Recensione l'astronave atomica del dr. quatermass regia di Val Guest Gran Bretagna 1955
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Recensione l'astronave atomica del dr. quatermass (1955)

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locandina del film L'ASTRONAVE ATOMICA DEL DR. QUATERMASS

Immagine tratta dal film L'ASTRONAVE ATOMICA DEL DR. QUATERMASS

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Agli inizi degli anni '50 un'astronave atomica a forma di missile, progettata dal dottor Bernard Quatermass (Brian Donlevy), viene lanciata per la prima volta nello spazio con tre uomini a bordo e messa in orbita a una distanza dalla terra di circa 1500 miglia.

 A causa di un guasto nel sistema di comunicazione radio, la missione sembra a un certo punto fallire, il dottor Quatermass dopo 57 ore di silenzio decide di usare i comandi da terra per far rientrare l'astronave, l'operazione non riesce del tutto e l'impatto con la superficie terrestre risulterà violento, tanto da far temere per la vita dei tre astronauti.

L'astronave, incandescente per l'attrito con l'atmosfera terrestre, impatterà con la superficie terrestre di notte, in aperta campagna vicino a una casa agricola, mentre due amanti ignari si baciano in un fienile.

Dei tre astronauti che componevano l'equipaggio, soltanto uno, Victor Caroon (Richard Wordsworth), uscirà vivo dal missile, seppur sotto shock, degli altri due si troveranno solo le tute, misteriosamente vuote, con i caschi ancora avvitati sui supporti metallici dei tessuti.

Cosa sia effettivamente accaduto nello spazio, Victor Caroon non è in grado di descriverlo perché traumatizzato da qualche grave evento che per gli scienziati è tutto da scoprire.
Il dottor Quatermass, deciso a trovare la verità, rivede i filmati girati a bordo dalla cinepresa automatica e, dopo un attento esame, scopre che un'entità vivente esterna è penetrata inspiegabilmente nell'astronave, forse una microscopica ameba, bramosa di nutrirsi con materiale biologico umano.

Questo essere, del tutto enigmatico per la scienza biologica, ha assorbito letteralmente i corpi dei due piloti, penetrando poi anche in quello di Victor Caroon.
Il sopravissuto astronauta viene portato all'ospedale, ma le sue condizioni anziché migliorare si aggravano, tanto da costringere la moglie, sempre più diffidente verso le diagnosi mediche di quello ospedale e desiderosa di curare l'uomo a casa sua, a rapirlo con la complicità di un infermiere.

Quando la consorte, in automobile, scoprirà, con orrore, che il braccio destro del marito si è trasformato in un gigantesco cactus, urlerà a squarciagola tutto il suo dolore, costringendo l'uomo a fuggire.
Il marito vaga senza meta, affamato, in completa balia delle forze biologiche aliene penetrate nel suo corpo, è costretto ad uccidere animali di ogni genere, facendo anche una strage di belve nello zoo del quartiere di Westminster a Londra, una zona situata nella riva settentrionale del Tamigi.

Riuscirà l'oscura materia vivente presente in Caroon a completare l'assorbimento del corpo dell'astronauta, minacciando poi l'intera città di Londra?

Film capolavoro di Val Guest, regista noto anche per Il mostruoso "Uomo delle nevi" (1957), "I vampiri dello spazio" (1957), "Incubo sulla città" (1963), "James Bond - 007 Casinò Royal" (1967).

Questo film con protagonista la creatura aliena che assorbe i corpi degli uomini, ispirerà altri capolavori come la serie più recente dei film di "Alien" (1979-1997).

La grandezza di questo film sta nell'aver individuato e messo in pratica, con un buon acume visivo e narrativo, tematiche cardine per i futuri film di fantascienza, idee narrative di grande impatto immaginifico, filosoficamente estremamente coinvolgenti, sempre ben in relazione con la realtà più specifica dei tempi, mai del tutto sganciate dall'archetipico collettivo di turno, in scena cioè al momento della produzione del film.

La conquista dello spazio da parte del dottor Quatermass avviene trasgredendo alle regole e alle procedure più ovvie della vita istituzionale, quasi con un colpo di mano, egli non informa del lancio neanche le autorità governative, ciò fa pensare a una trasgressione, a un conflitto tra scienza e politica, o a una equazione ambigua: conquista spaziale si, ma con in cambio una notorietà soprattutto personale al di là di ogni logica d'equipe, di ogni riconoscimento collettivo?

Il film lascia senza risposta questo interrogativo di fondo, facendo pensare che le applicazioni delle grandi conquiste scientifiche nel mondo tecnologico avvengono spesso con compromessi oscuri e conflitti di ogni genere, sopratutto tra istituzioni e scienziati, tra investitori ed enti di ricerca, questioni che richiamano anche al senso di un'azione e alla necessità di rispettare le più elementari regole etiche maturate in un certo ambito sociale.

Il film sembra ribadire come le grandi conquiste tecnologiche lasciano alla fine sempre qualcosa di amaro, di incompiuto, lontano dalle vere possibilità della tecnologia più avanzata.

Il dottor Quatermass non è un pazzo, ha bisogno di sperimentare per far evolvere i suoi progetti spaziali, ma vuole farlo da solo perché pensa che la scienza sia ancora positivista, legata a un'idea univoca, semplice se si individua una causa, mai smentita dal risultato positivo dell'esperimento, crede quindi a un rapporto causa effetto privo di sfumature e contraddizioni, del tutto ben formulabile, al solo patto di approfondire gli argomenti con dei metodi rigorosi che portano alla dimostrazione pubblica.

Se la causa di certi fenomeni fisici è una sola, il gioco individuale basato sull'intelligenza e la tenacia acquistano un grosso rilievo dando maggior possibilità di gloria a chi per primo riesce a scoprire il motivo che guida certi fenomeni.

In realtà negli anni successivi, '60-'70-80-'90 etc., la scienza mostrerà metodologie di ricerca sempre più distanti dal residuo positivistico degli anni 1'50, non ricercando più cause rigide, dirette, ai fenomeni ma sistematizzandone le relazioni causali in presupposti logici molto complessi, quasi sempre ipotetici, in raziocinanti statistiche, coordinate dalla grande capacità calcolistica dei computer.
Ad esempio la caduta di una mela dal tavolo sarà sì ritenuta legata alle leggi matematiche della gravità, ma non in valore assoluto, bensì statistico, cioè probabilistico, lasciando un margine seppur minimo per una ulteriore ricerca e scoperta.

Quatermass non è un genio perché la sua missione spaziale incontra serie complicazioni, praticamente fallimentari, giocando troppo sulla vita degli astronauti per ambizione personale, e evidenziando problemi in gran parte dovuti a carenze organizzative.

La sua azione individualistica e testarda rappresenta il negativo del mito, l'affabulazione cioè dell'idea spazio in una direzione diversa, intesa come un altro mondo, assolutamente non desertico, con delle forme di vita tendenzialmente ostili, per necessità, all'uomo, dove ciò che di alieno può comparire improvvisamente sulla scena, durante una missione, non è altro che il riflesso, lo specchio opaco della malvagità umana più banale, della vanità e l'egoismo dell'uomo, dei suoi limiti genetici e culturali, del suo razzismo inconscio, da sempre ostacolo alla reale possibilità di risolvere i problemi sociali ed etici più urgenti, quelli a più largo raggio d'azione sociale, problemi spesso bisognosi di analisi sviluppabili in una dimensione mondiale. Solo quando certe questioni coincidono, casualmente, con tornaconti personali si assiste a tentativi di soluzione.

L'astronave di Quatermass,con il suo mostro invisibile all'interno degli abitacoli, diventa allora il simbolo di un problema che è sulla Terra, anziché nello spazio altro come vuol fare credere il film.

Il mostro si fa vivo a 1500 miglia dal suolo, ancora in piena atmosfera e orbita terrestre, quindi in casa nostra, e ciò formula qualcosa intorno all'infinito mistero costitutivo della materia biologica del nostro mondo, della sua varietà e diversità di funzionamento fisiologico. L'essere biologico, misterioso, dell'astronave, considerato un alieno ha pari diritto di esistenza dell'uomo, appartiene alla famiglia della Terra.

Di conseguenza nel film il termine alieno diventa in un certo senso un termine improprio, surreale, una parola-esorcismo rispetto alla realtà che la pellicola sottende, è una parola che rappresenta una sorta di scongiuro, un sintomo psichico chiaramente sorto in funzione di una proiezione all'esterno dello straniero che ci abita nel più profondo.

Questa è la differenza tra il film "L'astronave atomica del dottor Quatermass" e ad esempio "Alien", da una parte con il film di Guest,lo straniero-mostro è in un certo senso tra noi, ben radicato da millenni, originato dal nostro inconscio, un essere fantasmatico in gran parte misconosciuto nei suoi contenuti, che in base alle proprietà della rimozione rimane un altro riflesso; dall'altra parte invece, in "Alien", esso fa parte di un mondo veramente lontano, di cui non si cerca più di indovinarne i caratteri che in qualche modo ci riguardano, ma, grazie a una scienza sempre più svincolata dal mito dello scienziato-genio quindi finalmente separata da ogni soggettivismo, si scopre lo straniero-mostro nei suoi possibili aspetti fondativi, costituzionali, reali, non più rispecchiati dal rumore individuale delle realtà umane.

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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 10/02/2011 15.49.00

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