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"La vera cosa assurda è che uno che ha paura dell'acqua vada a vivere su un'isola"
"Un'isola è un'isola solo se la guardi dal mare".
Martin Brody è un poliziotto newyorkese che un bel giorno decide di trasferirsi lontano dalla grande mela per veder crescere in tranquillità la sua giovane famiglia: con lui ci sono Ellen e i due figli Michael e Sean.
Martin ha paura dell'acqua, ma nonostante ciò, accetta il suo nuovo incarico di capo della Polizia ad Amity, una deliziosa isola del New England dove gli yankees usano trascorrere le loro vacanze. Siamo vicini al 4 luglio, e Martin nota che la luce del sole ha un'angolatura diversa da quel giorno d'autunno in cui giunse sull'isola. La giornata di lavoro si preannuncia gradevole: cosa potrebbe mai accadere da quelle parti?
Che una ragazza scompaia dopo essere stata vista guizzare leggiadra in mare per un bagno notturno, ad esempio.
Il ragazzo che era con lei era troppo brillo per seguirla, e adesso è con Brody sulla spiaggia per cercare di venirne a capo. Ma il fischio di allarme rompe ogni speranza: qualcosa è stato trasportato a riva dalle onde. I poveri resti di Chrissie!!!
Cosa avrà mai potuto ridurla così? L'elica di un fuoribordo? Gli scogli? Jack the ripper? Il medico locale decreta come possible anche un attacco di squali, ma non ne sarebbe convinto, dal momento che di concerto con il sindaco una notizia del genere non si rivelerebbe conveniente, per l'apertura imminente della stagione turistica. Meglio considerare il tutto un incidente.
Brody ha la morte nel cuore. In lui sente che qualcosa nell'acqua c'è. È solo questione di tempo, e qualcosa accadrà nuovamente.
Una settimana dopo, con moglie e figli sulla spiaggia, Brody fissa il mare cercando di interpretarne i misteri. La morte avviene inesorabilmente sotto gli occhi di tutti, senza che il protagonista possa intervenire...
Ora tutti sanno. Lo squalo c'è.
Il consiglio municipale si riunisce in seduta straordinaria: occorre fare di tutto per eliminare lo squalo e salvare la stagione, o l'economia della cittadina ne risentirà pesantemente.
Il cacciatore di squali Quint si offre di catturare lo squalo, ma vuole un compenso abbastanza elevato. "Diecimila dollari e io vi porto la bocca, la coda, e tutto quanto c'è in mezzo. Altrimenti tenetevi lo squalo, e passate l'inverno a piangere..."
Brody chede aiuto anche all'Istituto oceanografico che invierà un consulente, Matthew Hooper, un simpatico giovanotto di buona famiglia che si rivela subito nella sua efficienza: "Per prima cosa vorrei vedere i resti di Chrissie Watkins". Ahimè, altro che l'elica di una barca! La povera ragazza è stata il "tranquillo pasto di un enorme squalo bianco" che fino a quando troverà di che sfamarsi, non avrà la minima intenzione di allontanarsi.
Il Governo dunque finanzia la missione di Quint, con il vincolo che siano presenti anche Brody e Hooper. Trasferitisi sulla barca del cacciatore di squali, l'Orca, da questo momento in poi i tre personaggi saranno in balìa del mare, ed è davanti all'Orca che lo squalo si mostra in tutta la sua grande dimensione e potenza, al punto che Brody spontaneamente afferma: "Ci serve una barca più grossa!"
Pur se completamente diverse, le tre anime presenti sull'Orca sono accomunate da un unico elemento: la paura. Brody ha paura di annegare. Hooper ebbe paura di uno squalo che da ragazzo gli divorò la barchetta avuta in dono dal padre. Quint rivela a bordo dell'Orca la paura che ebbe nel 1945, quando la Corazzata Indianapolis affondò nell'Oceano Indiano e tutto l'equipaggio dovette vedersela con gli squali. La paura che ha determinato, in un certo senso, l'andamento delle loro vite adesso li domina nelle fattezze dello squalo più pericoloso che si sia mai visto.
Ma la paura può essere domata? O alla fine sarà lei a prendere il sopravvento?
"Jaws" nasce come romanzo di avventura ispirato a un fatto di cronaca del 1964. A largo di Long Island un pescatore si imbatte in uno squalo bianco che è rimasto imprigionato nelle sue reti. Peter Benchley, giovane ed allora ignoto scrittore, scomparso purtroppo di recente per fibrosi polmonare, ne trae spunto per un romanzo. Nel 1971 il romanzo vede la prima stampa, ma sorgono dubbi sul titolo. "Acque silenziose", "Le fauci del leviatano" sembrano essere troppo pretenziosi e ridondanti. Meglio "Jaws" tanto per incutere dubbi al lettore. Il libro viene recensito su Cosmopolitan dalla moglie del produttore David Brown della Universal, e piace subito. Brown si consulta con Dick Zanuck e decidono di comprare i diritti cinematografici del libro, per 150 mila dollari.
Era appena disponibile un giovane regista che aveva lavorato per Brown e Zanuck al film "Sugarland express", Steven Spielberg il quale, letto il titolo del libro, cominciò a prodursi in mille pensieri. In seguito, la completa lettura del libro lo condusse all'evidente somiglianza della storia ad un suo film di qualche anno prima, "Duel". Anche lì c'era una minaccia misteriosa e la lotta per difendere la propria vita.
"Jaws è composto da quattro lettere, come Duel". E così il giovane Spielberg accettò la proposta.
Tra le primissime questioni da risolvere vi era la "location", poiché la produzione aveva pensato di girare il tutto alle Bahamas. Ma il tempo era tiranno. Steve Spielberg aveva accettato il contratto nel febbraio del 1973, e il 30 giugno dello stesso anno sarebbero scaduti tutti i contratti degli attori, per cui occorreva chiudere le riprese prima di quella data. Si scelse di girare a Martha's Vineyard, una località estremamente conservatrice, che non aveva mai ospitato una troupe cinematografica. La scelta dipese anche da due fattori importanti: a 19 miglia dalla riva, il fondale di Martha's Vineyard si mantiene alto 9 metri e non di più, così poteva essere facile girare con il modello dello squalo. Inoltre, tale lontananza consentiva di dare l'impressione che non vi fosse scampo per l'equipaggio dell'Orca: se fosse stata visibile la riva, qualunque spettatore avrebbe urlato "Gira la barca e scappa, no? ".
La popolazione locale fu estremamente ostile agli inizi, soprattutto quando si vide arrivare uno squalo bianco enorme, parcheggiato davanti alla banchina del porticciolo dei pescatori!!!! Nulla fu modificato di quel posto. L'unica costruzione ricostruita per il film fu appunto la baracca di Quint. Il cartello pubblicitario con la ragazza che si crogiola sul materassino, sul quale viene dipinta provocatoriamente la pinna dello squalo, veniva montato all'alba per le riprese e smontato in pomeriggio.
Inutile dubitare che le riprese potessero essere difficili: tutte quelle relative all'Orca richiedevano ore di preparazione per girare pochi secondi di pellicola. Bastava un niente per modificare le inquadrature, poiché si girava in alto mare e le imbarcazioni non potevano mantenersi ferme. Lo squalo fu un pessimo "collaboratore", dal momento che funzionò poco e male, e sul più bello della ripresa si bloccava. Lo stratagemma dei barili galleggianti fu fondamentale per la conclusione delle riprese, perché ad un certo punto lo squalo smise di funzionare del tutto!
Interessante la scelta del cast. La prima ad essere ingaggiata fu Lorraine Gary, per la parte di Ellen. Spontanea e dolce, fu ritenuta assolutamente idonea per interpretare una moglie ebrea abile a far venire i sensi di colpa! Roy Scheider chiese di avere la parte direttamente a Spielberg, poiché ad un party ascoltò il progetto a cui stava lavorando, e così fece anche Richard Dreyfuss. Inizialmente fu snob: proposto da George Lucas, con il quale aveva girato "American Graffiti", Dreyfuss rifiutò. Poi si vide al cinema in un film che aveva girato da poco e non si piacque. Gli vennero mille paranoie e corse strisciando da Spielberg implorando quella parte.
Per il personaggio di Quint era stato proposto inizialmente Lee Marvin o Sterling Hayden, che aveva recitato in "Dr Strangelove" di Kubrick. Poi furono gli stessi produttori che pensarono a Robert Shaw, per i quali aveva lavorato in "The sting", "A man for all seasons" e "007 from Russia with love". E questa scelta si rivelò ottima, dal momento che Shaw si dimostrò anche un efficace scrittore. Del tutto suo, infatti, è il monologo sulla "Corazzata Indianapolis": già abbozzato dallo sceneggiatore Howard Sackler che poi abbandonò il lavoro, il monologo sembrava adatto ad un attore del calibro di John Huston. Così Shaw fu incaricato di aggiustarlo come meglio ritenesse.
Spielberg gioca molto nel far lavorare e sviluppare le rispettive vanità. Ogni attore ci ha messo il suo. "Ci serve una barca più grossa" (We gonna get a bigger boat) è una battuta spontanea di Roy Scheider, che perfino Benchley invidò. Quest'ultimo appare nel film in una piccola scena, così come lo sceneggiatore Carl Gottlieb, che per rendere i dialoghi più scorrevoli tagliò talmente la sua parte da renderla poco più che una comparsata. Ben Gardner, un pescatore di Amity era realmente un pescatore di Martha's Vineyard. La filastrocca di Quint "Qui giace il corpo di Mary Sue Key, morta all'età di anni 106, fino a 40 anni rimase illibata, dopo di che non si è mai più fermata" fu una sua trasposizione di un epitaffio irlandese. Non furono scelti attori in voga in quel momento: tutto doveva convergere nella bocca dello squalo! Anche la prima vittima, non era un'attrice, bensì un'acrobata che in seguito si specializzò come controfigura subacquea. La sua scena fu doppiata in studio da se stessa, che urlava mentre Spielberg le versava acqua in gola!
La scena del secondo attacco sulla spiaggia inizialmente doveva essere un pianosequenza, ma non poteva essere possibile. Allora Spielberg decise di far passare dei bagnanti davanti alla cinepresa, per dare continuità alla scena. Partendo dall'inquadratura su Brody che fissa il mare, un costume giallo scandisce lo stacco sull'acqua; un altro passaggio e si ritorna su Brody. Passa un secondo bagnante e si ritorna a vedere il mare; lo stesso costume passa di nuovo e ritorniamo su Brody, in un crescendo di scene che caricano il pathos, l'ansia, sapendo che Brody non potrà mai entrare in acqua (un po' come James Stewart in "Rear window", non potrà mai scendere dalla sua carrozzella...).
Le comparse: sembra difficile non invidiare tutte quelle persone che si crogiolano al sole e in acqua. Eppure quelle scene furono girate con la primavera alle porte, quindi con l'acqua praticamente gelata!
Il colore: guardando bene il film, nessun elemento di scenografia, di indumento o quant'altro è di colore rosso. Completamente bandito. L'unica cosa rossa ammissibile, era il sangue....
Gli squali: i modelli erano tre. Uno intero e due sezionali, a seconda del lato dell'inquadratura. Ma nel film recita anche uno squalo vero. La scena della gabbia antisqualo è stata fornita da Ron e Valerie Taylor due famosi documentaristi australiani che si trovarono davvero ad assistere all'attacco di un Carcaradon Carcaria "over size" che si impigliò nei cavi che sostenevano la loro gabbia. La reazione di uno squalo intrappolato è terribile, e quell'esemplare disintegrò la loro attrezzatura. Quella scena piacque tanto da indurre l'ennesima modifica alla sceneggiatura...
Il film vinse tre Oscar:
- Per il montaggio a Verna Fields, che sull'isola aveva avuto ben poco da fare, dal momento che ogni giorno si giravano poche righe di sceneggiatura. Il suo ruolo maggiore fu come cuoca e "mamma" per la troupe! Grazie ai suoi rilievi molte scene furono girate nuovamente anche dopo che la troupe ebbe lasciato Martha's Vineyard. Infatti la scena dell'attacco alla gabbia antisquali fu girata nella vasca "Esther Williams" della MGM.
- Per il sonoro: il team del sonoro fu quello che se la vide maggiormente brutta, poiché l'Orca affondò davvero e tutti corsero a salvare gli attori, mentre John Carter, il coordinatore, sprofondava reggendo fuori dall'acqua il suo NAGRA!
- Per la colonna sonora: John Williams, che aveva avuto precedentemente già a che fare con Spielberg per "Sugarland Express", inventò un tema inconfondibile con due sole note, che segnalavano l'arrivo di qualcosa di terribile e irrefrenabile. Quando il tema imperversa, arriva lo squalo. Se c'è silenzio, si può star tranquilli. Ma poi Williams comincia anche a fare scherzi.... Con questo suo secondo Oscar (il primo fu per "Fiddler on the Roof", seguiranno poi "Star Wars", "E.T" e "Schindler's List") si suggella definitivamente un sodalizio con Spielberg che tuttora perdura ("Munich").
"Lo squalo" (Jaws) pur non assurgendo sin dal principio a film kolossal o non pretendendo di essere considerato un film impegnato, conquistò a "morsi" delle posizioni statistiche di tutto rispetto: con i suoi 100 milioni di dollari incassati soltanto sul territorio nazionale e prima di poter "prendere il largo", sbranò letteralmente gli incassi di quattro pellicole "top". "The Godfather", "The sting", "The sound of the musi"c e "Gone with the wind", tutti "Best picture" e campioni d'incassi, non registrarono tale risultato, e i 100 milioni di dollari non includevano gli introiti del conseguente merchandising collegato alla pellicola!
Quando Steven Spielberg ritorna al periodo trascorso tra mille dubbi e il freddo del nord della East Coast, afferma che quel film poteva essere girato solo con stupidità e incoscienza, attributi giovanili, gli stessi attributi necessari sott'acqua!
"E pensare... che avevo paura dell'acqua!... e perché..."
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Recensione a cura di antoniuccio - aggiornata al 10/04/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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