Voto Visitatori: | 7,63 / 10 (39 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 7,50 / 10 | ||
Sulle note di Henri Mancini una pantera dal manto rosa si intrufolò nella memoria degli spettatori, lasciando le sue impronte indelebili: la colonna sonora, le caratterizzazioni dei personaggi ed il felino più celebre di Hollywood fanno di questa pellicola un cult degli anni 60.
La storia è quella di un diamante - chiamato appunto "Pantera Rosa" - appartenente alla principessa Dala, interpretata dalla nostra Claudia Cardinale. L'appetitoso oggetto fa gola al ladro Charles Lytton, il premio Oscar 1958 David Niven, che non si farà scrupoli nel far cadere nella sua trappola l'affascinante donna. In tutto questo spicca una figura, colui che cercherà di prendere con le mani nel sacco il delinquente Lytton: il maldestro Ispettore Clouseau, alias Peter Sellers.
L'attore britannico, con la sua straordinaria bravura, riesce a donare a questo personaggio una caratterizzazione piuttosto bizzarra, rendendolo unico ed immediatamente riconoscibile in tutto il mondo. La mimica impacciata, lo strano accento francese (magistralmente reso poi anche dal doppiaggio italiano) e l'ingenuità di fondo sono i punti di forza di Clouseau, e contribuiscono in modo fondamentale a fare de "La pantera Rosa" un'opera di altissimo livello. Le tragicomiche apparizioni dell'ispettore danno una marcia in più a quelle che si possono definire le sue spalle, quali la moglie, Simone Clouseau, (nei panni della quale troviamo l'attrice Capucine) e Lytton il ladro, amante di quest'ultima. I due tenteranno in ogni modo di beffare il candido Clouseau, ma lui è talmente credulone che non si accorge nemmeno dell'evidenza. La psicologia di questi personaggi resta in sordina se paragonata a quella del vero protagonista, impersonato da Sellers.
"La Pantera Rosa" è una commedia che alterna picchi di creatività a momenti di grande lentezza ritmica; erano queste caratteristiche comuni per quel genere di produzioni. Nonostante ciò, la pellicola riesce a rimanere comunque impressa nella mente del suo pubblico: scene indelebili, per esempio, sono il momento in cui l'Ispettore Clouseau, in camera con sua moglie, non si accorge che con loro sono presenti ben altre due persone: l'amante di lei ed un suo spasimante.
Clouseau è così, forse un marito "troppo" devoto, e per di più è anche un investigatore "troppo" imbranato. Come quando lo si vede tutto bardato in armatura medievale inseguire il ladro che da tempo cercava di acchiappare.
L'abilità di Peter Sellers sta nell'immedesimarsi completamente nel personaggio che sta interpretando: si dice addirittura che egli usasse assimilare così profondamente il ruolo che finiva per annientare la propria personalità.
L'Ispettore Clouseau diventerà così la più nota e riuscita parodia dei polizieschi e del serio gendarme, ed il merito è principalmente da ascrivere al solo ed unico interprete possibile, nonostante altri attori abbiano provato nel corso degli anni a replicarne la mimica, senza però ottenere lo stesso successo.
Nulla da togliere comunque agli altri attori del cast: David Niven ha sempre dato prova di grandi doti recitative, come ne "I Cannoni di Navarone" o "Il Giro del mondo in 80 giorni", ma in questo film Sellers domina su tutto e tutti. Anche l'interprete francese Capucine riesce ad entrare bene nella parte della moglie di Clouseau, ma in casa si sa che è il marito a portare i pantaloni... Invece Claudia Cardinale, pluripremiata attrice italiana portata al successo da "Il Gattopardo", ricopre un ruolo marginale e la sua interpretazione risulta un eccessivamente monotona e sottotono.
In realtà ci sarebbe un altro personaggio nella troupe; un'icona come Clouseau, ma non in carne ed ossa: si tratta della Pantera Rosa in versione cartone animato, inventato appositamente per i titoli che aprono e chiudono il film. L'animale immaginario più famoso della storia del cinema è in seguito diventato un fumetto ed un cartone animato; il suo volto viene stampato sulle magliette, ed i bambini tuttora adorano quella pantera così rosa e così dispettosa; i più grandi invece rievocano il film proprio attraverso quella serie animata creata da Fritz Freleng.
Il padre del malizioso felino fu chiamato proprio dal regista per trovare un'idea originale e magnetica che potesse rompere la banalità delle classiche "parole scritte" che si ritrovano sempre all'inizio di un lungometraggio e che sono spesso piuttosto noiose. Freleng non solo trovò un'idea geniale per colpire la platea, ma riuscì a rendere immortale la sua suadente pantera.
Blake Edwards, artista della raffinata commedia e regista di questo film, era già conosciuto per altre opere di grande rilievo, come la parodia bellica "Operazione Sottoveste" ed il sentimentale "Colazione da Tiffany", libero adattamento del capolavoro di Truman Capote.
Edwards lavorò più volte con Peter Sellers, riscontrando sempre il gradimento del pubblico; i due, infatti, collaborarono insieme anche per i successivi capitoli de "La Pantera Rosa" e per "Hollywood Party", irresistibile lungometraggio che servì da spunto per la creazione di altre spassose commedie americane.
Edwards continuò la strada della comicità "slapstick" basata sul linguaggio del corpo caratteristica del cinema degli esordi ma, a differenza dello slapstick classico, che mantiene un certo equilibrio di ilarità per tutta la durata della pellicola come nelle "vecchie" comiche, cerca di condurre il film verso una comica in crescendo: come una bomba innescata pronta ad esplodere, più il tempo passa e più le gag si fanno esilaranti.
Amante della commedia sofisticata, Blake Edwards aggiunge ad essa il sapore retrò della pantomima, riuscendo a creare un mix di moderno e passato che regalano cimeli di celluloide alla storia del cinema.
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Recensione a cura di Debora P. - aggiornata al 26/08/2008
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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