo e la brutalità delle sparatorie mafiose, esacerbato peraltro dalla voce celeste e solenne del prete celebrante mantenuta da Coppola anche durante le scene degli omicidi, richiama un tema, quello della contraddizione fra fede religiosa e cinismo criminale, che tornerà prepotentemente soprattutto ne "Il Padrino III". Del resto, la traduzione inglese del nostro "Padrino" risulta essere "Godfather"! La presenza ostentata e ridicola, ma al contempo sottile e impalpabile di Dio nella vita e nella coscienza di personaggi come i fratelli Corleone non fa altro che aggiungere fascino al loro fascino. Proprio perché inverosimile, li rende più sfuggenti, più profondi. Più complessi.

Nino Rota, infine, merita una menzione speciale. La sua fosca, intensa colonna sonora, come accade ai migliori compositori che si cimentano con la settima arte, entra decisamente a far parte della narrazione: crea le atmosfere ma non solo. Guida la storia, non si limita ad accompagnarla, ne integra peculiarità e significati. E rimane indissolubilmente impressa, nella mente del pubblico, assieme ai volti e alle ambientazioni de "Il Padrino". Come capitò a Giorgio Moroder con "Scarface". Come capitò a Ennio Morricone con "C'era una volta in America".

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Recensione a cura di Matteo Bordiga - aggiornata al 30/11/2005

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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