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Uno studente americano (Jacob, Anton Yelchin) e la sua ragazza inglese (Anna, Felicity Jones) sono costretti a separarsi quando le autorità americane impediscono ad Anna di rientrare in America a causa della violazione dei termini del visto da studente, che Anna aveva voluto ignorare per restare qualche mese in più con Jacob. La distanza porta rapidamente ad un allontanamento, nonostante l'iniziale passione, ma i due non riescono a dimenticarsi del tutto e continuano a cercarsi e tentare di ricominciare, nonostante ogni volta qualcosa li separi di nuovo.
Drake Doremus sceglie di documentare, più che filmare, una storia d'amore normale, anzi, normalmente sbagliata: l'ombra della passione iniziale si proietta sul resto del rapporto dando sempre ai due ragazzi l'impressione che la storia "debba" funzionare, anche se ogni volta che ci provano finisce male, e che la semplice distanza fisica sia in realtà sufficiente ad allontanarli del tutto, sebbene temporaneamente.
L'idea di raccontare la complessità di certi rapporti, dell'ostinazione a negare l'evidenza (o, per vederla in un altro modo, della visceralità di certi legami che vanno oltre la possibilità pratica di stare insieme) non è banale. Si può arrivare al risultato attraverso diverse strade. Per fare un esempio recente, la commedia "500 giorni insieme" raccontava - in maniera brillante - di un rapporto vissuto in maniera estremamente differente dai due protagonisti, con le catastrofiche conseguenze del caso. Stesso tema ma opposta scelta stilistica, perché "Like Crazy" racconta l'insopportabile tira e molla tra Jacob e Anna, senza mai tentare di rendere minimante interessante la cosa. A parte la ripetitività meccanica delle vicende (i due stanno insieme e si amano, poi si separano e ognuno fa la sua vita finché lei non ricomincia a mandare sms esplorativi e lui ci ricasca e si ricomincia da capo almeno tre volte), è il totale disinteresse nei confronti dei due personaggi che uccide lentamente lo spettatore.
Il grande schermo amplifica, che piaccia o meno, e la realtà, abbandonata così a se stessa, non ne riceve un gran servizio: "Like Crazy" però non è un documentario, è un'opera di fiction e come tale deve essere giudicato. Si può apprezzare lo sforzo nel rendere il più credibile possibile una storia d'amore (e comunque non è difficile sollevare dubbi anche in tal senso), se si ama un certo tipo di cinema, ma al contrario di altre tematiche, per cui uno stile del genere può essere appropriato, per il racconto di una piccola storia d'amore o delle dinamiche dei rapporti di coppia, ciò che emerge è solo la banalità e l'irrazionalità dei comportamenti umani, fino a sollevare il dubbio stesso che una storia che non ha niente di speciale meriti un film e la nostra attenzione. Confondere la forma con la sostanza è l'unico, fatale errore di Drake Doremus.
Non stiamo offrendo una visione cinica di una bella storia d'amore: è lo stesso film a metterla sul piano della cronaca invece che dell'analisi, è lo stesso film ad impedirci di soffrire e gioire con i protagonisti. Anna è un personaggio umorale e immaturo, Jacob un pupazzo radiocomandato via sms.
Sarebbe sbagliato dire che "Like Crazy" è un brutto film. Semplicemente, non c'è il film. Non c'è un'idea nel soggetto, non c'è una battuta nella sceneggiatura, non c'è un momento della colonna sonora, non c'è un'idea di regia, una scena memorabile, una morale, un punto di vista attraverso la storia, un personaggio interessante. Queste due persone sono attratte l'una dall'altra, ma non sono fatte per stare insieme. E allora? Un conto è cercare di cogliere la realtà di una storia d'amore, spogliandola degli orpelli della retorica cinematografica, un altro è togliere qualunque elemento di eccezionalità alla storia che si vuole raccontare, sperare che basti mettersi la macchina da presa in spalla per dare una sensazione di "fly on the wall" e realismo e ottenere invece il risultato di banalizzare. "Like Crazy" è come quei pessimi cartoni animati a basso costo in cui tutto sembra disegnato sul fondale e solo le linee di contorno separano i vari oggetti.
Anton Yelchin ha già dimostrato di brillare di luce propria anche in ruoli minori, sia in film riusciti ("Star Trek") sia in enormi equivoci cinematografici ("Terminator Salvation"): è un attore interessante, dotato. Lo stesso si può dire di Jennifer Lawrence, che nel film interpreta Samantha, la ragazza che si divide con Anna le attenzioni di Jacob e che, nelle poche scene a disposizione, disegna credibilmente la sofferenza di un personaggio capitato con la persona giusta al momento sbagliato. Felicity Jones, emaciata e imbronciata, novella Kirsten Stewart senza un "Twilight" a farla rimbalzare da una copertina all'altra, è il punto debole del film. Il suo personaggio forse è scritto male, ma di lei non ci interessa mai nulla, dall'inizio alla fine e sfido chiunque a non tifare per Samantha, vero angelo biondo che non si scompone nemmeno quando per errore Jacob la chiama Anna, cosa che, per inciso, fa crollare ogni pretesa di realismo.
La severità di questa recensione contrasta con i giudizi entusiastici che scomodano addirittura paragoni con "Le onde del destino" di Lars Von Trier ed è sicuramente figlia di un' idea di cinema diversa. "Like Crazy" è un prodotto molto particolare ed è difficile pertanto che non susciti reazioni estreme: noia mortale e fastidio oppure plauso che sia, a suo favore certamente va il fatto che non lascia di certo indifferenti.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 17/09/2012 15.03.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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